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venerdì 20 settembre 2013

LE VIE ROMEE

Per vie Romee intendiamo quelle strade che i pellegrini facevano per arrivare a Roma, principale meta di pellegrinaggio a pari di Gerusalemme e Santiago. Per ovvi motivi, specialmente la penisola italiana era interessata da una fitta rete di tracciati viari diretti a Roma. Le strade più importanti erano denominate romee o romane: di qui la frequenza dei due nomi. Chi veniva da settentrione o da oriente, invece, percorreva altre vie romee, tra cui la Via Romea per eccellenza era quella che seguiva la costa adriatica, anche se da lontano, per evitare luoghi malsani o paludosi. Possiamo parlare, pertanto, di una via romea nonantolana, una via romea della Sambuca, una via romea di Stade, una via romea dell'Alpe di Serra e altre ancora.


L'itinerario romeo per i pellegrini provenienti da Occidente è la via francigena, percorsa già in epoca longobarda. La via romea francigena deve il nome al fatto che essa trova le sue origini nell'area abitata dai Franchi. Dalla Valle d'Aosta la via raggiunge Ivrea, quindi Vercelli e Pavia; si attraversano gli Appennini tra le province di Piacenza e Parma passando per Fornovo di Taro e Berceto. Raggiunta Pontremoli, si prosegue per Lucca, Porcari, Altopascio, Galleno, Ponte a Cappiano, Fucecchio, San Gimignano o Poggibonsi, Siena, Viterbo per terminare a Roma. In alternativa, il pellegrino, una volta raggiunta Piacenza, può percorrere la via Emilia ed oltrepassare l'Appennino in corrispondenza o di Bologna o di Forlì, raggiungendo così o la via romea della Sambuca o la via romea dell'Alpe di Serra.

La via romea nonantolana

La via romea nonantolana prende nome da una delle sue tappe, l'abbazia di Nonantola, presso Modena. La strada attraversava il Frignano, risalendo il corso del Panaro, o su una riva o sull'altra, sino all'abbazia di Fanano, ai piedi del passo appenninico della Croce Arcana. Oltrepassato l'Appennino, nei pressi di San Marcello Pistoiese, la strada si biforcava, puntando o verso Pistoia, oppure, seguendo le valli della Lima e del Serchio, verso Lucca, località in comune con la via francigena
In alternativa, il pellegrino, una volta raggiunta la via Emilia può seguirla verso oriente ed oltrepassare l'Appennino in corrispondenza o di Bologna o di Forlì, raggiungendo così o la via romea della Sambuca o la via romea dell'Alpe di Serra.

La via romea della Sambuca

La strada nota anche come via francesca della Sambuca, si dirama dalla via Emilia, lasciando Bologna per risalire la valle del torrente Limentra, affluente del Reno, raggiungendo il castello della Sambuca, da cui prende il nome, e lo spedale di Pratum Episcopi, l'odierna località di Spedaletto. Superato il passo appenninico della Collina, giunge prima a Pistoia e poi a Lucca. 

