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mercoledì 4 settembre 2013

SANTA ROSA DA VITERBO E LA MACCHINA DI SANTA ROSA

Rosa da Viterbo (Viterbo, 9 luglio 1233 – Viterbo, 6 marzo 1251) è stata una terziaria francescana, venerata come santa dalla Chiesa cattolica. Rosa nacque a Viterbo nel 1233 da Giovanni e Caterina; desiderava entrare nelle Clarisse, che la respinsero a causa della sua salute precaria. Dopo una guarigione miracolosa entrò nel terz'ordine francescano. Predicò accanitamente contro i catari, aizzati da Federico II contro il Papa, e prese una forte posizione in difesa del pontefice nella lotta fra Guelfi e ghibellini. Fu mandata in esilio con la sua famiglia per ordine del podestà di Viterbo e si rifugiò prima a Soriano nel Cimino, poi a Vitorchiano. In un'occasione rimase miracolosamente incolume tra le fiamme. Predisse la morte dell'imperatore Federico II e quando questa avvenne, tornò a Viterbo.Il processo di canonizzazione iniziò l'anno stesso della morte e fu poi ripreso e portato a termine nel 1457, sotto papa Callisto III. La festa di Santa Rosa si celebra il 4 settembre, giorno in cui ricorre l'anniversario della traslazione del corpo della Santa, avvenuta nel 1258. A Viterbo, città di cui è la sola patrona (qualcuno sostiene che il compatrono della città sia San Lorenzo, che in realtà è solo il santo cui è dedicata la Cattedrale, mentre i compatroni secondari della città sono i Santi Valentino e Ilario; inoltre Santa Rosa è compatrona della Diocesi di Viterbo), alla vigilia della festa, la sera del 3 settembre di ogni anno, viene trasportata in processione, sulle spalle di cento robusti portatori, denominati Facchini, la Macchina di Santa Rosa, un campanile artistico illuminato, rinnovato ogni 5 anni, con un'altezza di 28 metri e del peso di circa 50 quintali, sormontato dalla statua della santa. A Viterbo e nei dintorni si trovano numerose raffigurazioni di Santa Rosa, per lo più in abiti dell'ordine francescano e con una corona di rose sul capo. Il corpo, sepolto direttamente nella terra (senza bara), fu ritrovato integro nel 1258 e traslato, per disposizione di papa Alessandro IV, dalla chiesa di Santa Maria in Poggio, detta "della Crocetta" dove si trovava, alla chiesa del monastero di San Damiano, ove oggi sorge il Santuario della santa. Nel corso degli anni non vennero mai prese particolari precauzioni per la sua conservazione, ma anzi, durante il Rinascimento era permesso ai fedeli toccare la santa attraverso una piccola apertura praticata sull'urna. Nel 1921 fu eseguita una prima ricognizione durante la quale venne estratto il cuore ancora integro che venne riposto in un reliquiario d'argento. Nel 1996 una nuova ricognizione ha permesso di effettuare una serie di indagini scientifiche, dalle quali è emerso che santa Rosa aveva un'età compresa tra i 18 e i 20 anni al momento del decesso. Inoltre era affetta da una rara patologia, la sindrome di Cantrell, caratterizzata da una mancanza congenita dello sterno, che normalmente porta a morte durante la primissima infanzia. Sul braccio sinistro è stata rilevata una cicatrice, compatibile con una ferita che le fonti storiche riferiscono Rosa abbia subìto durante l'assedio delle truppe di Federico II alla città di Viterbo. Santa Rosa inoltre doveva avere un'altezza di circa 1,55 m, occhi blu e capelli scuri. Questi dati e quelli tratti dalle radiografie del cranio, hanno permesso di effettuare una ricostruzione grafica del volto. Alla storia di Santa Rosa è stato dedicato uno spazio nella trasmissione di Roberto Giacobbo Voyager andata in onda su Raidue il 21 Settembre 2012.

