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La Grande Storia dei Cavalieri Templari

Creati per difendere la Terrasanta a seguito della Prima Crociata i Cavalieri Templari destano ancora molto interesse: scopriamo insieme chi erano e come vivevano i Cavalieri del Tempio

La Grande Leggenda dei Cavalieri della Tavola Rotonda

I personaggi e i fatti più importanti del ciclo arturiano e della Tavola Rotonda

Le Leggende Medioevali

Personaggi, luoghi e fatti che hanno contribuito a conferire al Medioevo un alone di mistero che lo rende ancora più affascinante ed amato. Dal Ponte del Diavolo ai Cavalieri della Tavola Rotonda passando per Durlindana, la leggendaria spada di Orlando e i misteriosi draghi...

lunedì 31 ottobre 2011

DA DOVE NASCE LA LEGGENDA DEI GATTI NERI?

I gatti, specialmente quelli neri, si dice siano forieri di cattiva sorte; il periodo buio per i gatti in Europa inizia nel Medioevo quando il Cristianesimo decise di estirpare tutte le religioni che seguivano il culto pagano in quanto il culto della dea-gatta Iside (per gli Egizi), Artemide (per i Greci) e Diana (per i Romani) era, anche durante il Cristianesimo, estremamente diffuso. Se per gli uomini la più grave accusa era quello di essere omosessuali, handicappati oltre a quello di non volersi conformare alla dottrina cattolica, per le donne l'accusa più grave era quello di essere una strega (http://sguardosulmedioevo.blogspot.com/2011/09/malleus-maleficarum-il-martello-delle.html). Il destino dei gatti neri, dal medioevo fino al 1700-1800 circa, fu legato al destino delle donne ritenute streghe. Nel 1233 papa Gregorio IX emanò la bolla Vox in Roma che condanna il gatto nero come incarnazione di Satana e permetteva lo sterminio di tutti i gatti neri e delle loro padrone.

LA FESTA DI OGNISSANTI

La festa di Ognissanti, nota anche come Tutti i Santi, è una solennità che celebra insieme la gloria e l'onore di tutti i Santi. Ognissanti è anche una espressione rituale cristiana per invocare tutti i santi e martiri del Paradiso, noti o ignoti. La festa cattolica cade il 1º novembre, seguita il 2 novembre dalla Commemorazione dei Defunti, ed è una festa di precetto che prevedeva una veglia e un'ottava nel calendario della forma straordinaria del rito romano. La festa di Ognissanti celebrata dalla Chiesa ortodossa d'Oriente cade invece la prima domenica dopo la Pentecoste e, in quanto tale, segna la chiusura del ciclo pasquale. Le commemorazioni dei martiri, comuni a diverse Chiese, cominciarono ad esser celebrate nel IV secolo.

mercoledì 26 ottobre 2011

BASILICA DI SANTA SABINA SULL'AVENTINO

Santa Sabina all'Aventino è una basilica di Roma, costruita nel V secolo sull'Aventino e dedicata a santa Sabina. Oltre che una delle chiese paleocristiane meglio conservate in assoluto, sebbene pesantemente restaurata, è sede della curia generalizia dell'Ordine dei Frati Predicatori (Domenicani). La chiesa fu costruita dal prete Pietro di Illiria tra il 422 e il 432, sulla casa della matrona romana Sabina, poi divenuta santa. Sulla controfacciata della chiesa esiste un mosaico che riporta in esametri latini la dedica della chiesa. Come risulta da alcune iscrizioni ritrovate nei pressi della basilica , vicino alla chiesa era presente il tempio di Giunone Regina, 24 colonne del quale furono utilizzate per l'edificazione della chiesa. Nel IX secolo, la chiesa venne inglobata nei bastioni imperiali.

PIAZZA DEI CAVALIERI DI MALTA A ROMA

Sul colle Aventino, accanto alla splendida Basilica di Santa Sabina e al suggestivo parco degli aranci, sorge piazza dei Cavalieri di Malta; progettata nel 1756 a Giovan Battista Piranesi prende il nome dai Cavalieri di Malta ma cui sede è al di là del particolare portone dal cui buco della serratura si vede la Cupola di San Pietro che fa da sfondo ad un viale alberato progettato ad hoc. Il complesso risale al 939 e fu concepito come un monastero benedettino. Nel 1312, dopo la soppressione dell'Ordine dei Templari, la proprietà passò ai Cavalieri di Rodi. Nel 1552 il nome divenne Sovrano Ordine di Malta per poi diventare Gran Piorato di Roma dei Cavalieri di Malta. Piranesi ottenne l'incarico da Giovan Battista Rezzonico, cardinale, nipote di papa Clemente XIII; lo stesso Piranesi era un affiliato dell'Ordine e proprio per questo inserì simboli, motti, e strutture architettoniche care ai Templari.

martedì 25 ottobre 2011

I VIAGGI DI AMERIGO VESPUCCI

Con i viaggi di Amerigo Vespucci usciamo da quella che convenzionalmente è la data della fine del Medioevo (1492). Si è deciso di metterlo per completezza di informazioni


Amerigo Vespucci (Firenze, 9 marzo 1454 – Siviglia, 22 febbraio 1512) è stato un navigatore ed esploratore italiano. Fu tra i primi e più importanti esploratori del Nuovo Mondo, tanto da lasciare il suo nome al continente. L'intuizione fondamentale di Vespucci risiedette nell'aver compreso che le nuove terre non costituissero porzioni di territorio del continente asiatico, ma facessero parte di una "quarta parte del globo". Egli notò infatti, compiendo un viaggio al servizio del Portogallo nel 1501, che l'estensione delle zone scoperte si spingeva fino al 50º grado di latitudine sud. Da tale notevole grandezza comprese di essere in presenza di un continente fino ad allora sconosciuto. 



COSA ERANO I PORTOLANI?


Un Portolano (il cui nome deriva dalla parola latina portus, porto) è un manuale per la navigazione costiera e portuale. I portolani di più antica datazione, risalenti al Medioevo, discendevano direttamente dai peripli di origine greca e latina: in epoca classica, in assenza di vere e proprie carte nautiche, la navigazione veniva effettuata servendosi di libri che descrivevano la costa, non necessariamente destinati alla nautica, ma più spesso consistenti in resoconti di precedenti viaggi, o celebrazioni delle gesta di condottieri o regnanti. A differenza delle carte nautiche, di cui non si hanno tracce in epoca greca e romana e di cui i primi esemplari risalgono al XIII secolo, i peripli e, successivamente, i portolani si avvalgono di una tradizione ininterrotta e sostanzialmente immutata che deriva da secoli di utilizzo ed esperienza. Nel portolano troviamo non soltanto i riferimenti per il cabotaggio costiero, ma anche l'indicazione di rotte in mare aperto, come dalla Liguria alla Corsica, dalla Sicilia a Creta, da Rodi a Cipro.

BARTOLOMEO DIAZ E LA SCOPERTA DEL CAPO DI BUONA SPERANZA


Bartolomeo Diaz nacque in Portogallo nel 1450 e della sua vita si sa poco o quasi niente. Sappiamo per certo che nacque in una ricca famiglia portoghese di marinai ed esploratori tra i quali ricordiamo Dinis Dias che guidò alcune spedizioni lungo le coste dell’Africa settentrionale e che intorno al 1440 aveva raggiunto Capo Verde. Nella sua gioventù, Dias frequentò gli studi di matematica e astronomia all’università di Lisbona; inoltre servì come militare nella fortezza di São Jorge Da Mina. In età adulta diventò cavaliere della corte e successivamente comandante della nave da guerra São Cristóvão, che fu la caravella con la quale egli compì i suoi viaggi sulle coste atlantiche dell’Africa. Dei suoi viaggi ne ricordiamo tre. Il primo, nonché il più importante che egli fece, permise di trovare una nuova rotta per le Indie, fu quello che compì nel 1487 e che terminò sedici mesi più tardi nel dicembre del 1488 dopo aver raggiunto e doppiato il Capo di Buona Speranza per la prima volta nella storia dell‘Europa. Il secondo è quello che svolse nel 1497 accompagnando Vasco da Gama fino al Capo di Buona speranza per poi lasciarlo continuare da solo fino alle Indie. L’ultimo, nel quale naufragò perdendo la vita, fu accompagnando Pedro Alvarez Cabral. Bartolomeo Dias morì il 25 maggio del 1500, ma non senza onorificenze: infatti, per le sue scoperte e per i servigi resi alla corona Portoghese, egli ricevette il titolo di Cavaliere dell’Ordine Militare del Cristo.

