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La Grande Storia dei Cavalieri Templari

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lunedì 30 settembre 2013

ELEMENTI DI STORIA MEDIEVALE

La storia medievale è estremamente complessa. Queste 13 lezioni che ho testato per un mio esame di storia Medievale, sono veri e propri compendi per lo studio della materia. Esse, ovviamente, non vogliono sostituire alcun libro di testo ma mirano a chiarire alcuni punti e ad aiutare lo studente per il ripasso dell'ultimo istante. Per garantire un approfondimento compiuto, i link ipertestuali permetteranno di accedere ad argomenti chiave della lezione. Ovviamente se doveste ravvisare inesattezze o volete contribuire a completare la lezione, contattatemi pure!

ELEMENTI DI STORIA MEDIEVALE 1: LA FINE DELL'IMPERO ROMANO D'OCCIDENTE E I REGNI ROMANO-BARBARICI

Ormai tutti gli studiosi concordano sul fatto che la caduta dell'Impero Romano non dipese dalle invasioni barbariche ma da una serie fattori interni all'impero stesso come ad esempio una eccessiva burocrazia amministrativa, la scomparsa dei ceti medi della società, la forza prorompente del cristianesimo. Roma era una grande civiltà, difficilmente disgregabile dall'esterno: l'unico modo per sconfiggerla era aspettare che implodesse nelle sue contraddizioni, nei suoi problemi. Le invasioni barbariche (che poi in realtà erano migrazioni di popoli) avevano sicuramente minato la sicurezza dell'impero ma anche il disordine amministrativo, la pessima qualità delle strade e la pressoché nulla manutenzione dei canali di irrigazione erano stati fattori fondamentali per accelerare il processo di crisi del sistema. Ma ancora più importante fu la mescolanza tra romani e barbari: la crisi demografica aveva impedito un rapido cambiamento nell'esercito e si rimediò arruolando schiavi, barbari e criminali. E' facile intuire la conseguenza di ciò: non si parlerà più di eserciti romani ma erano eserciti misti con barbari che combattevano per soldi e per saccheggi e che ovviamente mostravano più ardore nei furti che non nei combattimenti col nemico. Tra il III e IV secolo il confine inizia a vacillare pericolosamente: iniziamo a parlare di migrazioni di popoli proveniente da nord e da che gli imperatori accolsero come foederati ponendo sotto il controllo di un prefetto romano intere tribù pur permettendo loro di mantenere la propria lingua e la religione. I tentativi di Diocleziano e Costantino di arrestare la decadenza del regno, sortirono l'effetto contrario accentuando il processo di separazione tra la parte dell'impero occidentale e orientale. D'altronde fu proprio Costantino con lo spostamento della capitale da Roma a Bisanzio ad indebolire l'impero rompendo di fatto l'unità amministrativa.

L'Impero diviso

La separazione dell'Impero si attuò dopo la morte dell'Imperatore Teodosio avvenuta nel 395: Arcadio diventa imperatore in Oriente e Onorio in Occidente. Le due parti dell'impero non tornerà mai più unito tanto che nel 476 quando l'impero cadde cambiò il nome in impero bizantino richiamando il nome della capitale Costantinopoli (Bisanzio). In occidente arrivano gli Unni dall'Asia e spinsero le popolazioni germaniche dentro i territori dell'Impero in maniera del tutto scoordinata. Nacquero così i regni romano-barbarici. L'integrazione dei barbari che avevano raggiunto anche alti gradi militari si bloccò di colpo.

Le migrazioni di popoli nel IV e V secolo

I Germani sono dei popoli indeuropei provenienti dalla Scandinavia e dall'Europa nor orientale. Erano popolazioni di nomadi che non vivevano in territori ospitali e che per trovare terreni idonei all'agricoltura
si spostarono nei territori vicino ai fiumi Reno, Danubio, Vistola e Mar Nero. Rispetto ai Germani del I secolo, quelli che ora vivevano a ridosso dell'impero erano senza dubbio più evoluti. La stessa parola barbari con cui i romani definivano le popolazioni germaniche indica la scarsa considerazione che si aveva per la loro coltura. Il nucleo principale dei germani era la sippe, un insieme di famiglie consanguinee che sviluppavano la propria vita all'interno di territori comuni: infatti presso i germani la proprietà privata non era contemplata e i campi coltivati appartenevano alla comunità. Tante sippe formavano una tribù che unita ad altre tribù davano vita ad un primo nucleo di popolo. I germani avevano una concezione della giurisprudenza totalmente diversa dal mondo romano: le loro leggi erano non erano scritte e non avevano tribunali la vendetta poteva essere regolata autonomamente mediante la faida che fu affiancata successivamente dal guidrigildo (indennità pecuniaria). I litiganti possono portare prove o sottoporsi all'ordalia, il Giudizio di Dio restando incolumi dopo aver superato una barriera di fuoco o dopo aver immerso un braccio o una gamba in acqua molto calda. A capo delle loro divinità vi era Odino. Nelle società germaniche solo i guerrieri, gli arimani, sono da considerarsi uomini liberi: gli altri sono semiliberi o schiavi. In caso di guerra tutti i combattenti si univano per eleggere il koenig, il capo. Dal 341 la preoccupazione principale degli imperatori era di convertire i Goti e affidarono al vescovo Ulfila questo compito molto complicato. Ulfila decise di tradurre in gotico inventando un alfabeto la Bibbia secondo l'interpretazione ariana portando alla conversione il popolo che furono i primi ad aderire all'arianesimo (leggi qui per Nestorianesimo ed Arianesimo). 
La caduta dell'impero subì una rapidissima accelerazione a causa degli Unni che nel 355 raggiunsero il Volga. La loro presenza costrinse i Sarmati russi a muoversi verso i Balcani obbligando a loro volta i goti a spostarsi a un passo dai confini romani. Alla fine del IV secolo i Goti arrivarono sulle rive del Mar Nero e sconfissero ad Adrianopoli nel 378 l'esercito Romano arrivando a minacciare Costantinopoli. 
Possiamo suddividere in due gruppi i popoli barbarici: il primo era composto da Franchi, Sassoni, Alamanni e Bavari stanziati nella Gallia centro settentrionale, in Britannia e nella zona tra Reno e Alpi che aderirono alla religione pagana. Il secondo gruppo era formato da Visigoti, Vandali, Burgundi, Ostrogoti che occupano la Gallia meridionale, Italia, Spagna, Africa settentrionale e sono dei popoli cristianizzati. 
E' chiara la contraddizione del termine romano-barbarici. Romane sono le leggi ed istituzioni, i barbari sono per lo più guerrieri e anche per questo i sovrani germanici cercarono di ottenere dall'imperatore di Oriente il riconoscimento della loro presenza che l'imperatore concedeva facilmente anche perchè aveva tutto l'interesse a stringere alleanze politiche e militari. Ma la fusione è lenta in molti campi:
- campo religioso: arianesimo contro cattolicesimo
- campo giuridico: alla visione morale del diritto romano si contrappone la vendetta personale
- campo economico: la proprietà privata romana si contrappone all'economia collettivistica. 
I barbari però ammiravano la cultura romana e proprio per questo la fusione era lenta ma inevitabile portando ad una vera e propria romanizzazione anche dei costumi e della legge. 
Il primo regno a nascere fu quello dei Vandali stanziati tra il Marocco e la Tripolitania. Il re Geneserico che saccheggiò nel 455 Roma impose che la successione al trono spettasse al più anziano della famiglia regnante. I vandali si dedicarono a scorribande continue per tutto il Mediterraneo occidentale senza mai integrarsi con i Romani preferendo l'arianesimo. Nel 533 si fusero con i bizantini dopo esser stati deportati per volontà di Giustiniano. I Visigoti si stanziarono in Gallia meridionale e in Spagna. Sconfitti nel 507 dai Franchi cedettero l'Aquitania e tra il 550 e il 554 consegnarono ai bizantini la Spagna del sud. I visigoti si convertirono divenendo il braccio destro della Chiesa cattolica lottando contro gli ebrei che erano in netta minoranza in Spagna. Importante è la lex wisighothorum che introdusse il principio di territorialità della legge. I Burgundi furono assorbiti nel 533 dai Franchi. Gli Anglosassoni rimasero ben lontani dalla sfera di influenza latina fino al VI secolo quando la Chiesa riuscì ad allacciare rapporto tra Europa e Britannia. 
Più complessa è la storia dei Franchi. Apparsi nel 240, nel V secolo si stanziarono sul Reno. Il primo re fu Clodio e il suo successore Meroveo iniziò la lunga discendenza merovingia che governerà sino al 751. Clodoveo ereditò il regno, sconfisse i Visigoti e trasferì la capitale a Parigi. Si convertì al Cristianesimo dopo il matrimonio con Clotilde. Alla sua morte il regno fu diviso in quattro parti divenendo una sorta di proprietà privata: Austrasia, neustria, Borgogna ed Aquitania. I re merovingi non esercitavano un potere assoluto in quanto molto importanti erano i maggiordomi o maestri di palazzo che avevano le funzioni di amministratori di proprietà terriere. Gli Ostrogoti riconquistarono l'indipendenza dopo la morte di Attila e si allearono con i bizantini i quali chiesero, in cambio di denaro, di respingere i barbari verso l'occidente. In compenso ottennero oltre la Pannonia e come garanzia tennero a Bisazio Teodorico il figlio del re il quale apprese dai bizantini l'arte della guerra e del governo. Zenone impone a Teodorico, nominato patricius, di conquistare l'Italia che tra il 476 e 489 è governata da Odoacre che non riesce a creare una forma stabile di monarchia nonostante collaborasse con la Chiesa e col personale amministrativo di Roma. Teodorico sconfisse Odoacre e dal 493 al 534 l'Italia diventa un regno romano-barbarico avente per capitale Ravenna. Teodorico collabora con le strutture romane, scegliendo uomini di grande cultura e fama come amministratori tentando di instaurare una convivenza pacifica garantendo libertà sia ai Goti che ai Romani ma, onostante questo, proibisce i matrimoni misti, vietò ai Goti di imparare il latino e difese l'arianesimo. Tollerò il cattolicesimo e favorisce il prosieguo del diritto romano per regolare i rapporti tra persone latine. Teodorico, temendo un attacco bizantino, cercò l'appoggio degli altri regni romano barbarici e per questo sposò la sorella di Clodoveo. Teodorico fallì clamorosamente: preoccupato della politica aggressiva dell'imperatore di oriente che mira a riconquistare l'Occidente, fece giustiziare tutti i suoi collaboratori ed arrivò anche ad imprigionare il papa, Giovanni I. Teodorico muore nel 526.

