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Visita il Primo Museo Didattico Templare Permanente in Italia!

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La Grande Storia dei Cavalieri Templari

Creati per difendere la Terrasanta a seguito della Prima Crociata i Cavalieri Templari destano ancora molto interesse: scopriamo insieme chi erano e come vivevano i Cavalieri del Tempio

La Grande Leggenda dei Cavalieri della Tavola Rotonda

I personaggi e i fatti più importanti del ciclo arturiano e della Tavola Rotonda

Le Leggende Medioevali

Personaggi, luoghi e fatti che hanno contribuito a conferire al Medioevo un alone di mistero che lo rende ancora più affascinante ed amato. Dal Ponte del Diavolo ai Cavalieri della Tavola Rotonda passando per Durlindana, la leggendaria spada di Orlando e i misteriosi draghi...

sabato 30 giugno 2012

TORNA NEL CASTELLO DI MONTERIGGIONI: A SIENA TORNA LA FESTA MEDIEVALE

Al Castello di Monteriggioni, a Siena, torna la Festa Medievale, imperdibile appuntamento estivo in programma dal 6 all’8 luglio e dal 13 al 15 luglio. Si tratta di un maniero dall’aspetto spettacolare e scenografico, tanto che persino il sommo poeta, Dante Alighieri, ne rimase così affascinato da citarlo nell’Inferno (canto XXXI). Infatti ogni anno sono circa 70mila i turisti che si arrampicano fino alle sue svettanti torri, per godere del panorama incredibile sulle colline senesi. In tempi più recenti, è stato utilizzato come set per spot pubblicitari e film: ‘Cari fottutissimi amici’ di Monicelli’, ‘Il Gladiatore‘, ‘Un te con Mussolini‘, ‘La vita è bella’, ‘Io ballo da sola‘, giusto per fare qualche esempio.

PORTA SENESE FA..."DUE PASSI NEL MEDIOEVO"

Sabato 30 giugno e domenica 1° luglio si svolgerà la festa della contrada blu e bianca organizzata con il patrocinio del Comune di Figline e della Proloco "Marsilio Ficino". Quest'anno parte del ricavato sarà devoluto in favore delle popolazione colpite dal terremoto in Emilia. Fine settimana di festa per la contrada figlinese di Porta Senese che si immergerà, domani e domenica, in un'atmosfera antica, con la festa "Due passi nel medioevo". L'iniziativa è stata organizzata in collaborazione con l'Amministrazione comunale e la Proloco. I giardini del Cassero accoglieranno così gli stand di questa manifestazione, giunta alla seconda edizione. Per tutto il giorno ci saranno diverse attività per adulti e bambini. Gli eventi partiranno sabato alle 17 con un corteo in costumi in stile medievale che arriverà in centro e proseguirà poi all'interno dei giardini con il mercatino dell'artigianato e, la sera, con uno spettacolo della Compagnia d'Arme Santaccio che si esibirà in un torneo di scherma scenica. Domenica invece si esibiranno gli arcieri del Borro e nell'occasione della finale degli Europei di calcio, verrà allestito un maxi schermo per vedere la partita. Quest'anno inoltre, una parte del ricavato verrà devoluto in favore delle popolazioni dell'Emilia colpite dal sisma.

Fonte: www.valdarnopost.it

giovedì 28 giugno 2012

QUINTANA STORICA A MELIZZANO 8-15 LUGLIO 2012

Dopo un grande corteo storico in abiti d’epoca, che sfila per le strade cittadine accompagnato da sbandieratori, archibugieri e arcieri si svolge la giostra della Quintana, in cui gareggiano le cinque contrade di Melizzano: Rimembranza, Starza, Tiglio, Torello e Valle Corrado. Il piccolo Borgo sannita evoca un fascino medievale tutto suo, le Chiese, i Vicoli, le case in tufo fanno da cornice ad una manifestazione unica nel Sannio. La sfida più sentita è il “Palio della Quintana”: i concorrenti del Palio, cavalieri melizzanesi, armati di lancia, corrono a cavallo lanciandosi contro una sagoma rappresentante un Saraceno, e devono infilare un anello che si restringe a ogni passaggio. 

ITINERARI ORGANISTICI RIMINESI

Con la tappa nella Chiesa di Santa Maria Annunziata Nuova di Scolca (San Fortunato), venerdì 29 giugno 2012, si esaurisce la proposta di “Itinerari organistici riminesi”, III Rassegna di Concerti ideata per valorizzare il patrimonio organario di Rimini, organizzata dalla Diocesi di Rimini e dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Rimini, sotto la direzione artistica di Gianandrea Polazzi. Il terzo concerto avrà per protagonista un organo del maestro veneto Gaetano Callido: si tratta dell’op. 407 del 1806 conservata nella chiesa di Santa Maria Annunziata Nuova di Scolca (San Fortunato), strumento originariamente costruito per la chiesa di Santo Spirito di Pesaro. Sarà un momento musicale molto ricco perché diversi sono i musicisti che lo animeranno: Massimo Navarra (flauto dolce sopranino, soprano e contralto), Franco Ugolini (flauto dolce soprano e contralto), Roberta Pari (organo), Richard Pacini (percussioni).

UN SETTEMBRE TRA BIRRA E MEDIOEVO...ECCO IL CERVOGIAFEST

Si chiamerà “CervogiaFest Birra Medioevo” il festival dedicato alla birra artigianale che la ditta pistoiese Ideabi organizzerà il 28, 29 e 30 settembre alla Rocca di Serravalle, con la collaborazioni di associazioni del luogo e il patrocinio del Comune di Serravalle Pistoiese. Una festa per le famiglie alle quale si offrirà un percorso itinerante sospeso tra arte e storia, sulle tracce della “cervogia”, come veniva chiamata nel Medioevo la meravigliosa bevanda bionda. “Come ci hanno spiegato gli organizzatori, all’interno della Rocca sarà allestito un piccolo villaggio medievale, in modo che il visitatore si senta proiettato all’epoca di Dante  – spiega l’assessore Daniele Fedi - Ad accoglierlo ci saranno figuranti in vestiti d’epoca mentre i bambini saranno allietati da giullari, saltimbanchi e cantastorie”. 