UGOLINO E VADINO VIVALDI

I fratelli Ugolino e Vadino Vivaldi (date e luoghi di nascita e morte incerti) furono due navigatori genovesi del XIII secolo. Dopo la caduta di San Giovanni d'Acri e delle ultime piazzeforti cristiane in Medioriente le vie terrestri per il commercio delle spezie erano divenute impraticabili e si avvertiva l'esigenza di aprire una via commerciale alternativa. Diversi mercanti e patrizi genovesi, tra cui Tedisio Doria finanziarono dunque una spedizione che avrebbe dovuto giungere "ad partes Indiae per mare oceanum" ("all'India attraverso il mare").
Non si conosce con certezza il tragitto che intendevano seguire per arrivare in India: per alcuni essi intendevano circumnavigare l'Africa, come poi fecero Bartolomeo Diaz e Vasco da Gama, per altri intendevano attraversare l'Atlantico, come fece Cristoforo Colombo. Nel 1291 i due fratelli salparono da Genova con due galee (l'Allegranza e la Sant'Antonio) e 300 marinai; la spedizione era accompagnata anche da due frati francescani. Tuttavia dopo aver passato lo stretto di Gibilterra e aver iniziato la discesa lungo le coste africane, della spedizione si persero le tracce dopo capo Juby, ai confini meridionali del Marocco e nessuno fece mai ritorno. Furono formulate diverse ipotesi sulla sorte dei navigatori. Le galee, a remi e con scafo basso e sottile non erano del resto navi adatte per la navigazione sull'oceano; inoltre non era ancora utilizzata la bussola e la navigazione poteva solo avvenire lungo la costa, con frequenti approdi. È possibile che la spedizione avesse toccato le isole Canarie e forse fece naufragio alla foce del fiume Senegal. Nel 1315, il figlio di Ugolino, detto Sorleone, organizzò e condusse una infruttuosa spedizione sulle tracce del padre e dello zio. Nel 1455 un navigatore genovese narrò in una lettera di aver incontrato in Africa, nei pressi del fiume Senegal, un giovane "della nostra stirpe", che diceva di discendere dai superstiti di quella spedizione. Secondo i racconti leggendari che si svilupparono dopo il fallimento della spedizione, i due fratelli genovesi avrebbero effettivamente circumnavigato l'Africa e sarebbero giunti in Etiopia, dove sarebbero stati catturati dal Prete Gianni, un leggendario re cristiano. Non molti anni dopo Dante Alighieri era forse a conoscenza del fallimento della spedizione quando compose nel XXVI canto del suo Inferno la storia del viaggio di Ulisse oltre le Colonne d'Ercole.

Fonte: Wikipedia

CRISTOFORO COLOMBO E LA SCOPERTA DELL'AMERICA

La colonizzazione europea delle Americhe fu compiuta a partire dal 1492 da parte di molti stati europei tra i quali Spagna, Olanda, Portogallo, Francia e Inghilterra. Anche se le motivazioni principali erano quelle di civilizzare e propagare la fede cristiana nel "Nuovo Mondo", il processo di colonizzazione produsse in effetti la sistematica distruzione culturale, e in molti casi anche fisica, delle popolazioni locali nel corso dei secoli successivi. Impropriamente, ma non del tutto, si può dire che questa colonizzazione finì solo nella seconda metà del secolo XIX con la conquista del Far West da parte degli statunitensi. Nella storiografia contemporanea, l'espressione "scoperta delle Americhe", utilizzata fino a poco tempo fa per designare il fenomeno della colonizzazione europea delle Americhe, non viene più utilizzata, in quanto considerata portatrice di un punto di vista nettamente eurocentrico, oltre ad essere probabilmente inesatta: la vera scoperta fu effettuata dalle prime popolazioni che arrivarono a piedi durante l'ultima glaciazione passando sopra all'attuale Stretto di Bering. Molto probabilmente però ci furono altri esploratori partiti dall'Europa e che navigarono fino al nuovo continente; i primi a giungervi furono, secondo tale tesi, i vichinghi (Leif Ericsson, figlio del proscritto Eirik Raude), giunti intorno all'anno 1000 a Terranova, nell'odierno Canada, che venne chiamata Vinlandia (dall'antico norvegese vin, pianura e land, terra). Per questi motivi si preferisce parlare quindi di "conquista delle Americhe", ponendo così l'accento sulle violenze commesse dai Conquistadores nel cosiddetto "Nuovo mondo" e soprattutto dai coloni inglesi in America Settentrionale, che hanno portato i nativi a vivere in riserve. Con la conquista del regno di Granada (1491), l'ultimo territorio iberico ancora in mano ai musulmani, la Castiglia aveva libero accesso alle coste atlantiche, ma si trovava la costa africana e le isole atlantiche sbarrate dai portoghesi. Proprio per questo i sovrani Ferdinando II d'Aragona e Isabella I di Castiglia accettarono l'impresa proposta loro dal genovese Cristoforo Colombo. In realtà essa si basava su un errore di calcolo: Colombo era convinto che la circonferenza terrestre fosse molto minore di quanto non sia effettivamente e credeva di riuscire a raggiungere in tempi relativamente brevi l'Oriente descritto da Marco Polo, ovvero intendeva buscar el Levante por el Poniente. Questo errore e l'aiuto dei venti alisei permisero a Cristoforo Colombo di scoprire l'America il 12 ottobre 1492, di mercoledì, e sbarcare il giorno seguente su una delle isole Lucaie, che venne battezzata San Salvador, per poi toccare altre isole tra cui l'isola Santa Maria, Grande Exuma, Grandi Antille, Haiti dopo settanta giorni di navigazione su tre piccole navi, la Niña, la Pinta e la Santa Maria.
Da quel momento, quella parte di mondo divenne terra spagnola, almeno secondo la volontà di Colombo stesso che ne prese possesso, senza nessuna consultazione con gli abitanti, a nome dei reali di Spagna.
Seguirono a questo altri quattro viaggi nel periodo tra il 1492 e il 1500, in cui Colombo continuò l'esplorazione dei Caraibi, raggiungendo a sud le foci dell'Orinoco e ad ovest Panama. Il primo ad intuire, però, che quelle terre non erano l'Oriente ma un nuovo continente fu nel 1507 il fiorentino Amerigo Vespucci con le sue esplorazioni lungo le coste del Brasile e dell'Argentina. Amerigo Vespucci viaggiò inizialmente nel Nuovo Mondo nel 1497 e probabilmente toccò terra nell'attuale penisola della Guayira (Colombia). Ciò si deduce dalle sue lettere a Lorenzo di Pier Francesco de' Medici sulla cultura degli indigeni nativi.
Successivamente Vespucci viaggiò nel Nuovo Mondo nel 1499, insieme a Alonso de Ojeda e Juan de la Cosa, il famoso pilota di Cristoforo Colombo. In questo viaggio Vespucci esplorò le coste del Brasile e fu il primo europeo ad individuare l'estuario del Rio delle Amazzoni. Vespucci fece altri due viaggi nel Nuovo Mondo, nei quali esplorò le coste del Brasile e della Patagonia. Amerigo Vespucci intuì che il Nuovo Mondo era un continente separato dagli altri tre conosciuti, ed inviò delle lettere a Firenze dove esprimeva le sue convinzioni. Fu in seguito a queste lettere, interpretate da cosmografi europei, che il Nuovo Mondo fu battezzato America in onore di Amerigo Vespucci. Nel 1513 si ebbe la conferma che l'America era un nuovo continente. Infatti, il portoghese Vasco Núñez de Balboa attraversò via terra lo stretto di Panama e scoprì un nuovo oceano poi chiamato Pacifico per la tranquillità delle sue acque al momento della scoperta. Prima di Colombo già alcuni popoli avevano compiuto dei tentativi verso il nuovo continente, come ad esempio i Vichinghi, gli scandinavi ed infine gli stessi portoghesi. Alcuni colonizzatori islandesi erano giunti in Groenlandia all'inizio del II secolo, mentre le isole Azzorre, che pure si trovano al largo nell'Atlantico, erano già state colonizzate dai portoghesi.La questione se i Vichinghi siano giunti o meno nel Nordamerica molto prima di Colombo (forse intorno all'anno 1000) è stata a lungo dibattuta dagli storici. Sappiamo che intorno al 980 i Vichinghi islandesi scoprirono la Groenlandia e, trovandola disabitata, si insediarono sulla costa sud-occidentale. Le prime ipotesi di un successivo sbarco e addirittura di tentativi di insediamento dei Vichinghi in zone come Labrador e Terranova trovavano giustificazione soprattutto in alcuni passi della saga di Erik il Rosso, in cui veniva menzionato un viaggio di Erik in una regione oltre oceano detta Vinland, abitata da un popolo (gli Skrælingar) che sembrava corrispondere con le prime descrizioni dei nativi americani a opera dei successivi esploratori europei. Nel 1961, la scoperta di tombe vichinghe dell'XI secolo a L'Anse aux Meadows, ha fornito una prova della correttezza di questa ipotesi. Oggi si considera certo che i vichinghi giunsero, oltre che in Groenlandia, anche a Terranova. Sebbene Colombo fu preceduto da altri navigatori/popoli migranti nessuno di questi viaggi presunti o reali ebbe un impatto sulla Storia. Secondo alcuni storici la scoperta dell'America da parte di Colombo sarebbe da anticipare di qualche anno. Secondo queste tesi, il navigatore avrebbe compiuto già nel 1485 un viaggio che lo avrebbe portato nel Nuovo Mondo. Questo lo si potrebbe dedurre da vari indizi: la rotta seguita da Colombo nel primo viaggio nel 1492 segue esattamente le correnti; inoltre l'ammiraglio è così sicuro di raggiungere le nuove terre che, per sedare una rivolta, promette di navigare soltanto per altri tre giorni e proprio nella notte fra il secondo e il terzo giorno arriva a destinazione. Inoltre, sulla tomba di papa Innocenzo VIII c'è scritto "Durante il suo regno la scoperta di un Nuovo Mondo". Il papa però morì il 25 luglio 1492, alcuni giorni prima della partenza ufficiale. Naturalmente l'autore di detta iscrizione può avere sia fatto semplice riferimento all'ultimo anno solare in cui visse Innocenzo VIII, appunto il 1492, quanto all'oggi noto ruolo di "protettore" che detto Papa ebbe nei confronti di Colombo, per mezzo del suo logoteta presso la corte di Spagna Alessandro Geraldini (autore del resoconto di viaggio: "Itinerarium ad Regiones Sub Aequinoctiali Plaga Constitutas"). È da notare tuttavia che il navigatore turco Piri Reìs, nella sua famosa mappa, realizzata nei primi decenni del XVI secolo, annotò che la zona delle Antille era stata scoperta nell'anno del calendario islamico 896 (corrispondente al 1490/1491 dell'era cristiana) da parte di un genovese infedele di nome Colombo. Lo stesso Reìs dichiarò che alcune delle fonti a cui aveva attinto per realizzare la sua opera erano le mappe usate da Colombo. Nel 1493 il re Ferdinando d'Aragona ottenne dal papa Alessandro VI (1491-1503) una bolla pontificia, la Inter Caetera, che sanciva il possesso della Castiglia di tutte le terre scoperte e cristianizzate al di là di una linea teorica che si trovava a circa cento miglia marine dalle isole Azzorre e Capo Verde. Nel 1494 però, i sovrani di Spagna dovettero accordarsi con il re del Portogallo Giovanni II con il trattato di Tordesillas che spostava la linea di demarcazione fra le rispettive aree di influenza ancora più ad occidente per altre ottocento miglia marine. Questa nuova linea dava al Portogallo le terre dell'attuale Brasile. La colonizzazione europea delle Americhe ebbe, tra le numerose conseguenze, anche quella del trasferimento di piante ed animali dal Nuovo Mondo al Vecchio Mondo, che alterò il quadro botanico ed in misura minore quello zoologico. Tra le piante forestali vanno annoverate il noce nero del Nordamerica, la quercia rossa, la robinia pseudoacacia; tra le conifere l'araucaria dell'America Meridionale, la sequoia; tra le piante coltivate il mais, il girasole, il peperone, la patata, il cotone, il fagiolo, il pomodoro, il tabacco. Tra le specie animali trasferite dall'America all'Europa vanno inclusi il tacchino, originario del Nordamerica e dell'America centrale, il cincillà, il visone americano, la trota arcobaleno.


