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Visita il Primo Museo Didattico Templare Permanente in Italia!

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La Grande Storia dei Cavalieri Templari

Creati per difendere la Terrasanta a seguito della Prima Crociata i Cavalieri Templari destano ancora molto interesse: scopriamo insieme chi erano e come vivevano i Cavalieri del Tempio

La Grande Leggenda dei Cavalieri della Tavola Rotonda

I personaggi e i fatti più importanti del ciclo arturiano e della Tavola Rotonda

Le Leggende Medioevali

Personaggi, luoghi e fatti che hanno contribuito a conferire al Medioevo un alone di mistero che lo rende ancora più affascinante ed amato. Dal Ponte del Diavolo ai Cavalieri della Tavola Rotonda passando per Durlindana, la leggendaria spada di Orlando e i misteriosi draghi...

venerdì 30 novembre 2012

IL PARCO ARCHEOLOGICO DI CASTELSERPIO VINCE IL PREMIO ITALIA MEDIEVALE 2012

Applausi e congratulazioni meritate quelle raccolte dai vincitori del © Premio Italia Medievale, in occasione della cerimonia di consegna tenutasi a Milano. La 9° edizione del Premio, creato nel 2004 dall’ Associazione Culturale Italia Medievale (ACIM) come tributo all’impegno nella valorizzazione del patrimonio medievale del nostro Paese, per l’ottavo anno ha ricevuto il riconoscimento della Presidenza della Repubblica Italiana, a ribadire il valore culturale di un’iniziativa contraddistinta da una crescente attenzione e partecipazione di pubblico. Aperta dal saluto personale di Bruno Dapei - Presidente del Consiglio della Provincia di Milano – e da sempre appassionato di storia e cultura – e dal benvenuto della ‘padrona di casa’ Gloria Mari, anima del Nocetum e coordinatrice del progetto “La Valle dei Monaci”, la cerimonia ha assegnato subito il © Premio Letterario “Philobiblon”, dedicato a racconti brevi e inediti ispirati al Medioevo, al vincitore della 7° edizione Luciano Poletto Ghella con il suo “Usque ad petram Biciatis ”. Il Presidente di Italia Medievale Maurizio Calì ha quindi proceduto alla premiazione dei più votati nelle sette categorie in concorso – Editoria, Arte, Spettacolo, Gruppi storici, Istituzioni, Multimediale, Turismo. Vincitore della sezione Editoria è stato “Medioevo militante”, il saggio di Tommaso di Carpegna Falconieri (edito da Einaudi); nella categoria Arte si è affermato lo Studio d’arte medievale del milanese Marzio Foresti; per lo Spettacolo, il primo posto è andato alla Compagnia La Giostra di Sortino (Siracusa). L’ Associazione Casa Normanna di Motta Sant’Anastasia (Catania) si è aggiudicata la sezione Gruppi storici, mentre la categoria Istituzioni ha visto la vittoria del Centro Internazionale di Studi sugli Insediamenti Medievali (CISIM) di Cherasco (Cuneo). A completare la lista dei vincitori, sono stati i successi del Parco Archeologico di Castelseprio (Varese) nella sezione Turismo e del Museo Virtuale della Scuola Medica Salernitana in quella Multimediale. In questa edizione 2012 il Consiglio Direttivo dell’ACIM ha deciso di assegnare due Premi Speciali: uno al Comune di Finale Emilia (MO), per il progetto che coinvolge i volontari nel recupero dei mattoni della duecentesca Torre dell'orologio, distrutta nel recente terremoto; l’altro alla rivista  mensile Medioevo per la sua preziosa attività d’informazione e divulgazione.

Fonte: http://www3.varesenews.it

TORTA DEL BORGHESE (META' DEL 1300)

INGREDIENTI

1 kg di spinaci
1 kg di bietole fresche
1Kg di sale grosso
300 GR di Pecorino marzolino
un uovo
spezie varie noce moscata, zenzero, cannella a piacere

PROCEDIMENTO

Prendete gli spinaci e le bietole lavateli, sfogliateli e tagliateli a striscioline. Fategli perdere interamente l'acqua, mettendo strati alternati di verdura e di sale grosso e lasciando a riposo per circa 2 ore. Preparate la pasta classica e farcitela con una crema composta dal pecorino precedentemente fuso a bagno maria con l'aggiunta di un po' di latte. Alla crema aggiugete pure la noce moscata, lo zenzero e la cannella.Spolverate l'ultimo strato con pecorino stagionato grattuggiato, chiudete la torta con la pastella, spennellate con un uovo e infornate a 190° per 40-45'. Per ottenere i migliori risultati, la torta non dovrebbe venire più alta di 4 dita (5-6 cm).
Pasta classica
La pastella per le torte viene sempre realizzata mescolando acqua calda, farina e sale (e strutto, preferibilmente).

TORTA DI PASQUA

Risultati immagini per torta di pasqua

Sbattete in una terrina le uova, mescolandole con il pecorino grattugiato e con quello tenero tagliato a dadi. Lasciate riposare il composto per circa mezz' ora. Ponete sulla spianatoia la pasta da pane, incorporatevi la farina e un pizzico di sale; impastate per 5 minuti, quindi versate al centro alcune cucchiaiate del composto di uova sbattute e formaggio. Lavorate con la punta delle dita in modo che la miscela venga assorbita dall' impasto prima di aggiungere, sempre a piccole dosi, il resto. 

Lavorate bene il tutto finché sarà diventato soffice e omogeneo, poi disponetelo in una capace terrina, copritelo con un tovagliolo e lasciatelo lievitare in un ambiente tiepido per un paio d' ore. Ungete una teglia di burro, versatevi la pasta, copritela nuovamente con un tovagliolo e lasciatela lievitare, sempre al tiepido, per un' altra ora. Servite la torta tiepida. La Ribollita e', divenuta particolarmente ricercata dai turisti come simbolo stesso della cucina di Siena: anche se adesso non può' mancare nei menu' dei ristoranti più' raffinati, la Ribollita, come molti altri piatti tipici senesi, era un piatto "da poveri". Ci sono infatti tutti gli elementi base della cucina Senese, olio extravergine di oliva, "quello bono", pane e fagioli cannellini. La base del piatto e' un minestrone di verdura che veniva irrobustito con le fette di pane raffermo, per essere poi mangiato anche nei giorni seguenti, riscaldato (ribollito, appunto).

INGREDIENTI per 4 persone

250 g di pasta da pane
100 grammi di farina
100 g di formaggio pecorino tenero
50 g di pecorino grattugiato
4 uova
burro
sale

Fonte Immagine Wikipedia, Autore I-FOOD

L'INFANZIA DI GESU' NEI CODICI MINIATI NEL DUOMO DI SIENA

A Siena, il 1 dicembre 2012 apre al pubblico “Puer Natus. L’infanzia di Gesù nei corali miniati del Duomo di Siena”, mostra realizzata dall’Opera della Metropolitana e dedicata alle sontuose pergamene miniate tra la fine del XIII e l’inizio del XIV secolo per la Cattedrale di Santa Maria Assunta.

FRITTELLE DI FARINA E CASTAGNE

INGREDIENTI

farina di castagne,
un pizzico di sale
cacao (anche se nel medioevo non era conosciuto...)
latte q.b.
olio per friggere
zucchero (meglio "velo" o "vanigliato")

PROCEDIMENTO

Mettere in una terrina la farina di castagne, il sale, non molto cacao zuccherato in polvere (la quantità dipende dalla golosità...) e aggiungere latte mescolando finché il composto non risulti abbastanza morbido. Mettere l'olio a scaldare in una padella e quando è ben caldo versarvi a cucchiai l'impasto precedentemente preparato e farne delle frittelle che andranno appoggiate (appena cotte) su un piatto con un po' di carta per assorbire l'unto. Lasciar intiepidire qualche minuto, cospargere di zucchero e... mangiare.

