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domenica 19 aprile 2015

IL DUOMO DI TORINO, LA CASA DELLA SACRA SINDONE (#Ostensione2015ssm)


Il Duomo di Torino è situato presso l'omonima piazza e rappresenta il luogo di culto principale della città. Il Duomo che ammiriamo oggi sorge nella zona dell'antica Julia Augusta Taurinorum presso una area sacra formata da tre chiese romaniche paleocristiane costruite, con molta probabilità, su edifici pagani già esistenti dedicati a San Salvatore, Santa Maria di Dompno e San Giovanni Battista, la più importante in assoluto che fu consacrata da Agilulfo, re dei Longobardi, la cui moglie Teodolinda consentì la proclamazione di san Giovanni come patrono del regno. Un evento drammatico è legato indissolubilmente alla chiesa: dopo la morte di Rodoaldo, il regno fu preso da Ariperto I Duca di Asti che propose alla successione i figli Pertarito e Godeperto che iniziarono una lotta molto dura per acquisire il potere. Godeperto fu sostenuto da Garibaldo, durc di Torino con l'aiuto del duca di Benevento Grimoaldo, ma con un secondo fine, quello di prendergli il trono al momento giusto. Infatti nel 662 appena Grimoaldo raggiunse la città di Pavia, uccise Godeperto mettendo in fuga Pertarito. Garibaldo andò a San Giovanni a Pasqua dello stesso anno e proprio durante la messa fu ucciso da un seguace di Godeperto. Ragimperto succedette al duca. Cuore del Duomo è senza dubbio la Cappella della Sacra Sindone. La cappella fu voluta da Carlo Emanuele I di Savoia che la commissionò a Carlo di Castellamonte che doveva creare un luogo adatto a proteggere la Sindone. I vari progetti subirono molte modifiche sia dal figlio di Carlo di Castellamonte sia da Bernardino Quadri che progettò un edificio a base quadrata tra il palazzo ducale e la Cattedrale. Il progetto finale fu affidato a Guarini e dal 1694 la cappella protegge la Sacra Sindone. 

venerdì 27 marzo 2015

LA CHIESA DELLA GRAN MADRE DI TORINO...LUOGO DEL SANTO GRAAL? (#Ostensione2015ssm)

File:Statua Fede.jpg

La Chiesa della Gran Madre di Dio è senza dubbio il monumento più affascinante e misterioso della città di Torino e si trova nei pressi di piazza Vittorio Veneto all'estremità orientale del suggestivo Ponte Vittorio Emanuele I. Come possiamo notare dalla foto, la chiesa ricorda il Pantheon di Roma. Il tempio venne eretto per volere degli amministratori della città il 20 maggio 1814 per festeggiare Vittorio Emanuele I di Savoia all'indomani della sconfitta di Napoleone, evento ricordato dall'epigrafe sul timpano della chiesa che recita: ORDO POPVLVSQVE TAVRINVS OB ADVENTVM REGIS ossia «La nobiltà e il popolo di Torino per il ritorno del re». L'architetto fu Ferdinando Bonsignore che si aggiudicò l'appalto nel 1818. nel 1827, dopo un breve periodo di interruzione, i lavori ripresero sotto il regno di Carlo Felice il cui successore, Carlo Alberto di Savoia lo inaugurò nel 1831. La costruzione dell'edificio sacro riqualificò la zona di Borgo Po per il quale si preparò anche un piano regolatore. In questo piano era prevista anche la costruzione di una piazza semicircolare che fungesse da "corona" per la chiesa. All'edificio si accede da una scalinata che porta al sagrato. Prima dell'ingresso notiamo un pronao formato da sei colonne (che in realtà sono dieci se consideriamo il loro numero complessivo). La Chiesa negli ultimi anni è stata meta di molti studiosi ed appassionati di esoterismo e magia che definiscono Torino come la città diabolica per eccellenza: nello specifico la Chiesa della Gran Madre avrebbe indizi decisivi per risolvere il mistero del Santo Graal, basta notare le due statue che rappresentano Fede e Religione che si trovano fuori il tempio.