La Macchina di Santa Rosa

La Macchina di Santa Rosa è una torre illuminata da fiaccole e luci elettriche, realizzata in metalli leggeri e in materiali moderni quali la vetroresina (che hanno sostituito da diversi anni il ferro, il legno e la cartapesta), alta circa trenta metri e pesante cinquanta quintali. La sera del 3 settembre di ogni anno, a Viterbo, la macchina viene sollevata e portata in processione a spalle da un centinaio di uomini detti "Facchini di Santa Rosa" lungo un percorso di poco più di un chilometro articolato tra le vie, talvolta molto strette, e le piazze del centro cittadino. Durante il trasporto, che comincia alle ore 21 e al quale assistono decine di migliaia di persone, le vie interessate vengono oscurate per far risaltare la luce della Macchina. Il trasporto rievoca simbolicamente la traslazione della salma di Santa Rosa, avvenuta a Viterbo nel 1258 per disposizione di Papa Alessandro IV, dalla Chiesa di Santa Maria in Poggio (detta della Crocetta) alla chiesa di Santa Maria delle Rose (oggi Santuario di Santa Rosa).La Macchina viene realizzata da un costruttore, scelto dal comune di Viterbo con pubblico appalto ogni cinque anni, la cui durata può essere tuttavia prorogata. Il capitolato prevede la costruzione di una macchina «alta 28 metri sopra la spalla dei facchini» che raggiunge quindi circa 29,50 metri da terra, e fissa alcune misure limite, anche in base alle vie del centro storico, che nei punti più stretti vedono la Macchina sfiorare grondaie e balconi. Nel passato la Macchina ebbe prevalentemente l'aspetto di un campanile gotico, illuminato con torce e candele, da cui la tradizionale definizione di "campanile che cammina" che le diede lo scrittore Orio Vergani. Nella seconda metà del Novecento, a partire dallo straordinario Volo D'Angeli costruito da Giuseppe Zucchi, sono subentrate forme più moderne o avveniristiche, come per Ali di Luce, realizzata per il periodo 2003-2008 dal progettista Raffaele Ascenzi (lui stesso facchino di santa rosa dal 1988 al 2008) e dal costruttore Contaldo Cesarini, impiegando materiali altamente tecnologici, fibre, leghe leggere, e sorgenti luminose diverse, che valorizzano le forme artistiche dei rivestimenti in cartapesta. Parte di questa macchina è oggi visibile al Museo nazionale delle Arti e Tradizioni popolari di Roma. Dal 2009 la nuova Macchina di Santa Rosa è "Fiore del Cielo" progettata da Arturo Vittori e Andreas Vogler e costruita dalla G. Engineering di Loris Granziera, di Udine. Dal 2011, il cantiere di Porta Romana ove è assemblata la Macchina di Santa Rosa è allestito da Fiorillo e Cesarini, imprese di costruzioni locali. Questa macchina è dedicata alla patrona della città di Viterbo, cioè Santa Rosa. È l'avvenimento principale dell'anno cittadino, capace di catalizzare e monopolizzare l'attenzione dell'intera città e di attirare un sempre maggiore numero di turisti. Fin dal pomeriggio le vie del centro storico vanno riempiendosi di cittadini e visitatori in attesa di essere immersi nel buio della sera (tutte le luci pubbliche e private sono rigorosamente spente), con l'improvviso sfolgorare del gigantesco campanile che squarcia le tenebre. Nel frattempo i Facchini, vestiti nella tradizionale divisa bianca con fascia rossa alla vita (il bianco simboleggia la purezza di spirito della patrona, il rosso i cardinali che nel 1258 traslarono il suo corpo), si recano in Comune dove ricevono i saluti delle autorità cittadine, poi vanno in visita a sette chiese del centro, infine in ritiro al convento dei Cappuccini, dove il capofacchino impartisce loro le ultime indicazioni sul trasporto. Verso le ore 20 i Facchini, preceduti da una banda musicale che intona il loro inno (intitolato Quella sera del 3), partendo dal Santuario di Santa Rosa percorrono a ritroso il tragitto della Macchina, acclamati dalla folla, fino a raggiungere la Chiesa di S. Sisto, presso Porta Romana, accanto alla "mossa". Qui viene impartita loro dal vescovo la cosiddetta benedizione in articulo mortis, che prende in considerazione eventuali incidenti e pericoli. Il trasporto inizia all'interno di Porta Romana, dove accanto alla chiesa di San Sisto la Macchina è stata assemblata durante i mesi di luglio e agosto e celata fino all'ultimo momento da un'imponente impalcatura coperta con teli. Le ore che precedono il trasporto prevedono una serie di verifiche e infine l'accensione delle luci che fanno parte della costruzione, alcune elettriche e moltissime a fiamma viva. Il percorso, lungo circa 1.200 metri, si svolge nelle vie rese buie e si conclude nella piazza antistante il Santuario di Santa Rosa, dedicata ai Facchini. Durante il trasporto si effettuano cinque fermate, durante le quali la Macchina viene appoggiata su speciali "cavalletti" pesanti 100 chili ciascuno:
  • Piazza Fontana Grande
  • Piazza del Plebiscito (di fronte al Comune)
  • Piazza delle Erbe
  • Corso Italia (davanti alla Chiesa di Santa Maria del Suffragio)
  • Piazza Verdi (o del Teatro).