Fonte: Wikipedia

ENRICO IL NAVIGATORE

Enrico di Aviz detto Enrico il Navigatore o principe di Sagres (in portoghese: Infante Dom Henrique conhecido na História como Infante de Sagres ou Navegador. Henrique anche in galiziano e in aragonese, Enrique in spagnolo e in asturiano, Enric in catalano e Henrike in basco, Henricus in latino; Oporto, 4 marzo 1394 – Sagres, 13 novembre 1460) principe della casa reale portoghese che fu Primo Duca di Viseu e figura molto importante dell'inizio dell'era delle scoperte geografiche. Uno dei primi risultati di questa attività sarebbe stata la riscoperta di Madera e Porto Santo, verso il 1419 per opera di João Gonçalves Zarco e Tristão Vaz Teixeira, che sarà prontamente colonizzata. Il 25 maggio 1420, Enrico fu nominato Gran Maestro dell'Ordine del Cristo, un ordine religioso e militare che era stato fondato, nel 1319, dal re Dionigi per incorporare le proprietà del soppresso (dal papa Clemente V, il 3 aprile del 1312) Ordine dei Templari, e questa carica la porterà per tutta la sua vita di fervido e operoso cristiano. Per quanto riguarda l'esplorazione dell'Oceano Atlantico, la nomina fu importante in quanto le vaste rendite dell'Ordine aiutarono a finanziare le spedizioni atlantiche, la vera passione del principe. Nel 1427, Gonçalo Velho ed altri scoprivano le prime isole Azzorre. Anche queste isole disabitate furono presto colonizzate. Alla morte del re suo padre, nel 1433, il fratello del Principe Enrico, il figlio maggiore, Duarte, salì al trono come Edoardo I e gli concesse un quinto dei proventi commerciali ottenuti dalle zone appena scoperte, assieme all'esclusiva del diritto di esplorazione oltre Capo Bojador. All'epoca, il Capo Bojador, sulla costa nord-occidentale dell'Africa, era il punto più meridionale sulla costa dell'Africa conosciuto in Europa. Gil Eanes, fu il primo a oltrepassarlo nel 1434, dimostrando l'infondatezza delle superstizioni sui territori ignoti che attendevano più a sud. Infatti già nel 1436 le navi portoghesi arrivarono al Rio do Ouro, aprendo la strada a un'ulteriore esplorazione verso sud della costa africana. A questo punto però i viaggi vennero interrotti per qualche anno. Anzitutto per la disastrosa spedizione di Tangeri del 1437 e poi per la disputa per la reggenza. Infatti il regno di Duarte durò appena cinque anni, e alla sua morte, la reggenza, per la minore età del nipote Alfonso V, fu disputata tra la regina madre, Eleonora, appoggiata dal fratellastro di Enrico, Alfonso, conte di Barcelos e futuro duca di Braganza, ed il fratello Pietro, che prevalse ed ebbe l'approvazione delle cortes, nel dicembre del 1439. Enrico appoggiò suo fratello Pietro (D. Pedro) durante tutto il periodo della reggenza (1440-1448) ricevendo la conferma dei suoi privilegi. Così, nel 1441, ripresero i viaggi e nel frattempo continuava la colonizzazione delle Azzorre. Con lo sviluppo di un nuovo tipo di nave, la Caravella, in grado di reggere meglio il mare Atlantico burrascoso, le spedizioni conobbero ulteriore impulso. La penisola di Capo Bianco fu raggiunta nel 1441 da Nuno Tristão e Antão Gonçalves  e la Baía de Arguim , a sud della penisola di capo Bianco, fu scoperta nel 1443, e nel 1448 vi veniva costruito un insediamento fortificato, la futura Agadir. Tra 1444 e 1446 circa cinquanta caravelle partirono da Lagos e si spinsero per 450 leghe oltre capo Bojador. Dinis Dias raggiunse le foci del fiume Senegal e doppiò il Capo Verde (1444). dopo si iniziò l'esplorazione della Guinea. Furono così raggiunte le stazioni commerciali a sud del grande Deserto del Sahara. Uno degli obiettivi di Enrico era aggirare le rotte carovaniere del Sahara e rendere accessibili via mare le ricchezze dell'Africa meridionale. A partire dal 1452 il flusso di oro giunto in Portogallo era sufficiente a coniare i primi cruzados d'oro. A partire dal 1450, Alvise Cadamosto esplorò le coste africane dell'Atlantico arrivando al fiume Gambia nell'attuale Senegal e, tra il 1455 ed il 1456 scoprì (probabilmente avvistò le isole senza esplorarle) le prime cinque isole dell'arcipelago di Capo Verde. Antonio da Noli vi giunse negli stessi anni e le esplorò e poi le colonizzò. Nel 1459 un geografo, cartografo e monaco camaldolese veneziano del XV secolo, Fra Mauro, gli inviò in Portogallo un planisfero del vecchio Mondo (oggi perduto), ordinatagli da Enrico. Nel 1460 la costa africana era stata esplorata fino all'attuale Sierra Leone. Ventotto anni dopo, Bartolomeo Diaz confermò che l'Africa era circumnavigabile, raggiungendo il punto più a sud del continente africano (oggi si chiama Capo di Buona Speranza). Nel 1498, Vasco da Gama, per primo, dal Portogallo raggiunse l'India.