giovedì 5 febbraio 2015

19 APRILE - 25 GIUGNO: OSTENSIONE DELLA SACRA SINDONE: DATE ED INFORMAZIONI

Ostensione della Santa Sindone 2015In occasione dell'Ostensione della Sacra Sindone a Torino tra il 19 aprile 2015 e il 24 giugno 2015, sono arrivate al Comitato Organizzatore già 600 mila prenotazioni, numero destinato ad un progressivo aumento. Secondo Elide Tisi che si occupa dell'organizzazione di questo evento di portata mondiale, circa 50 mila prenotazione provengono dall'estero. Durante il periodo si potrà ammirare il "Compianto sul Cristo morto del Beato Angelico" nel Museo Diocesano posto nella cripta del Duomo proprio sotto il luogo dove sarà possibile ammirare la Sindone. Le prenotazioni on line potranno avvenire anche tramite Tablet e Smartphone oltre naturalmente al normale PC e nel frattempo anche i social si stanno muovendo: l'hashtag dell'evento sarà #sindone2015. Il 21 giugno i giovanni incontreranno Papa Francesco e per rispondere alla forte risposta giovanile, gli Oratori di Torino stanno allestendo adatti ad ospitarli. I volontari che saranno messi in campo saranno circa 4500.

Nel 2010 mi recai a Torino proprio per la prima ostensione della Storia, ero il numero 1 milione e qualcosa ed erano gli ultimi giorni. E' un'emozione unica!  

La visita alla Sacra Sindone è Gratuita

lunedì 3 febbraio 2014

LA SACRA DI SAN MICHELE

La sacra di San Michele è un complesso architettonico collocato sul monte Pirchiriano, all'imbocco della Val di Susa; è situato nel territorio del comune di Sant'Ambrogio di Torino ed appartiene alla diocesi di Susa. Secondo alcuni storici, già in epoca romana esisteva, nel luogo in cui sorge ora l'abbazia, un presidio militare che controllava la strada verso le Gallie. Successivamente anche i Longobardi installarono un presidio che fungesse da baluardo contro le invasioni dei Franchi, facendo del luogo un caposaldo delle cosiddette Chiuse longobarde delle quali rimangono alcune vestigia nel sottostante paese di Chiusa di San Michele. Le fasi iniziali della nascita della sacra di San Michele sono incerte e avvolte in un'alternanza di storia e racconti leggendari. Lo storico più antico fu un monaco Guglielmo, vissuto proprio in quel cenobio e che, intorno alla fine del XI secolo, scrisse il Chronicon Coenobii Sancti Michaelis de Clusa. In questo scritto, la data di fondazione della sacra è indicata nel 966, ma lo stesso monaco, in un altro passo della sua opera, afferma che la costruzione iniziò sotto il pontificato di papa Silvestro II (999 - 1003), in precedenza abate dell'abbazia di San Colombano di Bobbio.
Per quanto concerne la data di fondazione, alcuni studiosi sono orientati ad identificare negli anni 999-1002 il periodo in cui nacque questa abbazia, mentre per altri la data di fondazione dovrebbe essere anticipata agli anni 983-987. In sostanza quindi l'origine vera e propria della costruzione risale al tempo in cui visse il santo Giovanni Vincenzo, tra la fine del X e l'inizio dell'XI secolo.

Accanto al sacello più antico, Giovanni Vincenzo ne realizzò un altro che è l'ambiente centrale della cripta. Gli studiosi tendono ad attribuire questo ambiente a Giovanni Vincenzo in quanto le nicchie, gli archetti e le colonnine richiamano motivi analoghi propri dell'architettura bizantina, e l'eremita probabilmente soggiornò nella città di Ravenna o in una qualche diocesi del ravennate. Nei decenni successivi fu costruito un piccolo cenobio che ospitava pochi monaci e poteva accogliere qualche pellegrino.
Questa costruzione è dovuta alla magnanimità e alla fede di Hugo di Montboissier, governatore di Aurec-sur-Loire, nell'Alvernia. Nei decenni successivi, la struttura dell'abbazia, affidata ai Benedettini, si sviluppò progressivamente dando asilo ai pellegrini e protezione alle popolazioni della zona. Nel XI secolo fu infatti costruito l'edificio della foresteria, staccato dal monastero, e in grado di accogliere i numerosi pellegrini che, percorrendo la via Francigena, vi salivano per trovare ristoro fisico e spirituale. Un grande impulso fu dato dall'abate Adverto di Lezat (diocesi di Tolosa) chiamato da Ugo di Montboissier a dirigere il primo cenobio. Probabilmente l'architetto Guglielmo da Volpiano realizzò il progetto della chiesa posta sopra le tre preesistenti. Il periodo interessato da questo sviluppo è compreso tra il 1015 e il 1035. Il Monastero Nuovo, oggi in rovina, venne edificato sul lato nord e aveva tutte le strutture necessarie alla vita di molte decine di monaci: celle, biblioteca, cucine, refettorio, officine. Questa parte del complesso si trova nel posto in cui probabilmente sorgeva il castrum di epoca romana. Di questa costruzione rimangono ora dei ruderi affacciati sulla Val di Susa: era un edificio a cinque piani, la cui imponenza è manifestata dai muraglioni, dagli archi e dai pilastri. Svetta, su tutte le rovine, la torre della bell'Alda, oggetto di una suggestiva leggenda: una fanciulla, la bell'Alda appunto, volendo sfuggire dalla cattura di alcuni soldati di ventura, si ritrovò sulla sommità della torre. Dopo aver pregato, disperata, preferì saltare nel burrone piuttosto che farsi prendere; le vennero in soccorso gli angeli e miracolosamente atterrò illesa. La leggenda vuole che, per dimostrare ai suoi compaesani quanto era successo, tentasse nuovamente il volo dalla torre, ma che per la vanità del gesto ne rimase uccisa.

