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mercoledì 26 ottobre 2011

BASILICA DI SANTA SABINA SULL'AVENTINO

Santa Sabina all'Aventino è una basilica di Roma, costruita nel V secolo sull'Aventino e dedicata a santa Sabina. Oltre che una delle chiese paleocristiane meglio conservate in assoluto, sebbene pesantemente restaurata, è sede della curia generalizia dell'Ordine dei Frati Predicatori (Domenicani). La chiesa fu costruita dal prete Pietro di Illiria tra il 422 e il 432, sulla casa della matrona romana Sabina, poi divenuta santa. Sulla controfacciata della chiesa esiste un mosaico che riporta in esametri latini la dedica della chiesa. Come risulta da alcune iscrizioni ritrovate nei pressi della basilica , vicino alla chiesa era presente il tempio di Giunone Regina, 24 colonne del quale furono utilizzate per l'edificazione della chiesa. Nel IX secolo, la chiesa venne inglobata nei bastioni imperiali.
L'interno fu profondamente rimaneggiato nel corso dei restauri di Domenico Fontana nel 1587 prima e di Francesco Borromini nel 1643 poi. I restauri di Antonio Muñoz, condotti in due fasi: 1914-19 e 1936-37 riportarono la chiesa - trasformata in lazzaretto a partire dal 1870, in seguito alla soppressione dei monasteri - alla struttura originaria. Il campanile attuale risale al X secolo. Nel 1219 la chiesa fu affidata da papa Onorio III a Domenico di Guzmán e al suo ordine di frati predicatori, che da allora ne hanno fatto il loro quartier generale. E al ricordo di Domenico sono legate due curiosità relative a questa chiesa. Nel chiostro si trova una pianta di arancio dolce, secondo la tradizione domenicana piantata nel 1220 da Domenico, che in questa chiesa visse ed operò e nella quale ancora oggi si conserva la cella, trasformata in cappella. Si racconta che Domenico avesse portato con sé un pollone dalla Spagna, sua terra d’origine, e che questa specie di frutto sia stato il primo ad essere trapiantato in Italia. L’arancio - visibile dalla chiesa attraverso un buco nel muro, protetto da un vetro, di fronte al portale ligneo - è considerato miracoloso perché, a distanza di secoli, ha continuato a dare frutti attraverso altri alberi rinati sull'originale, una volta seccato. La leggenda vuole che le cinque arance candite, donate da Caterina da Siena a papa Urbano VI nel 1379, siano state colte dalla santa proprio da questa pianta. Sempre a Domenico è legata, in un certo qual modo, anche la storia della pietra nera di forma rotonda su una colonna tortile a sinistra della porta di ingresso: è chiamata Lapis Diaboli, ossia "pietra del diavolo". Secondo la leggenda, sarebbe stata scagliata dal diavolo contro Domenico mentre pregava sulla lastra marmorea che copriva le ossa di alcuni martiri, mandandola in pezzi.In realtà la lapide fu spezzata dall'architetto Domenico Fontana durante il restauro del 1527 per spostare la sepoltura dei martiri. Egli poi gettò via i frammenti, successivamente ritrovati e ricomposti, oggi visibili al centro della schola cantorum. Nel 1287 la chiesa fu sede di conclave: qui, nell'aprile di quell'anno, si riunirono i cardinali alla morte di papa Onorio IV per eleggere il successore. Quell'anno Roma fu colpita da una terribile epidemia di malaria, che fece sei morti anche tra i cardinali in conclave. Gli altri porporati, presi dal terrore del contagio, abbandonarono la chiesa.  
(c) La Pietra del Diavolo che la leggenda
vuole essere stata scagliata dal Diavolo
a San Domenico raccolto in preghiera
Solo uno rimase a Santa Sabina: il cardinale Gerolamo Masci. I cardinali tornarono a riunirsi a Santa Sabina solo il 22 febbraio 1288 e quello stesso giorno elessero - forse come premio allo stoicismo del cardinale che da quel palazzo non si era mai mosso - Gerolamo Masci che prese il nome di papa Niccolò IV. Santa Sabina è la prima stazione quaresimale. Qui i pontefici pronunciano la loro omelia il mercoledì delle Ceneri. Non si conoscono con precisione i motivi per cui sia stata scelta Santa Sabina: alcuni pensano che il papa, in vista delle fatiche quaresimali, si ritirasse lassù per alcuni giorni di riposo. La scelta potrebbe anche essere riconducibile alla forte salita - simbolo degli sforzi necessari alla “salita” verso la perfezione spirituale dell’anima - che doveva percorrere, per raggiungerla, la processione che partiva dalla basilica di Santa Anastasia.