Fonte: Wikipedia

VASCO DA GAMA

Dom Vasco da Gama, spesso erroneamente «de Gama», conte di Vidigueira e viceré delle Indie Orientali (Sines, 1469 – Cochin, 24 dicembre 1524), è stato un esploratore portoghese, primo europeo a navigare direttamente fino in India. All'inizio del XV secolo, la scuola di navi di Enrico il Navigatore aveva circumnavigato le coste dell'Africa al servizio della corona portoghese. Intorno al 1460 il profilo della sua missione andava mutando nella ricerca dell'agognata Rotta delle spezie, un passaggio per l'India intorno alla punta meridionale dell'Africa. Un successo di questo progetto avrebbe permesso di poter fare a meno dell'intermediazione di commercianti arabi, persiani, turchi e veneziani, che gravava sul prezzo delle spezie orientali come il pepe, la noce moscata e i chiodi di garofano. Verso la fine del secolo, questa ricerca stava giungendo a compimento. Già nel 1488 Bartolomeo Diaz era riuscito a circumnavigare il Capo di Buona Speranza, mentre Pero da Covilhã aveva viaggiato per terra fino a Calicut, esplorando possibili fonti di approvvigionamento di spezie sul subcontinente indiano. Non rimaneva che unire i due segmenti del viaggio. Questo compito fu inizialmente affidato a Estêvão da Gama, il padre di Vasco; ma questi morì prima di poter affrontare il viaggio. Nonostante il figlio avesse allora meno di trent'anni, i servigi resi al Re di Portogallo Manuele I lungo la Costa d'Oro sembrano averlo qualificato abbastanza da incaricarlo della missione al posto del più anziano Bartolomeo Diaz. Da Gama lasciò Lisbona l'8 luglio 1497 sulla sua ammiraglia, la nave São Gabriel (120 t), accompagnata dalla São Rafael (100 t) sotto il comando di Nicolao Coelho e la Santa Fé sotto il comando del fratello Paulo da Gama, una nave da carico e un equipaggio di 150 uomini. Primo capitano nella storia, scelse di distaccarsi nettamente dalla costa per poter sfruttare venti migliori. Si inoltrò nell'Atlantico occidentale, tra l'altro senza trovarne le zone più adatte alla navigazione a vela. Accompagnato da Bartolomeo Diaz fino al Capo di Buona Speranza proseguì da solo, circumnavigandolo a novembre. A Natale passò come primo europeo le coste del Natal, da lui così chiamato. Il 7 aprile 1498 raggiunse Mombasa, i cui commercianti arabi tentarono di sabotare il suo viaggio. Da Gama riuscì ad arrivare a Malindi, allora in feroce concorrenza con Mombasa. Il sultano di Malindi accolse i nemici dei suoi nemici a braccia aperte e gli mise a disposizione un famosissimo esperto navigatore - lo Yemenita Aḥmad b. Mājid Muḥammad al-Saʿdī al-Jaddī al-Najdī - che lo aiutò con grande perizia per condurlo senza problemi fino allo Stato del Kerala, in India. Il 20 maggio 1498 sbarcò a Calicut (nome portoghese della città di Kozhikode) nel Malabar, sulla costa sud-occidentale del subcontinente indiano. Per la prima volta una nave europea era approdata in India. Seguirono difficili negoziati con il Samorin (principe) di Calicut, continuamente avversati dai mercanti arabi residenti, per arrivare alla conclusione di un trattato commerciale. Dopo mesi di sforzi diplomatici da Gama ottenne una concessione e ripartì l'8 ottobre, lasciandosi dietro alcuni dei suoi uomini con l'incarico di stabilire un insediamento commerciale. Al suo ritorno a Lisbona, il 9 settembre 1499, venne accolto trionfalmente come l'uomo che aveva portato a compimento un progetto iniziato ottant'anni prima, ed insignito del titolo di "Ammiraglio dell'Oceano Indiano". La seconda missione per l'India fu comandata nel 1500 da Pedro Álvares Cabral, che in quest'occasione avrebbe incidentalmente scoperto il Brasile. Cabral scoprì che gli uomini di Da Gama lasciati a Calicut erano stati assassinati e bombardò la città per ritorsione.
Nel 1502 Vasco Da Gama partì al comando di una flotta composta da 21 navi da guerra. Istituì guarnigioni lungo la costa dell'Africa orientale, agì da filibustiere contro diverse navi arabe e infine sconfisse la flotta di Calicut. Da vincitore, impose un trattato di pace che assicurò al Portogallo il monopolio sul commercio di spezie tra le Indie e l'Europa. Questa missione di guerra pose le basi per l'egemonia della flotta portoghese nell'Oceano Indiano. Al ritorno in patria venne insignito dell' Ordine Supremo del Cristo. Nominato Conte di Vidiguera, ricevette dei terreni prima appartenuti al casato dei Braganza. Da Gama vi si ritirò, ma venne richiamato in servizio nel 1524, per tornare in India da Viceré. Ma poco dopo il suo arrivo, morì nella città di Cochin. Nel 1539 le sue spoglie vennero riportate in Portogallo. Il poema nazionale del Portogallo, I Lusiadi di Luís Vaz de Camões tratta principalmente dei viaggi di Vasco da Gama. È tradizione che il 9 settembre di ogni anno, anniversario del ritorno in patria della missione, a Lisbona, si festeggi la famosa sagra del Bartolomio.

Fonte: Wikipedia

LA ROTTA DELLE SPEZIE

La rotta delle Spezie era la via marittima dall'Europa all'India e oltre, fino alle Isole delle Spezie (Molucche). La rotta venne aperta tra il XV e il XVI secolo da esploratori portoghesi. L'apertura della rotta delle spezie, in parte ottenuta con l'uso della forza militare, rappresenta il punto di partenza dell'espansione europea nel mondo e del colonialismo. l primo troncone portava da Lisbona, intorno al Capo di Buona Speranza, lungo le coste dell'Africa orientale e attraverso il Mare arabo fino alle città di Goa, Calicut e Cochin nel Malabar sulla costa sud-orientale dell'India. Da lì si proseguiva circumnavigando India e Ceylon e attraversando il Golfo del Bengala, lo Stretto di Malacca, il Mar di Sunda e il Mar di Banda fino alle Isole delle Spezie, in primo luogo Ambon, Tidore e Ternate.

IL MILIONE

Il Milione è un'opera saggistico-biografica che Rustichello da Pisa, prigioniero a Genova insieme a Marco Polo, scrisse sotto dettatura, forse nel 1298 (e comunque dopo il 1295), per raccontare le avventure del mercante ed esploratore veneziano Marco Polo. Si tratta del libro più universalmente noto della letteratura italiana del XIII secolo. La sua collocazione in un genere è particolarmente ardua: appartiene alla trattatistica storico-geografica e alle relazioni di viaggio. Il viaggio in Oriente descritto dal libro seguì quello compiuto dal padre di Marco, Niccolò Polo, e dallo zio Matteo, mercanti che giunsero alla corte del Gran Khan. Tornati a Venezia, i due mercanti decisero di fare ritorno in Oriente e portarono con sé il giovane Marco. Ai tre, a quanto sembra, venne affidata una missione da parte di papa Gregorio X, ma i contorni di questa missione non sono specificati. Soggiornando a lungo alla corte del Gran Khan, Marco ebbe modo di divenire uomo di fiducia dell'Imperatore mongolo. Per questo sembra che, piuttosto che esercitare la mercatura, Marco si impegnasse a percorrere varie regioni del continente, in particolare la Cina, assolvendo diversi compiti affidatigli dall'Imperatore. Al ritorno a Venezia (1295), Marco fu fatto prigioniero dai genovesi, in un'occasione di cui non si conoscono i dettagli. Relegato al Palazzo San Giorgio di Genova, vi incontrò Rustichello da Pisa, scrittore che si era impratichito in diverse occasioni nell'uso dell'antico francese (la lingua d'oïl) e che aveva usato per comporre diversi romanzi in prosa. A partire dalla narrazione orale di Marco, il testo fu composto da Rustichello originariamente in lingua d'oïl (mista a termini veneziani e italiani) e fu intitolato Le divisament dou monde ("La descrizione del mondo") o, più esattamente: Le livre de Marco Polo citoyen de Venise, dit Million, où l'on conte les merveilles du monde ("Il libro di Marco Polo cittadino di Venezia, detto il Milione, dove si raccontano le meraviglie del mondo"), o ancora, più semplicemente, Livre des merveilles du monde. La scelta del francese fu quasi certamente determinata dalla volontà di diffondere il testo ad una platea internazionale. La redazione di Rustichello è andata perduta, ma ne esiste una che sembra ad essa assai vicina, in lingua franco-veneta. Esistono poi traduzioni in diversi dialetti (soprattutto quello veneto) e in diverse lingue, oltre ad una versione in latino, che fu ricavata da una perduta versione in veneto e che contiene passi non conservati da altre versioni. Il testo fu, insomma, sottoposto a pesanti rielaborazioni, che, se pur si sono sovrapposte al dettato originale, testimoniano di un grande interesse verso il testo da parte dei trascrittori, che vi includettero forme linguistiche e stilistiche assai eterogenee. Il testo è diviso in capitoli, provvisti di rubriche che ne sintetizzano i contenuti. L'opera è preceduta da un prologo che accenna all'esperienza personale di Marco Polo. Vengono via via descritti sistematicamente diversi paesi d'Oriente e tali descrizioni vengono accompagnate talvolta dal racconto di eventi reali e immaginari. La corte del Gran Khan è descritta nell'ampia sezione centrale del libro: vengono esposte le vicende storico-militari del regno. Il titolo italiano dell'opera deriverebbe da Milion, il soprannome che contraddistinse il ramo della famiglia Polo cui apparteneva Marco. Derivato forse da Emilione, nome di un antenato, fu mantenuto dalla casata sino alla sua estinzione nel Quattrocento. Questo titolo figura nella più antica versione toscana (inizi del XIV secolo) ed è quello che adotteranno le edizioni moderne a stampa. Una volta tornato a Venezia, Marco si impegnò a diffondere il testo, che fu tradotto in diverse lingue e più volte trascritto (sono attestati circa centocinquanta manoscritti prima della diffusione della stampa e, successivamente, un numero enorme di edizioni a stampa). Quest'opera ebbe una grande importanza per la conoscenza del lontano Oriente e contribuì a segnare l'inizio di una nuova epoca: quella in cui l'uomo europeo si affacciava al mondo esterno con sguardo curioso e indagatore, come un conquistatore sicuro di sé e dei propri mezzi. Il genere letterario che iniziò a conquistare il pubblico fu, appunto, il racconto di viaggio, che per gente abituata a non lasciare mai il proprio borgo, rappresentava un'evasione fantastica da un indiscutibile fascino (si pensi alla novella boccaccesca di frà Cipolla).