AL VIA A BAISO LA SETTIMA EDIZIONE DELLA TAVOLA DI BISANZIO

Anche quest’anno la Comunità di Baiso, in collaborazione con la Sezione Reggiana della Deputazione di Storia Patria, organizza una serie di appuntamenti con la Storia che colloca nel territorio baisano, nell’Alto Medioevo, una significativa presenza bizantina. Una rievocazione storica che prende spunto da una forte iniziativa culturale collettiva in cui tutta la Comunità è coinvolta nella ricerca e nella ricostruzione delle testimonianze che riportano alla luce le tradizioni, i costumi, le arti e gli antichi mestieri tramandati e trasformati da generazioni di persone di cui l’attuale Comunità è fiera discendente. Il programma, i contenuti, e i protagonisti delle iniziative culturali previste nel Comune di Baiso sono stati presentati questa mattina nel corso di una conferenza stampa nella sede della Provincia di Reggio Emilia, alla quale hanno partecipato

mercoledì 27 giugno 2012

LO STUDIOLO DI FEDERICO DA MONTEFELTRO



Lo studiolo era un ambiente del Palazzo Ducale in Gubbio, nel 1939 fu smantellato e venduto al Metropolitan Museum di New York da cui non ha più fatto ritorno. Costruito nel 1470 e terminato dopo la morte di Federico, un piccolo spazio dove il Duca si ritirava per concentrarsi sulle sue letture, approfondire i suoi studi e ricevere gli ospiti. La sua riproduzione iniziò nel 2002 e terminata nel 2009 a cura della ditta Minelli, eccellenza eugubina nel panorama del restauro e della riproduzione, basandosi su una rigorosa documentazione fotografica. Si sono utilizzati materiali antichi, compresi legni di soffitti risalenti al 1400. Gli scomparti delle tarsie rivelano stipi e armadietti colmi di oggetti legati alle arti, alla musica, allo studio. Sul leggio si può notare un manoscritto dell'Eneide.







Un ringraziamento speciale a Antoletta Ratto Gonzalez!

LE TORRI GEMELLE DI LECCE A BELLOLUOGO

Damigelle e nobiluomini, duelli al chiaro di luna e feste danzanti. Come doveva essere Torre del Parco di Belloluogo, nel periodo del suo splendore, sotto Maria D'Enghien? La storia ufficiale attribuisce al XIV secolo la costruzione di quella che inizialmente era una torretta militare di avvistamento e che solo successivamente venne trasformata in una vera e propria residenza estiva. Ma esistono fondati "sospetti" che la data possa spostarsi indietro nel tempo fino addirittura al mille e cento.
Ci vuole uno sforzo notevole per immaginare scene di vita di corte in quell'antico maniero che oggi è preda di ripetuti atti di vandalismo, nonostante sia "ingabbiato" in un cantiere i cui lavori si protraggono da anni - in irtardo sulla prevista consegna - senza lasciar intravedere una conclusione. Il ritardo e l'abbandono dell'antica torre sono stati oggetto di ripetute segnalazioni all'amministrazione comunale, pur impegnata in una lenta riqualificazione di un'area di cui doveva essere il cuore pulsante e nella quale invece, rischia di rimanere una mal tollerata appendice. Come è parsa del resto alla giovane coppia di turisti francesi che, racconta Beniamino Piemontese, è arrivata sul posto dopo una lunga passeggiata chiedendo proprio a lui se fosse quella la torre di cui avevano letto tanto.
Beniamino Piemontese - nel raccontare la scena - è mortificato. E non può essere diversamente per chi si batte, con dispendio di risorse e di tempo, per la salvaguardia di una delle vestigia più affascinanti di un'epoca che non è quella barocca e che, forse proprio per quello, viene percepita come avulsa in una città che di Santa Croce ha fatto il suo marchio di fabbrica, insieme al pasticciotto. Torre del Parco (viale Don Minzoni), Torre del Parco di Belloluogo - le torri gemelle di Lecce, ora separate da un destino che le ha consegnate l'una nelle mani del privato, l'altra in quelle del pubblico -, chiesa di Santo Stefano a Soleto, la Basilica di Santa Caterina a Galatina. I punti cardinali di un'epoca che nel Salento è stata fiorente, con pochi paragoni nell'Italia meridionale.
Ma al Salento interessa questo nobile retaggio, questo tassello ulteriore nel mosaico della sua storia millenaria? Ci aveva visto giusto l'allora sindaco Stefano Salvemini, quando, nel 1994, all'ombra di un fico che l'associazione ha supplicato di non toccare, ammonì i presenti sull'indifferenza generale suggerendo di inserire il recupero della torre, obiettivo dei volontari e degli altri firmatari della relativa campagna di sensibilizzazione, nel contesto di un'area a verde che fosse quotidianamente fruibile da cittadini e turisti.
Qual è insomma il rapporto tra il Salento e il suo passato, al di là delle parole d'ordine a uso e consumo del marketing territoriale? Piemontese teme che un ulteriore ritardo nei lavori faccia metaforicamente sprofondare la torre nelle sabbie mobili dell'oblio, questa volta definitivo. "Ci vuole impegno, ci vuole amore", va ripetendo. Nel 1993, quando è iniziata la faticosa operazione di restauro, il complesso monumentale era squarciato in due, come ferito da un fulmine di acciaio. Ora è integro nell'aspetto esteriore, ma sofferente in più punti: scorrerie facilmente realizzabili con incursioni nottetempo non risparmiano nemmeno la straordinaria cappella gentilizia e i piantonamenti volontari non bastano, così come non servono a molto i pur cortesi scambi di missive tra associazione e uffici del Comune.
Il riconfermato sindaco, Paolo Perrone, forte dell'ampiezza del mandato ricevuto, è chiamato ad attivarsi per imprimere ai lavori quell'accelerazione verso il traguardo finale, fin troppo sospirato, ben oltre la burocrazia spesso resistente di taluni livelli intermedi. In fondo qui nessuno vuole farne profitto o restaurarsi casa con i soldi pubblici, ma semplicemente offrire alla città e al suo bagaglio paesaggistico e monumentale un elemento ulteriore di valorizzazione. Lecce è un polo museale diffuso, ma in pochi ne hanno consapevolezza. In altre parti di Italia ci avrebbero ricavato già milioni di euro dalla tasche dei turisti ben contenti di pagarli. Così si potrebbero riparare almeno quei vetri ridotti in frantumi.

