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La Grande Storia dei Cavalieri Templari
Creati per difendere la Terrasanta a seguito della Prima Crociata i Cavalieri Templari destano ancora molto interesse: scopriamo insieme chi erano e come vivevano i Cavalieri del Tempio
La Grande Leggenda dei Cavalieri della Tavola Rotonda
I personaggi e i fatti più importanti del ciclo arturiano e della Tavola Rotonda
Le Leggende Medioevali
Personaggi, luoghi e fatti che hanno contribuito a conferire al Medioevo un alone di mistero che lo rende ancora più affascinante ed amato. Dal Ponte del Diavolo ai Cavalieri della Tavola Rotonda passando per Durlindana, la leggendaria spada di Orlando e i misteriosi draghi...
martedì 30 agosto 2011
I TORNEI E LE GIOSTRE
CENOBITISMO
San Pacomio |
LA REGOLA DI SAN BENEDETTO
1054: IL GRANDE SCISMA
INCASTELLAMENTO
ACTUS SILVESTRI: IL PAPA DI COSTANTINO
I sacerdoti pagani gli avrebbero suggerito una cura consistente nel bagnarsi nel sangue di tremila bambini. Costantino, tuttavia, impressionato dal pianto delle madri si sarebbe rifiutato di sottoporsi a tale pratica e nella notte successiva gli sarebbero apparsi in sogno i santi Pietro e Paolo che gli avrebbero consigliato di sottoporsi al battesimo, richiamando il vescovo Silvestro, fuggito sul monte Soratte per timore delle persecuzioni. Guarito dal battesimo nel palazzo del Laterano, Costantino avrebbe concesso al vescovo di Roma doni e privilegi, riconoscendogli lo status di capo di tutti i cristiani. Otto giorni dopo il suo battesimo, Costantino avrebbe inoltre iniziato i lavori di costruzione della basilica di San Giovanni in Laterano all'interno del suo palazzo.
La leggenda è in contrasto con la versione storicamente più sicura del battesimo dell'imperatore, effettuato in punto di morte a Nicomedia dal vescovo ariano Eusebio di Cesarea e fu probabilmente redatta allo scopo di eliminare la scomoda professione ariana del primo imperatore cristiano e di legittimare il primato della Chiesa di Roma. Inoltre, come altre fonti agiografiche si preoccupa di dimostrare l'inferiorità del paganesimo. Anche la basilica lateranense venne fondata non sopra un palazzo di proprietà imperiale, ma sui Castra nova equitum singularium. Nella terza parte, corrispondente a circa i due terzi del testo complessivo, si presentava la madre di Costantino, Elena come simpatizzante dell'ebraismo.
Papa Silvestro si sarebbe dunque impegnato in una disputa davanti a giudici pagani contro 12 rabbini per decidere quale fosse la vera religione. Sono riportate dodici altercationes o dispute, che trattano di diversi argomenti. All'ultima sarebbe stato portato un toro al quale uno dei rabbini avrebbe soffiato nell'orecchio il nome di YHWH, facendolo immediatamente morire, mentre papa Silvestro, pronunciandogli all'orecchio il nome di Cristo, l'avrebbe subito resuscitato. A seguito di tale dimostrazione il cristianesimo sarebbe stato riconosciuto come la vera religione. Elena si sarebbe dunque convertita al cristianesimo e sarebbe in seguito partita per il suo viaggio a Gerusalemme.
Si racconta anche del famoso episodio del drago: alla base del Colle Palatino, sotto i resti del tempio dedicato a Castore e Polluce, si racconta avesse la tana un drago crudelissimo e dal respiro mefitico. Un giorno Silvestro I, assai preoccupato per questa calamità che faceva strage di innocenti, decise di intervenire personalmente, recandosi presso la tana del mostro armato del solo crocifisso. Tenendo dinanzi a sé la croce ed invocando il nome della Vergine, il papa riuscì miracolosamente ad ammansire il drago: lo legò con un fragile filo tolto alla sua veste e lo portò a guinzaglio come un docile cagnolino dai suoi fedeli, che pensarono ad eliminarlo. Nella stessa area il pontefice fece quindi costruire, a ricordo dell'episodio, la chiesa di Santa Maria Liberatrice.