Glossario fondamentale

Arianesimo => dottrina elaborata da Ario e condannata a Nicea nel 325 che sosteneva l'inferiorità della natura divina del Logos (Cristo) rispetto a quella di Dio ritenendo che il Verbo di Dio fosse stato creato in seguito. Ariano non negava la Trinità ma subordinava il Figlio al Padre negandone la consustanzialità che verrà riformulata nel Credo Niceno Costantinopolitano. Per Ario Cristo era un semidio. 

Date importanti

455: Sacco di Roma per mano dei Vandali
476: Cade l'Impero Romano d'Occidente
476-489: In Italia governa Odoacre
478: Goti in Scizia
482-511: Regno di Clodoveo
493: Teodorico conquista Ravenna
493-534: l'Italia diventa un regno romano barbarico con capitale Ravenna
507: I Franchi sconfissero i Goti
526: Teodorico muore
527-565: Giustiniano Imperatore
535-553: Guerra Greco-Gotica
587-589: Conversione dei Visigoti al Cattolicesimo

UMBERTO LONGO - "COME ANGELI IN TERRA. PIER DAMIANI, LA SANTITA' E LA RIFORMA DEL SECOLO XI". PRESENTAZIONE DEL LIBRO IL 7 OTTOBRE 2013 A ROMA

Pier Daminiani è stato uno dei più importanti esponenti per quanto riguarda la riforma della Chiesa iniziata alla metà dell'XI secolo. Il volume di Umberto Longo mira a tracciare un itinerario di pensiero e dell'azione del santo evidenziando tutti i passaggi che hanno contribuito alla riforma della Chiesa. Il libro verrà presentato lunedì 7 ottobre 2013 presso L'istituto Storico italiano per il Medioevo di Roma (piazza dell'Orologio, 4). Ci saranno anche Glauco M. Cantarella dell'Università di Bologna e Nicolangelo D'Acunto della Cattolica di Milano con sede a brescia.





Per acquistare il libro su IBS
http://www.ibs.it/code/9788883349980/longo-umberto/come-angeli-terra.html

Sede ISIME - Istituto Storico Italiano per il Medioevo
piazza dell'Orologio 4, Roma




ISTITUTO STORICO ITALIANO PER IL MEDIOEVO

L'Istituto storico Italiano, fondato nel 1883 per dare "unità e sistema alla pubblicazione de' Fonti di storia nazionale", assunse il titolo di Istituto Storico Italiano per il Medio Evo nel 1934. All'Istituto Storico Italiano per il Medio Evo vennero riconfermati tutti i compiti scientifici già assegnatigli e gli venne inoltre affidata la direzione scientifica della ristampa nazionale dei Rerum Italicarum Scriptores del Muratori, edita a spese della casa Zanichelli di Bologna dalla quale, nel corso del 1995, l'Istituto ha ottenuto la cessione del marchio.
Con R.D. 31 dicembre 1923, n. 3011, fu istituita presso l'Istituto la Scuola Nazionale di studi medievali per la ricerca e lo studio delle fonti per la storia d'Italia e la loro pubblicazione. Il 4 luglio 2009 il Consiglio Direttivo dell’Istituto storico ha approvato la costituzione della Scuola storica nazionale per l’edizione delle fonti documentarie. Presso l'Istituto, per le necessità della ricerca, si è venuta formando negli anni una Biblioteca specializzata, che conta ormai più di 100.000 volumi e più di 300 testate di riviste italiane e straniere, aperta al pubblico. L'Istituto ha sede nel Palazzo Borromini ed è vigilato dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali. L'Istituto storico italiano per il medio evo è da sempre punto di riferimento per gli studiosi che si dedicano all’edizione di testi storici di età medievale dal 500 al 1500. Ma l’attività dell’Istituto,  pur mantenendo inalterata tale vocazione, è stata nel tempo e soprattutto negli ultimi anni integrata, arricchita e ulteriormente articolata: 
  • sono stati promossi e ratificati Accordi di collaborazione con Università, Accademie ed Enti di ricerca (vedi Convenzioni);
  • sono stati avviati Progetti di ricerca di ambito nazionale ed internazionale (vedi Progetti)
  • sono state organizzate periodiche occasioni di confronto e di approfondimento, iniziative di alta divulgazione, convegni seminari, presentazione di volumi (vedi Convegni e seminari).
  • l’Istituto valorizza il concetto di rete tra le istituzioni culturali, favorisce i rapporti con la comunità scientifica nazionale ed internazionale e collabora ad iniziative promosse da altre istituzioni, se di alto profilo culturale, concedendo il proprio Patrocinio.


BIBLIOTECA

Il personale della biblioteca è costituito da:
Anna Maria Velli, Responsabile
Federica Pacelli, catalogazione
Francesca Cirilli, servizio di riproduzione e assistenza in sala
Orari: 
lunedì e mercoledì: orario continuato 8.30 – 18.30
martedì, giovedì e venerdì: 8.30 – 14.00
Chiusura estiva: agosto

Accesso alla consultazione e ai servizi
La Biblioteca dell'Istituto storico  è aperta a tutti gli studiosi italiani e stranieri e agli studenti universitari forniti di lettera di presentazione di un professore o tutore universitario.

Istituto Storico Italiano per il Medioevo 
Piazza dell'Orologio 4 • 00186 Roma 
www.isime.it

domenica 29 settembre 2013

LA LEGGENDA DI ORIA FUMOSA

La città di Oria è avvolta nella nebbia, conseguenza di una maledizione. La storia di Oria fumosa narra che durante la costruzione delle mura delle città o del castello secondo altre fonti, crollavano continuamente e nessuno riusciva a capire il perchè. I costruttori si recarono dagli oracoli il cui responso fu raccapricciante: era necessario cospargere le mura con il sangue di una fanciulla. Durante la notte le guardie girarono la città e trovarono una fanciulla che fu sacrificata proprio sulle pietre delle mura che non crollarono più. La madre, venuta a sapere del fatto, lanciò una maledizione alla città:
"Possa tu fumare Oria, come fuma il mio cuore disperato"
In alcune sere Oria è avvolta nalla nebbia e puntualmente viene ricordato il tragico evento. Ancora oggi gli anziani del posto ricordano la morte della fanciulla con una triste cantilena
"A Oria fumosa 'ccitera 'nna carosa, tant'era picciredda, ca si la mintera 'mposcia"
(Ad Oria fumosa, uccisero una bambina così piccola che potevano metterla in una tasca)

Per l'Associazione Studi Paranormale, Emiliano Amici
(www.sguardosulmedioevo.org)

Immagine tratta dal sito del Comune della Città di Oria: http://www.comune.oria.br.it/

SAN MICHELE ARCANGELO E LE SUE APPARIZIONI

Il 29 settembre è il giorno di San Michele Arcangelo. Egli è rappresentato con la divisa di capo dell'esercito degli angeli che lotta contro il diavolo rappresentato da un dragone. E' rappresentato con una armatura proprio per essere identificato come combattente nella lotta contro il male. Con la diffusione del cristianesimo si moltiplicarono cappelle, chiese e luoghi di culto dedicati al santo e numerose sono le località, come Monte Sant'Angelo a Foggia, che portano proprio il suo nome. Il più famoso santuario è proprio nel Gargano: sembra che nel 490, sotto Papa Gelasio I, un potente della zona perse il suo toro più prezioso e lo ritrovò in una grotta il cui accesso era impossibile. Non potendo portarlo fuori gli scagliò contro una freccia che tornò indietro e lo ferì al piede. Il folklore ha raccontato anche che Elvio, questo il nome del signorotto, aveva trovato il toro inginocchiato dinanzi ad una grotte dedicata al culto del dio Mitra e anche in questa versione la freccia scoccata da Elvio gli tornò indietro colpendolo e mentre cadeva dal cavallo vide una luce formata da tutti i colori dell'arcobaleno e un angelo che impugnava una spada scintillante. Elio, terrorizzato, si recò dal vescovo Felice il quale gli ordinò tre giorni di preghiera. L'8 maggio 490, San Michele apparve in sogno al Vescovo e gli disse:
"Io sono l'Arcangelo Michele, e sono sempre alla presenza di Dio. 
La grotta è a me sacra ed Io l'ho scelta. 
Non ci sarà più spargimento di sangue di animali. 
Dove si apre la roccia il peccato dell'uomo potrebbe essere perdonato. 
Ciò che è stato richiesto in preghiera sarà concesso. 
Perciò risalite la montagna e consacrate la grotta al culto cristiano."