martedì 26 giugno 2012

UOMINI SELVATICI NEL FOLKLORE ITALIANO


In principio era Enkidu. Il selvaggio per eccellenza, generato dagli déi per esaudire le preghiere del popolo di Uruk, Mesopotamia, vessato dallo stillicidio di esercizi guerreschi imposti dal tiranno che reggeva la città, il semidivo Gilgamesh. Il regolamento dei conti tra i due si consuma durante la festa di Ishkarra, ed è una lotta selvaggia e senza quartiere quella dell’uomo contro la bestia. Nessuno prevale, ed anzi il tiranno resta fortemente impressionato dal bellicoso valore del suo avversario. Tanto da deporre le armi e stringere con lui un patto solenne di amicizia. D’ora in poi si batteranno insieme, spalla contro spalla, e l’occasione propizia arriva praticamente subito. Poco fuori dalla città si apre una scura foresta di cedri. Quei tronchi farebbero proprio al caso loro, visto che ad Uruk il legname serve come il pane. Ma a guardia del pregiato bosco sta in agguato Khubaba. Lui sì, mostro assoluto. I due si incamminano per i sentieri della macchia, scovano il legno migliore ed iniziano a tagliarlo. Ma Khubaba si palesa ed attacca. Uniti, Gilgamesh ed Enkidu prevalgono. Tornano ad Uruk insieme al bottino della vittoria, e qui celebrano un trionfo tanto splendente da far sì che perfino la dea Ishtar proponga al semidivo di farle da sposo. Gilgamesh conosce bene la crudele volubilità della dea, ed oppone il suo netto rifiuto che scatena la collera di Ishtar sotto forma del Toro celeste Humbaba, proditoriamente sguinzagliato per procurare strage nei vicoli della città. Sulla strada del Toro si pone Enkidu, ma invano. Così, il selvaggio ritenta insieme al suo alleato. Preso per la coda, l’animale furioso viene infine abbattuto da un fendente di Gilgamesh che lo raggiunge nel mezzo del cranio, stramazzandolo a terra. Ancora una volta è la vittoria, ma il sorriso si spegne presto perché gli dèi decretano la malattia e la morte di Enkidu, insegnando a Gilgamesh per la prima volta nella sua vita d’eroe il significato dell’afflizione. Un dolore incolmabile per la scomparsa di quel sodale tanto diverso eppure tanto necessario. Perché dietro - e dentro - Enkidu sta lo spirito autentico dell’essere selvatico, dell’umano che non ha ancora reciso totalmente il suo legame con la terra e con il retaggio animalesco. Anzi, dell’uomo senza umanità. Enkidu è l’archetipo di tutto questo.
Gilgamesh ed Enkidu domano il Toro celeste (fonte: gwthomas.org).
Ed inaugura un ciclo destinato a durare nei secoli. Quello composto dalle irruzioni dell’inatteso, dell’estraneo, del non civilizzato nell’ordine costituito delle cose. Quello, ancora, che prende le forme e le sembianze degli innumerevoli uomini selvatici capaci, sotto differenti nomi, identità, particolarità, di popolare nei secoli le leggende italiane e non solo. Cös è un modesto paese da poco più di 5mila abitanti nel bel mezzo della Valtellina che avvolge la provincia di Sondrio. Una delle sue frazioni, proprio all’inizio della Val Gerola, si chiama Sacco ed ospita una vetusta abitazione di notai in cui è custodito un meraviglioso spaccato di come si viveva in terra orobica in pieno Quattrocento. La sala principale del palazzetto reca ancora i segni del suo ultimo utilizzo da fienile, che ha in buona parte leso gli intonaci delle pareti che un tempo ornavano le camere picte a decorazioni floreali e cartigli con proverbi in voga o sacre preghiere. Eppure, sui muri si intravedono ancora alcune nette figure. Una grande raffigurazione della Pietà. Un caritatevole San Bernardo presso cui sta, solennemente inginocchiato in atto di imperitura devozione, il committente dell’opera. L’architrave decorato con i tre Volti Sacri. Un cacciatore. E, in bella mostra nonostante la particolarità del soggetto, un uomo completamente nudo ad eccezione dei folti peli che ne ricoprono l’intero corpo, che brandisce una clava lignea e, in perfetta sintonia con le dinamiche proprie di una striscia comica, presenta un fumetto che gli fuoriesce dalle labbra e recita: Ego sonto un homo salvadego per natura,  chi me ofende ge fo pagura. Io sono un uomo selvatico di natura, a chi mi offende faccio paura.
L'uomo selvatico di Sacco (fonte: wordpress.com).
Un semplice spauracchio, verrebbe da pensare. Buono per spaventare gli sciocchi e gli irrispettosi, o magari per far paura ai bambini. Eppure, l’uomo selvatico erede del mediorientale Enkidu è ben più di questo. Anzitutto, si tratta di una narrazione che, come anticipato, ha finito per diffondersi a macchia d’olio. Oltre il folklore alpino valtellinese, certo, in una varietà tale di declinazioni che verrebbe da ipotizzare – e c’è già stato chi l’ha fatto esplicitamente – che più che di leggende su di un fiabesco uomo selvatico si tratti di frammenti di memoria legata alla presenza effettiva di ominidi cresciuti e vissuti accanto ed al di fuori dalla nostra civiltà. Proprio come Enkidu, decisamente altro sia rispetto al re Gilgamesh che, soprattutto, nei confronti dell’ordine sociale stesso di Uruk. E allora, largo all’ommo sarvadzo valdostano, ed al salvanel della Valsugana. Ma anche al salvan della Val Gardena o all’umìn selvàdich. Alle foulatones, al gigiat, al massaruò ed al sarvanot. Ai salvanelli – o sanguinelli – ed al bilmon, ai salvanchi, al mazzarol, all’om salvei ed alle sterminate fila delle anguane. Alla salvaria e addirittura al trittico composto dall’om dal bosch, dalla femena del bosk e dal bagon (figlio) del bosk. O all’om salvarek, ai crapòn, ai brüt. Lucca, Biella, Massa, Bellino e le Valli Valdesi. Il Cadore ed il cuneese, il Trentino e la Val Brembana, Sondrio, Ferrara, Mantova e perfino Milano e Venezia. Ovunque sembra esistere un uomo selvatico, alle volte imponente e minaccioso, in altri casi di dimensioni ben più contenute rispetto ad un comune essere umano.
Una delle tante rappresentazioni del selvaggio giunte sino a noi (fonte: nerocafe.net).