L'abate Ermengardo, che resse il monastero dal 1099 al 1131, fece realizzare l'opera più ardita di tutta l'imponente costruzione, l'impressionante basamento che, partendo dalla base del picco del monte, raggiunse la vetta e costituì il livello di partenza per la costruzione della nuova capiente chiesa. Questo basamento è alto ben 26 metri ed è sovrastato dalle absidi che portano la cima della costruzione a sfiorare i 1.000 metri di altitudine rispetto ai 960 del monte Pirchiriano. Proprio la punta del monte Pirchiriano costituisce la base di una delle colonne portanti della chiesa ed è tuttora visibile e riconoscibile grazie alla presenza di una targa riportante la dicitura: "culmine vertiginosamente santo" modo in cui amava definire questo posto il poeta rosminiano Clemente Rebora. La nuova chiesa, che è anche quella attuale, è stata eretta su strutture possenti e sovrasta le più antiche costruzioni che sono state così inglobate. Questa costruzione dovette richiedere molti anni e il trascorrere del tempo è documentato nel passaggio che si trova all'interno delle campate tra il pilastro cilindrico e quello polistilo e nel variare del gusto che passa dal romanico al gotico sia nelle decorazioni che nella forma delle porte e delle finestre. Il lavoro durò a lungo e fu più volte interrotto a causa delle difficoltà che si incontravano nella realizzazione di un'opera tanto imponente; in particolare richiese molto tempo la costruzione del basamento e delle absidi, che furono costruite per prime con la prima campata sostenuta da due pilastri rotondi. Tutto questo ha comportato, nelle navate, il sovrapporsi di tre tipi di architettura: uno stile romanico con caratteristiche normanne, uno stile romanico che si può definire di transizione ed infine uno stile gotico francese. Tra il 1120 e il 1130 lavorò alla Sacra lo scultore Niccolò. Dal protiro, altissimo a più piani, si accede allo scalone dei Morti, così chiamato perché anticamente era fiancheggiato da tombe. Qui si trova la porta dello Zodiaco, con gli stipiti decorati da rilievi dei segni zodiacali, che all'epoca erano un modo per rappresentare lo scorrere del tempo (quindi una sorta di memento mori). In questi rilievi, simili a quelli dei popoli fantastici nella porta dei Principi di Modena, si riscontrano influenze del linearismo della scuola scultorea di Tolosa. Gli interventi fatti per adattare lo sviluppo architettonico al particolare ambiente costituito dalla vetta del monte Pirchiriano hanno portato al rovesciamento degli elementi costitutivi fondamentali. In tutte le chiese la facciata è sempre localizzata frontalmente rispetto alle absidi poste dietro l'altare maggiore e contiene il portale di ingresso; al contrario, la facciata della sacra si trova nel piano posto sotto il pavimento che costituisce la volta dello scalone dei Morti. La facciata è sotto l'altare maggiore, ed è sovrastata dalle absidi con la loggia dei Viretti, visibile dalla parte del monte rivolta verso la pianura Padana. Dopo seicento anni di vita benedettina, nel XVII secolo, la Sacra restò quasi abbandonata per oltre due secoli. Nel 1836 Carlo Alberto di Savoia, desideroso di far risorgere il monumento che era stato l'onore della Chiesa piemontese e del suo casato, pensò di collocare, stabilmente, una congregazione religiosa. Offrì l'opera ad Antonio Rosmini, giovane fondatore dell'Istituto della carità, che accettò, trovandola conforme allo spirito della sua congregazione. Papa Gregorio XVI, con un breve dell'agosto 1836, nominò i rosminiani amministratori della sacra e delle superstiti rendite abbaziali. Contemporaneamente, il re affidò loro in custodia le salme di ventiquattro reali di casa Savoia, traslate dal duomo di Torino, ora tumulate in santuario entro pesanti sarcofaghi di pietra. La scelta di questa antica abbazia evidenzia la prospettiva della spiritualità di Antonio Rosmini che, negli scritti ascetici, richiama costantemente ai suoi religiosi la priorità della vita contemplativa, quale fonte ed alimento che dà senso e sapore ad ogni attività esterna: nella vita attiva il consacrato entra solo dietro chiamata della provvidenza e tutte le opere, in qualsiasi luogo o tempo, sono per lui buone se lo perfezionano nella carità di Dio. I padri rosminiani restano alla sacra anche dopo la legge dell'incameramento dei beni ecclesiastici del 1867 che spogliava la comunità religiosa dei pochi averi necessari per un dignitoso sostentamento e un minimo di manutenzione all'edificio che conserva numerose opere d'arte. Nel XX secolo particolare importanza riveste la visita di papa Giovanni Paolo II il 14 luglio 1991, nel corso della sua visita alla diocesi di Susa per la beatificazione del vescovo Edoardo Giuseppe Rosaz. La sacra di San Michele godeva del privilegio di abbatia nullius, ovvero dell'esenzione dalla giurisdizione di un vescovo, da molti secoli, quando fu soppressa nel 1803 durante il periodo napoleonico. Nel 1817 fu ristabilita, ma perdette il secolare privilegio e fu compresa nella diocesi di Susa.