Fonte: Wikipedia

Bibliografia

Al di là di Altrove - Storia della Geografia delle Esplorazioni - Ilaria Luzzana Caraci, Mursia Editore

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HISTORIA MONGALORUM

L'Historia Mongalorum, opera di frate Giovanni da Pian del Carpine, fu redatta in due edizioni (come ci dice lo stesso frate Giovanni nel capitolo 9 della seconda edizione). Si tratta di un eccezionale documento medievale. Questo libro, al contrario della lettera di frate Guglielmo di Rubruck (altro eccezionale documento) inviata "all'eccellentissimo e cristianissimo sovrano Luigi" (citazione dal preambolo della lettera stessa), non può essere definito un libro di viaggio, ma è più propriamente un trattato. La sua struttura è rigida e ben delineata: la seconda edizione comprende 9 capitoli, di cui il nono aggiunto proprio in quest'ultima.

sabato 22 ottobre 2011

ERIK IL ROSSO E LE SAGHE DEI VICHINGHI

Erik il Rosso (Norreno: Eiríkr Rauði; Inglese: Erik the Red; Islandese: Erik rauði; Norvegese: Erik Raude; Danese: Erik den Røde; Svedese: Erik Röde; Faroese: Erik (hin) reyði; Norvegia, ca. 940 – Groenlandia, ca. 1010) detto anche Orc o Org il Rosso, esploratore norvegese, il primo europeo a raggiungere la Groenlandia e a fondarvi un insediamento nordico secondo l'omonima saga. Nato nel distretto Jæren della contea di Rogaland, in Norvegia, era figlio di Thorvald Asvaldsson, per cui viene chiamato anche patronimicamente Erik Thorvaldsson. Il soprannome "il Rosso" si riferisce al colore rosso dei capelli. Nato nel 940 circa in Norvegia, fu esiliato per aver commesso un omicidio aiutato dal padre Thorvald, e dovette fuggire in Islanda. Qui si stabilì sulla costa occidentale, ma dopo poco tempo, intorno al 982 fu esiliato per tre anni dall'isola per un ennesimo omicidio, stavolta in una rissa. Assieme alla sua famiglia e ad alcuni coloni partì alla ricerca delle isole che i pescatori islandesi dicevano si trovassero a nord-ovest. Nel 985 approdò sulla costa meridionale della Groenlandia. Allo scadere del bando di 3 anni, nel 988 tornò in Islanda alla ricerca di altri coloni. Egli parlò loro della nuova terra come una terra verde e rigogliosa, da cui il nome Groenlandia che significa Terra Verde.

Assieme a loro ripartì per la Groenlandia con 25 navi di cui solo 14 arrivarono a destinazione. I nuovi coloni si stabilirono nei fiordi sudoccidentali dell'isola (tra cui l'Østerbygd), mentre Erik si stabilì a Brattahlid (vicino a Julianehaad), nel fiordo che da lui prese il nome (l'Eriksfjord), dove divenne capo della comunità. Il figlio Leif introdusse il Cristianesimo nell'isola intorno all'anno 1000 ma il padre rifiutò di convertirsi e morì intorno al 1010. Erik il Rosso e sua moglie Þjóðhildr (Thjodhildr) ebbero 4 figli: una femmina, Freydís, e tre maschi, gli esploratori Leif Eiríksson, Thorvald Eiríksson e Thorsteinn. Erik rimase seguace del paganesimo nordico, nonostante suo figlio Leif e la moglie di questi, costruirono la prima chiesa cristiana nelle americhe presso la loro cascina. Sembra inoltre che Leif fu il primo ad introdurre il cristianesimo in Groenlandia.

Nonostante non fosse il primo vichingo ad avvistare il continente Nordamericano, Leif Erikson divenne il primo ad esplorare il Vinland (da win vino/vite, e land terra), la parte settentrionale dell'attuale Terranova. Leif invitò suo padre a viaggiare con lui, ma secondo la leggenda Erik cadde da cavallo e prese questo avvenimento come un cattivo auspicio, lasciando a suo figlio di continuare il viaggio senza la sua compagnia. Erik morì durante il primo inverno dopo la partenza del figlio. Leif non seppe nulla della morte del padre fino al suo rientro in Groenlandia. L'altro figlio di Erik, Thorvald, perse la vita in America settentrionale, mentre cercava di risalire il fiume San Lorenzo, scontrandosi con alcuni nativi. Il racconto della scoperta della Terranova, in passato ritenuto leggendario, è stato confermato nel 1961 dalla scoperta di alcune tombe vichinghe dell'XI secolo a L'Anse aux Meadows.

La Saga di Erik il Rosso

La Saga di Erik il Rosso (Eiríks saga rauða) è una saga nordica sull'esplorazione vichinga del Nord America. Nella saga sono narrati gli eventi che portarono all'esilio di Erik il Rosso in Groenlandia, così come la scoperta del Vinland (un luogo in cui il grano e l'uva crescevano spontaneamente) compiuta da Leifr Eiríksson, dopo che la sua nave era stata spinta fuori rotta dal vento. Da alcuni dettagli geografici, si suppone che questo luogo corrisponda all'odierna Terranova, e che probabilmente sia stata la prima terra americana ad essere scoperta da Europei, circa cinque secoli prima di Cristoforo Colombo. La saga è conservata in due manoscritti, in versioni leggermente diverse: lo Hauksbók (XIV secolo) e lo Skálholtsbók (XV secolo). Gli studiosi ritengono che la seconda versione sia più conforme all'originale, scritto probabilmente nel XIII secolo.

Fonte: Wikipedia


I VICHINGI ALLA SCOPERTA DELL'AMERICA?


La mappa di Vinland (in inglese: Vinland Map) è una presunta carta geografica del XV secolo copia di un originale del XIII secolo. Essa è disegnata con inchiostro su pergamena e le sue dimensioni sono 28×40 cm. Essa rappresenta tutta l'ecumene nel XV secolo: oltre ad includere Europa, Asia e Africa, rappresenta anche Islanda, Groenlandia e più ad ovest, una terra denominata Vinilanda Insula ("isola di Vinland"), con un'iscrizione che parla della sua scoperta da parte dei Vichinghi nell'XI secolo. Nell'Atlantico sono inoltre disegnate alcune isole presenti in resoconti leggendari come quello della navigazione di san Brandano.

venerdì 21 ottobre 2011

CINTURA DI CASTITA'

La cintura di castità è un mezzo di contenzione fisica, mediante il quale è possibile impedire a un soggetto, consenziente o meno, di avere rapporti sessuali mediante la penetrazione. La cintura di castità può essere applicata sia a uomini che donne, ma nella tradizione il suo uso è legato strettamente al sesso femminile. Nell'aneddottica tradizionale si fa risalire l'uso della cintura di castità al tempo delle crociate, collegandola alla necessità, per i cavalieri che partivano per il Santo Sepolcro, di assicurarsi della fedeltà delle proprie consorti, evitando i rischi connessi a un così prolungato distacco. In realtà, una ricostruzione storica più attenta porta a concludere che i primi usi della cintura di castità risalgano, in Italia, al XIV o XV secolo, in particolare negli ambienti dell'alta nobiltà. Il primo documento in cui compare la cintura di castità, è datato 1405 e conservato nella biblioteca di Gottinga (la cintura è qui nominata come "congegno fiorentino").

giovedì 20 ottobre 2011

CHI ERANO I CLERICI VAGANTES?

Col termine Clerici vagantes (in latino significa "chierici vaganti") si è soliti indicare quegli studenti girovaghi che, nel Basso medioevo, solevano spostarsi in tutta Europa per poter seguire le lezioni che ritenevano più opportune. Essi erano appunto definiti chierici perché godevano di alcuni dei privilegi ecclesiastici.
Tuttavia la loro vita irrequieta e la condotta morale discutibile – oltreché un certo parteggiamento per i cosiddetti studia scholarum, ovvero poli universitari gestiti dagli studenti, e non da ecclesiati, attirò su di loro le ire degli ambienti ecclesiastici. La loro fortuna durò quindi fino ai primi del XIII secolo, quando, per una concomitanza di cause, il fenomeno si esaurì.

I MOVIMENTI ERETICALI NEL MEDIOEVO

Con il termine movimenti ereticali la Chiesa cattolica, ha per secoli definito tutti i movimenti religiosi eterodossi rispetto alle concezioni della sua teologia. Questi gruppi di fedeli nacquero spesso come dei risvegli spirituali profondi, come una reazione all'eccessiva ricchezza, lussi, allontanamento dalle Scritture ed al coinvolgimento nella politica della Chiesa di Roma che all'epoca pretendeva supremazia su re e nazioni; per questo motivo vennero da essa tacciati di eresia e perseguitati con torture e pena di morte.