Il Vescovo ordinò a raccolta tutta la popolazione per portarla in processione sul Monte ma non fu trovata nessuna grotta...

L'Apparizione della Vittoria

La seconda apparizione avvenne nel 492. Questa volta a Siponto allora sotto assedio da Odoacre. La città era ormai ridotta allo stremo delle forze e il Vescovo Lorenzo di Maiorano ottenne tre giorni di tregua in cui impose alla popolazione di pregare e fare penitenze chiedendo a Michele Arcangelo di proteggere il popolo. Il santo apparve al Vescovo promettendo aiuto e alle dieci del mattino un temporale violento e tempeste di sabbia si abbatterono sulle truppe di Odoacre togliendo l'assedio.

L'Apparizione della Meditazione

Dopo l'intervento contro le truppe di Odoacre, il Vescovo Lorenzo di Moiano ottenne dal Papa la possibilità di consacrare la grotta in cui il santo apparve. Ma Michele apparve in sogno al vescovo piuttosto adirato.
Non è necessario che voi mi dedichiate questa chiesa che Io stesso ho consacrato con la mia presenza. Entra e con il mio aiuto innalza preghiere e celebra il Sacrificio.Io Ti mostrerò come Io stesso ho consacrato questo luogo.
Il vescovo Lorenzo, altri sette vescovi, il clero e la popolazione si avviarono in processione verso la grotta e il 29 settembre del 493 avvenne un prodigio. Era una giornata molto calda: giunti alla Grotta notarono un altare coperto da un pallio e sormontato da una croce di legno (anche se c'è chi dice che fosse di cristallo). Fu l'Arcangelo a consacrarla ed attendeva che il popolo di Dio vi celebrasse il sacrificio. All'interno della grotta notarono anche l'orma di un piede di un bambino. A questo punto apparve chiara l'intercessione del Santo e Lorenzo decise di edificare una chiesa all'entrata della grotta e proprio il 29 settembre divenne il giorno da dedicare a San Michele.

La fine della peste

Siamo a Roma. Il pontefice era San Gregorio Magno (590-604) al quale il santo apparve in cima alla Mole Adriana mentre stava rinfoderando la spada annunciando la fine di una terribile peste che stava uccidendo tutta la popolazione romana. Il Papa cambiò il nome in Castel Sant'Angelo, nome con cui tutt'ora è conosciuta la costruzione. Attualmente la statua visibile è solo una copia moderna, l'originale è posta al piano inferiore della suggestiva costruzione.

La seconda Apparizione della Vittoria

La quinta apparizione è detta della Vittoria, vittoria ottenuta dai Longobardi durante la guerra contro i bizantini nel 662-663. La vittoria avvenne l'8 maggio e fu attribuita all'intercessione di Michele Arcangelo. Dato che la vittoria avvenne con modalità del tutto simili alla precedente del 492 e visto che dal 666 le bandiere longobarde erano fregiate col simbolo del santo, si pensa che le due apparizioni fossero in realtà la stessa medesima cosa. 

L'Apparizione della Peste

Corre l'anno 1656 e in quel periodo la peste stava dilaniando il popolo italiano. Il Vescovo Puccinelli ordinò alcune giornate di digiuno e preghiere per chiedere l'aiuto del Santo affidando alla sua statua una pergamena con una preghiera di tutta la popolazione locale. Il 22 (o 25) settembre, Puccinelli sentì la terra tremare sotto di se e vide Michele avvolto da una luce:
Io sono l'Arcangelo Michele. 
Chiunque utilizzi la pietra di questa grotta sarà guarito dalla peste. 
Benedici le pietre e scolpiscivi il segno della Croce e le iniziali del mio nome.
Il vescovo fece come imposto dal santo ed effettivamente tutta l'area fu liberata dalla peste. 
Ancora oggi è possibile leggere la preghiera. 
Al Principe degli Angeli vincitore della peste, patrono e custode, monumento di eterna gratitudine. Alfonso Puccinelli 1656 
Villelmus Card. Baum - Penitenziere Maggiore Aloisius De Magistris - Reggente

Ma esiste una seconda versione di questa apparizione. Un certo Federico Spagnoletta fu colpito dalla peste e si recò alla grotta del santo, prese delle schegge di pietra ponendole sui tipici bubboni e guarì e egli stesso non si spiegò il perchè. Spagnoletta ricevette in sogno la visita del santo e, dopo avergli spiegato l'accaduto, gli disse che il miracolo si poteva riprodurre e da quel momento la grotta divenne meta incessante dei pellegrini e le piccole pietre erano considerate reliquie. 

sabato 28 settembre 2013

VISITA A SAN GIOVANNINO E AI SUOI SOTTERRANEI

Oggi e domani 29 settembre 2013 dalle ore 15 alle ore 18 sarà possibile visitare la suggestiva chiesa di San Giovannino di Santa Maria del Tempio di Casale Monferrato e i relativi sotterranei. La chiesa di San Giovannino è del 1600 ma è ormai evidente che la chiesa antica su cui sorge il complesso è decisamente più antica. E' certa la presenza di Templari, infatti dove vi erano i templari vi erano anche tre realtà: una chiesa dedicata alla madonna, una a San Giovanni e una commenda dove si lavorava la terra e dove venivano ospitati i pellegrini. Dicono gli organizzatori: "Per l’aiuto grande che ci hanno dato in questo lavoro dobbiamo ringraziare i ragazzi dell’Oratorio del Duomo che hanno faticato duramente e hanno poi donato il ricavo alle missioni del Perù. Vogliamo poi ringraziare Stavri, l’amico albanese che è un po’ il custode della zona retrostante la chiesa da cui si accede ai sotterranei. Stavri lavora per il Consorzio irriguo di S. Giovannino che lì ha il suo deposito. Lui ci ha consegnato le chiavi e ci ha aiutato nella pulizia. Grazie soprattutto alle nostre “Guide”: l’architetto Michela Corti che ha eseguito il rilievo di tutta la chiesa, compresi i sotterranei, l’insegnante di storia dell’arte Marta Barbesino che ha lavorato come guida al Museo e il professor Dionigi Roggero".

venerdì 27 settembre 2013

PRESENTAZIONI AFFRESCHI MEDIEVALI A CERI (RM)

Sabato 28 settembre Ceri, piccola città della provincia di Roma sarà al centro dell'attenzione di tutti gli appassionati di arte medievale: alle ore 11.30 al Santuario di Ceri saranno presentati recenti ritrovamenti pittorici scoperti proprio all'interno del santuario. L'Assessore Croci ha affermato che "I restauri intrapresi sui dipinti della piccola ma eccezionale chiesa di Ceri affidati alla competenza e alla passione della Dott.ssa Patrizia Ferretti, della Soprintendenza ai Beni Storico Artistici ed Etnoantropologici del Lazio, hanno portato a nuova luce un ciclo estremamente importante per la storia della pittura romana medievale, fino ad oggi rimasto celato". Si tratterrebbe di pitture che risalgono ad un periodo collocabile tra l'XI e XII secolo e che raffigurano scende dell'Antico Testamento e non solo. Durante la giornata, Pizzinelli mostrerà i lavori di restauro che si sono conclusi nel maggio del 2013.

mercoledì 25 settembre 2013

LA PAPESSA

Risultati immaginiJohanna (in italiano Giovanna, interpretata da Johanna Wokalek) è una ragazza nata ad Ingelheim nel 814 d.C. e non accetta quello che il destino pare riservare a una donna in quell'epoca: matrimonio e figli. Contro il parere del padre severo, e contro le stesse regole della Chiesa cattolica, seguendo la sua profonda fede, decide di frequentare la scuola cattedrale di Dorstadt. Qui conosce il conte Gerold (David Wenham), nobile alla corte del vescovo, del quale diventa prima amica e poi si innamora. La partenza di Gerold per la guerra di successione al trono di Carlo Magno è motivo di profonda riflessione per Johanna, che si rende conto del fatto che essere donna le preclude la possibilità di seguire la vita che desidera. Prende così una difficile decisione, travestendosi da uomo ed assumendo la nuova identità di fratello Johannes Anglicus (che in italiano significa Giovanni l'Inglese, derivante dal latino), per entrare come monaco benedettino nell'abbazia di Fulda ed iniziare una carriera che, inaspettatamente, la porterà ai vertici ecclesiastici fino al soglio pontificio. Sarà in ciò ostacolata da Anastasio.

Nel frattempo la Papessa aspetta un figlio da Gerold, situazione che preoccupa i due nel caso di un'eventuale scoperta da parte dell'opinione pubblica. Per questo motivo decidono di scappare nel giorno di Pasqua. Tuttavia quel giorno, durante una processione, alcuni uomini offendono la Papessa così Gerold li affronta in duello. Lui perisce e la donna muore pochi minuti dopo perdendo sangue a causa di un aborto spontaneo. I romani così scoprono che il Papa è una donna, mentre Anastasio viene accusato dell'omicidio di Gerold e condannato all'esilio in un monastero per alcuni anni.