lunedì 29 agosto 2011
LE CROCIATE...IN PILLOLE
L'APPELLO DI CLERMONT: "DIO LO VUOLE"
LA PRIMA CROCIATA
giovedì 25 agosto 2011
LO SVILUPPO DELLE CONFRATERNITE
LA PATERNITA' DEGLI ECCLESIASTICI
LA SOCIETA' CRISTIANA COME PARENTELA SPIRITUALE
LA PARENTELA CARNALE E IL SUO CONTROLLO DA PARTE DELLA CHIESA
RIPRODUZIONE FISICA E SIMBOLICA DELLA CRISTIANITA'
lunedì 22 agosto 2011
I LUOGHI INTERMEDI: PURGATORIO E LIMBI
IL PARADISO COME PERFETTA COMUNITA' ECCLESIALE
La ricompensa dei giusti è associata spesso alla Gerusalemme Celeste, città quadrangolare le cui mura sono forate da dodici porte secondo la descrizione dell'Apocalisse di Giovanni. Nei secoli XII e XIII l'evocazione principale della felicità paradisiaca mostra gli eletti nel seno di Abramo: queta rappresentazione beneficia di una grande efficacia figurativa e fa vedere il paradiso come una ricongiunzione ad una figura paterne che riunisce e protegge la sua progenie.
Gli eletti riuniti nel seno di Abramo sono rappresentati come bambini per manifestare al meglio il loro status di figli del patriarca e per sottolineare il ritorno all'infanzia spirituale di cui la Chiesa fa una condizione d'accesso al regno dei cieli. Il desiderio di esprimere la riunione degli eletti a Dio comporta lo sviluppo di un'altra rappresentazione, la corte celeste, che diviene dominante nel XIV secolo e soprattutto nel XV: questo dimostra l'assemblea dei santi, angeli ed eletti disposti attorno alla divinità nell'estasi della sua contemplazione.
IL SISTEMA PENALE INFERNALE
La paura dell'inferno è un incitamento alla confessione tanto importante dal IV concilio lateranense in poi. Sul cammino del peccato dall'inferno un crocevia permette di cambiare destinazione: la confessione che come un nuovo battesimo lava dal peccato o addirittura lo cancella. L'utilizzazione dei sette peccati capitali è l'unico modo per guidare l'esame di coscienza indispensabile alla confessione. L'immagine dell'inferno non è solo da stimolo alla confessione ma indica al fedele come deve procedere. Ma quali sono i limiti della minaccia infernale? Giordano da Pisa all'inizio del XIV secolo, indica che numerosi fedeli credono alla terribile ferocia dei tormenti infernali ma pensano di potervi sfuggire. L'inferno quindi può essere l'oggetto di una credenza non efficace il che costituisce un limite al funzionamento del sistema ecclesiastico. La rappresentazione dell'inferno mira a far confessare più che ad impaurire...
Fonte: La Civiltà Feudale, Gerome Baschet, Newton & Compton
DOTTRINA, RACCONTI DELL' ALDILA' E PRATICHE PER L'ALTRO MONDO
Le concezioni dell'aldilà conoscono durante il Medioevo vari adattamenti: durante i primi anni del cristianesimo domina l'attesa del Giudizio Universale. Sebbene le preghiere per i morti indicano preoccupazione per la salvezza delle anime una grande incertezza avvolge il destino che esse conosceranno durante l'attesa della fine dei tempi. Agostino deve ammettere che le anime ricevono al momento della morte ricompense o castighi. A partire dal VII secolo la preoccupazione dell'aldilà e della sorte delle anime inizia ad avere impulso nell'ambito di un'affermazione delle esigenze del "governo delle anime" caro a Gregorio Magno. L'idea di un giudizio dell'anima prende forma in special modo con Beda il Veneravile sviluppandosi poi a partire dal XII quando alcuni teologi come Abelardo integrano l'esame dell'anima tra le preoccupazione del pensiero erudito, e l'attenzione dei vivi si rivolge verso il destino dell'anima.