Fonte: Wikipedia

Foto Tratte da Wikipedia: Autore Sailko

martedì 12 novembre 2013

CHIESA MEDIEVALE AL CENTRO DI TORINO

Durante i restauri dello storico cinema Il "Garibaldi" di Torino, aperto per cinquant'anni tra il 1907 e il 1957, è stato rinvenuto un abside di una chiesa dell'anno mille, vera e propria testimonianza del Medioevo a Torino. I lavoro sono condotti dal Centro Studi Sereno Regis e sono sostenuti economicamente grazie ad una raccolta popolare e l'aiuto della Compagnia di San Paolo. Il "Garibaldi" era il più antico cinema di Torino e si trova nell'attuale via Garibaldi. Le fondamenta della chiesa saranno osservabili grazie ad una apposita vetrata. La scoperta è ancora più interessante se si pensa alla presenza di un capitello del II secolo d.C. (probabilmente quando in quella zona vi era UN mercato cittadino) e al fatto che la si credeva distrutta nel Settecento. I restauri, costati 400 mila euro, hanno permesso di riportare in auge due sale che ospiteranno proiezioni, convegni, stage, mostre ecc...la sala principale sarà dedicata a Gabriella Poli, prima donna capocronista in Italia.

mercoledì 25 settembre 2013

IL CASTELLO DI IVREA

La costruzione iniziò nel 1358 per volere di Amedeo VI di Savoia, detto il Conte Verde con incarico affidato all'architetto Ambrogio Cognon; si concluse tra il 1393 e 1395 impegnando una grande quantità di manodopera: si ritiene che in certe giornate vi lavorassero più di mille persone (si consideri che a quei tempi Ivrea aveva circa 3500 abitanti) con maestranze qualificate provenienti da Vercelli, Milano e Ginevra. Con la scelta del sito Amedeo VI volle che il castello si ergesse a fianco delle sedi principali del potere politico e religioso medioevale: il Palazzo Vescovile ed il Comune (Palazzo della Credenza). Per far posto al nuovo edificio fu necessario abbattere diverse case e le mura della città verso nord. Situato in posizione strategica dalla quale è possibile dominare la strada che conduce in Val d'Aosta, il castello fu costruito soprattutto con funzione difensive. Il castello fu concepito come costruzione massiccia a pianta quadrangolare, con torri cilindriche che si innalzano direttamente dal terreno; i locali e le stanze del castello si sviluppano su tre maniche, alte verosimilmente tre piani, che si affacciano sul cortile interno. L'accesso avviene attraverso un'antiporta ed un successivo ponte levatoio sospeso sopra un fossato. Lungo il perimetro delle mura con merlatura a coda di rondine corre il camminamento di ronda, sorretto da beccatelli aventi scopo difensivo. Nel cortile si notano ancora il pozzo ed la ghiacciaia (diametro di 6 m. e profondità di 4m). Cessate le tensioni belliche che ne avevano determinato la costruzione, nella seconda metà del XV secolo il castello funse soprattutto da raffinata dimora dei Savoia, assistendo allo sviluppo della cultura e delle arti che fu promosso in particolare dalla duchessa Iolanda di Valois, figlia di Carlo VII re di Francia e di Maria d'Angiò. Uno scritto del 1522 redatto in occasione della celebrazione di un battesimo, ci informa sugli arredi delle sale, gli addobbi, i balli e le feste che animavano la vita di corte. Conosciamo anche il nome di un pittore francese