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giovedì 2 maggio 2013

LA BALESTRA

La balestra è un'arma da lancio costituita da un arco di legno, corno, o acciaio montato su di una calciatura (fusto) denominata teniere e destinata al lancio di quadrelli, frecce, strali, bolzoni, palle, o dardi. La corda viene bloccata da un meccanismo chiamato noce. Lo scatto avveniva tirando giù un piolo, nei modelli più antichi, o facendo pressione su una sorta di grilletto chiamato chiave. La corda veniva tesa grazie a un meccanismo a gancio chiamato crocco oppure, nei modelli più sofisticati, a un martinetto. L'uso della balestra in Europa (famosi e molto apprezzati i balestrieri genovesi) continua ininterrottamente dall'epoca classica fino al periodo di maggior popolarità tra l'XI e il XVI secolo, in seguito essa venne abbandonata a favore delle armi da fuoco. Fino alla comparsa delle prime armi da fuoco, la balestra è stata l'arma più devastante che un singolo soldato poteva utilizzare. Infatti, ha un potere di penetrazione tale da forare le armature dei cavalieri. Inoltre, l'addestramento per il suo utilizzo, rispetto all'arco, risulta più breve. La balestra ha una fase di caricamento più lunga rispetto all'arco. Nella pratica ciò si traduceva nella necessità di assicurarsi un riparo durante la fase di caricamento; il lungo caricamento era bilanciato dalla notevole distanza di ingaggio, superiore a quella dell'arco. Proprio per migliorare l'efficacia dei balestrieri in campo aperto, soprattutto in presenza di tiratori nella parte avversaria, venne introdotto l'uso dei pavesi, grandi scudi di legno dietro cui i balestrieri si proteggevano durante la lenta fase di ricarica. Tali scudi potevano essere assicurati dietro la schiena oppure portati da un addetto, chiamato "palvesario". Proprio l'assenza dei pavesi nei ranghi dei balestrieri genovesi al servizio del re Filippo VI di Francia portò alla sconfitta francese a Crecy. Sempre nella medesima battaglia i francesi ricorsero allo stratagemma di montare su carri grosse balestre da postazione, in grado di scagliare frecce ad oltre 500 m, e con la possibilità quindi di essere spostate sul fronte, ma le cattive condizioni atmosferiche che avevano reso un pantano il campo di battaglia ne limitò l'utilizzo. La balestra comportò un discreto cambiamento nelle strategie utilizzate in battaglia, ma soprattutto modificò l'approccio alla battaglia da parte dei nobili, che fino ad allora, protetti dalle armature e a cavallo, avevano sempre buone possibilità di uscire ancora vivi dallo scontro. Con l'uso massiccio delle balestre il rischio di morire aumentava considerevolmente. Inoltre, anche l'approccio delle battaglie venne generalmente preceduto dall'intervento dei tiratori che, sfruttando la vasta gittata e potenza delle balestre, potevano sfoltire i ranghi avversari prima del corpo a corpo e ripararsi in fretta dietro le vicine linee amiche se caricate da truppe di cavalleria, le cui cavalcature si dimostrarono comunque molto vulnerabili ai proiettili (il che li rendeva un facile bersaglio se esposte) o risultavano più lente se coperte da corazze abbastanza spesse da assicurare un'adeguata protezione all'animale (permettendo il riparo dei tiratori). Spesso le battaglie venivano precedute da un confronto a distanza tra i tiratori delle parti avversarie: il vincitore, una volta sgominati i tiratori nemici, avrebbe avuto un importante vantaggio tattico, mantenendo la possibilità di colpire a distanza le truppe avversarie e di coprire quelle amiche nell'avanzata e soprattutto impedendo al nemico ogni possibilità di fare altrettanto. La balestra modificò a tal punto le regole dell'ingaggio in battaglia che il suo uso fu spesso osteggiato. Lo stesso papa Innocenzo II, durante il Concilio Laterano II del 1139, vietò l'utilizzo della balestra tra eserciti cristiani, mentre, non potendo avere influenza sugli eserciti musulmani e gli eretici, lo consentì contro questi.
  • Balestra a crocco: prendeva tale nome dal gancio appeso alla cintura del balestriere e dalla staffa di cui era fornita la balestra stessa. Il balestriere inseriva il crocco nella corda, il piede nella staffa e sollevandosi tendeva l'arco.