Tornato libero, Anastasio molti anni dopo scrive una cronaca che raccoglie la cronologia di tutti i papi, evitando di menzionare Giovanna. Roma e la Chiesa accettano il libro così da cancellare la vicenda della Papessa e l'imbarazzo di aver avuto un capo della Chiesa di sesso femminile.

IL NOME DELLA ROSA IN STREAMING

Immagine correlataNel 1327, alcuni terribili omicidi sconvolgono un'abbazia benedettina sperduta sui monti del Nord-Italia. Nel monastero dovrà svolgersi un importante concilio francescano a cui è chiamato a partecipare il dotto frate Guglielmo da Baskerville. Nel contempo, l'abate affida a Guglielmo le indagini degli omicidi in virtù della sua esperienza di inquisitore, senza dimenticare le vociferazioni sull'Anticristo che da sempre circolano nell'abbazia. Il francescano, insieme al suo giovane novizio Adso da Melk, si ritrova in un ambiente ostile, un'abbazia piena di libri e di cultura ma anche segreta e spaventosa, su cui dovrà indagare prima dell'arrivo della Santa Inquisizione. Il nome della rosa (Der Name der Rose, in inglese The Name of the Rose) è un film del 1986 diretto da Jean-Jacques Annaud, tratto dall'omonimo romanzo di Umberto Eco del 1980. Il film ha vinto numerosi premi internazionali, tra cui quattro David di Donatello 1987.

BENEDETTO XVI RISPONDE A PIERGIORGIO ODIFREDDI. TEOLOGIA E MATEMATICA A CONFONTO

Nel libro "Caro Papa" il bravo e antipatico matematico ateo Piergiorgio Odifreddi mira a scardinare secoli di credo cristiano mettendo in dubbio non solo la religione in quanto tale ma al stessa figura di Gesù Cristo. Non avendo letto il libro non posso dare un giudizio sull'opera in sè ma condivido con voi la risposta (ma è solo uno stralcio) di Ratzinger. Buona Lettura.

ll. mo Signor Professore Odifreddi, (...) vorrei ringraziarLa per aver cercato fin nel dettaglio di confrontarsi con il mio libro e così con la mia fede; proprio questo è in gran parte ciò che avevo inteso nel mio discorso alla Curia Romana in occasione del Natale 2009. Devo ringraziare anche per il modo leale in cui ha trattato il mio testo, cercando sinceramente di rendergli giustizia.

Il mio giudizio circa il Suo libro nel suo insieme è, però, in se stesso piuttosto contrastante. Ne ho letto alcune parti con godimento e profitto. In altre parti, invece, mi sono meravigliato di una certa aggressività e dell'avventatezza dell'argomentazione. (...)

Più volte, Ella mi fa notare che la teologia sarebbe fantascienza. A tale riguardo, mi meraviglio che Lei, tuttavia, ritenga il mio libro degno di una discussione così dettagliata. Mi permetta di proporre in merito a tale questione quattro punti:

1. È corretto affermare che "scienza" nel senso più stretto della parola lo è solo la matematica, mentre ho imparato da Lei che anche qui occorrerebbe distinguere ancora tra l'aritmetica e la geometria. In tutte le materie specifiche la scientificità ha ogni volta la propria forma, secondo la particolarità del suo oggetto. L'essenziale è che applichi un metodo verificabile, escluda l'arbitrio e garantisca la razionalità nelle rispettive diverse modalità.

2. Ella dovrebbe per lo meno riconoscere che, nell'ambito storico e in quello del pensiero filosofico, la teologia ha prodotto risultati durevoli.

3. Una funzione importante della teologia è quella di mantenere la religione legata alla ragione e la ragione alla religione. Ambedue le funzioni sono di essenziale importanza per l'umanità. Nel mio dialogo con Habermas ho mostrato che esistono patologie della religione e - non meno pericolose - patologie della ragione. Entrambe hanno bisogno l'una dell'altra, e tenerle continuamente connesse è un importante compito della teologia.

4. La fantascienza esiste, d'altronde, nell'ambito di molte scienze. Ciò che Lei espone sulle teorie circa l'inizio e la fine del mondo in Heisenberg, Schrödinger ecc., lo designerei come fantascienza nel senso buono: sono visioni ed anticipazioni, per giungere ad una vera conoscenza, ma sono, appunto, soltanto immaginazioni con cui cerchiamo di avvicinarci alla realtà. Esiste, del resto, la fantascienza in grande stile proprio anche all'interno della teoria dell'evoluzione. Il gene egoista di Richard Dawkins è un esempio classico di fantascienza. Il grande Jacques Monod ha scritto delle frasi che egli stesso avrà inserito nella sua opera sicuramente solo come fantascienza. Cito: "La comparsa dei Vertebrati tetrapodi... trae proprio origine dal fatto che un pesce primitivo "scelse" di andare ad esplorare la terra, sulla quale era però incapace di spostarsi se non saltellando in modo maldestro e creando così, come conseguenza di una modificazione di comportamento, la pressione selettiva grazie alla quale si sarebbero sviluppati gli arti robusti dei tetrapodi. Tra i discendenti di questo audace esploratore, di questo Magellano dell'evoluzione, alcuni possono correre a una velocità superiore ai 70 chilometri orari..." (citato secondo l'edizione italiana Il caso e la necessità, Milano 2001, pagg. 117 e sgg.). 

In tutte le tematiche discusse finora si tratta di un dialogo serio, per il quale io - come ho già detto ripetutamente  -  sono grato. Le cose stanno diversamente nel capitolo sul sacerdote e sulla morale cattolica, e ancora diversamente nei capitoli su Gesù. Quanto a ciò che Lei dice dell'abuso morale di minorenni da parte di sacerdoti, posso  -  come Lei sa  -  prenderne atto solo con profonda costernazione. Mai ho cercato di mascherare queste cose. Che il potere del male penetri fino a tal punto nel mondo interiore della fede è per noi una sofferenza che, da una parte, dobbiamo sopportare, mentre, dall'altra, dobbiamo al tempo stesso, fare tutto il possibile affinché casi del genere non si ripetano. Non è neppure motivo di conforto sapere che, secondo le ricerche dei sociologi, la percentuale dei sacerdoti rei di questi crimini non è più alta di quella presente in altre categorie professionali assimilabili. In ogni caso, non si dovrebbe presentare ostentatamente questa deviazione come se si trattasse di un sudiciume specifico del cattolicesimo.

Se non è lecito tacere sul male nella Chiesa, non si deve però, tacere neppure della grande scia luminosa di bontà e di purezza, che la fede cristiana ha tracciato lungo i secoli. Bisogna ricordare le figure grandi e pure che la fede ha prodotto  -  da Benedetto di Norcia e sua sorella Scolastica, a Francesco e Chiara d'Assisi, a Teresa d'Avila e Giovanni della Croce, ai grandi Santi della carità come Vincenzo dè Paoli e Camillo de Lellis fino a Madre Teresa di Calcutta e alle grandi e nobili figure della Torino dell'Ottocento. È vero anche oggi che la fede spinge molte persone all'amore disinteressato, al servizio per gli altri, alla sincerità e alla giustizia. (...)

Ciò che Lei dice sulla figura di Gesù non è degno del Suo rango scientifico. Se Lei pone la questione come se di Gesù, in fondo, non si sapesse niente e di Lui, come figura storica, nulla fosse accertabile, allora posso soltanto invitarLa in modo deciso a rendersi un po' più competente da un punto di vista storico. Le raccomando per questo soprattutto i quattro volumi che Martin Hengel (esegeta dalla Facoltà teologica protestante di Tübingen) ha pubblicato insieme con Maria Schwemer: è un esempio eccellente di precisione storica e di amplissima informazione storica. Di fronte a questo, ciò che Lei dice su Gesù è un parlare avventato che non dovrebbe ripetere. Che nell'esegesi siano state scritte anche molte cose di scarsa serietà è, purtroppo, un fatto incontestabile. Il seminario americano su Gesù che Lei cita alle pagine 105 e sgg. conferma soltanto un'altra volta ciò che Albert Schweitzer aveva notato riguardo alla Leben-Jesu-Forschung (Ricerca sulla vita di Gesù) e cioè che il cosiddetto "Gesù storico" è per lo più lo specchio delle idee degli autori. Tali forme mal riuscite di lavoro storico, però, non compromettono affatto l'importanza della ricerca storica seria, che ci ha portato a conoscenze vere e sicure circa l'annuncio e la figura di Gesù. 

(...) Inoltre devo respingere con forza la Sua affermazione (pag. 126) secondo cui avrei presentato l'esegesi storico-critica come uno strumento dell'anticristo. Trattando il racconto delle tentazioni di Gesù, ho soltanto ripreso la tesi di Soloviev, secondo cui l'esegesi storico-critica può essere usata anche dall'anticristo - il che è un fatto incontestabile. Al tempo stesso, però, sempre - e in particolare nella premessa al primo volume del mio libro su Gesù di Nazaret - ho chiarito in modo evidente che l'esegesi storico-critica è necessaria per una fede che non propone miti con immagini storiche, ma reclama una storicità vera e perciò deve presentare la realtà storica delle sue affermazioni anche in modo scientifico. Per questo non è neppure corretto che Lei dica che io mi sarei interessato solo della metastoria: tutt'al contrario, tutti i miei sforzi hanno l'obiettivo di mostrare che il Gesù descritto nei Vangeli è anche il reale Gesù storico; che si tratta di storia realmente avvenuta. (...)

