Se esiste l'inferno, non può non esistere il paradiso: se la pena principale dell'inferno è la privazione di Dio, la ricompensa degli eletti consiste nella soddisfazione di vedere i tormenti dei dannati. Il paradiso consente di pensare ad una società perfetta dove gli eletti partecipano alla comunità della Chiesa celeste compagna degli angeli ed assemblea dei santi e di tutti i giusti. La ricompensa del paradiso consiste in una riunione dei fedeli al Creatore che viene chiamata "visione di Dio" sulla scia di Agostino sebbene non abbia niente in comune con la visione attraverso gli occhi: "la visione beatifica" permette di concepire la salvezza cristiana come un accesso a Dio, una piena partecipazione alla sua presenza. Il paradiso viene designato come luogo pieno di alberi e si manifesta quindi come una relazione essenziale tra paradiso celeste e paradiso terrestre: la storia dell'umanità si richiude ad anello in modo che la speranza del paradiso che anima gli uomini è anche il desiderio di un ritorno alla felicità perduta delle origini.
La ricompensa dei giusti è associata spesso alla Gerusalemme Celeste, città quadrangolare le cui mura sono forate da dodici porte secondo la descrizione dell'Apocalisse di Giovanni. Nei secoli XII e XIII l'evocazione principale della felicità paradisiaca mostra gli eletti nel seno di Abramo: queta rappresentazione beneficia di una grande efficacia figurativa e fa vedere il paradiso come una ricongiunzione ad una figura paterne che riunisce e protegge la sua progenie.
Gli eletti riuniti nel seno di Abramo sono rappresentati come bambini per manifestare al meglio il loro status di figli del patriarca e per sottolineare il ritorno all'infanzia spirituale di cui la Chiesa fa una condizione d'accesso al regno dei cieli. Il desiderio di esprimere la riunione degli eletti a Dio comporta lo sviluppo di un'altra rappresentazione, la corte celeste, che diviene dominante nel XIV secolo e soprattutto nel XV: questo dimostra l'assemblea dei santi, angeli ed eletti disposti attorno alla divinità nell'estasi della sua contemplazione.
La ricompensa dei giusti è associata spesso alla Gerusalemme Celeste, città quadrangolare le cui mura sono forate da dodici porte secondo la descrizione dell'Apocalisse di Giovanni. Nei secoli XII e XIII l'evocazione principale della felicità paradisiaca mostra gli eletti nel seno di Abramo: queta rappresentazione beneficia di una grande efficacia figurativa e fa vedere il paradiso come una ricongiunzione ad una figura paterne che riunisce e protegge la sua progenie.
Gli eletti riuniti nel seno di Abramo sono rappresentati come bambini per manifestare al meglio il loro status di figli del patriarca e per sottolineare il ritorno all'infanzia spirituale di cui la Chiesa fa una condizione d'accesso al regno dei cieli. Il desiderio di esprimere la riunione degli eletti a Dio comporta lo sviluppo di un'altra rappresentazione, la corte celeste, che diviene dominante nel XIV secolo e soprattutto nel XV: questo dimostra l'assemblea dei santi, angeli ed eletti disposti attorno alla divinità nell'estasi della sua contemplazione.
Fonte: La Civiltà Feudale, Gerome Baschet, Newton & Compton
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