L'attesa del Giudizio Universale è una prospettiva fondamentale quindi se il giudizio dell'anima acquisisce durante il Medioevo una importanza crescente esso non eclissa il Giudizio Universale; per San Vittore e Tommaso d'Aquino il primo è nascosto ed individuale e solo il secondo ingloba i corpi. Il mondo dei vivi e il mondo dei morti, quindi, coesistono simultaneamente. I morti possono tornare sulla Terra e apparire ai vivi infatti si moltiplicano tra l'XI e il XII secolo racconti su spettri. Esiste tra la vita terrena e l'altro mondo una frontiera irriducibile e proprio su questo punto la Chiesa di distingue dalle rappresentazioni folcloriche degli abitanti di Montaillout del XIV secolo secondo i quali i morti non si dividono tra inferno e paradiso ma conoscono un destino omogeneo subendo la prova di girovagare la cui durata è variabile. Anche i pochi peccatori incalliti subiscono il proprio castigo sulle montagne circostanti e familiari: in simili rappresentazioni vivi e morti condividono gli stessi spazi.
Se nelle visioni dell'alto medioevo la descrizione dell'aldilà rimane confusa le visioni del XII secolo come quella del monaco Alberico di Montecassino descrivono i soggiorni nell'aldilà differenziando i luoghi in cui vengono inflitti i molteplici castighi. Numerose espressioni permettono di identificare i diversi luoghi di soggiorno dei morti, ma spesso i testi ricorrono alla dicitura "nel secolo futuro" o "nella vita futura" sia perché dal punto di vista cristiano non ha senso riunire il mondo glorioso del paradiso e tenebroso dell'inferno, sia perché manca una concezione del termine "spazio": in conseguenza di ciò può esistere solamente una serie di luoghi che la loro diversità impedisce di inglobare in una visione spaziale omogenea. Le trasformazioni del XII secolo non sono una creazione dal nulla ma sono il risultato di un processo lento e una vera innovazione. Un elemento determinante è la possibilità teologica di una rappresentazione localizzata del destino delle anime.
Questa teoria detta della "dilazione" riposa sulla necessità di rimettersi alle sentenze al momento del Giudizio Universale: infatti secondo Agostino le anime dopo la morte riposano in "depositi segreti" che non sono nè l'inferno nè il paradiso in quanto l'anima stessa è sprovvista di dimensione locale e quindi non può essere situata in nessun posto. L'anima separata non può essere situata nel paradiso o nell'inferno materiale ma unicamente in un luogo che avvia la sua stessa natura. Sebbene Gregorio Magno voglia abbandonare la dilazione, la tradizione di Agostino rimane forte fino all'inizio del XII secolo. Verso il 1100 l'Elucidarium di Augustodunensis afferma che i semplici eletti si trovano in un paradiso spirituale poiché le anime non possono essere contenute in un luogo materiale. Nella metà del XII con San Vittore l'anima è considerata localizzabile: priva di ogni dimensione locale essa non può creare nessuna estensione nel proprio luogo ma è delimitata da un luogo.
Nel secolo successivo la Summa Theologiae di Tommaso d'Aquino sintetizza e approfondisce questa trasformazione: lo spirito può essere considerato come unito ad un luogo corporeo nella misura in cui esiste in questo luogo e in nessun altro precisando che se le anime non possono ricevere nulla dal luogo in cui si trovano, è attraverso la conoscenza della natura dello stesso che le turba provando gioia o sofferenza. A partire dagli anni 1170-1180 si afferma che le anime accedono sin dalla morte a luoghi definitivi che sono l'inferno e il paradiso a meno che un periodo di purificazione non imponga un soggiorno nel purgatorio. I luoghi smettono quindi di essere dualistici. Si afferma allora il sistema dei 5 luoghi dell'aldilà (inferno, purgatorio, paradiso, limbo dei bambini e limbo dei padri).
Dal XII secolo è possibile parlare di una geografia dell'aldilà che si costituisce come un insieme di luoghi distinti e funzionali. Nel momento in cui la parte morta dei defunti si mischia ai vivi la parte vivente dei defunti deve essere soggetto ad una divisione ancora più rigorosa al fine di evitare confusione. Mentre il culto dei morti si concentra nel cristianesimo, ora sono i vivi a dover rendere servizio ai morti. Secondo Agostino vi erano tre forme utili di suffragio: elemosina, eucaristia, preghiera. Nei secoli XI e XII una delle missioni delle comunità monastiche era assicurare la memoria dei defunti e questa è la ragione del loro successo come nel caso della chiesa cluniacense.