Per metà bestia, per metà folletto, mantiene saldo nella pelliccia che lo ricopre da capo a piedi e gli rende totalmente accessorio l’utilizzo di abiti di qualsiasi sorta quel legame ancestrale che vincola l’uomo con la terra, gli elementi, la semplicità dei cicli naturali. Così, sovente appare ingenuo e semplice nei modi e nel pensiero. Ma al contempo anche superiore all’uomo civilizzato in quelle attività che presuppongono un dialogo diretto e profondo con la natura. Gran maestro dell’arte casearia, nella maggior parte delle leggende giunte sino a noi è l’indiscusso detentore del sapere delle baite, e per questo insegna agli uomini a fare il burro ed il formaggio, disvelando l’uno dopo l’altro quasi tutti i suoi segreti. Quasi, perché un altro elemento comune alla totalità dei racconti popolari sul selvaggio per eccellenza è che la missione dell’uomo dei boschi non giunge mai a compimento. Lascia sempre dietro di sé un ultimo segreto, il più delle volte perché turbato dalla grettezza e dallo scherno dei suoi più civilizzati apprendisti. Ma i mezzi poco rispettosi, a volte, rappresentano anche la modalità d’elezione per estorcere all’Enkidu nostrano la sua saggezza. E allora l’uomo selvatico viene fatto ubriacare finché non confessa la sua arte segreta, ed a volte ci lascia perfino la pelle. E’ un’esperienza, la sua, che non si limita all’arte casearia ma abbraccia infinite conoscenze pratiche legate alla vita campestre. Guarisce il bestiame e lo accudisce scegliendo i pascoli migliori. Riconosce le erbe medicamentose ed insegna ad estrarne decotti prodigiosi. Sa perfino lavorare il ferro, ed all’occorrenza supporta i contadini chini sulle sementi. E’ una fiducia antica, quella che spinge il selvatico a confidare le sue eccellenti nozioni agli umani. Una fiducia semplice e genuina che, proprio per questo suo carattere ancestrale ed ancestralmente trasparente, finisce per essere tradita. Sempre. Ed è qui, nel tradimento del sapere puro portato dal selvaggio, che si consuma lo scarto più maestoso e definitivo tra l’impietosa, doppia modernità ed il passato ormai al tramonto. Il baratro che si va aprendo ed ampliando a dismisura tra chi è troppo occupato, come noi, a curarsi di un presente frenetico e l’Altro che, proprio come si faceva un tempo, riusciva a mantenere un filosofico distacco ed un’astrazione tale da concepire l’oggi come una parentesi effimera destinata a lasciar presto il passo al domani. Come s’allegra e canta l’uom salvatico Quand’il mal tempo tempestoso vede Sperando nello buono, ond’egli è pratico. Scrive Fazio degli Uberti nel suo Dittamondo del 1367. Gli fa eco addirittura il Boiardo, che nella sesta ottava del canto XXIII del primo libro dell’Orlando innamorato: E dicesi ch’egli ha cotal natura, Che sempre piange, quando è il cel sereno, Perché egli ha del mal tempo alor paura, E che ‘l caldo del sol li vegna meno; Ma quando pioggia e vento il cel saetta, Alor sta lieto, ché ‘l bon tempo aspetta. Tale è la filosofia dell’uomo selvatico. Ridere del brutto tempo perché presto tornerà il sereno, ed al contempo disperarsi per il sole che prelude alle perturbazioni. Pacifico per definizione, si imbatte invariabilmente nelle derisioni sciocche degli umani, che ne provocano infine la fuga ed il definitivo distacco dal mondo civile, popolato da quei simili remoti che tanto lo affascinano. Alle volte ride e balla sguaiatamente. Talora giunge a vestire i panni più propri del trickster, del folletto (non mancano le storielle che lo vedono addirittura abbigliato di stoffa rossa, e dunque imparentato al Piccolo Popolo) o comunque dello spirito goliardico e combina guai, capace di giocare tiri pesanti ma mai inopportuni come un novello e ridimensionato poltergeist di carne e pelo. Solitario per vocazione quando non per destino, anche nei rari casi in cui cerca la compagnia e massimamente l’affetto degli umani finisce sempre per pentirsi dell’unione impropria, e fuggire a gambe levate. Oggi, dopo tante cocenti delusioni ed altrettante repentine fughe, dell’uomo selvatico non restano neanche le orme diafane nel folto dei boschi. Altre tracce, quelle del suo passaggio di meteora mitica nella società contadina di un tempo, resistono ancora per chi sa vederle. Nel Biellese, in valle d’Andorno ed a poca distanza dal Lago della Vecchia, gli anziani indicano ancora una grotta oscura e dimenticata. E’ lo Speco dell’Uomo Selvatico. In alta Venosta, a Prevano, c’è il Sasso dell’Uomo Selvatico. La Tana dell’Uomo Selvatico spunta invece nel bel mezzo delle Alpi Apuane. A Melle si apre il Pertus dal Sarvanòt. Nella Val Ala, in località Chiampernotto, con un po’ di fortuna si trova il Bric del Selvatico, e sopra Cagnò, in Trentino, c’è il Bus del Salvanel. E la memoria del nostro Enkidu non resta confinata fuori dagli abitati. A Chiavenna si trova una via dell’Homo Selvatico. Vicino a Piazza San Marco, c’è la veneziana Calle Drio al Salvadego. Ed ancora, a Milano aveva aperto i battenti un’antica Osteria dell’Uomo Selvatico che, dopo la chiusura, è stata riaperta in altra sede come Trattoria dell’Uomo Selvatico. A Tirano, in provincia di Sondrio, la Porta Poschiavina fu abbellita dai dipinti (oggi assai rovinati) di due Salvanchi di pelo rossiccio, ciascuno munito dell’ovvio bastone ligneo. Se il primo fu con qualche sforzo accostato all’immagine di un’eremita, seppur pesantemente trascurato, l’altro incarnava a perfezione lo standard del salvadego. Oneta di San Giovanni Bianco, in Val Brembana, è invece conosciuta ai più perché ospita la cosiddetta Casa di Arlecchino, recante su di una parete l’immagine canonica del selvatico munito di clava, ed impreziosito dall’iscrizione:   Chi no e de chortesia non intragi in chasa mia se ge venes un polteron [poltrone] ce daro col mio baston. E’ ingombrante, la presenza dell’ominide delle selve. Ovunque spuntano come funghi le leggende e gli affreschi, le statue e perfino le maschere carnevalesche che ci riconsegnano la sua tradizionale immagine.
Un bozzetto di uomo selvatico munito dell'immancabile clava (fonte: storiadimilano.it).
Con un retaggio così profondo alle spalle, si fa davvero fatica e relegarlo nella sfera della fiaba, dell’invenzione, dell’evasione mitica dai canoni della realtà. Anche sforzandosi di separare il genuino dall’abbaglio – è il caso degli innumerevoli casi che le cronache storiche hanno documentato dipingendo la meraviglia di una società intera inconsapevole dell’esistenza di patologie quali l’ipertricosi – il dubbio rimane. A Genova, secondo quanto riportato dal naturalista e teologo svizzero Conrad Von Gesner, nel 1548 l’arciduca d’Austria Filippo portò con sé, oltre ad una sirena morta (!) ben due satiri, l’uno adulto e l’altro ancora giovane. Il naturalista Ulisse Aldrovandi cita invece il caso di una donna che, reduce da un viaggio all’estero, aveva portato seco una bambina di otto anni completamente ricoperta di pelo. La figlia di un uomo, anch’egli silvestre, originario delle Isole Canarie. Nel 1871, invece, le strade di Como erano imbrattate dai manifesti del Gran Serraglio Milanese, un’esotica esposizione itinerante di animali vari tra i quali uno stupefacente uomo selvatico, vivente anello di congiunzione tra la razza umana e la schiera delle scimmie. Evidenti casi di ipertricosi, come è ovvio supporre. Eppure, anche eliminando dalla casistica questo nutrito novero di vicende, ad oggi non sono poche le menzioni che, da ogni angolo di mondo, resocontano avvistamenti, incontri e rinvenimento di tracce di varia natura che condurrebbero a supporre l’esistenza di una specie Altra. Destinata dall’alba dei tempi – o forse dallo scherno che la nostra ottusa civiltà ha eretto a difesa da ciò che risulta radicalmente differente dai canoni più diffusi di normalità – a vivere accanto ed al di fuori dell’ufficiale civilizzazione. Articolo di Simone Petrelli. Tutti i diritti riservati
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domenica 24 giugno 2012