MEDIOEVO DICEMBRE 2012

giovedì 29 novembre 2012

CASTELLO TOUR DE VILLA

Tour de Villa è il nome di un pregevole castello valdostano sito nel comune di Gressan e risalente al lontano XI secolo. Il Castello, detto anche Tour des pauvres, sorge su di un costone roccioso non lontano dalla Côte de Gargantua, un maestoso deposito nivo-glaciale. E' un castello di epoca medievale in ottimo stato di conservazione ed è tuttora abitato dagli attuali proprietari che ne stanno curando una nuova campagna di restauri. Dal castello sono  raggiungibili, con una breve passeggiata, la chiesa di Sainte Marie Magdelaine de Villa e la Tour de la Plantaz. Il castello è di proprietà, dagli anni 40, della famiglia milanese Arruga che lo ha recentemente  scelto anche come propria abituale residenza. Alcune prestigiose stanze patronali sono attualmente a disposizione dei clienti del Bed and Breakfast gestito dai castellani. Il castello è utilizzato anche come prestigiosa sede per video, convegni, cene, eventi culturali, concerti e matrimoni Il castello, in frazione Tour de Villa, è raggiungibile dopo aver percorso circa un chilometro lungo la strada che, partendo in corrispondenza del fabbricato che ospita il comune di Gressan, porta verso la località sciistica di Pila. l castello prende il nome dai Seigneurs de la Tour De Villa de Graciano (o da La Tour de Villa au/de/en Gressan) che lo edificarono attorno al XI secolo. I de La Tour de Villa de Graciano risultano tra i più antichi e potenti casati nobili valdostani: la famiglia è tra le prime 10 comparse in Valle e tra le poche a potersi vantare del rango di nobili pari. La "parìa" era una qualifica nobiliare, concessa solo ai casati più illustri, che costituiva un titolo di preminenza: i nobili pari valdostani potevano assistere i sovrani nelle sedute che tenevano ad Aosta ogni sette anni, sedere al loro fianco, portare la spada ed avere diritto di precedenza sugli altri nobili.  I pari rivestivano un importante ruolo anche in campo giudiziario essendo equiparati a magistrati per processi civili e penali in rappresentanza del Re. Ad evidenza di tali privilegi, durante il XIII secolo diversi membri della famiglia  dei Tour de Villa rivestìrono la prestigiosa carica di vice-domini di Aosta. Il casato risiedette dapprima presso il castello "De Graciano" (sito dove ora attualmente si trova la Chiesa di Gressan) per poi trasferirsi stabilmente, nel XIII secolo, presso l'altro loro castello sito presso la torre di Villa.  Le prime informazioni bibliografiche certe sui De Villa de Graciano sono contenute in una pergamena che riporta del patto di alleanza siglato tra Guido de la Tour de Villa de Graciano, ed il Conte di Savoia per la presa della rocca di Bard nel 1242. Antecedentemente a questa prima citazione esistono però numerosi riferimenti bibliografici d autori postumi a riguardo della figura di Burgonde, ritenuto essere, già nel XI secolo, lo sposo di Richera, sorella di  Sant'Anselmo di Aosta, vescovo di Canterbury e padre della corrente filosofica e religiosa della scolastica. Questa ipotesi sembrerebbe trovare conforto nel fatto che la famiglia di Anselmo possedeva, secondo la tradizione locale, una Torre-casaforte   detta "Tour de Saint Anselme" a Gressan. In questa torre si narra sia nato il grande filosofo. Burgonde, secondo i cronisti postumi, prese parte alle seconde crociate in Terrasanta nel 1099 assieme alle truppe del grande condottiero Goffredo di Buglione. Tra gli altri membri illustri di questa famiglia si annoverano Boniface e Jacques, che parteciparono nel 1253 alla sigla della Charte des franchises valdotaines, "magna charta" dei primi statuti di autonomia valdostana, - Aymone de Graciano, presumibilmente figlio di Guido - Rolet, che partecipò ai Colloqui Generali con il Re del 1337 - Jacquemet, che partecipò a quelli del 1352 - Pierre, importante priore dell'antica Collegiale di Sant'Orso.  L'ultimo discendente di questo potente casato fu Grat-Philibert de La Tour De Villa, morto nel 1693. Lo stemma di questa antica famiglia rappresenta un leone dorato rampante su uno scudo nero, con unghie e lingua rossa, accompagnato dal motto "Precibus et Operibus" (dalla preghiera e dagli atti). Queste insegne sono pressoché identiche a quelle antiche di Casa Savoia. A tal proposito lo storico francese Joseph Croset-Mouchet ipotizza che tale coincidenza non possa essere casuale e che "serait fondée sur des liens de parentée qui les unissait". Il castello passò in seguito al casato degli Aymonier, signori di Saint Martin de Corléans ad Aosta, e poi ai nobili Carrel, Baroni di Brissogne (vedasi citazioni storiche) finendo poi acquistato dal Canonico della Collegiale Jean Antoine Francois Cheillon de Porossans che, nel 1749, diede in testamento il castello ai poveri della parrocchia di Saint Laurent ad Aosta. Il castello prese in questo periodo il nome di Tour des pauvres poichè la parrocchia lo utilizzò come casa ospitaliera per gli indigenti. Caduto in rovina, il castello fu venduto nel 1864 all'agricoltore Vincent Carlin che, a sua volta, lo vendette nel 1885 al vescovo di Aosta Mgr. Auguste Duc. Questi iniziò una profonda campagna di restauri trasformandolo in propria residenza privata fino al 1916. Il castello divenne in seguito proprietà del canonico Louis Gorret che, nel 1921, lo vendette ai baroni Gerbore di St. Nicolas i quali, a loro volta, lo rivendettero nel 1945 alla famiglia Arruga di Milano, attuale proprietaria.
Il castello, in quasi mille anni di storia, è stato conseguentemente posseduto da solo otto gruppi famigliari.
l castello in origine era costituito della sola torre difensiva a base quadrata.
Alla torre, nel corso dei secoli, vennero aggiunti in successione un corpo di fabbrica  con cinta muraria ed un cortile.

La Torre.
La torre si trova al centro del castello e fu la prima ad essere eretta verso l'XI secolo. Alcuni studiosi reputano però che la data di edificazione possa essere retrodatata nell'eventualità, ancora tutta da verificare, di una possibile e preesistente torre romana. Degno di nota risulta essere l'imponente basamento della torre, costituito da enormi blocchi di tufo e conci granitico-scistosi di pietra locale tagliata capaci di  raggiungere  pesi  di diverse tonnellate risultando ineguagliati in Valle per le loro dimensioni. La porta originaria, sul lato nord ed a cui si accedeva tramite una doppia scala mobile di legno, si trova a 7 metri di altezza rispetto a quella odierna, fatta aggiungere dal monsignor Duc e dotata di una pregevole doppia scalinata. Sopra la porta originale sono ancora presenti le  mensole che reggevano il dormiente, ossia la trave di legno che reggeva il balcone esterno da cui si accedeva alla porta. La torre termina con una copertura di piombo. Addossato alla torre fu successivamente aggiunto un corpo di fabbrica in due sezioni.

Corpo di fabbrica.
La struttura complessiva testimonia bene anche le trasformazioni dal modello esclusivamente difensivo della fase medioevale a quello residenziale e signorile del periodo rinascimentale.
Il castello-torre, tramontate le necessità meramente difensive, fu infatti ampliato, nel XII e nel XV secolo, con un importante corpo di fabbrica per complessivi tre piani. Tale stabile si presentava anticamente in due sezioni distinte l'una dall'altra. Una sezione, ancora in essere, era deputata a residenza dei nobili e delle truppe, una seconda sezione, oggi scomparsa, era adibita a fabbricato rurale.La pianta del corpo di fabbrica ha forma semicircolare irregolare, circondata da una robusta cortina di mura difensive che segue l'andamento curvilineo del corpo di fabbrica. Tra i particolari architettonici di pregio spiccano le preziose finestre binate a pilastrino, di tradizionale stile valdostano ed una pregevole bertesca. Monsignor Auguste Duc, vescovo di Aosta, volle trasformare a fine ottocento il castello  in residenza estiva recuperandolo ed ingentilendolo con numerosi restauri di forte impatto architettonico: alla torre fu aggiunta una porta a livello della strada, i fabbricati rurali crollati furono sgomberati ampliando il cortile interno.