I necrologi manoscritti nei quali vi sono iscritti i nomi di coloro che godono del suffragio sono gli strumenti privilegiati che rafforzano il legame tra aristocrazia e clero. La festa dei morti il 2 novembre che Odilone di Cluny istituisce verso il 1030 è un importante segno dell'importanza che la Chiesa accorda al culto dei morti. Lo sviluppo della pratica testamentaria è un altro strumento sviluppando una sorta di "contabilità dell'aldilà" che ricorre alle elemosina ai poveri ma che si focalizza sulla riduzione del tempo di sofferenza nel purgatorio. La conseguenza era una aumento di messe sollecitate dai fedeli preoccupati di stabilire loro stessi il prezzo della loro salvezza. Altro mezzo era quello delle indulgenze che danno luogo ad una medesima contabilità il cui legame troppo evidente con gli interessi materiali della Chiesa sarà fonte di attacco da parte di martin Lutero.
SATANA COME STRUMENTO DI VALORIZZAZIONE DELLE POTENZE CELESTI E DELLA CHIESA
IL DIAVOLO
Il cristianesimo cerca di liberarsi del dualismo: la dottrina cristiana considera Dio come signore e creatore di tutte le cose e il racconto della caduta degli angeli mostra che Satana e i demoni sono creature, angeli decaduti che non possono agire con il permesso di Dio. San Tommaso insiste che i demoni sono stati creati buoni e sono cattivi per loro volontà. La tentazione di Abramo ed Eva è la prima rivincita di Lucifero e si afferma grazie a Agostino secondo il quale il Diavolo grazie al peccato originale possiede un diritto di proprietà sull'uomo. Ma Cristo, col suo sacrificio, riacquista questo diritto del diavolo e può liberare Adamo ed Eva e tutti i giusti dell'Antico Testamento che Satana fino ad allora teneva prigionieri nell'inferno.
La lotta è pari perchè se le forze del male hanno a proprio vantaggio il peccato originale, quelle del bene trovano nella Incarnazione un argomento potente ricordando che l'uomo ha i mezzi per ritrovare l'armonia con Dio. Il Diavolo è considerato il responsabile di tutte le disgrazie e con le sue armi favorite ossia tentazione ed inganno, cerca di insinuare nel cuore degli uomini desideri colpevoli suscitando cattivi pensieri attraverso il sogno o l'apparizione. Può impossessarsi di un'apparenza umana, soprattutto quella di donna attraente o di un giovanotto o addirittura di un santo divenendo un campione della metamorfosi arrivando anche a trasformarsi nell'arcangelo Gabriele, la vergine o Cristo. le tentazioni della carne e del denaro per non parlare del potere sono le più forti e una leggenda vuole che Teofilo per diventare vescovo strinse un patto col diavolo.
Il diavolo può possedere il corpo degli uomini, e proprio per questo esiste l'esorcismo un rituale che permette alla chiesa di liberare i posseduti. Dopo l'anno mille la possessione arretra a vantaggio dell'ossessione diabolica che assilla le coscienze soprattutto dei monaci. In molti racconti si mettono in scena i tormenti delle anime e il diavolo esprime proprio quello che la coscienza giudica negativo e non può considerare come emanante da se stessa o da Dio. Come dice Freud, i demoni sono le forme personificate e proiettate fuori di sè dei desideri repressi. Le pulsioni sono spesso di natura sessuale (vedasi le polluzioni notturne) che possono rivestire anche un tono morboso come quando il diavolo, avendo preso le sembianze di San Giacomo, ordina ad un pellegrino di castrarsi e di darsi la morte. Si precipita presso i morenti per far provare l'ultime tentazione per evitare che possano all'ultimo salvarsi iniziando una guerra con gli angeli al capezzale del morente stesso.