Con il 19° capitolo del Suo libro torniamo agli aspetti positivi del Suo dialogo col mio pensiero. (...) Anche se la Sua interpretazione di Gv 1,1 è molto lontana da ciò che l'evangelista intendeva dire, esiste tuttavia una convergenza che è importante. Se Lei, però, vuole sostituire Dio con "La Natura", resta la domanda, chi o che cosa sia questa natura. In nessun luogo Lei la definisce e appare quindi come una divinità irrazionale che non spiega nulla. Vorrei, però, soprattutto far ancora notare che nella Sua religione della matematica tre temi fondamentali dell'esistenza umana restano non considerati: la libertà, l'amore e il male. Mi meraviglio che Lei con un solo cenno liquidi la libertà che pur è stata ed è il valore portante dell'epoca moderna. L'amore, nel Suo libro, non compare e anche sul male non c'è alcuna informazione. Qualunque cosa la neurobiologia dica o non dica sulla libertà, nel dramma reale della nostra storia essa è presente come realtà determinante e deve essere presa in considerazione. Ma la Sua religione matematica non conosce alcuna informazione sul male. Una religione che tralascia queste domande fondamentali resta vuota.

Ill. mo Signor Professore, la mia critica al Suo libro in parte è dura. Ma del dialogo fa parte la franchezza; solo così può crescere la conoscenza. Lei è stato molto franco e così accetterà che anch'io lo sia. In ogni caso, però, valuto molto positivamente il fatto che Lei, attraverso il Suo confrontarsi con la mia Introduzione al cristianesimo, abbia cercato un dialogo così aperto con la fede della Chiesa cattolica e che, nonostante tutti i contrasti, nell'ambito centrale, non manchino del tutto le convergenze.

Con cordiali saluti e ogni buon auspicio per il Suo lavoro.

DRAGONHEART

Risultati immaginiLa storia ha inizio verso la fine del X secolo. Nel mezzo di una battaglia a cui prende parte il re locale (uno spietato tiranno), questi viene ferito a morte, e il giovane principe Einon davanti al padre morente decide di prendere con la forza la corona dalle sue mani; subito dopo il giovane viene involontariamente ferito al cuore da una popolana. La madre di Einon, insieme al suo mentore, Bowen, lo soccorre immediatamente e, per salvarlo, lo porta nella caverna di un drago, dove quest'ultimo fa giurare al principe che la tirannia è morta col padre e che lui sfrutterà la vita che gli sta regalando per governare saggiamente. Il principe promette che sarà così e il drago, fiducioso anche della parola di Bowen, che ha insegnato al ragazzo L'Antico Codice dei cavalieri di Camelot al servizio di Re Artù, dona metà del suo cuore al ragazzo, che riesce così a sopravvivere. Il ragazzo dopo essersi ripreso vuole ricostruire le mura del suo castello in modo che siano ancora più maestose di quelle dei Romani, e Bowen, vedendo con orrore che il suo ormai ex-allievo si è rivelato ancora più crudele del padre, schiavizzando il suo popolo, cerca di farlo ragionare rammentandogli ciò che gli ha insegnato, ma il malvagio Einon afferma di essere al di sopra del codice; Bowen crede che il suo cuore sia stato avvelenato dalla metà donatagli dal drago, si mette quindi alla ricerca di quest'ultimo per ucciderlo e vendicarsi. Passano diversi anni, e Bowen è ormai diventato un cacciatore di draghi, mentre Re Einon diventato adulto ha consolidato la propria tirannia.

Un giorno Bowen finalmente riesce a incontrare e affrontare il drago, il quale gli svela di essere l'ultimo drago rimasto a causa delle continue persecuzioni contro la sua specie, e lotta con lui per ore e ore fino a che, entrambi stremati, decidono per una tregua, durante la quale i due riescono a diventare amici. Quando la sera si mettono ad osservare il cielo, Bowen decide di affidargli il nome di Draco, dalla costellazione del Drago le cui stelle sono, secondo la tradizione, le anime dei più famosi draghi caduti. Viaggiando insieme, iniziano a frodare i villaggi: i popolani, credendo di essere attaccati dal drago, vengono poi "salvati" da Bowen che finge di uccidere l'amico per poi fuggire insieme con un bel bottino donato dal villaggio riconoscente. Presto però il drago, convinto anche dalla contadina Kara, la rivoltosa che diversi anni prima aveva ferito Einon, comincia a ribellarsi contro la tirannia del Re, vista la situazione disperata in cui versa il popolo. Inizialmente Bowen non vuole aver nulla a che fare con questa questione, ma in un'occasione si reca sull'isola di Avalon e lì ha una visione del grande Re Artù, che gli ricorda il valore e il significato grazie alle parole dell'Antico Codice. Bowen e il drago, quindi, si mettono a capo di un'alleanza il cui scopo è liberarsi dal giogo di Einon.

Nonostante l'apparente vittoria nella battaglia contro le forze del reame, Bowen scopre che Einon non può essere ucciso direttamente: ogni ferita mortale al suo cuore infligge invece dolore al proprietario originario, Draco; solo se Draco viene ucciso, anche Einon morirà. Anche la madre di Einon riesce a giungere a questa conclusione, ma il suo tentativo di uccidere Draco viene fermato da Einon, che intuisce le sue vere intenzioni e la uccide. Dopo esser riuscito ad entrare nella roccaforte, Bowen riesce tuttavia a sconfiggere in duello Einon, per poi infliggere, seppure con molta esitazione, un colpo mortale al cuore di Draco, ponendo così fine anche alla vita malefica di Einon. Grazie al suo eroico sacrificio, l'ultimo drago ascende alla volta celeste e si ricongiunge ai suoi fratelli fra le stelle della costellazione del Drago, vegliando sui suoi amici e sul loro regno per gli anni a venire.

ROBIN HOOD - WALT DISNEY

Risultati immaginiRobin Hood è un film del 1973 diretto da Wolfgang Reitherman. È un film d'animazione prodotto dalla Walt Disney Productions e distribuito negli Stati Uniti l'8 novembre 1973. È il 21º Classico Disney, ed è basato sulla leggenda di Robin Hood, ma utilizza animali antropomorfi al posto delle persone. Fu il primo Classico Disney la cui produzione cominciò dopo la morte di Walt Disney, e quindi il primo in cui lui non sia stato coinvolto in alcun modo. Il film è narrato dal gallo Cantagallo, il quale spiega che Robin Hood e Little John vivono nella foresta di Sherwood, rubando ai ricchi per dare ai poveri abitanti di Nottingham. Lo Sceriffo di Nottingham e i suoi soldati spesso cercano di catturare i due, ma falliscono ogni volta. Nel frattempo, il Principe Giovanni e il suo assistente Sir Biss arrivano a Nottingham. Sir Biss ha ipnotizzato il fratello del Principe Giovanni, Re Riccardo, convincendolo a partire per le Crociate, permettendo al Principe Giovanni di prendere il trono. Purtroppo il principe è avido e immaturo, e addirittura si succhia il pollice quando viene nominata sua madre. Robin e Little John derubano il Principe Giovanni travestendosi da indovine, spingendo il principe a mettere una taglia sulle loro teste e a fare dello sceriffo il suo esattore fiscale personale.

Lo Sceriffo tassa Fra Tuck e una famiglia di conigli. Tuttavia, Robin restituisce un po' di soldi ai conigli, regalando il suo cappello e il kit di tiro con l'arco al giovane coniglio Saetta per il suo compleanno. Saetta e i suoi amici testano il kit di tiro con l'arco, ma il coniglio spara una freccia nei terreni del castello di Lady Marian. I bambini si intrufolano all'interno, incontrando Lady Marian e la sua dama di compagnia Lady Cocca. Lady Marian rivela che lei e Robin erano innamorati da piccoli, ma non si vedono da anni. Fra Tuck visita Robin e Little John, spiegando che il Principe Giovanni ha indetto un torneo di tiro con l'arco, e il vincitore riceverà un bacio da Lady Marian. Robin accetta di partecipare al torneo travestito da cicogna, mentre Little John si traveste come il Duca di Whisky per avvicinarsi al Principe Giovanni. Sir Biss scopre l'identità di Robin, ma viene intrappolato in una botte di birra da Fra Tuck e Cantagallo. Robin vince il torneo, ma il Principe Giovanni lo smaschera e lo condanna a morte nonostante gli appelli di Lady Marian.

Little John minaccia il Principe Giovanni, portando ad una lotta tra Robin, Little John, Lady Marian e Lady Cocca e i soldati del Principe Giovanni. Nella foresta, Robin e Lady Marian si innamorano di nuovo, mentre i paesani si fanno beffe del Principe Giovanni, descrivendolo come "il Re Fasullo d'Inghilterra". Infuriato per l'insulto, il Principe Giovanni triplica le tasse, imprigionando la maggior parte degli abitanti della città che non possono pagare. Lo Sceriffo visita la chiesa di Fra Tuck per rubare dalla cassetta delle elemosine, facendo infuriare il frate, che viene arrestato. Il Principe Giovanni prevede di impiccare Fra Tuck per attirare Robin e ucciderlo. Robin e Little John si intrufolano, riuscendo a liberare tutti i prigionieri, mentre Robin ruba le tasse al Principe Giovanni, ma Sir Biss si sveglia trovando Robin in fuga.