Il cortile interno e la cinta muraria.
Il castello della Tour de Villa fu purtroppo scarsamente manutenuto durante il periodo di proprietà dei Carlin e durante il periodo di gestione dell'Hospice rischiando di diventare un rudere. Durante questo periodo di abbandono si perse purtroppo la sezione del fabbricato adibita alle attività rurali. Fortunatamente Monsignor Duc avviò una campagna di restauro che si concentrò in questa parte del castello dove il terreno venne rialzato allargando il cortile interno ed impiantando alcuni tigli tuttora presenti. Il cortile costituisce una terrazza privilegiata sulla piana di Aosta ed è attualmente meta ambita per eventi all'aperto. Degna di nota per la sua imponenza risulta essere infine la grande cinta muraria. La cinta è dotata di merlature (aggiunte nel periodo Duc) e dei resti di un bastione. La cinta si sviluppa in due sezioni separate: una con andamento nord-ovest/nord/nord est, contorna una sezione anticamente senza entrate (e quindi inaccessibile) del corpo di fabbrica e non ha importanti finalità difensive come evidente dalla sua ridotta altezza (1,5 mt.); la parte di cinta rivolta a sud-est/sud/sud-ovest, che protegge  una sezione di fabbricato ricca di entrate, svolgeva invece un importante ruolo difensivotestimoniato dalle imponenti mura che superano in alcuni punti i 5 metri di altezza.

Fonte: http://chateautourdevilla.altervista.org

mercoledì 28 novembre 2012

ARALDICA MEDIEVALE 8: IL CIMIERO

Cimiero, elmo, svolazzi, sostegni e tenenti costituiscono ornamenti esterni dello stemma spesso più usati all’estero che in Italia. Anche questi elementi prendono origine nel Medioevo da necessità pratiche, diffuse ovunque e presto inserite nelle decorazioni araldiche e nelle armi apposte su palazzi e tombe. Tutti fra loro contemporanei. Il cimiero oggi è confuso con l’elmo: una parte essenziale delle armature che deve difendere il volto, gli occhi, la bocca; l’elmo viene tenuto chiuso nel corso dei combattimenti corpo a corpo ma grate e griglie consentono di vedere il nemico, dalle strette aperture che cercano di evitare i fendenti avversari escono grida e avvertimenti. In genere, lo stemma aiuta a riconoscere il guerriero che combatte all’interno del pesante riparo metallico ma la fusione sempre più elaborata consente agli occhi esperti di riconoscere il rango di colui che fa mostra del suo valore. L’ingabbiatura di ferro, tuttavia, si riscalda presto anche quando i raggi del sole battono appena; e questo specialmente in epoche in cui (XII-XIV secolo) l’optimum climatico prolunga le giornate di bel tempo e di caldo intenso. E’ per questo che sopra all’elmo viene posta una difesa dal sole. Piume, stoffe, veli. Protezioni che molto presto diventano elaborate e decorative, risentendo della fantasia e della moda. Le piume devono essere morbide e sufficientemente lunghe per coprire tutta la testa. L’elemento però è comune a tanti, sui campi di battaglia, e perciò ad esse vengono accostati altri indizi indispensabili per riconoscere i guerrieri anche da lontano. Nei tornei ritorna la stessa esigenza; e ad essi si unisce la necessità di realizzare un oggetto che dimostri eleganza e raffinatezza, in presenza di un pubblico aristocratico di nobili e dame. In primo luogo, con metalli vuoti o leggeri, collanti o fusioni, vengono realizzati ornamenti che sovrastano l’elmo e che costituiscono una seconda figura oltre quella già presente sullo scudo. E’ questa ad essere designata come cimiero. Il suo disegno a volte è del tutto nuovo; spesso invece lo richiama in tutto o in parte. Se diverso, esso sarà spesso d’invenzione; altre volte riassumerà un evento nella vita del cavaliere o della sua famiglia. Il Codice Manasse, un manoscritto realizzato a Zurigo fra il 1304 e il 1340 a cura dell’omonima famiglia, contiene numerosi esempi dell’uso del cimiero già in pieno Medioevo. Nell’immagine della caccia del margravio Enrico di Meiben, il grande stemma è sormontato da un elmo che nella parte superiore è avvolto da un lungo drappo rosso. Al di sopra, si trova quello che sarà poi chiamato il cercine, ossia una specie di cordone colorato che serve a nascondere il punto di fusione e di attacco fra i diversi elementi; qui è una piccola impalcatura che sostiene piume variopinte. Numerosi gli esempi che si possono trarre dal Codice. Nell’immagine del Re Venceslao II di Boemia, il cimiero di uno fra i due stemmi raffigurati, è composto da un disegno di piume, scaccato come l’aquila delle armi. La scacchiera, infatti, è altro elemento comune degli stemmi medievali: da sola o inserita come decorazione delle figure. Essa infatti rappresenta il campo di battaglia su cui gli eserciti medievali, spesso rispettando abitanti e contadini, combattevano fra loro seguendo regole e schemi in cui non venivano coinvolti sudditi e lavoratori. L’immagine dell’Imperatore Enrico VI vede le armi del Sovrano con l’aquila nera e il suo elmo sormontato da un cimiero composto dalla stessa aquila. Nella raffigurazione di Walter von der Volgenweilde, con la spada è raffigurato il suo stemma che contiene un falco in gabbia e, a parte, il cimiero che contiene lo stesso falco inserito in un quadrato che richiama la gabbia ma senza grate. Quella di Gottfried von Neifen ha tre corni da caccia e un cimiero composto da due corni attaccati all’elmo nella loro parte più larga. Altra volta, le armi del cavaliere (una banda sovrastante più due bande a capriolo nella parte inferiore) sono diverse dal cimiero, e questo rappresenta il lato gentile del mondo cavalleresco: il ricordo della dama per cui si combatte nel torneo o che si ricorda sui campi di battaglia; e nel Codice essa è raffigurata a mezzo busto, coronata come la vittoria, impugnante una freccia nella destra e una fiaccola nella mano sinistra. L’uso inglese e scozzese preferisce cimieri con disegni diversi da quelli delle armi, e in genere molto più complessi, come dimostra l’Armorial de Gelre, sempre del Trecento. In questo caso sono numerosi i cimieri che differiscono dagli stemmi; è il caso, tra le altre, delle armi di personaggi importanti come Sir Alexander Stewart e di Sir Robert Erskine. Affianco a cimieri che sono simbolo di forza, potenza e ricchezza, come leoni, aquile, cani, volpi, cinghiali, soli raggianti, si trovano figure che parlano di antenati lontani di cui si è quasi perso il ricordo. Così la mitria vescovile che compone il cimiero dei Conti di Berkeley; oppure la nave naufragata da cui si salvò un antenato dei Conti di Camperdown. O la mano armata di spada dei Duchi di Cleveland che certo ricorda le glorie dell’avo Si Henry Vane che fu cavalierato per il suo coraggio alla battaglia di Poitiers nel 1356. Il cimiero, come le armi, non era considerato esclusivo emblema della nobiltà. Numerosi gli esempi in Centro e Nord Europa. Qui in un primo tempo le figure più antiche sono quelle dei marchi, che cittadini agiati e mercanti imprimono su animali, chiavi, portoni e che poi si trasferiscono sugli scudi e sulle decorazioni, affiancati più tardi da armi parlanti o d’invenzione. In tutti i casi, le figure del cimiero contengono gli stessi colori delle armi. E questa sarà sempre una caratteristica degli ornamenti esterni e degli svolazzi, passata anche nelle regole dell’araldica.