I PECCATI CAPITALI
LA LOGICA DELLA SALVEZZA
sabato 20 agosto 2011
LA CHIESA, ARTICOLAZIONE DEL LOCALE E DELL'UNIVERSALE
LA CRISTIANITA' E I PELLEGRINAGGI NEL MEDIOEVO
SCAMBI SENZA MERCATO
LA RETE PARROCCHIALE E IL RAGGRUPPAMENTO INTORNO AI MORTI
giovedì 4 agosto 2011
CHIESA DEI SANTI QUATTRO CORONATI
Quello dei Santi Quattro Coronati è un complesso di edilizia cristiana situato nel rione romano del Celio, sull'omonimo colle. I nomi dei quattro santi titolari, secondo la Pontificia Academia Cultorum Martyrum, che vi pone una stazione al Lunedì della IV settimana di Quaresima, sono: Castorio, Sinfroniano, Claudio e Nicostrato, commemorati l'8 novembre e divenuti simbolo della massoneria. Nascosta tra i palazzi in zona San Giovanni in Laterano, sorge una basilica di epoca paleocristiana dedicata ai Quattro Coronati. Chi erano? Castorio, Sinfroniano, Claudio e Nicostrato che, commemorati l'8 novembre, divennero simbolo della massoneria. Ecco come ci descrive la leggenda Jacopo da Varagine nella "Leggenda aurea":
"I Quattro Coronati furono Severo, Severino, Carpoforo, Vittoriano; per ordine di Diocleziano furono battuti sino a che non furono morti, con flagelli terminanti in pallottole di piombo. Per molto tempo i loro nomi restarono sconosciuti, ma furono poi rivelati dal Signore e la loro festa fu fissata insieme a quella di cinque altri martiri: Claudio, Castore, Nicostrato, Sinforiano e Simplicio che subirono il martirio due anni dopo i quattro Coronati. Questi cinque erano scultori e perché rifiutarono di scolpire la statua di un idolo, come Diocleziano aveva comandato, e di sacrificare agli dei, furono condannati ad essere chiusi vivi in una cassa di piombo e gettati in mare nell’anno 287 del Signore. Furono venerati insieme agli altri quattro di cui si ignorava il nome e che il papa Melchiade volle fossero chiamati i Quattro Coronati; quando più tardi i loro nomi furono conosciuti, l’uso continuo a chiamarli così".I nove martiri vennero sepolti insieme. Nel 310 papa Melchiade diede loro l'appellativo di Quatuor Coronati e nel VII papa Onorio eresse suna basilica in memoria dei Quatuor Coronati. Nell’ 848 i resti dei nove martiri furono portati nella chiesa dei Quatuor Coronati e da qui nacque la confusione: mentre i cinque scalpellini (marmorarii) furono dimenticati, i Quatuor Coronati divennero i protettori dell’arte del costruire in sostituzione degli altri cinque la cui professione venne unita al nome dei quattro. I Quatuor Coronati divennero uno dei miti (come quello di Hiram) delle varie gilde, corporazioni e fraternite che precedettero lo stabilirsi della Massoneria propriamente detta. Il culto dei Quattro Santi Coronati scomparve con l'avvento della Riforma Protestante onorando san Giovanni Battista e san Giovanni l'Evangelista che occuparono un posto importante, sia per la posizione nel calendario si dal punto di vista massonico. Probabilmente la Corporazione dei Muratori aveva la sua sede all'interno della Chiesa dei Santi Quattro Coronati che è luogo ricchissimo di simboli suggestivi. I più importanti si trovano all'interno del chiostro e sono la "triplice cinta druidica" che simboleggia il percorso che porta al Sé, e i segni X, I, D, incisi nel pavimento in cui la X nasce dall'incontro di due triangoli e si rifà alla nota stella a sei punte. Probabile membro della Corporazione era Francesco Borromini che disseminò Roma di simboli esoterici e massonici. Questa corporazione era una massoneria ante litteram, il cui motto recitava «esporre segretamente e dimostrare silenziosamente». Molto importante è l'oratorio di San Silvestro (cliccare per l'approfondimento): decorato da notevoli affreschi duecenteschi in stile bizantineggiante con "Storie di papa Silvestro e dell'imperatore Costantino I", tratte dalla leggenda narrata negli Actus Silvestri, testimonia anche nel programma iconografico la rilevanza politica del complesso nel contesto del potere temporale del papato.
Altre immagini
(c) Simbolo del Crismon |
(c) Centro Sacro |
(c) Misterioso gioco su un muro all'interno del Chiostro |
(c) Croce Patente all'ingresso della Basilica |
L'ORATORIO DI SAN SILVESTRO A ROMA
PARETE D'INGRESSO
- Costantino colpito dalla lebbra;
- Pietro e Paolo appaiono in sogno a Costantino malato e lo esortano ad affidarsi a papa Silvestro;
- I messi imperiali si dirigono al monte Soratte per incontrare Silvestro.