Nel caos che ne segue Robin e gli altri cercano di fuggire nella foresta di Sherwood. Lo Sceriffo mette alle strette Robin, dando fuoco al castello del Principe Giovanni, mentre Robin salta da una torre in una pozza d'acqua sottostante. Little John e Saetta guardano la pozza bersagliata dalle frecce e Robin apparentemente colpito, ma l'eroe emergere incolume. Il Principe Giovanni si dispera e viene preso da una rabbia cieca quando Sir Biss sottolinea che il castello di sua madre è in fiamme. Re Riccardo torna in Inghilterra, mettendo il fratello e i suoi scagnozzi in arresto e permettendo a Robin e Lady Marian di sposarsi e lasciare Nottingham con Little John e Saetta al seguito.

ROBIN HOOD E IL PRINCIPE DEI LADRI

La storia ha luogo nel XII secolo. Robin di Locksley, un cavaliere crociato, dopo una lunga prigionia fugge da Gerusalemme e ritorna nella natìa Inghilterra accompagnato da Azeem, un moro a cui ha salvato la vita in una prigione della Città Santa e che per questo gli ha giurato fedeltà. Tra le rovine del maniero della sua famiglia, distrutto dal crudele Sceriffo di Nottingham, Robin di Locksley ritrova il corpo del padre ucciso dallo sceriffo e il vecchio servitore Duncan accecato da Guy di Guisborne, cugino dello sceriffo. Insieme a Duncan e ad Azeem, Robin si reca presso la casa di Lady Marian Dubois, sorella dell'amico Peter morto durante la fuga dalla prigione di Gerusalemme, ma i tre sono costretti a fuggire quando giungono sir Guy e i suoi uomini. Rifugiatisi nella spettrale Foresta di Sherwood, si imbattono in un gruppo di boscaioli capeggiati da Little John e Will Scarlett, che impongono un dazio per poter passare attraverso la foresta. Dopo avere combattuto l'uno contro l'altro, Robin e John fanno amicizia e i tre forestieri sono accolti nel gruppo.
Alcuni giorni dopo Robin si reca nella chiesa della città dove incontra Lady Marian e ferisce lo sceriffo oltre a rubarne il cavallo. Lo sceriffo mette una taglia sulla testa di Robin e fa depredare dai suoi soldati i beni degli inermi abitanti dalla contea. Robin, Azeem e il loro gruppo tuttavia reagiscono, cominciando a derubare i ricchi che passano attraverso la foresta. Un giorno assaltano un carro scortato da sir Guy (che verrà ucciso dal cugino sceriffo per questo) e ammettono nel loro gruppo anche un frate, Tuck, che si era dapprima dimostrato ostile. Nel rifugio giungono anche Lady Marian e la sua dama di compagnia.
Robin andandosene affida il vecchio Duncan alle cure di Marian, che però verrà fatta rapire dallo sceriffo che vuole sposarla, su suggerimento della strega Mortianna, per avere diritto al trono, essendo Marian cugina di Re Riccardo e quindi di sangue reale. Duncan con grande difficoltà riesce a ritornare presso Robin e i suoi per avvertirli, ma il campo viene attaccato dai soldati dello sceriffo e dai barbarici celti. Molti muoiono e altri vengono fatti prigionieri e anche Robin pare soccombere, per riapparire in seguito. Will Scarlett, tra i prigionieri dello sceriffo, si offre di attirare Robin in trappola ma, una volta arrivato al campo e aver rivelato di essere fratello di Robin, organizza insieme a lui, Azeem, Little John, fra' Tuck e altri sopravvissuti un piano per liberare gli altri prigionieri, che devono essere giustiziati in occasione delle nozze tra lo sceriffo e Lady Marian. Il piano riesce, superando varie difficoltà, e Robin raggiunge lo sceriffo, che si era nascosto per costringere Marian ad un matrimonio forzato. Lo sceriffo soccombe nel duello, mentre il corrotto vescovo della città viene fatto precipitare da una finestra da fra' Tuck. La strega Mortianna, mentre stava per colpire Robin alle spalle, viene uccisa da Azeem, che mantiene così la promessa fatta al giovane.
Robin e Marian si uniscono in matrimonio, durante la celebrazione del quale giunge Re Riccardo Cuor di Leone, cugino di Lady Marian, che ringrazia Robin dei servizi resi all'Inghilterra.

IL CODICE DA VINCI



Il curatore del Louvre, Jacques Saunière, a Parigi, viene ucciso per mano di uno strano monaco albino appartenente all'Opus Dei. Lo studioso di simbologia, il professor Robert Langdon, viene a sapere dell'omicidio e, condotto al Louvre, viene interrogato, poiché ritenuto colpevole della morte del curatore. Langdon, affiancato da Sophie Neveu, nipote del curatore ucciso, e successivamente anche dallo studioso sir Leigh Teabing, dovrà ripercorrere attraverso indizi nascosti in importanti opere d'arte, enigmi e misteriosi nemici, il percorso del Santo Graal, uno dei più grandi misteri dell'umanità. Tale percorso si incrocia con quello di un'antica e misteriosa società segreta nota come Priorato di Sion (di cui faceva parte Saunière), che nasconde un segreto che potrebbe compromettere i fondamenti stessi del Cristianesimo, nella versione tramandata dalla Chiesa cattolica.



PRIMO TEMPO



SECONDO TEMPO

MANOSCRITTI MINIATI. ALLE ORIGINI DELL'IDENTITA' EUROPEA

Durante il Medioevo i manoscritti giuridici hanno girato l'Europa e grazie a loro il Portogallo è stato il paese con più identità europea. La scoperta, proprio in Portogallo, di manoscritti giuridici medievali ha mostrato una fiorente attività: racconti storici, di viaggio. Alcuni di loro sono visibili nella mostra "Os Manuscritos Jurídicos Iluminados" a Lisbona, presso la Biblioteca nazionale fino il 5 ottobre 2013. La ricercatrice Maria Alessandra Bilotta, che cura l'organizzazione della mostra, spiega la presenza di tali manoscritti: nel Medioevo gli studenti viaggiavano molto in tutte le università europee portando manoscritti e questa è la motivazione per cui è possibile trovare manoscritti stranieri in molte parti d'Europa. I manoscritti contenevano importanti testi giuridici e sono stati utili a tutte le persone che hanno studiato diritto anche perchè era un diritto di tipo "universale" e non locale. I viaggi hanno permesso un grande flusso di idee e modelli che hanno permesso la formazioni di altri stili offrendo la possibilità di instaurare un dialogo tra i diversi paesi. Proprio questo scambio di idee ha reso il Portogallo uno dei paesi con una maggiore identità europea: proprio qui molte persone dalla Spagna e dall'Italia e con le città di Tolosa, Montpellier ed Avignone è iniziata una fruttuosa sinergia tra atenei universitari. Questo dimostra che il Medioevo non è stato un periodo "chiuso" ma questi scambi continui hanno fornito delle basi solidi per la nascita della cultura Europea (e anche una lingua comune europea....). 

IL CASTELLO DI IVREA

La costruzione iniziò nel 1358 per volere di Amedeo VI di Savoia, detto il Conte Verde con incarico affidato all'architetto Ambrogio Cognon; si concluse tra il 1393 e 1395 impegnando una grande quantità di manodopera: si ritiene che in certe giornate vi lavorassero più di mille persone (si consideri che a quei tempi Ivrea aveva circa 3500 abitanti) con maestranze qualificate provenienti da Vercelli, Milano e Ginevra. Con la scelta del sito Amedeo VI volle che il castello si ergesse a fianco delle sedi principali del potere politico e religioso medioevale: il Palazzo Vescovile ed il Comune (Palazzo della Credenza). Per far posto al nuovo edificio fu necessario abbattere diverse case e le mura della città verso nord. Situato in posizione strategica dalla quale è possibile dominare la strada che conduce in Val d'Aosta, il castello fu costruito soprattutto con funzione difensive. Il castello fu concepito come costruzione massiccia a pianta quadrangolare, con torri cilindriche che si innalzano direttamente dal terreno; i locali e le stanze del castello si sviluppano su tre maniche, alte verosimilmente tre piani, che si affacciano sul cortile interno. L'accesso avviene attraverso un'antiporta ed un successivo ponte levatoio sospeso sopra un fossato. Lungo il perimetro delle mura con merlatura a coda di rondine corre il camminamento di ronda, sorretto da beccatelli aventi scopo difensivo. Nel cortile si notano ancora il pozzo ed la ghiacciaia (diametro di 6 m. e profondità di 4m). Cessate le tensioni belliche che ne avevano determinato la costruzione, nella seconda metà del XV secolo il castello funse soprattutto da raffinata dimora dei Savoia, assistendo allo sviluppo della cultura e delle arti che fu promosso in particolare dalla duchessa Iolanda di Valois, figlia di Carlo VII re di Francia e di Maria d'Angiò. Uno scritto del 1522 redatto in occasione della celebrazione di un battesimo, ci informa sugli arredi delle sale, gli addobbi, i balli e le feste che animavano la vita di corte. Conosciamo anche il nome di un pittore francese tardogotico, Nicolas Robert, che affrescò nel castello l'oratorio di Iolanda di Valois (a dispetto delle testimonianze scritte, delle sue opere non è rimasta traccia). Del gusto cortese di tale periodo rimane traccia in una elegante bifora ad archi trilobati sormontata da stemmi della casa Savoia che si apre in alto sulla parete sud. Tra il XVI e il XVII secolo, con l'infuriare nel territorio canavesano delle lotte tra francesi e spagnoli, il castello fu ristrutturato e riprese la sua funzione di presidio militare. Nel 1676 un fulmine provocò l'esplosione del deposito di munizioni collocato nella torre di nord-ovest (la torre mastra), esplosione che causò, assieme al crollo delle torre, innumerevoli morti e la distruzione di molteplici case edificate a ridosso del castello. La torre non venne ricostruita, ed oggi si presenta mozza, con una copertura conica in lastre di ardesia.
Dal 1700 l'edificio venne adibito a carcere mantenendo poi tale funzione fino al 1970. In questo periodo intervennero significative ristrutturazioni legate ad esigenze carcerarie: così probabilmente la originaria struttura a tre piani fu modificata in quattro, ricavando un maggior numero di vani di minore altezza. Dopo il 1970, il castello rimase abbandonato e chiuso al pubblico per nove anni. Successivi restauri comportarono la eliminazione di corpi di fabbrica che erano stati aggiunti nel cortile, la revisione di tutte le coperture ed il restauro delle torri merlate. Il castello, proprietà dello Stato, è oggi in concessione al Comune che in specifiche occasioni ha garantito la sua apertura al pubblico.