tardogotico, Nicolas Robert, che affrescò nel castello l'oratorio di Iolanda di Valois (a dispetto delle testimonianze scritte, delle sue opere non è rimasta traccia). Del gusto cortese di tale periodo rimane traccia in una elegante bifora ad archi trilobati sormontata da stemmi della casa Savoia che si apre in alto sulla parete sud. Tra il XVI e il XVII secolo, con l'infuriare nel territorio canavesano delle lotte tra francesi e spagnoli, il castello fu ristrutturato e riprese la sua funzione di presidio militare. Nel 1676 un fulmine provocò l'esplosione del deposito di munizioni collocato nella torre di nord-ovest (la torre mastra), esplosione che causò, assieme al crollo delle torre, innumerevoli morti e la distruzione di molteplici case edificate a ridosso del castello. La torre non venne ricostruita, ed oggi si presenta mozza, con una copertura conica in lastre di ardesia.
Dal 1700 l'edificio venne adibito a carcere mantenendo poi tale funzione fino al 1970. In questo periodo intervennero significative ristrutturazioni legate ad esigenze carcerarie: così probabilmente la originaria struttura a tre piani fu modificata in quattro, ricavando un maggior numero di vani di minore altezza. Dopo il 1970, il castello rimase abbandonato e chiuso al pubblico per nove anni. Successivi restauri comportarono la eliminazione di corpi di fabbrica che erano stati aggiunti nel cortile, la revisione di tutte le coperture ed il restauro delle torri merlate. Il castello, proprietà dello Stato, è oggi in concessione al Comune che in specifiche occasioni ha garantito la sua apertura al pubblico.

Fonte: Wikipedia

Immagine tratta da Wikipedia, Autore: Laurom

lunedì 3 giugno 2013

ABBAZIA DI CASANOVA

È un piccolo e grazioso complesso abbaziale nelle campagne di Carmagnola, in frazione omonima, a sud di Torino, in Piemonte, e facilmente raggiungibile svoltando in Via Molinasso dalla ex Strada statale 393 di Villastellone. L'antica e originaria (oggi pressoché inesistente) costruzione religiosa risaliva al XII secolo, opera voluta dall'ordine monacale cistercense, grazie al quale si sviluppò largamente fino al XVI secolo, quando poi fu ceduto agli abati delle corti sabaude. Nel secolo successivo subì poi vari saccheggi, tanto da indurre Papa Pio VI a declassarlo a monastero. La facciata attuale della chiesa principale possiede ancora delle tracce architettoniche del 1666, tuttavia fu rifatta completamente qualche decennio dopo, ovvero agli inizi del XVIII secolo, in stile tardo barocco piemontese, con mattoni a vista, dall'architetto Francesco Gallo, mentre il resto del monastero intero e il chiostro fu rifatto, a seguito di un incendio, su disegni di Giovanni Tommaso Prunotto, un allievo di Filippo Juvarra, verso la metà dello stesso secolo. Il campanile attuale è del 1825, che sostituisce il precedente e, a sua volta, la torre-lanterna originaria. Dal XVIII secolo, l'abbazia fu utilizzata come residenza sabauda, sotto il patronato di Vittorio Amedeo III di Savoia, quindi di Vittorio Emanuele I. Attualmente, le aree del monastero sono in gestione alla Casa di Spiritualità del Cenacolo Eucaristico della Trasfigurazione.

Fonte: Wikipedia

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