La porta lignea di Santa Sabina

(c) Particolare del Portale
L'ingresso principale è chiuso da una porta lignea risalente al V secolo, che costituisce il più antico esempio di scultura lignea paleocristiana. In origine era costituita da 28 riquadri ma ne sono rimasti 18, tra i quali vi è quello raffigurante la crocefissione, che è la più antica raffigurazione conosciuta di questo evento. È di legno di cipresso ed è singolare che la porta sia rimasta nella sua sede originaria, giungendo in ottime condizioni sino a noi, sia pure con alcuni restauri e con l'aggiunta successiva della fascia decorativa a grappoli e foglie d'uva, che circonda i singoli riquadri. Vi sono rappresentate scene dall'Antico e dal Nuovo Testamento, fra cui le storie di Mosè, di Elia, dell'Epifania, dei miracoli di Cristo, della Crocifissione e dell'Ascensione. Nella disposizione attuale le storie sono commiste, senza separazione tra la parte relativa all'Antico Testamento ed quella dedicata al Nuovo. Nella porta lignea operano due artisti assai diversi fra di loro: uno di ispirazione classico-ellenistica, l'altro di ispirazione popolare tardo-antica. A questo secondo artista appartiene il riquadro della Crocifissione (che è la prima rappresentazione di Cristo fra i due ladroni). Cristo è rappresentato con dimensioni maggiori, a significare la sua superiorità morale. Non c'è nessuna ricerca prospettica, le figure poggiano su una parete che simula dei mattoni, e le croci si intuiscono solo dietro la testa e le mani dei ladroni: nei primi tempi del Cristianesimo c'era il divieto di rappresentare Cristo nel suo supplizio, fra l'altro essendo ancora vivo il ricordo della morte in croce quale pena riservata agli schiavi. Un'arte sommaria, ad intaglio secco, molto diretta, anche perché doveva essere compresa dalla plebe, in quanto esposta in un luogo di culto pubblico. Durante i restauri del portale ligneo nel 1836, il restauratore ritoccò il volto del faraone in procinto di annegare, nel pannello relativo al Passaggio del Mar Rosso da parte degli ebrei, raffigurandovi Napoleone, morto quindici anni prima. Profanazione riconducibile probabilmente all’odio per motivi religiosi del restauratore verso l’imperatore francese.

Scavi sotto Santa Sabina

Sotto la chiesa sono stati effettuate varie campagne di scavo per documentarne il versante nord-occidentale dell'Aventino, avvenute principalmente nel 1855-1857 e 1936-1939.
Nella zona al margine nord della chiesa, ai confini del giardino moderno, fu ritrovato un tratto delle mura serviane, nel quale si vede chiarissima la sovrapposizione delle due fasi dell'opera: le mura arcaiche in blocchi di cappellaccio (VI secolo a.C.) e quelle rifatte dopo il sacco dei Galli Senoni in tufo di Grotta Oscura (inizio del IV secolo a.C.). A ridosso delle mura furono costruiti numerosi edifici. Il più antichi qui ritrovati risalgono al II secolo a.C. e sono probabilmente abitazioni private, con muri in opera incerta e pavimenti a mosaico con inserti marmorei. Al di fuori delle mura si trovano edifici più tardi in opera reticolata: in quell'occasione vennero aperti passaggi nelle mura, ormai obsolete, per consentire un comodo passaggio.
Nel II secolo d.C. alcuni di questi ambienti vennero restaurati ed usati da una comunità isiaca, che fece apporre pitture ed incise graffiti legati al culto. Nel III secolo furono rifatti alcuni ambienti, usando laterizi e realizzando probabilmente un impianto termale. Sotto il quadriportico della chiesa, i saggi archeologici hanno rinvenuto una strada antica parallela al Vicus Armilustri (più ad ovest), forse il Vicus Alto. Qui sono stati trovati i resti di un edificio in mattoni con cortile centrale, con mosaici che lo hanno fatto attribuire all'età augustea. Gli scavi all'interno della basilica hanno reso resti più interessanti: alcune abitazioni dell'inizio dell'età imperiale con magnifici mosaici. Spicca anche un piccolo tempio in antis con due colonne di peperino fra le ante, che doveva risalire al III secolo a.C.: un muro in opera reticolata lo sigillò chiudendone gli intercolumni, inglobandolo nella ricca domus del I secolo d.C. dalla quale provengono i mosaici. Il luogo di culto non doveva essere il tempio di Giunone Regina, che era nei paraggi ma che venne sicuramente usato più a lungo, ma uno dei santuari minori dell'area, magari quello di Giove Libero e Libera.


Come arrivare a Santa Sabina


(c) Esempi di Nodo di Salomone

(c) Ruota dei Longobardi sulla Schola Chantorum


Si rimanda al link di DuePassiNelMistero per una interessante visione del riquadro della Porta: http://www.duepassinelmistero.com/Santa%20Sabina%20a%20Roma.htm


Fonte: Wikipedia

Le immagini sono di proprietà di Emiliano Amici

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