RISTORANTE BORGO REGINA, PER UN MEDIOEVO PUGLIESE


Sporting Club Borgo Regina è un'ampia struttura situata nei pressi del complesso residenziale Borgo Regina (tra Torre a Mare e Noicattaro). Comprende due sale interne, una sala esterna con gazebo, bar, piscina, campo da tennis/calcetto e vasto spazio per l'intrattenimento dei bambini. Uno staff di professionisti, affidabile e particolarmente disponibile, garantisce l'organizzazione e la gestione di molteplici attività con strutture sportive come la piscina, il campo da tennis e calcetto, dotati di ampi spogliatoi, docce e servizi. Accoglienti le due sale, dotate di ogni comfort, di cui la prima a piano terra circondata da ampie vetrate, climatizzata, che può ospitare circa 50 commensali; la seconda per piccoli ricevimenti, arredata con archi in pietra locale e travi in legno, ne ospita circa 150.Gli spazi all'esterno con angoli riservati per il relax, dispongono di piazzetta, pista da ballo con palco per serate con oltre 700 ospiti, pizzeria e ristorante all'aperto, american bar, barbecue e un ampio parcheggio che garantisce la tranquillità della permanenza. Si organizzano eventi di ogni genere.

Ogni Sabato serata danzante con menu a prezzo fisso.



MEDIOEVO IN SPAGNA

Sono 12 i comuni (10 spagnoli e 2 portoghesi) che formano la Rete delle Città e dei Pesi Medievali e che rincorrono l'intera spina dorsale della Penisola.
Conosciamoli un poco:

1. Hondarribia (Guipúzcoa) - Un centro storico caratterizzato dalla presenza di edifici signorili,dichiarato sito di interesse storico e artistico, un castello (quello di Carlo V) convertito in una locanda nazionale, le mura (le unica conservate da una città Gipuzkoa) a ricordare il passato epico. Queste sono le chiavi di Hondarribiaelegante fortezza alla foce del fiume Bidasoa, a nordest di Guipúzcoa. Ulteriori informazioni www.bidasoaturismo.com
2. Laguardia (Álava) - La cultura vinicola invade ogni angolo di questa città situata nel cuore di La Rioja Alavesa. Per questo le cantine (e la vista ai sui vigneti) sono già la scusa perfetta per una fuga. Però c'è di più: la Plaza Mayor porticata, la casa natale del favolista Felix Maria Samaniego, la facciata gotica della chiesa di Santa de los Reyes, il Paseo de la Cigüeña... Ulteriori informazioni www.laguardia-alava.com
3. Estella-Lizarra (Navarra) - La cultura è uno dei punti di forza di questa città a ovest della Navarra. La prova sta nella tradizionale Settimana di Studi Medievali, Musica Antica e Sefardita. Tutto normale considerando che la sua origine risale al 1090. Ben presto divenne il fiore all'occhiello del pellegrinaggio a Santiago di Compostela. Ulteriori informazioniwww.turismotierraestella.com
4. Sos del Rey Católico (Zaragoza) - La tappa successiva porta all'aragonese Sierra de la Peña, dove si trova Sos del Rey Católico, dichiarata anch'essa di interesse storico-culturale. Le case sono di pietra e maposteria, le coperture hanno tasselli e scudi... Tutto merita una visita nel luogo di nascita di Ferdinando II d'Aragona. Da qui il suo nome. Ulteriori informazioni www.sosdelreycatolico.com
5. Almazán (Soria) - La rete medievale passa anche attraverso questa città arroccata nell'alto Duero, nata nel XII secolo dall'unione delle 10 chiese romaniche. La sua condizione di città di frontiera gli impose di dotarsi di un forte recinto murato con quattro grandi porte. Ulteriori informazioni www.almazan.es
6. Sigüenza (Guadalajara) - L'universo culinario è parte integrante di questa particolare rete. ESigüenza, con i suoi piatti a base di selvaggina, le sue trote marinate o la sua pasticceria conventuale, è un buon esempio. Per digerire un così ricco menù, si consiglia di camminare per le sue strade mozzafiato in cerca chissà di una qualche traccia romana, visigota e musulmana. Ulteriori informazioni www.siguenza.es
7. Pedraza (Segovia) - Insediamento celtico, terra di confine e maestosa cittadina, Pedraza è nota per le sue case blasonate, i palazzi, i castelli ... e per i suoi mille metri di altitudine ai piedi della Sierra de Guadarrama Segovia. Nel mese di luglio si celebra il Concerto delle Candele, illuminando le sue strade con più di 40.000 candele. Ulteriori informazioniwww.pedraza.info
8. Consuegra (Toledo) - Il percorso continua nelle vicinanze di Montes de Toledo, dove una cittadina come questa di Consuegra contiene fino a 12 mulini del XVI secolo. Ci sarà tempo per visitare il castello medievale di origine araba attraverso visite in costume o riscoprire gli antichi mestieri. Ulteriori informazioni www.consuegra.es
9. Coria (Cáceres) - Questa è l'antica sede del Marchesato d'Alba, e così quell'aria nobile è ancora visibile nella città medievale e lungo i sentieri romani, goti, arabi, ebrei e cristiani che la attraversano. Ulteriori informazioni www.coria.org
10. Olivenza (Badajoz) - Discendendo il Badajoz sorge Olivenza, fondata dai Templari nel XIII secolo; fu l'ultimo territorio ad unirsi alla Spagna (prima era portoghese) nel 1801. Di notevole interesse sono la Torre del Homenaje del Alcázar e le case coloniche sparse.Ulteriori informazioni www.ayuntamientodeolivenza.com
11. Vila Viçosa (Portugal) - Si arriva così alla prima città portoghese, ricca di ampie piazze punteggiate di aranceti e cappelle affascinanti nel mezzo di Central Alentejo. Un'altra scusa per visitarla: le sue succulente "migas" (pane bagnato saltato con aglio e pepe) o la zuppa di pesce condita con vino della regione. Ulteriori informazioni www.cm-vilavicosa.pt
12. Marvao (Portugal) - Finisce il viaggio in questa questa cittadina costruita su una montagna di granito alta a 800 metri. Di qui il suo soprannome: il nido delle aquile. Bianca e irregolare, la città è sede del Concorso Internazionale di Pinchos (spiedini) e Tapas (spuntini) medievali, con squisite degustazioni di ciascun comune nella rete. Ulteriori informazioniwww.cm-marvao.pt