Articolo di Carmelo Currò Troiano. Tutti i diritti riservati

STATUTI MARITTIMI; ANCHE LA PROVINCIA PROMOTRICE DI EVENTI

Anche la Provincia di Barletta Andria Trani avrà un ruolo chiave nei festeggiamenti per i 950 anni dalla promulgazione degli Statuti marittimi, il più antico codice marittimo del Mediterraneo nel Medioevo, la testimonianza più eloquente della prosperità economica raggiunta da Trani nel secolo XI e del grado di maturità civile della sua gente, il punto di partenza e di riferimento del codice della navigazione, nazionale e, per numerosi aspetti, internazionale. Una prima bozza del programma delle celebrazioni, stilata dall’assessorato provinciale retto da Pompeo Camero, prevede lo svolgimento di almeno due convegni: “Ordinamenta et consuetudo maris ed il diritto marittimo e della navigazione” e “Dagli Statuti marittimi tranesi alle tavole amalfitane: le leggi del mare attraverso i secoli”. In più sarà allestita una mostra bibliografica delle pubblicazioni sugli Statuti marittimi, ci sarà la premiazione delle tesi di laurea redatte nel tempo sugli Ordinamenta maris ed una giornata filatelica con la creazione di un francobollo celebrativo che riproduca la promulgazione degli Statuti marittimi di Trani di Biagio Molinaro. Il programma definitivo, suscettibile d’essere arricchito di nuove proposte, verrà varato e coordinato dall’amministrazione comunale di Trani. «A distanza di 950 anni – spiega Camero - è dovere delle Istituzioni rinnovarne il ricordo, esaltarne il primato, la loro attualità, attraverso manifestazioni che la Provincia di Barletta Andria Trani, il Comune di Trani, le scuole di ogni ordine e grado ed i giuristi promuoveranno nei prossimi mesi. L’assessorato provinciale alla pubblica istruzione non mancherà di rendersi parte attiva per la realizzazione degli eventi celebrativi, perché è importante tramandare alle giovani generazioni, rilevanti tracce del passato, che costituiscono ancor oggi un contributo per la regolamentazione dei rapporti tra gli uomini».


Fonte: http://www.traniweb.it

TRAPANI RITORNA MEDIEVALE

Grazie alla collaborazione fra l' Associazione “Tradumari&venti” di Trapani, la “Macro Produzione” ed il Gruppo di Rievocazione Storico Medievale, “Societas Draconistrarum”- Ordine del Dragone, rivivono sarà possibile rivivere sabato 1 e domenica 2 dicembre 2012 a Trapani gli antichi costumi del Medioevo! I mercanti ostenteranno la bellezza delle loro merci fra i vicoli del centro storico di Trapani osservati da gendarmi arcigni, fra grida di Cavalieri in arme e risa di Dame e di Fanciulle dalla bellezza smisurata. La Nobiltà cittadina si prepara ad accogliere la Famiglia Reale di Federico III d’Aragona ed il figlio Manfredi Duca di Atene in visita alla Città. Il corteo dei Nobili, da lestofanti armati, è sorpreso nel mentre, attraversando le strette vie, vi si reca. Combattimenti, sortite a difesa. Alla fine a ridosso delle mura protettrici dell’Antica Chiesa di San Domenico, rifugiati, consumano festosi la frugale cena e a fiumi, il vino speziato, nettare prezioso dei nobili palati.

Fonte: http://newsmedievali.blogspot.it/2012/11/trapani-medievale.html

martedì 27 novembre 2012

TRACCE TEMPLARI A GOLETO

Affascinante studio eseguito dal ricercatore irpino Marco Di Donato, il quale da tempo sta svolgendo approfondite ricerche su uno dei monumenti più mistici ed al contempo più poco noti del Sud Italia: ossia l’Abbazia del Goleto a Sant’Angelo dei Lombardi. Un’Abbazia sorta nel 1133, ad opera del Santo Patrono dell’Irpinia Guglielmo da Vercelli, ma che a partire dai primi anni del 1800 venne abbandonata e lasciata alla mercé di vandali sacrileghi che la saccheggiarono e distrussero buona parte delle opere presenti al Goleto. Lo studio di Marco Di Donato, che come lui stesso dice ama definirsi un semplice appassionato, si è basato in particolar modo sui simboli medioevali presenti al Goleto, simboli mai studiati in precedenza ma ricchi di storia e di mistero. Uno studio questo che per le scoperte effettuate potrebbe proiettare il Goleto tra i luoghi a maggior misticismo presenti non solo in Italia ma addirittura nel panorama internazionale. Le ricerche eseguite da Marco Di Donato pongono alla luce parallelismi tra Cavalieri Templari con Castel del Monte di Bari, la Cattedrale di Chartres in Francia e la Basilica di Collemaggio a L’Aquila: personaggi e luoghi accomunati da un nodo di mistero che i secoli ancora non hanno sciolto. L’irpino Marco Di Donato durante i suoi viaggi al Goleto, ha individuato e studiato simboli di grande pregio quali figure antropomorfe e zoomorfe, una Triplice Cinta, un Centro Sacro, nonché un rarissimo “quatre de chiffre”, una Croce del Verbo, una Croce Patente (da molti nota con il termine di Croce Templare), un crittogramma (che potrebbe essere annoverato tra i più antichi mai rinvenuti in Italia) nonché altri simboli, alcuni dei quali più unici che rari, tutti risalenti alla metà del 1200. Ma cosa collega l’Abbazia del Goleto di Sant’Angelo dei Lombardi con i Templari, con Castel del Monte, con Chartres e con Collemaggio? In nessun altro luogo d’Italia è possibile individuare così tanti simboli e così tanti indizi tutti insieme. Quale sarà il significato del crittogramma? Per tali motivi, lo studio dell’avellinese Marco Di Donato è stato anche oggetto di attenzione da parte di alcuni siti on-line che si occupano dei misteri dell’arte, che da qualche settimana stanno pubblicando un sunto di queste ricerche con il titolo “L’Abbazia dei misteri: il Goleto”. Ma la passione di Marco Di Donato non si esaurisce solo tra le mura locali e/o nazionali, infatti durante l’estate 2011 insieme al ricercatore e storico triestino Giancarlo Pavat, si è recato in Svezia, nella remota regione del Dalsland, sulle tracce di un labirinto presente in una Chiesa medievale che da indizi scoperti all’interno e nei sotterranei della Chiesa, fanno convergere ai Cavalieri Templari quali i committenti dell’opera. Una scoperta questa che se confermata potrebbe aprire una nuova pagina di storia in un luogo, come il Dalsland, sempre alla ricerca di tracce del loro passato.
Per la bontà delle loro ricerche, la spedizione in Svezia è stata anche oggetto di interesse da parte dei media nazionali ed in particolare della nota trasmissione televisiva Voyager di Roberto Giacobbo su Rai2 il quale sia ad inizio anno che nel mese di maggio scorso ha dedicato uno spazio alla loro spedizione. Insomma, un appassionato di storia e di misteri a 360 gradi che riesce a coniugare i misteri storici con ricerche di grande pregio ed interesse svolte in maniera analitica e precisa.

Fonte: http://www.irpiniaoggi.it

STEMMI ARALDICI DEI GRAN MAESTRI DEI TEMPLARI

La più alta carica dell'Ordine dei cavalieri templari era il Gran maestro dell'Ordine templare. Il primo Gran Maestro è stato Hugues de Payns che fondò l'Ordine del Tempio nel 1118. Questa carica poteva essere mantenuta per tutta la vita, ma considerata la natura militare dell'Ordine, questo poteva significare che si rimaneva in carica per breve tempo, alcuni Gran Maestri però abdicarono per ritirarsi nei monasteri e fare vita di preghiera. I Gran Maestri spesso condussero i loro cavalieri in battaglia, combattendo in prima linea e a volte lanciandosi in rischiose e brevi cariche, come durante l'Assedio di Ascalona del 1153 dove il Gran Maestro Bernard de Tremelay, guidò 40 templari attraverso una breccia aperta nella cinta muraria. A volte, quando il resto dei crociati non li seguivano, i templari e il loro Gran Maestro si trovarono circondati e poi massacrati, come è avvenuto al Gran Maestro Gerard de Ridefort che è stato decapitato da Saladino nell'Assedio di San Giovanni d'Acri del 1189. Il Gran Maestro aveva il compito di supervisionare tutte le operazioni dell'Ordine, incluse le operazioni militari in Terra Santa e nell'Europa orientale, e gli accordi economici e finanziari nell'Europa occidentale. A volte il Gran Maestro fece anche da comandante di campo, nonostante non fosse molto saggio svolgere questo compito: i diversi errori strategici di Riderfort, ad esempio, contribuirono alla devastante sconfitta nella Battaglia di Hattin. L'ultimo Gran Maestro fu Jacques de Molay morto sul rogo a Parigi nel 1314 su ordine del re Filippo IV di Francia.