La via romea dell'Alpe di Serra

Gli ungari e i tedeschi, come erano genericamente chiamati i pellegrini provenienti dai paesi europei centro-settentrionali, seguivano due vie: una lungo la valle dell'Adige fino a Verona; l'altra lungo la val Pusteria fino a Treviso. Entrambi i percorsi raggiungono poi la via Emilia, seguendola sino a Forlì, dove ha inizio la strada che, risalendo la valle del Bidente, valica l'Appennino al passo dell'Alpe di Serra, in prossimità dell'attuale passo dei Mandrioli. Il percorso, digradando per il Casentino verso Arezzo e proseguendo per la val di Chiana, arriva a Orvieto, per poi raggiungere Montefiascone, località in comune con la via francigena. Orvieto è la città dove è istituita la solennità universale del Corpus et Sanguis Domini, l'11 agosto 1264 con Bolla Transiturus da papa Urbano IV che aveva stabilito la residenza della corte pontificia sull'antica città rupestre etrusca. Le fonti tedesche considerano la Via Romea melior via per Roma, anche nota come Germanica, di Alemagna, o Teutonica (quest'ultimo appellativo, poco gradito in quanto evocativo delle gesta guerrafondaie dei Cavalieri Teutonici; i quali, peraltro, nell'antica terra della Tuscia Longobarda divenuta tra i secoli XI e XIV Tuscia Urbevetana, facendo riferimento al vasto territorio sotto controllo orvietano, da Sutri in Tuscia Suburbicaria alla Rocca di Tintinnano in Val d'Orcia, dalle Maremme alla Val di Lago bolsenense-aquesiana, al Tevere, dall'Amiata alla Valdichiana). Gli appellativi geografici della Via Romea dipendono in ragione della provenienza dei pellegrini. Questa via è oggi chiamata anche Via Romea di Stade perché ne troviamo una chiara descrizione negli Annali dell'Abbazia di Stade, scritti dall'abate Alberto di Stade. Gli intensi rapporti esistiti sin dal X secolo tra Arezzo, Forlì e Ravenna stanno all'inizio della fortuna di questo itinerario. Con l'aumento dei pellegrinaggi dall'area centroeuropea, la via tra Forlì ed Arezzo viene sempre più battuta, divenendo il percorso preferenziale per tutti coloro che giungono dalle Alpi centrali o orientali.

La via Flaminia

Un altro percorso per Roma sempre più usato a partire almeno dal Duecento è la via Flaminia, l'antica consolare conservatasi sostanzialmente intatta. Anche in questo caso il suo uso come itinerario romeo è legato al crescente flusso di pellegrinaggio proveniente dall'area germanica, oltre che dalla forza attrattiva esercitata dai centri umbri, specie quelli legati alla figura di San Francesco, divenuti altri Loca Sacra per la Cristianità occidentale.
In forza della sua originaria denominazione, mai venuta meno dall'antichità al medioevo, la via Flaminia, sebbene percorso romipeto, non sembra però aver mai assunto, neppure per singoli tratti, il nome romea o romana

La via romana Milano-Lodi-Piacenza

La diversificazione dei percorsi transalpini determina la nascita di altri itinerari romipeti. La riapertura ai transiti di valichi quali il Sempione e il San Gottardo, e poi lo Spluga, il Septimer Pass e il San Bernardino, determina la nascita di un ventaglio di percorsi convergenti per lo più su Milano e, di conseguenza, l'uso da parte dei pellegrini romei della strada da Milano a Lodi, e poi a Piacenza, località in comune con la via francigena. Il pellegrino, comunque, può scegliere se vlicare quanto prima l'Appennino o se proseguire lungo la via Emilia verso Bologna e Forlì. Definita la vera strada maestra dei pellegrinaggi, la Milano-Lodi-Piacenza a partire almeno dal Duecento incanala un largo flusso di pellegrini diretti verso Roma, e proprio per questo sarà chiamata strada romana. La stessa denominazione viene usata anche per il tracciato stradale che dall'Oltrepò pavese, mantenendosi sulla destra del Po, fa capo a Piacenza, e che serve da alternativa al ramo della via francigena proveniente dal valico del Moncenisio.

La via romana Bologna-Firenze-Poggibonsi

A partire dal Duecento tra gli itinerari romipeti che si dipartono dalla via Emilia assume crescente importanza la strada da Bologna a Firenze, che supera l'Appennino al valico dell'Osteria Bruciata e poi a quello del Giogo di Scarperia. Da Firenze la strada raggiune Siena o Poggibonsi, onde collegarsi con la via francigena. Il raccordo che porta a Poggibonsi non a caso è chiamato strada romana.
Anche per la strada che raggiunge la via francigena a Siena, svolgendosi per le colline del Chianti, è documentata la denominazione di via romana

Fonte Wikipedia

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