Per tutte le informazioni visita il sito

giovedì 21 giugno 2012

CHIUSI TORNA AL MEDIOEVO CON TRIA TURRIS

Parte domani, venerdì 22 giugno, Tria Turris, l’evento che comprende varie sfide tra i terzieri della città (Sant’Angelo, Santa Maria e San Silvestro). Dal pomeriggio, e per tutto il fine settimana, sarà un susseguirsi di danze e festeggiamenti, banchetti propiziatori, tornei di spade e di arceria, musicanti, giocolieri, mercanti, sbandieratori, armigeri, nobili, dame e cavalieri. Nel parco dei Forti, all’ingresso del centro storico, è già pronto  un villaggio medievale, con le taverne, il campo degli spettacoli e quello delle sfide, il mercato, l’accampamento dei falconieri e dei terzieri, le botteghe artigiane e l’accampamento della compagnia d’arme Santaccio. Questa sera, il “piatto forte” è rappresentato alle 21,30, dopo la cena medievale, dallo spettacolo “La Pasqua di sangue chiusina”, a cura di Mascia Massarelli e Claudia Morganti. A seguire, alle 22,30, torneo a cavallo e spettacoli equestri nel campo delle sfide, a cura del centro ippico Il Felcino, quindi spettacolo di sputafuoco e festa finale in accampamento. Domani sarà il giorno delle sfide con l’arco: alle 18,30 quella femminile della Freccia d’argento, alle 22 quella maschile, con il Palio del santo anello. Domenica 24, alle 17, il corteo storico precederà uno spettacolo di falconeria  e il ventiquattresimo Palio delle torri, consistente in una gara a squadre che trasportano pesanti simulacri di torrioni, attraverso una specie di portantina. Alle 22 il grande torneo di scherma, seguito da uno spettacolo di sputafuoco, giocolieri e sbandieratori. La tradizione dell’iniziativa è recente, ma lo spirito di appartenenza è forte. La Chiusi medievale non era così potente come quella etrusca, ma seppe dare i natali a personaggi dome Graziano da Chiusi, uno dei più importanti giuristi al mondo. E le torri, la cattedrale, le fortificazioni di parlano di un luogo strategico, un po’ come oggi: Chiusi è sempre stata uno snodo di importanti vie di comunicazione. Un centro legato al lago, a paesaggi bellissimi, che ora prova a riscoprire le sue radici più profonde e solide.  Dunque, l’iniziativa va oltre la consueta festa medievale. Intanto c’è un’attenta ricostruzione filologica, e il richiamo al periodo in cui Chiusi riuscì a battere moneta propria, nonostante le pestilenze e le continue guerre che per anni avevano decimato la popolazione di quella che era la più strategica città portuaria sulla valle del fiume Clanis. Anche il richiamo ai terzieri si riferisce all’antica divisione strategico-amministrativa dell’antico comune. Così, tornano a vivere il terziere di Sancto Selvester de Clusio, quello di Sant’Angelo e quello delle Sancte  Mariae de Clusio (dedicato alle sante Maria Maddalena e Marta, oggi semplicemente Santa Maria) per tre giorni, a Chiusi.

Fonte: sienafree.it

PIOMBINO: TORNANO LE SERATE MEDIOEVALI DEI FALO’

Anche per questo anno l’Associazione Porta a Terra, insieme al coordinamento cittadino e alla Pro Loco organizza i FALO’ di San Giovanni, una due giorni dedicata al Medio Evo tra le vie del centro storico di Marina a Piombino (LI).
Il programma della prima giornata del 22 Giugno dal titolo “Medioevo nel Borgo ” prevede a partire dalle ore 17,00 animazioni per le strade del Porticciolo con il mercato medioevale. Nel corso della serata la Taverna sul Porto sarà il ristoro dei visitatori, e dalle ore 21,00 per i più piccoli sarà presentata “La Spada nella Roccia”, spettacolo proposto dall’associazione Spettacolo Piombino. Il giorno successivo 23 Giugno arriva “La Notte dei Falò ” con inizio a partire dalle ore 17,00, e poi dalle ore 21,00 le vie del centro storico si animeranno con tamburini, guardie medioevali, arcieri e artisti erranti. Alle ore 21 in piazza dei Grani spettacolo con il gruppo di Suvereto “I Cavalieri di Ilde Brandino VIII°” che si esibiranno in piazza e accompagneranno il pubblico in Piazza della Marina quando verso le ore 22,00 ci sarà la tradizionale accensione dei Falò. Una manifestazione quindi da non perdere che ha riscosso molti apprezzamenti nel passato crescendo di anno in anno grazie all’impegno dei volontari dell’associazionismo piombinese.
Fonte: corriereetrusco.it

lunedì 18 giugno 2012

ALLA CORTE DEGLI UBALDINI, A PALAZZUOLO SUL SENIO SI RITORNA AL MEDIOEVO - 20/22 LUGLIO 2012


Ogni anno, nel mese di luglio, l’antico borgo della cittadina di Palazzuolo sul Senio, in provincia di Firenze, si appresta ad accogliere personaggi storici e fantastici per dare vita ad atmosfere d’altri tempi con una bella festa medioevale. La manifestazione, chiamata appunto “Alla corte degli Ubaldini” di Palazzuolo cade quest’anno dal 20 al 22 Luglio. Questo evento, a differenza da altri simili, si fa notare perché ogni anno si presenta con un tema nuovo e uno spettacolo diverso che attira il pubblico non solo toscano o romagnolo, ma da molte altre regioni che ha piacere di ammirare una vera e propria rievocazione della vita medievale, anche con spettacoli serali di vario genere, ma sempre rievocativi delle condizioni di vita di quel difficile periodo storico. Sono in tanti che partecipano attivamente, borghigiani e villeggianti; tutti possono vestirsi da dama o da cavaliere, noleggiare i costumi per vivere quel tempo fatto di battaglie e spade, di virtù e daghe, di accampamenti e cavalli. Nel pomeriggio gli accampamenti dei belligeranti si animano e si rinforzano le difese in vista dell’imminente e spettacolare “Battaglia con le catapulte” tra le diverse fazioni in lotta. Nel borgo è allestito un simpatico mercatino di prodotti in tema con il periodo celebrato, ben separato da quell’altro più “commerciale” con i prodotti dei giorni nostri. Nelle “taverne” si possono gustare a modiche cifre pietanze ricavate da ricette d’epoca, come zuppe di ceci e di orzo, pecorino con miele, affettati, selvaggina, maiale allo spiedo, dolci alla ricotta, biscotti caserecci e vin santo.