Fonte: Wikipedia

SAN VIRGILIO

Il 27 novembre, nasceva San Virgilio, monaco irlandese, apostolo della Carinzia e patrono diSalisburgo. Nato in Irlanda si dedicò all’educazione religiosa del popolo e nelle opere di assistenza ai poveri, fondando il monastero di San Candido nell’Alto Adige. Da monaco divenne abate, lasciò l’Irlanda ed emigrò in Francia nel 745 a Salisburgo, dove divenne vescovo grazie al duca Odilone che gli assegnò l’abbazia di S.Pietro a Salisburgo. Ma la sua azione non si fermò esclusivamente alla diocesi salisburghese, egli si dedicò attivamente all’evangelizzazione della CarinziaVirgilio (Vergilius) è la trasposizione latina di Fergal, il suo nome d’origine nella lingua celticadell’Irlanda, l’isola, che non è stata mai soggetta all’Impero romano e che è diventata cristiana con la predicazione di san Patrizio (morto nel 461).

NUOVO LIBRO DI UMBERTO ECO SUL MEDIOEVO

Raccolti in volume gli ''Scritti sul pensiero medievale'' di Umberto Eco, da domani in libreria per i tipi dell'editore Bompiani nella collana ''Il Pensiero Occidentale'' (pagine 1344, euro 35,00, con 64 pagine di illustrazioni fuori testo). Il monumentale libro presenta i testi che il filosofo e semiologo ha riunito per testimoniare della sua continua attenzione alla filosofia, all'estetica, alla semiotica medievale, sin dall'inizio dei suoi interessi storiografici degli anni universitari. L'autore del ''Nome della rosa'' raccoglie cosi' le ricerche sull'estetica medievale e in particolare quella di Tommaso d'Aquino, gli studi di semantica sull'''arbor porphyriana'' e sulla fortuna medievale della nozione aristotelica di metafora, esplorazioni varie sul linguaggio animale, sulla falsificazione, sulle tecniche di riciclo nell'Eta' Media, sui testi di Beato di Liebana e della letteratura apocalittica, di Dante, di Lullo e del lullismo, su interpretazioni moderne dell'estetica tomista, compresi i testi giovanili di Joyce. Una seconda sezione del libro raccoglie scritti meno accademicamente impegnativi ma che tuttavia possono fornire anche al lettore non specialista idee sul pensiero medievale e sui suoi vari ritorni in tempi moderni, con riflessioni sugli embrioni secondo Tommaso, l'estetica della luce nel paradiso dantesco, il Milione di Marco Polo, la miniatura irlandese e quella del tardo Medioevo, documentate visivamente in una succinta raccolta di immagini. Pur conservando a questi scritti, che coprono un arco di sessant'anni, la loro natura originale, Umberto Eco li ha uniformati dal punto di vista bibliografico e redazionale, eliminando, seppure non del tutto, alcune riprese e ripetizioni.

Fonte: adnkronos

LA CRIPTA DEL PECCATO ORIGINALE

A pochi Km da Matera, lungo la Appia antica, in una delle gravine che solcano l’altopiano della Murgia, si trova uno dei luoghi più suggestivi del Sud Italia: la Cripta del Peccato Originale. In una cavità rocciosa a strapiombo sulla rupe di calcarenite la sapiente mano del “Pittore dei Fiori di Matera” ha narrato scene dell’antico e del nuovo testamento in un ciclo affrescato risalente al  IX sec. d.C. Riscoperta nel lontano maggio del 1963 da un gruppo di giovani appassionati materani, da ricovero per greggi la Cripta del Peccato Originale è diventata una delle tappe imperdibili  nella visita alla Città dei Sassi. Un restauro esemplare, voluto dalla Fondazione Zétema di Matera e realizzato con la consulenza dell' Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro, ha restituito gli straordinari affreschi della Cripta alla piena fruizione. Attraverso un percorso luci-suoni, la visita alla “Cappella Sistina” della pittura parietale rupestre è la perfetta fusione tra emozione e cultura.

APRILE – SETTEMBRE

09:30
11:00
12:30
15:30
17:00
18:30

OTTOBRE – MARZO

09:30
11:00
12:30
15:30

È inoltre possibile prenotare visite esclusive, visite notturne, visite didattiche e  laboratori. Per info costi contattare il 3205350910

Fonte: http://www.criptadelpeccatooriginale.it

lunedì 26 novembre 2012

PRE SELEZIONE PER ITALIA MEDIEVALE 2013

Gentile AMICO! Ora sono io a chiederti un favore, non ti costa niente ovviamente né in termini di tempo ne pecuniari. L'associazione Italia Medievale ha indetto un concorso per la selezione delle migliori Opere Medievali in varie categorie. Ovviamente Sguardo Sul Medioevo rientrerà nella Categoria Multimedia!
La prima selezione scade il 1 febbraio 2013. Ti chiedo, col cuore davvero, di inviare una semplice email a: info@italiamedievale.orgindicando il nome, il cognome e soprattutto Il nome del mio sito

Esempio...

Io sottoscritto Tizio Caio desidero segnalare il sito Sguardo Sul Medioevo (www.sguardosulmedioevo.org) per il concorso Italia Medievale 2013

Ti ringrazio davvero per il tempo che gentilmente concederai.

Con l'occasione ti avviso che il saggio sui templari che sto scrivendo è in via di conclusioni, pertanto ti invito a seguirmi per altre informazioni

Grazie

Emiliano Amici

domenica 25 novembre 2012

SAN GREGORIO DA SASSOLA....UN SALTO NEL MEDIOEVO

Oggi Sguardo Sul Medioevo si è recato, per motivi puramente enogastronomici, a San Gregorio da Sassola, un piccolo paesino arroccato a una trentina di km da Roma. L'entrata di San Gregorio è formata da un arco parte integrante di un suggestivo castello. Entrati nel paese il silenzio regna sovrano e i profumi che escono dalle botteghe alimentari sono inebrianti. Vi posto qualche foto!
Emiliano










IL NOME DELLA ROSA

Il nome della rosa è un romanzo scritto da Umberto Eco, edito per la prima volta nel 1980. Dopo aver scritto moltissimi saggi, Eco decise di scrivere il suo primo romanzo, dopo alcuni anni di meticolosa preparazione, cimentandosi nel genere del giallo ed in particolare nel giallo deduttivo. Il romanzo, ambientato sul finire dell'anno 1327, in pieno Medioevo si presenta come il manoscritto di un anziano monaco che mette su carta i fatti vissuti come protagonista da novizio, molti decenni addietro, in compagnia del suo maestro, uno Sherlock Holmes del passato, del quale oltre all'aspetto fisico, presenta le stesse facoltà deduttive. La narrazione, si svolge all'interno di un monastero benedettino dell'Italia settentrionale, ed è suddivisa in sette giornate, scandite dai ritmi della vita monastica, vede protagonisti Guglielmo da Baskerville, frate francescano, e il novizio Adso da Melk, il narratore della storia. Nel 1981 il romanzo è stato insignito del Premio Strega.


