Rendo noto a tutti i fedeli cristiani che l’anno 1300 dall’Oriente così come dall’Occidente, sia uomini che donne, da tutto il genere cristiano venendo veloci in quantità enorme a Roma, dissero a Bonifacio, allora sommo pontefice: “Dacci la tua benedizione prima che moriamo. Abbiamo infatti udito dagli antichi. Che qualunque cristiano ogni anno centesimo visiterà i corpi dei beati apostoli Pietro e Paolo, sarà liberato e dalla colpa e dalla pena”. Allora il detto Bonifacio ed i suoi cardinali, riunito il concistoro per cercare nei loro canoni, non rinvennero alcuna notizia delle cose predette, per cui stabilirono, ordinarono ed emanarono un apposito decreto, che qualunque cristiano in quello stesso anno e per tutta la sua durata star in Roma per quindici giorni, visitando ogni giorno le basiliche dei beati apostoli Pietro e Paolo, sia libero da ogni peccato da lui commesso dal giorno del battesimo, sia dalla colpa che dalla pena; e questa indulgenza fu confermata dal medesimo Bonifacio e dai suoi cardinali per ogni centesimo anno. Fa meraviglia quanti uomini e donne da ogni parte in quell’anno andarono a Roma, poiché io vi andai e vi stetti per quindici giorni. Vi era una buona disponibilità sul mercato di pane, vino, carni, pesci ed avena; il fieno invece era carissimo; gli alberghi carissimi, tale che il mio letto e quello del mio cavallo oltre al fieno ed all’avena mi costavano un grosso tornese. Uscendo da Roma la vigilia di Natale, vidi una folla così grande che nessuno poteva contare, e correva voce tra i Romani, che ivi vi furono più di due milioni di uomini e donne. Più di una volta mi è capitato di vedere là tanto uomini che donne schiacciati sotto i piedi degli altri, ed io stesso più volte sfuggii al medesimo pericolo. Il papa ricavò da essi una somma enorme di denaro, poiché giorno e notte due chierici stavano all’altare di san Paolo con in mano due rastrelli che rastrellavano una quantità infinita di monete. Sappiano pertanto i cristiani che verranno, che il predetto Bonifacio ed i suoi cardinali hanno confermato la predetta indulgenza in eterno in ogni centesimo anno, e ne fecero una bolla, copia della quale io, portai ad Asti, e feci copiare in fine a questo libro. Ed ero io, Guglielmo, allorché andai a Roma, di anni quaranta e più. Si ricordi dunque e si lodi da parte di tutti i fedeli cristiani che ogni prossimo anno centesimo facciano la stessa cosa”.
Fonte: Memoriale Gulielmi Venturae civis Astensis, in Muratori, R.I.S., t. XI, Milano, 1727, coll. 191-192
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