L'ultimo tratto consiste in una ripida via in salita, effettuata quasi a passo di corsa, con l'aiuto di corde anteriori in aggiunta e di travi dette "leve" che spingono la Macchina posteriormente. La Macchina viene posata infine davanti al Santuario, dove rimane esposta ai visitatori per alcuni giorni successivi al trasporto.

Durante il trasporto i facchini e le altre figure che assicurano i necessari appoggi per le soste sono coordinati dal capofacchino che impartisce i comandi. Sono ben noti, sia ai viterbesi, sia a quanti solo di passaggio abbiano assistito ad almeno un trasporto: alla partenza, la "mossa", "Ciuffi di Santa Rosa, accapezzate il ciuffo", "Semo tutti d'un sentimento?", "Facchini di Santa Rosa, sotto col ciuffo e fermi", "Sollevate e fermi", "Per Santa Rosa, avanti!" e "...Posate piano, adagio..."

Le origini della Macchina risalgono agli anni successivi al 1258, quando, per ricordare la traslazione del corpo di Santa Rosa da Viterbo (1233 – 1251) dalla Chiesa di S. Maria in Poggio al Santuario a lei dedicato, avvenuta il 4 settembre per volere di papa Alessandro IV, si volle ripetere quella processione trasportando un'immagine o una statua della Santa illuminata su un baldacchino, che assunse nei secoli dimensioni sempre più colossali. Sulla Macchina edizione 2003-2008, alla base del monumento che percorre i quattro lati vi era la scritta non metuens verbum leo sum qui signo viterbum (usato per la prima volta nel 1225 in sigillo della città) che significa "non temo minaccia, sono il leone che rappresenta Viterbo" e l'acronimo FAVL, che sta per Fanum Arbanum Vetulonia Longula, ossia le quattro città etrusche dalla cui unione sarebbe nata la città, secondo l'ipotesi formulata da Annio da Viterbo, ipotesi che peraltro oggi appare molto fantasiosa. Il 9 luglio 1983 è stato effettuato un trasporto straordinario in occasione del 750º anniversario della nascita di Santa Rosa. Nel 1984, in occasione della visita di papa Giovanni Paolo II, è stato organizzato un trasporto straordinario il 27 maggio. Protagonista dei trasporti straordinari è stata la macchina denominata Spirale di Fede ideata e costruita da Maria Antonietta Palazzetti e Rosario Valeri. Il 6 settembre 2009 papa Benedetto XVI ha potuto vedere, durante la sua visita a Viterbo, la nuova Macchina di Santa Rosa Fiore del cielo ferma davanti al Santuario.

Fonte: Wikipedia

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