I FLAGELLANTI

I flagellanti furono un movimento religioso caratterizzato dalla pratica dell'autoflagellazione in pubblico, in segno di penitenza. Nel Medioevo, la flagellazione era una forma di penitenza impiegata da numerosi ordini religiosi, quali camaldolesi, cluniacensi, domenicani. L'origine del movimento dei flagellanti risale alla metà del XIII secolo, in Italia centrale. A Perugia, Raniero Fasani (m. 1281), eremita francescano, influenzato dalle dottrine di Gioacchino da Fiore, fondò il primo gruppo di flagellanti, la «compagnia dei disciplinati di Cristo». Il movimento si diffuse rapidamente nell'Italia centrale e settentrionale, organizzando processioni che arrivavano a coinvolgere fino a 10.000 persone, di ogni strato sociale, che attraversavano le città mentre i penitenti si percuotevano a sangue con una frusta, per espiare i peccati del secolo e preparare l'avvento del regno dello spirito.

BEGHINE E BEGARDI, CHI ERANO?

Beghine e begardi sono i nomi che, a partire dal XIII secolo, furono utilizzati per indicare membri di associazioni religiose formatesi al di fuori della struttura gerarchica della Chiesa con lo scopo di una rinascita sprituale della persona tramite una vita monastica ma senza voti. Questi movimenti sorsero nelle Fiandre intorno al 1150 e si diffusero largamente in Germania e in Francia, e, in misura minore, in Italia. Sebbene non si basassero necessariamente su presupposti eterodossi, queste associazioni, alle quali si era ammessi senza pronunciare i voti, ben presto caddero in sospetto di eresia a causa della loro interpretazione esclusivamente letterale delle Sacre Scritture. Essi furono influenzati dagli insegnamenti degli albigesi e dai Fratelli del Libero Spirito, la cui dottrina fiorì nei pressi di Colonia nello stesso periodo e fu condannata come eretica.

AUTOFLAGELLAZIONE

L' autoflagellazione è una pratica auto-punitiva cruenta consistente nel colpire ripetutamente il proprio corpo con uno strumento chiamato flagello, allo scopo di provare dolore, presente in alcuni rituali ascetici o in pratiche sessuali masochistiche. Il termine deriva dal greco autos (di se stesso) e dal latino flagellare (colpire con violenza). Era di fatto comune, nel corso del Medioevo, tra le persone facenti parte del clero o tra i fedeli, infliggersi dolore per rafforzare lo spirito e la vita interiore. Nel corso del XIII secolo, l'autoflagellazione collettiva compiuta dalle confraternite dei Disciplinati era chiamata Devozione. In Italia a livello di tradizione risulta ancora praticata in ambiti limitati, legati prevalentemente a confraternite i cui membri, in occasione di particolari festività religiose, sfilano in processione flagellandosi.

Fonte: Wikipedia

CHI ERA IL BARGELLO?

Il termine bargello deriva dal tardo latino longobardo bargillus (per i Goti bargi e i tedeschi burg) inteso a significare "torre fortificata" o "castello". Nel Medioevo bargello era il nome attribuito al capitano militare incaricato di mantenere l'ordine durante periodi di rivolta avendo, sovente, funzioni dittatoriali di reggente. Il bargello, come Capitano di Giustizia o Capitano del Popolo, fu presente in molte città della penisola Italiana, particolarmente sotto lo Stato Pontificio. Il termine Bargello venne preso per estensione dal palazzo sede del capitano di giustizia. A Firenze il bargello veniva scelto tra persone straniere, chiamandoli da un'altra città, allo stesso modo del podestà.

Fonte: Wikipedia


ABBREVIAZIONI MEDIEVALI



Il termine abbreviazione scribale (sigla) indica un'abbreviazione usata dagli scribi antichi e medievali che scrivevano in latino. L'uso delle abbreviazioni è dovuto, in parte, alle caratteristiche del tipo di materiale impiegato nella creazione delle opere, quali pietra, marmo, bronzo o pergamena. Lapidari, scalpellini e copisti avevano tutti la necessità di sfruttare al massimo lo spazio disponibile sul materiale.

UNA PARTICOLARE INTERPRETAZIONE DEL SATOR

Gli amici di Luoghi Misteriosi.it sono intervenuti domenica 16.10.2011 alla trasmissione "Mistero" su Italia1 in riferimento ad un quadrato magico e da alcuni simboli templaro/massonici nella chiesa di San Giovanni Decollato a Pieve Terzagni in provincia di CR.


Rimando quindi all'articolo sul sito di LuoghiMisteriosi.it per ulteriori approfondimenti


Intanto su questa pagina http://sguardosulmedioevo.blogspot.com/2011/09/il-quadrato-del-sator.html troverete qualche informazioni basilari su questo enigmatico segno



venerdì 14 ottobre 2011

OMOSESSUALITA' E MEDIOEVO

L'omosessualità nel Medioevo affronta due periodi che si diversificano tra loro per la visione che non solo la società e la legislazione civile, ma anche la Chiesa cattolica ed il diritto canonico, danno a questo fenomeno.
Secondo lo storico John Boswell si passa infatti da una malcelata intolleranza verso l'omosessualità, per lo più ignorata e trattata alla stregua di altri peccati come l'adulterio ed i rapporti prematrimoniali e fuori dal matrimonio, che caratterizza tutto l'Alto Medioevo (VI-XI secolo), ad una ostilità vera e propria che si trasforma in persecuzione fino alla condanna alla pena più grave, cioè la pena capitale, che caratterizza invece il Basso Medioevo (XII-XV secolo).

CHI ERA IL COPPIERE?

Il Coppiere, nei banchetti dell'antichità e del medioevo, aveva il compito di versare da bere ai commensali. I primi coppieri furono gli oinokóos greci e poi i cyntus o pincerna Romani. Nelle corti reali e principesche medievali, soprattutto in Francia e in Germania, il coppiere era un funzionario di alto rango il cui dovere era di servire le bevande alla tavola regale evitando che la coppa del re fosse avvelenata, a volte doveva assaggiare il vino prima di servirlo; in considerazione della costante timore di complotti ed intrighi questa posizione era affidata a persone considerate completamente affidabili. Dalle sue relazioni confidenziali con il re spesso gli derivava una grande influenza. Nella Corte pontificia il titolo di Coppiere di Sua Santità spettava in passato a quello, dei nove camerieri segreti partecipanti, che assisteva il papa nei pranzi solenni.

Fonte: Wikipedia

LA CERIMONIA DELL'ADOUBMENT

L'adoubement (in italiano addobbamento) o vestizione era la cerimonia ufficiale con cui nel basso medioevo si ammettevano al cavalierato i nuovi adepti. Il termine deriva dal francone dubban, che significa "colpire" e designava l'usanza da parte del cavaliere anziano di colpire simbolicamente sulla gota o sulla nuca l'iniziato. Secondo la definizione assegnata da Tabacco e Merlo, l'addobbamento era la "cerimonia di iniziazione attraverso il cui compleso rituale il novizio è accolto e armato tra i cavalieri". Questa pratica, assieme ai ludi cavallereschi (tornei, cacce e altre forme di divertimento) sono manifestazioni visibili e testimonianze di un nucleo sociale e militare che, già a partire dall'XI secolo (la cavalleria diventa la componente fondamentale degli eserciti), si definisce un forte ruolo nella cultura europea. La cerimonia dell'adoubement assume una particolare rilevanza sacrale quando il ruolo del cavaliere acquisisce una funzione nel mantenimento della pace nella "societas christiana". Le masnade di aristocratici fuorilegge, molto spesso avvezzi a attività banditesche, vengono chiamati a una maggiore sensibilità cristiana e ad assumere un ruolo pacificatorio in un contesto in cui la dissoluzione del potere pubblico richiedeva a carico del cavalierato, nelle intenzioni della cultura ecclesiastica, l'affidamento di incarichi di protezione e di conferimento di funzioni di tutela della quiete pubblica.

martedì 4 ottobre 2011

CHI ERA BAFOMETTEO? LA SINDONE...

L’idolo dei Templari? Non era “Bafometto”ma Cristo. E’ la tesi di Barbara Frale, storica esperta di documenti antichi e ufficiale dell’archivio segreto Vaticano. Durante il processo che li vide condannati i templari affermavano di adorare una testa di uomo barbuto, identificata con il “Bafometto”. In realtà i Templari adoravano la Sindone, il telo di lino che avvolse il corpo di Gesù dopo la sua morte, impremendone l'immagine. Nel 1978 Ian Wilson sottolineò come il telo fosse stato rubato dalla cappella degli imperatori bizantini durante il saccheggio nella crociata del 1204 e l'idolo barbuto era Cristo. Secondo Barbara Frale i Templari si procurarono la sindone per allontanare il rischio che il loro ordine venisse travolto dalla contaminazione ereticale. La reliquia serviva proprio per respingere le accuse di eresia. Il documento che svela il vero volto del Bafometto si trova in mezzo alle scartoffie processuali: è un foglio conservato a Parigi in cui si dice che alcuni cavalieri rinchiusi a Carcassonne avevano  raccontato di cerimonie in cui venivano invitati ad adorare un lenzuolo di lino chiuso in una teca, sulla quale compariva la testa di un uomo barbuto. Un templare chiamato Arnaut Sabbatier «disse in maniera esplicita che gli era stata mostrata la figura intera di un uomo su un telo di lino, e gli fu ordinato di adorarlo baciandogli i piedi tre volte». Vi sono scritte vicino al volto di Cristo che, secondo Frale, assicurano che la sindone è vera.

