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sabato 20 agosto 2011

SCAMBI SENZA MERCATO

Gli scambi commerciali mettono in relazione le entità locali in seno alle quali si organizza la vita sociale: lo sviluppo del commercio e la crescita della città non sono processi estranei al feudalesimo ma sono stimolati dallo sviluppo delle campagne e dal rafforzamento delle dominazione signorile mentre i signori stessi ne traggono profitto percependo diritti di pedaggio. Il commercio feudale si sviluppa a differenti livelli: da una parte i mercati locali animati dagli stessi produttori e dagli ufficiali signorili, dall'altra parte le grandi ferie annuali o semestrali alcune dotate di franchigie e di una particolare protezione come quelle di Champagne che nel XII e XIII secolo mettono in rapporto l'Italia con le Fiandre. Il mercato presuppone uno spazio omogeneo cosicché la dimensione spaziale è un parametro che deve essere eliminato.
Nel medioevo si verifica il contrario perchè gli spostamenti sono pericolosi sia per i briganti, sia per gli inganni a cui sono designati gli stranieri senza protezione. Vi sono innumerevoli pedaggi che costituiscono il tributo pagato dal commercio alla frammentazione feudale; la logica feudale non tende ad interdire o a ridurre gli scambi anzi la stimola a svilupparsi nello spazio eterogeneo creato dalle rete cellulare del feudalesimo. Attraverso la circolazione dei beni che egli assicura, il mercante contribuisce a superare i conflitti che dividono i fedeli e può essere percepito come uno degli agenti dell'unificazione fraterna della cristianità. I mercanti sono mantenuti in posizione dominata e la società li declassa nell'ordina dei laboratores allo stesso livello dei contadini. Inoltre la loro attività è accettata solo a condizione che essi si sottomettano alle concezioni della Chiesa e tutto ciò che rischia di somigliare a valori individuali rischia di cadere sotto l'accusa di avarizia o usura. 

Fonte: La Cività Feudale, Gerome Baschet, Newton & Compton

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