- I messi di Costantino salgono sul monte Soratte;
- Silvestro rientra a Roma e mostra a Costantino le effigi di Pietro e Paolo;
- Costantino riceve da Silvestro il battesimo;
- Costantino, curato dalla lebbra, siede in trono di fronte a Silvestro;
- Silvestro a cavallo, in corteo, è accompagnato da Costantino.
- Silvestro risuscita il toro ucciso dal sacerdote ebreo;
Autore: Sibeaster |
- Elena, madre di Costantino, ritrova la vera Croce;
- Silvestro libera il popolo romano da un drago.
Nel XVI secolo venne aggiunto il piccolo presbiterio sopraelevato di tre gradini. Gli affreschi che lo decorano si riferiscono al martirio dei santi Quattro Coronati e sono attribuiti a Raffaellino da Reggio.
La chiesa è aperta ore 6.30 - 12.45 / 15.00 - 19.45
L'oratorio di S. Silvestro è visitabile ore 8.30 - 11.45 / 16.00 - 17.45
Il chiostro è aperto ore 10.00 - 11.45 / 16.00 - 17.45
Orario Messe:
Festivi: ore 11.00
Feriali: ore 18.30 - sabato anche ore 8.45 e 18.30
La Cappella non è visitabile durante le Sante Messe.
Gli orari possono subire cambiamenti. Si suggerisce di verificare contattando la chiesa
Ingresso: Offerta libera (generalmente ti viene chiesto 1€/pax)
Telefono: 0039 06 70475427
Fax: 0039 06 77262545
Email: monacheosasantiquattro@tin.it
IL CONCLAVE PIU' LUNGO DELLA STORIA
Più di otto secoli fa avvenne a Viterbo quello che verrà ricordato il primo, e più lungo, conclave della storia della Chiesa. Durato tre anni (esattamente 1006 giorni) si risolse con l'elezione di Tebaldo Visconti, un arcidiacono di Liegi che era in Terrasanta per la Crociata, e che assunse il nome pontificale di Gregorio X. Fu proprio Gregorio a pubblicare la nuova costituzione apostolica "Ubi periculum" al Concilio di Lione che stabiliva regole ferree per il Conclave.
Il conclave più lungo della storia: gli antefatti
Morto Clemente IV il 29 settembre 1268 i 17 cardinali erano divisi in due "partiti": guelfi contro ghibellini in parti praticamente uguali. I cardinali, inoltre, erano divisi anche dall'appartenenza a diverse famiglie, il che rendeva ancora più difficile raggiungere la maggioranza dei 2/3 richiesta per l'elezione del nuovo pontefice. In realtà, sono stati due i nomi che avevano avuto un consenso necessario, stiamo parlando di Filippo Benzi che rifiutò andando a chiudersi in una grotta sul monte Amiata e Bonaventura da Bagnoregio già successore di San Francesco come generale dell'Ordine Francescano.
Intanto il 13 marzo del 1271, Enrico di Cornovaglia, nipote del re Enrico III, fu ucciso per mano di suo cugino, Guido di Montfort durante una messa presso la chiesa di San Silvestro (attualmente visibile a piazza del Gesù) per onorare il passaggio del corteo funebre che riportava i resti di Luigi IX (morto durante l'ottava crociata) in Francia.
Il conclave più lungo della storia: la scelta
La città non ne poteva davvero più: dato che il mantenimento del Collegio Cardinalizio spettava alla popolazione locale, il Capitano del Popolo Raniero Gatti e il Podestà Alberto di Montebuono, il primo Giugno del 1270 ordinarono l'immediata chiusura delle porte della città così come del Palazzo dei Papi, luogo dove si stava svolgendo l'interminabile conclave (da qui nacque il nome conclave, dal latino cum-clavis, chiuso a chiave). Dopo qualche giorno fu deciso di ridurre il cibo e di scoperchiare la grande sala cercando di convincere, in questo modo, i cardinali a nominare il nuovo Vicario di Cristo. Dopo un anno fu nominata addirittura una commissione che scelse Tebaldo Visconti solamente dopo...due ore!
LO SCHIAFFO DI ANAGNI
IL SIGILLO DEI TEMPLARI
LA PERGAMENA DI CHINON
Chinon, 1308 agosto 17-20
IL GIURAMENTO TEMPLARE