  • Balestra a e da leva: si caricava con la leva, da cui prese il nome. La leva si componeva di un braccio di ferro biforcato verso il mezzo della sua lunghezza, ed all'estremità ripiegato a mezzo cerchio, con uno o due ganci snodati che, afferrata la corda, facendo girare i due rami sui perni di ferro posti ai lati del teniere, traevano ed appiccavano la corda stessa alla tacca della noce. Era anche un'arma dei balestrieri a cavallo, con minori dimensioni e con la leva fissata sul teniere;
  • Balestra a martinello: era generalmente una balestra di grosse dimensioni che si caricava con un grosso martinello;
  • Balestro a molinello: era così chiamata una balestra di maggiori dimensioni delle altre, e quindi molto potente: per farla funzionare occorrevano vari uomini e per tendere l'arco occorreva un grosso e forte congegno, dal quale appunto l'arma stessa traeva il nome un argano. Era arma da posta e si adoperava a difesa delle mura;
  • Vi erano poi le balestre con altri nomi, secondo la nozione ove era stata fabbricata, secondo il modo di caricarle e la loro forma; oppure anche secondo il proiettile che lanciavano:
  • Balestra a staffa: perché si caricava con i crocchi e colla leva, premendo però con il piede su una staffa. Di questa balestra, detta anche balestra manesca, erano armati i balestrieri genovesi alla battaglia di Crecy nel 1346, e a quella d'Azincourt nel 1415;
  • Balestra a un piede o a due piedi: quella che si caricava con la forza di uno o di due piedi;
  • Balestra a bolzoni: era una balestra che lanciava una freccia chiamata bolzone;
  • Balestra a bussola: essa aveva una girella contenuta entro una scatola tonda a mo' di bussola;
  • Balestra a e da tornio: era la balestra più grossa e non manesca, ed il nome derivava dall'ordigno acconciato all'estremità del teniere per tenderla. Erano balestre grosse da muro, da posta ed erano trasportate a soma;
  • Balestra a girella: la balestra che si caricava a mezzo di una rotella scanalata, o carrucola, la quale raccoglieva lo spago che serviva per tirare la corda dell'arco per tenderlo;
  • Balestra a piè di capra: il meccanismo per tendere la corda era così chiamato per la sua forma all'estremità divisa in due parti;
  • Balestra a ruota d'ingranaggio: si caricava mediante una ruota dentata che spingeva lungo il teniere un'asta dentata da una parte come una sega;
  • Balestra a pallottole: lanciava pallottole di piombo;
  • Balestra a pistola: fu in uso nel XVI secolo: Era una balestra munita anche di una specie di pistola disposta lungo e sotto il teniere; cosicché essa era a doppio uso: pistola o balestra, a secondo se veniva usata voltata di sopra o di sotto;
  • Balestra a panca: era così chiamata quella che aveva il fusto rialzato da terra sopra un appoggio a forma di panca;
  • Balestra a tagliere: era così chiamata quando il fusto era a foggia di una tavola larga, quasi a guisa di tagliere;
  • Balestra a telaro: era così chiamata quando il fusto era costruito alla foggia di un telaro o telaio;
  • Balestra cinese a ripetizione: (o Chu-ko-nu) è una balestra che ha una specie di custodia sopra e lungo il teniere o fusto, la quale può fornire successivamente venti frecce in essa custodite, disposte l'una sull'altra;
  • Balestra multipla: progettata da Leonardo Da Vinci nel Codice Atlantico, era in grado di scagliare più dardi in direzioni diverse allo stesso tempo, grazie anche alla particolare forma del teniere, che si apriva a ventaglio.
  • Balestra lanciagranate: tipo di balestra per lanciare bombe a mano fu in uso per breve tempo sul fronte francese durante la Prima guerra mondiale;
  • Balestrino: Balestra molto piccola che si tendeva mediante una vite disposta lungo il teniere e messa in moto dal di dentro del calcio. Si poteva portare nascosta, per cui era considerata arma proibita ovunque dai bandi sulle armi. Lanciava un cortissimo dardo;
  • Balestrone: Grossa balestra che si caricava con fortissimo tornio o martinetto, ed aveva un arco di ferro o di acciaio lungo dai quattro ai sei metri. Era arma da posta, sulle mura, come macchina di difesa.

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