Fonte: Wikipedia

Immagine tratta da Wikipedia, Autore: Laurom

LA SPADA NELLA ROCCIA

Immagine correlataIl piccolo Artù’, che fa lo sguattero nel castello di un Sir inglese, incontra il buon mago Merlino, che conosce quasi tutto il futuro e sa che Artù’ sarà re. Senza dir niente al ragazzo, il mago lo prepara alla sua futura responsabilità, insegnandogli ad usare il cervello con saggezza, e per questo lo trasforma in diversi animali. Gli insegna anche che il bene deve avere il sopravvento sul male, vincendo con l’astuzia e il suo sapere una cattiva maga. Quando il ragazzo è pronto per regnare, gli si presenta l’occasione per estrarre la spada dalla roccia e viene proclamato re.

CINEMA MEDIEVALE

Una raccolta più bei film preferiti sul Medioevo!



GIOVANNA D'ARCO IN STREAMING

Immagine correlataLuc Besson divide il film in tre parti: l’infanzia di Giovanna, la sua vita da guerriera e il suo processo. La giovane Giovanna d'Arco è una bambina particolarmente pia, devota, amata e felice del piccolo villaggio contadino, di Domrémy del ducato di Lorena, fino a che questo villaggio e i suoi abitanti vengono, un giorno, saccheggiati, massacrati e bruciati da un distaccamento di soldati inglesi, durante la guerra dei Cento Anni. Giovanna, che sua sorella nasconde in un armadio a muro che protegge con il suo corpo, è la testimone inorridita e impotente del massacro della adorata sorella, infilzata e uccisa da un colpo di spada nella pancia e poi violentata contro la porta dell’armadio dove lei si nasconde, da un soldato inglese ubriaco e brutale, sotto lo sguardo scioccato dei suoi complici che assistono anch'essi sconvolti allo spettacolo. La bambina viene affidata alle cure dei loro zii, ma non riuscirà a riprendersi dal trauma poiché si instilla nella sua anima un odio isterico, profondo e viscerale verso gli inglesi. L'infanzia di Giovanna si chiude con le domande che la bambina, disperata, rivolge ad un prete durante la confessione, chiedendo quale senso abbia avuto la morte della sorella, perché lei non sia morta al posto della sorella, e perché Dio abbia voluto questo delitto. Il prete risponde che forse Giovanna è stata risparmiata perché Dio ha dei progetti nei suoi confronti. 

Alcuni anni dopo Giovanna, ormai una ragazza alle soglie dell'età adulta, si presenta alla corte del delfino Carlo VII, erede designato al trono, chiedendo udienza. Il principe la accoglie nascondendosi tra i suoi cortigiani e sfidando la ragazza a riconoscerlo, prova che la ragazza riesce a superare tra lo stupore dei presenti. Giovanna ottiene quindi udienza privata presso Carlo e lo convince che Dio l'ha incaricata di scacciare gli inglesi dalla Francia e che lei sarà lo strumento della sua incoronazione nella Cattedrale di Reims. La suocera del delfino, una donna dall'acuto istinto politico, inizialmente appoggia la visione della ragazza, dato che il popolo sembra incantato e ispirato dalla figura della fanciulla. Giovanna ottiene quindi di recarsi alla città assediata di Orleans con un contingente di soldati francesi. Il suo odio feroce, isterico, cieco e molto comunicativo è in grado di rendere fanatiche le armate francesi e i signori che le comandano. Grazie alla guida ispirata della ragazza, i francesi sono in grado di liberare la città di Orleans e scacciare gli assedianti inglesi. Giovanna d'Arco ottiene grande popolarità, e riceve messaggi da tutte le città assediate di Francia affinché giunga a liberarle dagli invasori. Con le sue gesta la fanciulla si guadagna anche l'odio implacabile del re di Inghilterra.

La dinastia dei Capetingi, i Valois, approfitta della notorietà di Giovanna d’Arco per legittimare come voluta da Dio l’incoronazione del delfino Carlo VII. Una volta ottenuto il potere la famiglia reale abbandona la propria eroina, rancorosa ed isterica, divenuta ormai imbarazzante e di ostacolo alle trattative diplomatiche. Giovanna non riceve più rinforzi e aiuti da Carlo VII, e non può portare a termine il suo sogno di liberare tutta la Francia, disponendo ormai solo di alcune centinaia di soldati a lei fedeli. Un tentativo di liberare la città di Parigi conquistata dagli Inglesi fallisce miseramente. Giovanna si scontra aspramente con il re di Francia per il mancato aiuto, e il re decide di lasciarla catturare dai Borgognoni che la giudicano eretica dal punto di vista religioso. I Borgononi vendono la fanciulla agli inglesi, che la sottopongono a processo. Nel corso del processo, Giovanna d’Arco è sola e dubita di alcuni episodi della sua vita: non erano forse delle coincidenze che lei ha confuso con dei segni di Dio? Gli inglesi la bruciano viva, pubblicamente, il 30 maggio 1431, sulla piazza del mercato vecchio a Rouen.

I CASTELLI DELLA LUNIGIANA - 29/09/2013: "UN GIORNO, TRE CASTELLI"

Un giorno, tre castelli. Questo è lo slogan di questa interessante iniziativa promossa dall'associazione Farfalle in Cammino. Un itinerario guidato tra i castelli della Lunigiana:  Castello del Piagnaro (Pontremoli), Castello di Malgrate (Villafranca in Lunigiana), Castello di Castiglione del Terziere (Bagnone).

Trasporto: minibus.

Il Castello del Piagnaro

Il Castello del Pignataro si trova a Pontremoli in provincia di Massa e Carrara. Il Castello era parte di un sistema difensivo che difendeva il borgo medievale nato lungo la Via Francigena. Il castello nacque agli inizi dell'XI secolo e il suo nome deriva dalle "piagne", lastre in pietra arenaria utilizzata per i tetti delle case. Il nucleo originale fu costruito dagli Adalberti e più volte è stato distrutto da truppe imperiali e piemontesi . Nel 1329 subisce la prima distruzione per mano dei guelfi e ghibellini alleati contro Ludovico di Baviera. La parte più visibile è il torrione del Quattrocento. Il castello è stato restaurato sia esternamente che internamente con la creazione di stanze adibite ad uso foresteria in occasione del Giubileo del 2000. Oggi è anche struttura ricettiva. 

Immagine tratta da Wikipedia, Autore Alessandro Mogliani

Il Castello di Malgrate

La fortificazione medievale si trova in provincia di Massa Carrara nel comune di Villafranca. E' citato per la prima volta in un documento del 1351 anno della divisione tra i cinque figli del marchese Niccolo I Malaspina,  ma è facile che esso ci fosse già nel XII secolo. Il feudo di Niccolò I Malaspina comprendeva le terre murate di Malgrate e Filetto, i casali di Cunale e Casola e i quattro villaggi di Orturano, Irola, Mocrone e Gragnana. Il distretto di Malgrate fu affidato a Bernabò che si occupò della costruzione del castello. Le contese successive alla sua morte crearono problemi non solo familiari ma di vicinato. Nel XV secolo durante le guerre tra Visconti e la Repubblica Fiorentina, i Bernarbò, già alleati di Firenze, tradirono proprio la città gigliata e permise a milano di occupare il castello. Con la pace di Ferrara del 1433 i Malaspina ripresero il castello e il feudo ma per ripicca Filippo di Milano fece assaltare il castello distruggendolo. Dopo l'estinsione della famiglia degli Ariberti, Malgrate passò ai Freganeschi di Milano nel 1745 e lo conservarono dino alla Rivoluzione Francesce. Ora il castello è dello stato, ed è stato consolidato e ristrutturato grazie ai fondi dell'Unione Europea e del Progetto Speciale Castelli della Lunigiana. Il complesso è una tipica fortezza medievale con una grande torre adatta alla difesa piombatoia. l'ingresso è preceduto da un fossato e un ponticello sostituisce il ponte levatoio. La torre risale al XII secolo ed è alta 12 metri. 