Opera consigliata

I Templari e la Sindone di Cristo (Il Mulino, pagg. 252, 16 euro).

BARBARA FRALE

Barbara Frale (Viterbo, 24 febbraio 1970) è una storica italiana, nota per gli studi sui Cavalieri templari. Nasce a Viterbo il 24 febbraio 1970, frequenta l’Università degli Studi della Tuscia-Viterbo, dove è la prima in Italia a laurearsi in Conservazione dei Beni Culturali. La sua tesi di storia medievale, basata sull’esame di oltre 7000 documenti notarili del XIV secolo, è pubblicata dall’editore scientifico Vecchiarelli di Manziana (Orte 1303-1363. La città sul fiume, Manziana 1995) e vince il primo premio ex aequo per le opere inedite e tesi di laurea “Costantino Pavan” della città di San Donà di Piave. Dopo la laurea svolge collaborazioni per il Museo Civico di Viterbo e la Soprintendenza ai Beni Archivistici del Lazio. Nel 1996 consegue il Diploma di specializzazione post lauream in Paleografia, Diplomatica e Archivistica presso la Scuola dell’Archivio Segreto Vaticano, e nel 1998 anche quello in Paleografia Greca. Nel 2000 consegue il dottorato di ricerca in “Storia della società europea” presso l’Università Ca' Foscari di Venezia. Sempre nel 2000, ottiene una borsa di studio dall’Istituto Storico Germanico in Roma (Deutsches Historisches Institut in Rom). Dall’ottobre 2001 è in servizio come Officiale presso l’Archivio Segreto Vaticano.

lunedì 3 ottobre 2011

COME VENIVANO TORTURATE LE STREGHE?

Il Topo
Tortura applicata a streghe ed eretici. Un topo vivo veniva inserito nella vagina o nell'ano con la testa rivolta verso gli organi interni della vittima e spesso, l'apertura veniva cucita. La bestiola, cercando affannosamente una via d'uscita, graffiava e rodeva le carni e gli organi dei suppliziati. Chissà come i disgraziati riuscissero a sopportare il terrore provocato alla sola vista del topo che da li a poco sarebbe entrato nel suo corpo.

Dissanguamento
Era una credenza comune che il potere di una strega potesse essere annullato dal dissanguamento o dalla purificazione tramite fuoco del suo sangue. Le streghe condannate erano "segnate sopra il soffio" (sfregiate sopra il naso e la bocca) e lasciate a dissanguare fino alla morte. 




domenica 25 settembre 2011

I CARMINA BURANA

I Carmina Burana sono testi poetici contenuti in un importante manoscritto del XIII secolo, il Codex Latinus Monacensis o Codex Buranus, proveniente dal convento di Benediktbeuern (l'antica Bura Sancti Benedicti fondata attorno al 740 da San Bonifacio nei pressi di Bad Tölz in Baviera) e attualmente custodito nella Biblioteca Nazionale di Monaco di Baviera.Il termine Carmina Burana è stato introdotto dallo studioso Johann Andreas Schmeller nel 1847 in occasione della prima pubblicazione del manoscritto. Tale codice comprende 315 componimenti poetici su 112 fogli di pergamena decorati con 8 miniature. Sembra che tutte le liriche dovessero essere destinate al canto, ma gli amanuensi autori di questo manoscritto non riportarono la musica di tutti i carmi, cosicché possiamo ricostruire l'andamento melodico solo di 47 di essi. Il codice è suddiviso in



  • Carmina moralia (CB:1-55), argomento satirico e morale;
  • Carmina veris et amoris (CB:56-186), argomento amoroso;
  • Carmina lusorum et potatorum (CB:187-228), canti bacchici e conviviali;
  • Carmina divina, argomento moralistico sacrale (CB: 227 e 228) (questa parte fu probabilmente aggiunta all'inizio del secolo XIV).

I testi (tutti in latino eccetto 47, scritti in alto tedesco) hanno argomento evidentemente molto diverso tra loro, e dimostrano la poliedricità della produzione goliardica. Se da un lato troviamo i ben noti inni bacchici, le canzoni d'amore ad alto contenuto erotico e le parodie blasfeme della liturgia, dall'altro emergono un moralistico rifiuto della ricchezza e la sferzante condanna della curia romana, nella quale molti membri erano sempre e solo dediti alla ricerca del potere. Queste parole dimostrano chiaramente come gli autori di questi versi (i cosiddetti clerici vagantes) non fossero unicamente dediti al vizio, ma che si inserissero anche loro in quella corrente contraria alla mondanizzazione degli uomini di Chiesa. Tuttavia non sono contro la Chiesa come istituzione divina, anzi, il concetto è dato per scontato in ogni canto. Nessun canto attacca la Chiesa cattolica ma solo i suoi membri corrotti. D'altra parte la varietà di contenuti di questo manoscritto è anche indiscutibilmente ascrivibile al fatto che i vari carmina hanno autori differenti, ognuno con un proprio carattere, proprie inclinazioni e probabilmente propria ideologia, non trattandosi di un "movimento letterario" compatto ed omogeneo nel senso moderno del termine. I testi originali sono inframmezzati da notazioni morali e didattiche, come si usava nel primo Medioevo, e la varietà degli argomenti (specialmente religioso e amoroso ma anche profano e licenzioso) e delle lingue adottate, riassume le vicende degli autori, i clerici vagantes altrimenti detti goliardi (dal nome del mitico vescovo Golia) che usavano spostarsi tra le varie nascenti università europee, assimilandone lo spirito più concreto e terreno. Molti dei canti dei Carmina Burana sono scritti in "campo aperto", ovvero con neumi senza pentagramma, per cui se la melodia è riconducibile al canto gregoriano il problema è quello armonico e ritmico, in quanto manca qualunque indicazione. Per quanto un'interpretazione certa ed oggettiva sia oggi molto difficile e varie soluzioni possano essere valide, tra i pochi tentativi di una corretta interpretazione filologico-musicale si possono citare lo studio e le incisioni realizzate dal Clemencic Consort, da I Madrigalisti di Genova e dallo Studio der Frühen Musik - Early Music Quartet di Thomas Binkley registrato nel 1964 (Teldec).

Si vedano i testi originali di Carl Orff: http://it.wikisource.org/wiki/la:Carmina_Burana



Fonte: Wikipedia


LA LETTERA DI CAMBIO: UNA INVENZIONE TEMPLARE

Quello della lettera di cambio fu un metodo che permise di far accumulare all'Ordine dei Templari ingenti ricchezze data anche la comodità del servizio offerto. Quando ci si addentrava in viaggi lunghi come i pellegrinaggi, era facile imbattersi in manipoli di briganti che derubavano i poveri malcapitati. Per ovviare a questo, i Templari inventarono il "buono di deposito": prima di partire, un pellegrino consegnava ai Templari una somma, il Tesoriere gli consegnava una lettera sulla quale vi era scritto esattamente l'importo depositato. Questa lettera, che era scritta a mano ed autenticata con un sigillo, fu chiamata "lettera di cambio. In questo modo il pellegrino poteva viaggiare senza soldi addosso e quindi in sicurezza. Arrivato a destinazione, si recava dai Templari del posto con la lettera e in questo modo riceveva indietro tutti i suoi soldi in moneta locale. Naturalmente per il servizio offerto vi era una sovratassa che contribuì ad alimentare le ricchezze dell'Ordine. 


venerdì 23 settembre 2011

SILVESTRO I: IL PAPA CHE CONSACRO' COSTANTINO

Silvestro I (... – Roma, 31 dicembre 335) fu il trentatreesimo Papa: succedette a Milziade nel 314 e regnò fino alla morte. Silvestro, la cui data di nascita è ignota, secondo il Liber pontificalis, era figlio di un certo Rufino, romano, mentre, secondo il leggendario Vita beati Sylvestri, o Actus Silvestri, di una certa Giusta. Dopo la morte di papa Milziade, Silvestro fu consacrato vescovo di Roma e quindi Papa; occupò tale posizione per ventun'anni, nell'epoca di passaggio tra le ultime persecuzioni e l'era di pace inaugurata da Costantino, l'era in cui la posizione pubblica della Chiesa affrontò un cambiamento epocale: il passaggio dalla Roma pagana alla Roma cristiana. Il papa, comunque, prese parte ai negoziati sull'Arianesimo e sul Concilio di Nicea (325). L'espressione omooúsion fu, probabilmente, concordata tra lui e Costantino prima del concilio. Il pontefice inviò i suoi legati al primo concilio ecumenico, ma ancora non è certo se Costantino avesse concordato in anticipo con Silvestro la convocazione del concilio, né se, oltre alle firme dei suoi legati in calce ai documenti conciliari, ci fosse una espressa conferma papale alle deliberazioni. Silvestro promosse anche la costruzione delle grandi basiliche costantiniane di Roma.