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sabato 24 novembre 2012

IL PENDOLO DI FOUCAULT SU AMAZON

Il pendolo di Foucault è il secondo romanzo dello scrittore italiano Umberto Eco. Pubblicato nel 1988 dalla casa editrice Bompiani (con cui Eco aveva già un pluridecennale rapporto), è ambientato negli anni della vita dello scrittore di Alessandria, arrivando ai primi anni ottanta. Il pendolo di Foucault è suddiviso in dieci segmenti che rappresentano i dieci Sephirot. Il romanzo è ricco di citazioni esoteriche alla Cabala, all’alchimia e alla teoria del complotto, così tante che il critico letterario e romanziere Anthony Burgess ha suggerito che sarebbe stato utile un indice. Il titolo del libro si riferisce all’effettivo pendolo ideato dal fisico francese Léon Foucault per dimostrare la rotazione della Terra, il quale ha un significato simbolico all’interno del romanzo. Sebbene alcuni credano che esso si riferisca al filosofo Michel Foucault notando l’amicizia di Eco con il filosofo francese, l’autore “respinge in modo particolare qualsiasi allusione intenzionale a Michel Foucault” – e questo viene considerato come uno dei suoi sottili giochi letterari.

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TORRI MEDIOEVALI ENTRO LE MURA DI ROMA


Alberteschi (Torre degli)
Amateschi (Torre degli)
Anguillara (Torre)
Annibaldi (Torre degli)
Arco di Druso (Torre sull')
Argentina (Torre)
Arpacasa (Torre)
Borgia (Torre dei)
Boveschi (Torre dei)
Caetani (Torre dei)
Campidoglio (Torri del)
Capocci (Torre dei)
Castrum Aureum (Torre del)
Cerroni (Torre dei)
Chiodaroli (Torre di via dei)
Colonna (Torre)
Conti (Tor de')
Crescenzi (Torre dei)
Da Ponte (Torre dei)
Fieramosca (Torre detta di Ettore)
Fornicata (Torre)
Frangipane (Torre dei)
Gallina Alba (Torre)
Grillo (Torre del)
Margana (Tor)
Milizie (Torre delle) [nuova scheda]
Millina (Tor)
Moletta (Torre della)
Monte de' Cenci
Monte della Farina (Torre di via del)
Monte Fiore (Torre di)
Monte Giordano (Torre di)
Moro (Torre di via del)
Mura Leonine (Torri delle)
Nardini (Torre dei)
Papito (Torre del)
Pierleoni (Torre dei)
Rondinella (Torre di via della)
Rotonda (Torre di piazza della)
S. Balbina (Torre di)
S. Sisto Vecchio (Torri di)
S. Paolo alla Regola (Torre a)
Sanguigna (Tor)
Savella (Rocca)
Scala (Torre di piazza della)
Scimmia (Torre della)
Secura (Torre)
Stroncaria (Torre)
Teatro di Marcello (Torri presso il)
Tofara (Torre)
Tolomei (Torre dei)
Venezia (Torre di Palazzo)
Vecchiarelli (Torre dei)

CASE E PORTICI MEDIEVALI ENTRO LE MURA DI ROMA


Albergo della Catena
Arco degli Acetari (Casa all')
Arco de' Ginnasi (Portico all')
Arco della Pace (Casa all')
Arco di S. Margherita (Portico all')
Atleta (Casa in vicolo dell')
Bonadies (Casa)
Buco (Casa in vicolo del)
Campo Marzio (Portico in piazza di)
Campidoglio (Portico sul)
Capodiferro (Portico in via)
Cesarini (Palazzo)
Coronari (Portico in via dei)
Cavalieri di Rodi (Casa dei)
Cuccagna (Casa in vicolo della)
Delfini (Portico in via dei)
Della Valle (Palazzo)
Diaconale (Palazzo)
Falegnami (Casa in via dei)
Fori Imperiali (Portico in via dei)
Foro Romano (Portico al)
Luce (Casa in vicolo della)
Lungaretta (Casa in via della)
Margana (Portico in vicolo)
Mattei (Case)
Ordinariato Militare (Palazzo dell')
Ospedale Lateranense
Ospedale S. Giacomo
Patrizi (Palazzo)
Pelliccia (Casa in via della)
Pierleoni (Casa dei)
Pozzuolo (Casa in vicolo del)
Renella (Casa in via della)
S. Bonosa (Portico in via di)
S. Stefano Rotondo (Casa in via di)
S. Vincenzo (Casa in via)
Savelli (Casa in vicolo)
Salumi (Casa in via dei)
Scala (Portico in via della)
Specchi (Palazzo)
Teatro Marcello (Portico in via del)
Trevi (Portico in piazza di)
Tribuna Campitelli (Casa in via della)
Vallati (Casa dei)
Velabro (Casa in via del)

ARALDICA MEDIEVALE 7: LA CORONA NEL MEDIOEVO

Esistono diverse possibilità di riconoscere gradi e dignità di coloro cui appartengono gli stemmi; epoche e nazioni di cui i personaggi fecero parte. Le corone manifestano chiaramente le condizioni sociali. Usate fin da tempi antichissimi come ornamenti di personaggi sacri e reali, poste con foglie e fiori persino sul capo degli animali da sacrificare o portati in processione; oppure usate con decorazioni che ricordavano le divinità o gli uomini che si voleva onorare: inserti pieni d’uva per Bacco, di spighe per Cerere. Anche i Romani, anzi, avevano una gradazione di importanza per questa decorazione, tutte riconoscibilissime e ben presenti ai militari e ai cittadini: corona d’olivo quando si attribuiva a un soldato che aveva reso possibile un’azione militare degna del trionfo per il suo generale; di ovazione, composta da ramoscelli di mirto per premiare i comandanti di un esercito che aveva combattuto contro nemici di scarso valore o potenza; trionfale, la più importante, composta di alloro per essere posta sulla fronte di colui che riceveva l’onore del pubblico trionfo, di oro con gioielli e tenuta sospesa sul capo del generale acclamato durante la corsa per le strade, d’oro che era inviata dalla provincia in cui il generale aveva militato. La corona castrense era composta da un cerchio d’oro ornato con la figura di una palizzata, e veniva concessa al primo soldato che entrava a forza in un campo nemico. Murale, era d’oro e con il disegno di merli, per colui che avesse scalato per primo le mura di una città. Navale, sempre d’oro e con la figura dei rostri, per il primo marinaio che avesse abbordato una nave della flotta avversaria. Civica, fatta di quercia, per il soldato che avesse salvato un cittadino in battaglia. Assidionale, corona di gramigna e fiori selvatici, presentata dall’esercito al generale che fosse riuscito a far togliere un assedio. Il mondo medievale, uscito impercettibilmente da quello romano, ne eredita le consuetudini esterne che simboleggiano incarichi, dignità e mentalità. Per lungo tempo, i sovrani che vengono quasi considerati alla stregua di divinità, continuano ad usare l’antica corona aurea. I Re Merovingi, l’affascinante Dinastia con legami che affondano le proprie origini in ascendenze nobilissime ed antichissime, cingevano la fronte con un diadema di perle, portato come le bende sacre e molto simile a quello di alcuni imperatori romani. I Carolingi portavano invece una doppia fila di perle. E i Capetingi un cerchio d’oro e pietre preziose. Questo ultimo diadema venne successivamente arricchito con la figura del giglio, emblema dei Capetingi; fiordaliso che verrà più tardi usato per decorare stemmi e abiti da cerimonia. La corona medievale è usata però soltanto dal sovrano il quale la usa come segno di regalità e di riconoscimento. La corona, lo scettro, il globo, la spada sono i simboli più noti che lentamente si aggiungono l’uno all’altro nel corso delle incoronazioni che tendono a perfezionare i loro rituali e che offrono al pubblico infiniti segnali, destinati a far filtrare tra i sudditi la consapevolezza e la convinzione della sacralità del sovrano. Simboli che saranno poi teorizzati da infiniti libri scritti su ispirazione stessa degli esponenti della Corte, in cui si impegneranno per secoli i più importanti ecclesiastici e uomini di cultura, tutti intenti a cercare accostamenti fra passi del Vecchio Testamento e le consuetudini riguardanti la persona del Re. In battaglia, la fascia d’oro che cinge le tempie e la fronte del Re al di sopra della maglia di metallo necessaria a difendere il suo capo, lo rende visibile e riconoscibile a fedeli e a nemici. La corona, dunque, come ricordava Enrico Clerici, simboleggiava il circulum orbis, arcus super coronam curvatur, eo quod Oceanus mundum dividere narratur: la corona rappresenta il cerchio del mondo e l’arco che la sormonta è la curva dell’Oceano che si dice divida il globo. Si dica fra parentesi: sia la corona che il globo dimostrano come i nostri antenati di epoche antichissime sapessero bene che la terra era rotonda, essendo del tutto inventata solo da pochissimi secoli la favola del mondo piatto che è stata insegnata a scuola. Carlo il Calvo, infine, nel IX secolo, concesse ai duchi l’uso della corona. Ma qui siamo nel campo della pubblica amministrazione e non della araldica nobiliare, poiché in quell’epoca i titoli di duca, marchese e conte erano legati ad incarichi anche lunghissimi ma non necessariamente ereditari e non legati a feudi e titoli familiari. La corona non è altro, dunque, se non la concessione di un simbolo della regalità che il duca assume temporaneamente quale rappresentante del sovrano. Si dice qualche volta che Carlo VIII cingendo a Napoli la corona dell’Impero bizantino di cui si riteneva erede, abbia arrotondato la propria insegna in segno di regalità sul mondo o su una sua sostanziosa parte. Ma non si deve credere che questo privilegio della chiusura sia stato esclusivo degli imperatori o dei più importanti sovrani. La Corona di S.Venceslao, per esempio, è composta da un cerchio d’oro decorato con gemme e con quattro fioroni, e chiuso da una berretta rossa ricamata d’oro. Certamente, è da pensare che la berretta sia stata usata in un primo tempo per difendere il sovrano dal freddo. Ma il ricamo aureo e la decorazione del globo ornato dalla Croce che la sormonta, dimostrano come il berretto stesso sia divenuto segno regale. Divenuto o sempre considerato tale; se si pensa che il Doge di Amalfi, rappresentante del Sovrano bizantino in un lontano possedimento campano, una volta asceso al potere locale, riceveva quale segno del suo stato di sovrano praticamente indipendente, un berretto che gli veniva posto sul capo nella chiesa di S.Salvatore de Bireto, situata nel vicinissimo paese di Atrani. E ancora nel Sacro Romano Impero, il Duca sovrano portava sulla propria corona una berretta che ne chiudeva la parte superiore. Luigi XII non portò più la corona chiusa. Ma la usò nuovamente Francesco I, specialmente in risposta alle pretese dei rivali Carlo V ed Enrico VIII che portavano chiuse e arrotondate le loro. Ed è solo dopo questi periodi che la corona si diffonderà anche per i personaggi di famiglie non reali e si differenzierà a secondo del rango e dell’importanza; ma questo avverrà solo per decorazione dei simboli e non per un riconoscimento pratico sul campo di battaglia.