Fonte: www.mondodelgusto.it

sabato 16 giugno 2012

IL TORNEO DI SCHERMA MEDIEVALE AL CASSERO DI POGGIBONSI

Un torneo di scherma medievale è quello che si terrà domenica 17 giugno al Cassero della Fortezza medicea di Poggibonsi dalle 16.30 alle 19. Si intitola "L'armeggiar di Bonizio" e si tratta di un vero e proprio torneo multiepoca dove poter conoscere e vedere l'arte e la tecnica della scherma medievale, proposta da ricostruttori storici realmente addestrati nell'uso di armi e armature di varie epoche, che si sfideranno in un vero e proprio torneo d'armi. Ma c'è spazio anche per i più i piccoli, infatti parallelamente si svolgeranno attività dedicate ai bambini, con spade e scudi di gommapiuma che consentiranno ai bambini di avvicinarsi, giocando in tutta sicurezza, alla scherma medievale. Per informazioni è possibile visitare il sito di Archeotipo (www.archeotipo.it) e del Comune di Poggibonsi (www.comune.poggibonsi.si.it), inviare una mail a info@archeotipo.it oppure telefonare al numero di Archeotipo 0577 983865.

Fonte: www.valdelsa.net

IL MEDIOEVO TORNA IN VALDELSA CON LA ''FERIE DELLE MESSI'' A SAN GIMIGNANO

Le rievocazioni storiche sul medioevo protagoniste del weekend della Val d'Elsa. A San Gimignano è il tempo della "Ferie delle Messi" (15,16 e 17 giugno), la festa che riporta nel borgo turrita la tradizione cavalleresca del Medioevo e rievoca le tradizionali "Ferie Messium", celebrazioni dei raccolti che la popolazione fino dal 1200 viveva con canti, balli, giochi e che avevano come protagonisti i combattimenti tra campioni a cavallo. Organizzata dall'Associazione "I Cavalieri di Santa Fina", che onorano Fina dei Ciardi, la giovinetta morta in odore di santità il 12 marzo 1252 e diventata compatrona della città, la Fiera riporta in vita le quattro storiche contrade di San Giovanni, Piazza, Castello e San Matteo. La Ferie delle Messi è una rievocazione storica che vede il grande corteo tra le vie del Borgo, la benedizione dei cavalli, la giostra dei bastoni, il gioco della fune, il grande mercato di arti e mestieri e altro ancora. Appuntamento a San Gimignano il 15,16 e 17 giugno.

Scarica il programma qui:
www.cavalieridisantafina.it/sites/files/pieghevole_ferie_messi.pdf.

venerdì 15 giugno 2012

UN TUFFO NEL MEDIOEVO A TRADATE

Nel marzo del 1150 intorno alla chiesetta di San Nazaro si diede una grande festa con cena balli, e tanti divertimenti, per festeggiare Roderico, figlio minore di Landolfo, di ritorno dalla 2° crociata (1147-1149). Durante la cena Roderico fu investito cavaliere della benemerita corporazione di San Nazaro nota in tutto il territorio. E fu grande festa per tutto il borgo. Proprio per commemorato tale avvenimento, ogni anno ad Abbiate Guazzone, intorno alla stessa chiesetta, il Club 33 festeggia con una giornata medioevale. Quest’anno l’evento sarà rievocato sabato 16 giugno con una cena medioevale rigorosamente in costume e domenica 17 giugno quando il centro di Abbiate Guazzone a Tradate sarà trasformato in un accampamento medievale con tanto di mercato, sbandieratori e mangiafuoco. L’accampamento sarà composto da tende esagonali, velario e fuochi per il cibo, armanenti da fanteria e armi da cavalieri, macchine da guerra: tipo onagro e trabucco a contrappeso fisso, giochi per bambini e un campo di tiro per arcieri. La rielaborazione storica vede la partecipazione del Gruppo Rievocazioni Storiche Compagnia del Nibbio, dell'Associazione Sbandieratori e Musici Lariani, del gruppo Masnada Lariana e del gruppo Militis Cristi.

Per informazioni e prenotazioni cena telefonare al numero             328-7189922     

Fonte: Varesenews.it

LA QUERCIA DEL MORTO

Una quercia (fonte: wikipedia.org).

Nel Medioevo romano sono tante le bande di briganti che imperversano funestando le strade. Quella da cui parte questa leggenda è un vero e proprio manipolo di manigoldi. Cinque in tutto. Spietati e senza legge. Senza paura, senza requie. Assassini privi di qualsiasi residuo di coscienza. Perduti, tutti tranne uno. Che nonostante avesse dimenticato la fede e le preghiere principali, usava recitare almeno un De Profundis ogni volta che, in strada, si imbatteva in una processione funebre. Un giorno la banda fece il gran colpo, quello che poteva sistemare tutti quanti. Ma cinque parti erano troppe, e presto i quattro senza Dio si accordarono tra loro per far fuori il loro strano compagno. Che era nato ladro come loro, e come loro era presto divenuto assassino, ma che almeno aveva mantenuto saldo quel singolare - e per loro insensato - rispetto per la morte e per i trapassati. L'uomo non era poi così stolto, ed ebbe buon gioco nell'accorgersi dell'inganno, intercettando le mezze parole e le occhiate furtive che i suoi falsi compagni aveva preso a scambiarsi all’approcciarsi della data in cui, finalmente, gli avrebbero fatto la festa. Così, una mattina prese la via prima ancora che il gallo iniziasse a cantare, e prese a correre nella notte morente insieme al suo cavallo. Sempre più in fretta, consumando miglia e miglia senza sosta per mettere tra sé ed il resto dei suoi sinistri sodali almeno quel poco di strada bastevole per fargli allentare un poco le briglie del destriero e cercare riparo e sosta alla sua repentina fuga. Infine uscì dall'Urbe, superò tornanti e mulattiere e presto deviò lontano dalla via maestra, perché anche lontano dal covo che fino a poco prima aveva occupato la prudenza non era poi mai troppa.

BORGO CONCILIO RITORNA AL MEDIOEVO

Si inaugura venerdì 15 Giugno, alle ore 20.30, con la calata del panno in Via Concilio, la undicesima edizione di “Borgo In Festa”, l’evento che farà rivivere il medioevo nel più antico borgo della Città di Angri. Il 15, 16 e 17 Giugno, l’Associazione storica culturale Onlus “Borgo Concilio” ha organizzato tre giornate interamente dedicate a creare una suggestiva atmosfera tra le caratteristiche strade dell’antico borgo medievale di via Concilio, con l’ausilio di sbandieratori, tamburini, falconieri ed arcieri, e con la realizzazione di armi e costumi che ricordano gli antichi e intramontabili fasti del Borgo. La festa del Borgo, come gli altri anni, si svolge nella prima metà del mese di Giugno, ed è dedicata ad Angelo Concilio, fedele cavaliere del feudatario Giovanni Zurlo. Concilio perse la vita per difendere il feudo angrese da Forte Braccio da Montone, che lo rase al suolo, poiché di fede angioina. Il Presidente dell’Associazione storica culturale Onlus “Borgo Concilio”, Pasquale Rossi, anticipa che il 15, 16, 17 Giugno il borgo sarà una splendida cornice che racchiuderà mestieri, canti, musiche, e giostre tipiche del medioevo. Presente anche quest’anno all’interno della manifestazione, l’Associazione Pasticcieri Italiani a cui è affidata la preparazione di dolci medievali. La undicesima edizione di "Borgo in Festa" è patrocinata dal Comune di Angri, e sarà un evento imperdibile non solo per gli angresi, amanti delle tradizioni, ma anche per tanti cittadini dei paesi limitrofi.