LIBER PONTIFICALIS

Dal IV secolo in poi i compilatori sembrano muoversi su basi più sicure, anche se sono ancora presenti ovvie discrepanze ed errori. L'esame testuale suggerisce che ci furono due versioni iniziali, precedenti al sacco di Roma del 546, dopo il quale il Liber Pontificalis restò intoccato. A partire dall'inizio del VII secolo (all'incirca all'epoca del pontificato di Onorio I) le voci sono contemporanee, aggiunte poco dopo la morte di ogni papa, e anche se riflettono gli orientamenti dell'autore, sono quantomeno ragionevolmente accurate. Poiché il Liber Pontificalis venne redatto da ufficiali inferiori della corte papale, sono state setacciate le fonti degli autori alla ricerca di segni di pregiudizio, soppressione e falsificazione. Ne sono state trovate, senza però che il materiale sia stato invalidato come fonte storica per la biografia dei pontefici.

IL BESTIARIO

Nel medioevo erano una categoria di libri che raccoglievano brevi descrizioni di animali (reali ed immaginari) accompagnate da spiegazioni dotati di morale e ricchi riferimenti tratti dalle Sacre Scritture. Altre raccolte, sono riscontrabili i lapidari (che raccoglievano le proprietà delle rocce e dei minerali) e gli erbari (spesso di carattere medico, descrivevano le virtù delle piante).  L'origine è da ricercarsi nell'opera greca "Physiologus" (il fisiologo, lo studioso della natura) che proponeva l'interpretazione degli animali e delle loro caratteristiche in chiave simbolica e religiosa (quindi, il leone, re degli animali, è associato a Cristo). Il testo fu tradotto anche in latino e nel corso della storia si è arricchito di dettagli ed immagini sviluppandosi nei bestiari veri e propri. Altre fonti sono invece da ricercare in autori latini tra cui Plinio il vecchio, Solino, Sant' Ambrogio. Benché normalmente incluse nel testo dei bestiari le sezioni sugli uccelli possono, in qualche caso, essere estrapolate e conservate in manoscritti i cui testi sono detti aviarii. I bestiari si diffusero soprattutto tra Francia e Inghilterra nel XIII-XIV secolo anche se non mancano testimonianze posteriori tuttavia molto inferiori dal punto di vista della realizzazione artistica.

HABEMUS PAPAM

Per "Habemus Papam" (abbiamo il papa) si intende l'annuncio che il cardinale protodiacono, il primo dei cardinali dell'ordine dei diaconi, dà al popolo quando viene eletto il nuovo pontefice, subito dopo aver accettato e subito dopo essersi vestito nella "Sala del Pianto". L'annuncio viene pronunciato dalla loggia centrale della Basilica di San Pietro in Vaticano. All'annuncio segue la presentazione del nuovo papa.

« Annuntio vobis gaudium magnum:
Habemus Papam!
Eminentissimum ac reverendissimum Dominum
Dominum (nome dell'eletto in accusativo latino),
Sanctæ Romanæ Ecclesiæ Cardinalem (cognome dell'eletto non tradotto in latino),
Qui sibi nomen imposuit (nome pontificale in genitivo latino, seguito dall'aggettivo numerale ordinale

Che tradotto in italiano suona: 

GIUSEPPE SERGI: "L'IDEA DI MEDIOEVO"

L'idea di Medioevo. Fra storia e senso comune è un libro di Giuseppe Sergi nato come saggio introduttivo del Manuale (Donzelli) di Storia medievale nel 1998 e pubblicato singolarmente (con alcune revisioni e una nuova introduzione) nel 2005. Il libro, tradotto anche in francese e in spagnolo, tratta, come si può intuire dal titolo, la differenza tra l'idea di Medioevo presente nell'immaginario collettivo e la realtà storica dei dieci secoli medievali. L'autore infatti sottolinea fortemente che il concetto di Medioevo a noi giunto è in gran parte errato. Questo a causa di una deformazione prospettica attuata dagli storici del XV e XVI secolo, i quali hanno esteso la realtà storica appartenuta ai vicini secoli XII e XIII, periodo di crisi generale, all'intero periodo medievale.

GERBERTO D'AURILLAC: SILVESTRO II, IL PAPA MAGO

Silvestro II, nato Gerberto di Aurillac (Aurillac, ca. 950 – Roma, 12 maggio 1003), fu il 139º papa della Chiesa cattolica dal 999 alla morte, primo papa francese. Prolifico studioso del X secolo, fu lui a introdurre le conoscenze arabe di aritmetica e astronomia in Europa. La sapienza accumulata nella sua vita, lo portò ad essere al centro di molte leggende anche inquietanti che lo ponevano in relazione con la magia e il Diavolo. Si dice che costruì una testa di bronzo in grado di rispondere alle sue domande. Una leggenda ritiene che Gerberto avesse stipulato un patto con Meridiana, un demone donna che apparve dopo che fu rifiutata dal suo amore e con l'aiuto del quale sarebbe salito sulla Cattedra di Pietro. Meridiana disse al futuro papa che se avesse celebrato una messa a Gerusalemme, sarebbe andata a prenderlo: Gerberto cancellò la visita a Gerusalemme ma celebrò messa a Santa Croce in Gerusalemme in Roma (a pochi metri da San Giovanni in Laterano) e vide all'improvviso la donna demone. Gerberto si sentì male, e poco prima di morire chiese al collegio cardinalizio di tagliare il suo corpo per dipenderlo in varie zone di Roma.

L'INCORONAZIONE DI CARLO MAGNO

Il 25 dicembre dell'Anno Domini 800, a San Pietro fu incoronato da Leone III Carlo Magno quale imperatore. Egli fu il primo imperatore dopo quel Romolo Augustolo che fu sconfitto da Odoacre nel 476 segnando la fine dell'Impero Romano d'Occidente. Una delle fonti che citano l'incoronazione, Vita Karoli, afferma che inizialmente Carlo era contrario ad assumere il titolo di imperatore per non entrare in contrasto con l'Imperatore di Oriente che dopo il 476 ottenne i vessilli imperiali. Si dice che Carlo contrario alla cerimonia anche se il Liber Pontificalis nello descrivere la cerimonia evidenzia momenti di festa e cordialità tra i rappresentanti dei due poteri. Solo a seguito dell'ira di Costantinopoli che giudicava inaccettabile l'incoronazione, Carlo fece trapelare la sensazione di una sua irritazione per aver ricevuto la corona direttamente dalle mani del papa. Secondo Eginardo, biografo di Carlo, il papa si prostrò dinanzi all'imperatore vestito di tutto punto; altri invece affermano che prima di apporre la corona sul capo, il papa fece spogliare Carlo per ungerlo con l'olio santo su tutto il corpo. Successivamente fu acclamato al popolo scatenando l'ira franca.

giovedì 22 settembre 2011

IL CONCORDATO DI WORMS

Il concordato di Worms o Pactum Calixtinus fu stipulato il 23 settembre del 1122 a Worms tra Enrico V e Papa Callisto II. Il concordato sancì la regola in materie di investiture del clero mettendo un punto alla "lotta per le investiture" che fu iniziata da Gregorio VII ed Enrico IV. L'imperatore rinuncia all'investitura dei vescovi dell'anello e del bastone pastorale riconoscendo tale obbligo solo al Papa che a sua volta riconosceva all'imperatore il diritto di essere presente alle elezioni episcopali e di investire feudali e, sempre in Germania, l'investitura feudale precedeva l'investitura episcopale. A seguito del patto fu convocato il Concilio Lateranense I che divenne il primo concilio celebrato in Occidente. Nel concilio si ratificò il concordato e si stabili che la Chiesa di Roma godeva del primato su tutte le altre chiese nazionali.

Il testo del concordato di Worms



LA RIFORMA CLUNIACENSE

La Riforma Cluniacense fu un periodo di grande riforme in seno alla Chiesa durante l'Alto Medioevo: tutto nasce dall'abbazia di Cluny, nella Borgogna. I fondamenti della riforma erano

1. Applicazione rigorosa della regola benedettina (Ora et Labora)
2. Celebrazione quotidiana della Messa
3. Controllo sulla devozione di ogni monaco

Unitamente a questi punti, la riforma prevedeva la riorganizzazione dei monasteri con la sottrazione degli stessi ai vescovi rendendo dipendenti dal papa conventi ed ordini. Possiamo dire che l'obiettivo della riforma era di moralizzare la chiesa che intorno all'anno mille, era attraversate da crise intestine: la pratica della Simonia era molto diffusa e soprattutto vi era il mancato rispetto per il celibato imposto agli ecclesiastici.

Ma perchè a Cluny?


Il territorio e il monastero erano stati donati al pontefice da cui dipendeva l'ordine benedettino. Nell'XI seolo il papato accellera la riforma: papa Leone IX depone i vescovi accusati di Simonia in Francia, nell'anno 1059 Nicolo II convoca un concilio per approvare la sanzione politica. Ma soprattutto cambiava l'elezione del Papa; se prima egli era eletto dai nobili e dal popolo di Roma ma con l'approvazione dell'imperatore che era assolutamente necessaria, ora invece viene eletto dal corpo cardinalizio.




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