Articolo di Carmelo Currò Troiano, tutti i diritti riservati.

IL LATERANO NEL MEDIOEVO


Il Campus Lateranensis
La basilica di S. Giovanni
La storia medioevale
Elementi superstiti
Il Museo della cattedrale
Il chiostro
I campanili
Il Battistero Lateranense
Il Sancta Sanctorum
Il Triclinio di Leone III
Ss. Marcellino e Pietro
Ss. Andrea e Bartolomeo
L'Ospedale Lateranense

venerdì 23 novembre 2012

TROPPI SIMBOLI CRISTIANI: LA BCE BOCCIA LA MONETA SLOVACCA DA DUE EURO

Nel 2013 la Slovacchia celebrerà il giubileo per i 1.150 anni dalla predicazione di Cirillo e Metodio. Una moneta celebrativa voleva i due santi con croce e aureola. Ma l’Europa ha bloccato tutto: non viene rispettata la “neutralità religiosa”. La croce e l’aureola dei santi sono simboli troppo cristiani per essere ammessi nel consesso europeo. Scrive il Foglio: «I particolari del bozzetto giudicati intollerabili agli occhi degli euroburocrati sono la croce [raffigurata sui paramenti dei santi] e l’aureola attorno al capo dei due predicatori. La Banca nazionale slovacca lo ha quindi dovuto far modificare, e ora i due santi senza aureola tengono, con aria giustamente affranta, una croce a doppio braccio, che è poi l’emblema nazionale che campeggia anche nella bandiera». La notizia è stata data dalla televisione della Repubblica slovacca quando l’immagine era già stata modificata. Le motivazioni europee sono queste: una moneta che potrebbe circolare in tutta l’Unione Europea deve essere “neutrale” dal punto di vista religioso. Il problema è che Cirillo e Metodio non sono affatto neutrali, essendo santi cristiani. Del resto, «se la Slovacchia è Europa il merito è anche dei poveri Cirillo e Metodio – proclamati patroni d’Europa da Giovanni Paolo II: è forse questo che non garba a Bruxelles? – i quali certo non andarono da quelle parti per fare trekking o a passare le acque». L’imposizione della modifica della moneta che doveva essere lanciata per il giubileo del 2013 ha preoccupato molto l’episcopato slovacco, che ha dichiarato tramite il suo portavoce: «La rinuncia ai simboli essenziali delle immagini dei santi Costantino-Cirillo e Metodio sulle monete commemorative sta divenendo una svolta culturale e una mancanza di rispetto per la propria storia». Qualcuno in patria ha anche declassato Cirillo e Metodio, affermando che al tempo della predicazione non erano ancora santi, dunque togliere l’aureola è storiograficamente corretto.

TORRI E CASTELLI MEDIOEVALI FUORI LE MURA DI ROMA

Acquafredda (Torre di)
Carbone (Tor)
Castrum Caetani (Mausoleo di Cecilia Metella + ricostruzione in 3D) 
Cecchignola (Torre della)
Coazzo (Torre del)
Fiscale (Tor)
Marancia (Tor)
Marrana (torre della)
Massimi (Torre dei)
Mezzavia di Frascati (Torre di)
Quintili (Villa dei)
S. Eusebio (Casale di)
Ss. Quattro (Torre dei)
Selce (Torre)
Troili (Torretta)

NATALE NEL MEDIOEVO A LUCCA

Anche questo anno, grazie alla collaborazione ed al patrocinio dell’Amministrazione Comunale di Lucca, Assessorato alla Cultura, l’Associazione di ricostruzione e rievocazione storica Sestiere Castellare di Pescia riproporrà un grande evento per le festività natalizie 2012, la terza edizione de “Il Natale nel Medioevo: mercato medievale natalizio”. La manifestazione si terrà nel cuore del centro storico di Lucca, piazza Cittadella e via di Poggio, dal 6 al 9 dicembre tutti i giorni dalle 10 alle 19:00 e sarà un’occasione per capire come veniva festeggiato il Natale nel medioevo e possibilità di acquistare manufatti e prodotti tipici dell'epoca medievale. All’interno dell’area saranno riproposti antichi mestieri come quello del fabbro, del falegname, l’alluminatore, il medico e grazie alla collaborazione di altre associazioni storiche locali, verranno riproposti spettacoli a tema. 