Fonte: www.angri.info

mercoledì 13 giugno 2012

IL PALIO DELLA CHIAVE AD OSTIA

Domani, alle ore 13,00, presso il Chiostro del XIII Municipio di Roma Capitale sarà presentata alla Stampa la settima edizione del «Palio della Chiave». Questa manifestazione in costume si richiama al periodo di transizione tra Medioevo e Rinascimento in cui il mecenatismo di cardinali come Guglielmo d’Estouteville e Giuliano della Rovere (il futuro Giulio II) avevano ridato splendore alla Rocca, alla Cattedrale ed all’Episcopio, affidandosi a grandi artisti come l’architetto Baccio Pontelli ed il pittore Baldassarre Peruzzi. Vuole, quindi, essere un contributo alla crescita identitaria del quartiere. L’evento che si svolge tra il Borgo e l’abitato di Ostia Antica, nato per iniziativa dei docenti e dei genitori degli alunni dell’Istituto Comprensivo “Fanelli-Marini”, è andato progressivamente crescendo d’importanza, con il contributo di associazioni ed enti locali, tanto da essere invitato a partecipare a manifestazioni come il “Carnevale Romano” (5 marzo 2011) “Roma Cavalli” (8, 9 e 10 aprile 2011), “Fieracavalli” di Verona (4, 5 e 6 novembre 2011) ed al “Corteo dei Re Magi” che nell’Epifania di quest’anno ha portato i tradizionali doni al Presepe di Piazza San Pietro. Inoltre rappresentative dei figuranti sono state chiamate ad esibirsi in parchi di divertimento come “Zoomarine (4 giugno 2011) e recentemente al “Magic Land” di Valmontone (27 maggio scorso). È nato, così, l’”Ente Palio della Chiave” che ha dato anche struttura giuridica al gruppo di volontari, coordinati dalla Presidente, Lucia Armeni, che sono impegnati in questa realizzazione. 

Programma Sabato 16 giugno 2012: Ore 18,00 Piazza della Rocca: estrazione ed abbinamento dei cavalli e dei cavalieri alle Contrade partecipanti e consegna della montura del cavaliere con i colori del relativo gonfalone. Ore 18,30 Piazza della Rocca: esibizione della Compagnia “Nova Aetas”; Ore 19,00 Piazza della Rocca e Chiesa di S. Aurea: benedizione dei cavalli, dei cavalieri e del Palio e, a seguire, Santa Messa; Ore 20,00 Esibizione del coro “Allegra…mente” e spettacolo di giocoleria; Ore 21,00 Corteo Storico con fiaccolata. 

Domenica 17 giugno 2012: Ore 11,00 Piazza della Rocca e Piazza Umberto I, allestimenti: della tenda del cavaliere all’interno del borgo; del mercato medievale, degli antichi mestieri e dei quadri viventi rievocanti la vita, la società e le scoperte del periodo storico di riferimento, sulla Piazza Umberto I; Ore 17,00 Esibizione dei musicanti e del coro “F. Gaffurio”; Ore 17,30 Interno del Borgo di Ostia Antica: partenza del corteo storico, per poi attraversare le vie del Quartiere con spettacolo degli sbandieratori; Ore18,30 Parco dei Ravennati: ingresso di figuranti, cavalli e cavalieri; chiusura dello spettacolo degli sbandieratori ed esibizione della Compagnia d’Arme “Sancto Eramo”; Ore 19,00 Parco dei Ravennati: Premiazione del pittore realizzatore del Palio; inizio del “Palio della Chiave”. A seguire proclamazione del vincitore e consegna del Palio; Ore 20,30 Interno del Borgo: festa della Contrada vincitrice ed esibizione dei giocolieri di fuoco. 
Nelle due giornate dell’evento sarà allestita all’interno del Borgo un’area di somministrazione storicizzata con il solo posizionamento di tavoli in legno, mentre sulla piazza Umberto I sarà allestito un mercato medievale/rinascimentale, con operatori vari (artigiani occasionali, realizzatori di opere del proprio ingegno, produttori a marchio certificato del territorio) che effettueranno esclusivamente attività storiche o connesse al periodo storico, con lo scopo di offrire agli avventori un quadro della vita commerciale del periodo in questione. 

IL CENTRO STORICO DI PUTIGNANO SI RITUFFA NEL MEDIOEVO


Stendardi, festoni colorati, bancarelle, artigiani al lavoro. Eppoi cavalieri ricoperti di ferro che tra un combattimento e l’altro, tra un duello con spade a una mano e mezzo e singolar tenzoni con le “misericordie”, si riposano allietati da musica, focolieri e danzatrici del ventre. Il 23 e 24 giugno prossimi, sabato e domenica, torna, ma questa volta nel centro storico di Putignano, nella piazzetta antistante la chiesa di santo Stefano e nello slargo di via Fralleone, settima edizione de la festa di san Giovanni, patrono di Putignano. Quest’anno ricorre il 654esimo anniversario dalla bolla del 1358 con cui Papa Innocenzo VI riconobbe patrono di Putignano quel san Giovanni Battista già patrono dei cavalieri di Rodi, riusciti, dopo varie peripezie, a rientrare in possesso di un pezzo importante del loro feudo di santo Stefano. Già dalla mattina di sabato 23 apertura del mercatino medievale. All’ora di pranzo anche per i turisti è possibile banchettare con cavalieri e popolani prenotando il giorno prima al: 347/1621672 e al 3939915066. Nel pomeriggio giochi medievali, prove di combattimento e investitura di un cavaliere. Alle 18 da piazza Plebiscito, a cura della pro Loco, visita guidata sulle tracce di san Giovanni Battista a Putignano. In serata il corteo storico con l'arrivo del balì a Putignano. Seguiranno spettacoli di fachirismo mentre si potranno degustare pietanze e bevande medievali. Domenica 24 giugno, la mattina apertura dei banchi di vendita e artigianato. A mezzogiorno banchetto con i cavalieri. Alle 18 nuova visita guidata a cura della Pro Loco. Alle 19 la conferenza storica con il prof. Piero Sisto dell’Università di Bari su: “Il solstizio d’estate e la festa di san Giovanni”. Moderatore il prof. Giacomo Polignano. La festa si chiude con spettacoli di focoleria, danzatrici del ventre, degustazione di pietanze medievali e giostra dei cavalieri.

Fonte: www.faxonline.it

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