Immagine tratta da Wikipedia, Autore Davide Papalini

Il Castello di Castiglione

Dal X al XII secolo, fu patrimonio dei Corbellari, che nel 1202 lo cedettero ai Malaspina. Infatti, anticamente Castiglione era detto "dei Corbellari" dal nome di una famiglia minore alla quale gli Estensi avevano infeudato il territorio. Nel 1275 ottenne l'attributo di "terziere" essendo proprio la terza parte dei domini toccati in eredità al Marchese Alberto Malaspina. Il suo periodo di massimo splendore coincise con la dominazione di Castruccio Castracani di Lucca che vi stabilì una roccaforte con l'intento di unire Lunigiana, Garfagnana, Lucchesie e Versilia in un unico stato. Nel 1451 Firenze vi mise la sede del Capitanato di Giustizia. Il castello in questo periodo accrebbe la sua importanza divenendo una ottima vedetta di controllo sulle importanti vie montane. Il declino del castello avvenne dal XVIII secolo. nel 1969 il castello divenne di Loris Jacopo Bonomi che ha creato il 'Centro di Studi Umanistici Niccolò V'. Il nucleo del castello è formato da un mastio centrale e da una parte della cortina muraria. Il castello è di proprietà privata ed è visitabile solo su appuntamento.

Immagine tratta dal sito www.terredilunigiana.it

Proprietario: sig. Loris Jacopo Bonomi (tel. 0187429100)

"MEDIEVALIA" E "PALIUM SANCTI MARTINI" - XVI EDIZIONE

La Proloco Mons Fortis di Monteforte in provincia di Avellino ha organizzato la XVI edizione del Medievalia Palium Sanctu che si terrà dal 26 al 29 settembre consentendo alla città di respirare le atmosfere dei tempi che furono. Sarà possibile trovare anche stand enogastronomici con possibilità di assaggiare piatti tipici locali e medievali, e divertirsi con artisti da strada e musica popolare. La festa inizierà il 26 settembre alle ore 19.30 con la presentazione presso la sala del Consiglio Comunale di Palazzo Loffredo. Questo di seguito è il programma.

27 settembre - Le celebrazioni saranno allietate dalle note del gruppo musici Medievali “Emian Pagan Folk”. Andra di scena anche “La Compagnia La Rosa e La Spada” con Gli eroi e le Armi e a seguire le meravigliose esplosioni di fuoco con “Il Mangiafuoco”. Chiuderà la serata il Gruppo Folk-popolare “I virtuosi della Tarantella”.
 
28 settembre - Alle ore 9.30, in piazza Umberto I, il Medioevo incontra gli alunni dell’I.C. Aurigemma. Alle ore 17.30 in Piazza Umberto I si terrà la proclamazione dell’Editto. Alle 18 le contrade si sfideranno nei giochi dell’uva “Ludi Uvae”.
 
29 Settembre - Si riparte alle ore 10 in Piazza Umberto I con lo spettacolo degli sbandieratori “Folkore e Sbandieratori”. Alle 17 sfilerà il Corteo storico, subito dopo si terrà l’Affido del Feudo ed il Giuramento del Signore di Monteforte. Alle 19 prenderà il via la Corsa R’o Truocchio e ra Copella.


LE CROCIATE - IL FILM

Risultati immaginiBaliano di Ibelin è un francese, la cui moglie si è suicidata dopo la morte del loro unico figlio. Baliano viene poi raggiunto nel suo villaggio dal padre Goffredo di Ibelin, che invita il figlio a Gerusalemme dove egli è proprietario di alcune terre. Goffredo però muore in Sicilia, prima di partire verso la Terra santa, a causa di una ferita riportata in uno scontro con alcuni soldati francesi che volevano l'arresto di Baliano, reo di aver ucciso il prete del villaggio (dopo aver scoperto che quest'ultimo, prima di seppellirla, aveva rubato alla moglie un piccolo crocifisso d'argento).

Baliano parte per Gerusalemme convinto di poter espiare così il suo peccato e quello della moglie suicida, si ritroverà a capo dei cavalieri del padre, a fianco del re lebbroso Baldovino IV e di Tiberias (maresciallo della città), in perenne contrasto con Guido di Lusignano e lo spietato Reginaldo di Châtillon, che al contrario del saggio re, bramano la guerra contro i saraceni. Dopo la morte del Re e la sconfitta in battaglia di Guido e Reginaldo per opera del potente esercito del Saladino, toccherà a Baliano difendere le mura della città. Il cast del film vede Orlando Bloom nel ruolo di Baliano; l'attrice e modella francese Eva Green è invece Sibilla, fascinosa principessa di Gerusalemme. Da segnalare l'efficace interpretazione di Edward Norton nel ruolo di Baldovino IV (ma assolutamente irriconoscibile poiché col volto sfigurato dalla lebbra e quasi sempre coperto da una maschera), e di Jeremy Irons che interpreta il conte Tiberias (Raimondo III di Tripoli). Saladino è impersonato dall'attore siriano Ghassan Massoud che, nel doppiaggio italiano, ha la voce di Remo Girone. Liam Neeson è il padre di Baliano, Goffredo di Ibelin, mentre Brendan Gleeson interpreta il sanguinario Reginaldo di Châtillon.

GRUPPI DI RIEVOCAZIONE STORICA PIEMONTE

VOX CONDOVIAE
Vox Condoviae è una associazione culturale che si occupa di rievocazioni medievali mirando a far conoscere il Medioevo per quello che realmente è stato e non per quello che abbiamo sempre pensato che fosse. Per fare questo il gruppo ha studiato nel tempo tutte le sfaccettature del periodo medievale riportando in auge i mestieri del tempo e la cucina che trova interessanti affinità con quella di oggi. Vox Condiviae cerca di insegnare la storia facendo calare lo spettatore nel clima medievale, un modo sicuramente ottimo per studiare con divertimento questa epoca affascinante, misteriosa e che fin troppo spesso è stata fatta passare come cupa. 

Facebook: https://www.facebook.com/groups/voxcondoviae/

COMPAGNIA DEL QUADRIFOGLIO
ACQUI TERME (AL)

VOX CONDOVIAE - RIEVOCAZIONI MEDIEVALI

Vox Condoviae è una associazione culturale che si occupa di rievocazioni medievali mirando a far conoscere il Medioevo per quello che realmente è stato e non per quello che abbiamo sempre pensato che fosse. Per fare questo il gruppo ha studiato nel tempo tutte le sfaccettature del periodo medievale riportando in auge i mestieri del tempo e la cucina che trova interessanti affinità con quella di oggi. Vox Condiviae cerca di insegnare la storia facendo calare lo spettatore nel clima medievale, un modo sicuramente ottimo per studiare con divertimento questa epoca affascinante, misteriosa e che fin troppo spesso è stata fatta passare come cupa. 

INFLUENZE TEMPLARI ED ESOTERICHE A VILLA SAN MARTINO (PU)

Villa San Martino si trova a Saltara, nelle Marche e precisamente in provincia di Pesaro e Urbino. Il luogo è particolarmente interessante per gli appassionati di esoterismo e dei Cavalieri Templari i cui riti sono custoditi nella suggestiva cripta della villa. Le testimonianze ci parlano di una cappella dedicata a San Martino nel 1165 e probabilmente fino al 1300 la villa era una commenda templare: questo si evince dal fatto che tutta la struttura veniva usata per le nuove iniziazioni ad ordini cavallereschi molti dei quali avevano riti che trovavano terreno fertile nel mondo dell'esoterismo. La struttura sotterranea è composta da quattro croci di Lorena che formano quattro angoli retti: uno dei bracci della croce finisce in una grande sala la cui volta a botte è decorata con una croce bianca e rossa, simbolo più evidente dell'Ordine Templare. Anche i mattoni sono disposti a croce al centro della quale si trova un pozzo, elemento dal forte sapore simbolico, che probabilmente era usato per le cerimonie di purificazione precedenti all'iniziazione (Veglia della Spada). Ora Villa del Balì, altro nome con cui è conosciuta questa suggestiva villa, è un centro scientifico all'avanguardia specializzato in fisica, matematica, astronomia e astrofisica. All'interno vi è un planetario.

Per informazioni

martedì 24 settembre 2013

MICHELE RUSSO E I SUOI MODELLINI MEDIEVALI FATTI A MANO

Michele ha 66 anni, pensionato e nasce come modellista navale soprattutto galeoni. la sua curiosità e la sua passione l'hanno portato a realizzare catapulte, cannoni funzionanti, i contrabbassi, chitarre, cavalli a dondolo, sedie impagliate, orologi a pendolo, credenze con tavolo e sedie,carriole ecc...

Inserisco volentieri alcune foto e in fondo...una piccola sorpresa per il nostro artista. 



































In data 24/09/2013 Sguardo Sul Medioevo assegna a

Michele Russo

L'Attestato di Eccellenza Medievale!









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