Info: www.sestierecastellare.it 

Periodo: la manifestazione si terrà dal 06 al 09 dicembre 2012 

CHIESE MEDIEVALI DI ROMA ENTRO LE MURA


Adriano (chiesa di S.)
Agata dei Goti (chiesa di S.)
Agnese in Agone (chiesa di S.)
Agostino (chiesa di S.)
Alessio = Bonifacio e Alessio (chiesa dei Ss.)
Angelo in Pescheria (chiesa di S.)
Antonio Abate (chiesa di S.)
Balbina (chiesa di S.)
Bartolomeo all'Isola (chiesa di S.)
Benedetto in Piscinula (chiesa di S.)
Biagio de Mercato (chiesa di S.)
Bibiana (chiesa di S.)
Bonifacio e Alessio (chiesa dei Ss.)
Caterina dei Funari (chiesa di S.)
Cecilia in Trastevere (chiesa di S.)
Cesareo de Appia (chiesa di S.)
Cesareo in Palatio (chiesa di S.)
Cosimato (chiesa di S.)
Cosma e Damiano (chiesa dei Ss.)
Clemente (chiesa dei Ss.)
Crisogono (chiesa di S.)
Eusebio (chiesa di S.)
Eustachio (chiesa di S.)
Giacomo in Settimiano (chiesa di S.)
Giorgio in Velabro (chiesa di S.)
Giovanni e Paolo (chiesa dei Ss.)
Giovanni della Pigna (chiesa di Ss.)
Giovanni a Porta Latina (chiesa di S.)
Gregorio al Celio e i tre Oratori (chiesa di S.)
Gregorio Nazianzeno (chiesa di S.)
Lorenzo in Lucina (chiesa di S.)
Lorenzo de Piscibus (chiesa di S.)
Lucia della Tinta (chiesa di S.)
Madonna del Divino Amore (chiesa della)
Marco (chiesa di S.)
Margherita (chiesa di S.)
Maria Antiqua (chiesa di S.)
Maria in Aracoeli (chiesa di s.)
Maria della Concezione (chiesa di S.)
Maria in Cosmedin (chiesa di S.)
Maria in Domnica (chiesa di S.)
Maria Egiziaca (chiesa di S.)
Maria in Monterone (chiesa di S.)
Maria in Cappella (chiesa di S.)
Maria della Luce (chiesa di S.)
Maria in Tempulo (chiesa di S.)
Maria in Trastevere (chiesa di S.)
Maria in Monticelli (chiesa di S.)
Maria del Priorato (chiesa di S.)
Maria in Trivio (chiesa di S.)
Maria in Via (chiesa di S.)
Maria in via Lata (chiesa di S.)
Maria Nova (chiesa di S.)
Maria sopra Minerva (chiesa di S.)
Michele e Magno (chiesa dei Ss.)
Nereo e Achilleo (chiesa dei Ss.)
Nicola de Calcarario (chiesa di S.)
Nicola in Carcere (chiesa di S.)
Nicola de Portiis (chiesa di S.)
Prassede (chiesa di S.)
Pietro in Vincoli (chiesa di S.)
Prisca (chiesa di S.)
Pudenziana (chiesa di S.)
Quaranta Martiri (ooratorio dei Ss.)
Quattro Coronati (chiesa dei Ss.)
Quirico e Giulitta (chiesa dei Ss.)
Rufina e Seconda (chiesa delle Ss.)
Saba (chiesa di S.)
Sabina (chiesa di S.)
Salvatore alle Coppelle (chiesa di S.)
Salvatore alle Milizie (chiesa di S.)
Salvatore in Onda (chiesa di S.)
Sebastiano al Palatino (chiesa di S.)
Sette Dormienti (oratorio dei)
Silvestro e Martino ai Monti (chiesa dei Ss.)
Silvestro in Capite (chiesa di S.)
Sisto Vecchio (chiesa di S.)
Stefano del Cacco (chiesa di S.)
Stefano Rotondo (chiesa di S.)
Teodoro (chiesa di S.)
Tommaso in Formis (chiesa di S.)
Tre Fontante (Abbazie delle)
Vitale (chiesa di S.)
Vergine (sacello della)

IN MOUNTAIN BIKE NEL MEDIOEVO DI ARRONE

Terra di santi e guerrieri, castelli e borghi medievali, ricca di arte sacra e itinerari francescani, l’Umbria è regione prevalentemente montuosa e collinare, di un fascino antico e sobrio, intriso di irripetibile spiritualità. Tra abbazie, monasteri benedettini e francescani, chiese romaniche e cattedrali gotiche, tutta la regione trasuda di un clima mistico e assorto, di un silenzio religioso e raccolto. Siamo ad Arrone, che è uno splendido borgo fortificato proteso su uno sperone roccioso, alla sinistra del fiume Nera. La posizione è strategica rispetto alle altre bellezze della regione: a 6 chilometri dalla Cascata delle Marmore e a 26 da Spoleto, lungo la strada che conduce a Norcia e a Cascia: sono i luoghi di San Benedetto e Santa Rita.  Il castello di Arrone fu eretto nell’ 800 d.C. dai nobili romani Arroni, spinti sul posto con altre famiglie dalle devastazioni di Saraceni e Ungari. Nell’ Alto Medioevo, del resto, tutte le popolazioni degli insediamenti circostanti tendono a concentrarsi in queste rocche fortificate. Così, attorno al nucleo centrale, si formano nel tempo i principali edifici del borgo, come la chiesa trecentesca di San Giovanni Battista, quella di Santa Maria e l’ex Convento di San Francesco. Sugli antichi percorsi di commercianti e monaci oggi si pratica il turismo sportivo e ambientale più vario, tra escursioni, scalate e spericolate navigazioni in gommone o canoa lungo le rapide dei torrenti. Nella Valnerina e nelle circostanti zone collinari si trovano altri borghi medievali e cittadelle, sparsi nel verde e sorti in circostanze analoghe: come Casteldilago, Palombare, Rosciano, Castiglioni, Valledutra, Tripozzo, Vallecupa, Colle S.Angelo e Buonacquisto. In tutto il Parco Fluviale del Nera l’agricoltura è strettamente biologica, senza sostanze chimiche e in assoluto rispetto dell’ambiente. Olio, tartufo, funghi, miele e frutti di bosco. Vita sana, natura incontaminata. E una cucina generosa di trote, gamberi, pecorino e pampepato. Il 24 giugno, in onore del Patrono S. Giovanni Battista, si celebra la Sagra dell’Acqua Cotta. A Natale non manca il celebre Presepe Vivente che è perfettamente in sintonia con l’ambiente.

I CAMPANILI DI ROMA


Agata dei Goti (S.) 
Agnese f.l.m. (S.)
Annunziatella
Alessio (S.) = Bonifacio e Alessio (Ss.)
Bartolomeo all'Isola (S.)
Benedetto in Piscinula (S.)
Biagio de Mercato (S.)
Bonifacio e Alessio (Ss.)
Caterina de' Funari (S.)
Cecilia in Trastevere (S.)
Cosimato (S.)
Crisogono (S.)
Croce in Gerusalemme (S.)
Eusebio (S.)
Eustachio (S.)
Francesca Romana (S.)
Francesco di Paola (S.)
Giacomo alla Lungara (S.)
Giorgio in Velabro (S.)
Giovanni a Porta Latina (S.)
Giovanni e Paolo (Ss.)
Giovanni in Laterano (S.)
Gregorio Nazianzeno (S.)
Lorenzo de Piscibus (S.)
Lorenzo f.l.m. (S.)
Lorenzo in Lucina (S.)
Madonna del Divino Amore 
Marco (S.)
Maria della Luce (S.)
Maria in Ara Coeli (S.)
Maria in Cappella (S.)
Maria in Cosmedin (S.)
Maria in Monticelli (S.)
Maria in Tempulo (S.)
Maria in Trastevere (S.)
Maria Maggiore (S.)
Michele e Magno (Ss.)
Nicola a Capodibove (S.)
Nicola in Carcere (S.)
Prassede (S.)
Pudenziana (S.)
Quattro Coronati (Ss.)
Quirico e Giulitta (Ss.)
Rufina e Seconda (Ss.)
Saba (S.)
Sabina (S.)
Salvatore alle Coppelle (S.)
Sebastiano sull'Appia (S.)
Silvestro in Capite (S.)
Stefano del Cacco (S.)


ROMA MEDIEVALE


giovedì 22 novembre 2012

L'ASSEDIO

Durante il medioevo le battaglie erano cruente, non di rado s'arrivava a cingere d'assedio i castelli nemici. In questo gioco dovrete usare la vostra fidatissima catapulta per poter abbattere il castello nemico, pietra dopo pietra, dovrete far crollare le mura del bastione e schiacciare tutti i suoi occupanti. Andando avanti con il gioco sbloccherete anche altre munizioni speciali, dall'effetto ancora più devastante.



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