Mentre così il Fattore stava parlando, il Cuoco di Londra provò come un pizzicorino di gioia alla schiena. «Ah! ah!» fece «per la passione di Cristo, bel risultato ottenne quel mugnaio con la sua ospitalità! Diceva bene a suo modo Salomone: «Gente non portar per la tua casa!». Specialmente di notte è pericoloso dar alloggio... bisogna stare molto attenti a chi si porta in famiglia. Dio mi mandi accidenti e affanni, quant'è vero ch'io son Ruggero di Ware, non ho mai sentito dire che un mugnaio fosse meglio conciato! Brutto tiro gli giocarono là al buio! Ma Dio non voglia che ora sia finita qui... Se vi degnate d'ascoltare un racconto da me che sono un poveruomo, vi narrerò un fatterello accaduto proprio nella nostra città.»
Il nostro Oste rispose dicendo: «D'accordo. Continua pure, Ruggero, ma bada che sia un buon racconto, perché senza sugo lo sono già i tuoi timballi e le tue torte, che lasci sempre due volte a riscaldare e a raffreddare. Ti sei già buscate le maledizioni di Cristo da più d'un pellegrino, che si risente ancora di quel tuo prezzemolo mangiato con l'oca ripiena... anche perché ci sono troppe mosche nella tua cucina. Ad ogni modo continua, gentil Ruggero, e fatti onore. Ma soprattutto, ti prego, non arrabbiarti se scherzo: ridendo e scherzando si può dir anche la verità».
«Tu dici in pieno la verità,» fece Ruggero «parola mia! Ma, come dicono i fiamminghi, uno scherzo vero non è più uno scherzo. Perciò, Herry Bailly, dammi la tua parola che tu non ti arrabbierai, prima che ci lasciamo, se il mio racconto parlerà di un oste. Per ora non attaccherò, ma, prima di separarci, vedrai che anche tu avrai la tua parte.» E con ciò rise e si fece allegro, e narrò il suo racconto come ora sentirete.
RACCONTO DEL CUOCO
Qui comincia il Racconto del Cuoco.
Abitava una volta nella nostra città un apprendista, che apparteneva alla corporazione dei negozianti d'alimentari. Era vivace come un cardellino di bosco, bruno come una mora, Piuttosto basso e tarchiato, con riccioli neri accuratamente pettinati. Sapeva danzare così bene e briosamente, che tutti lo chiamavano Pietruccio il festaiolo. Era pieno d'amore e di galanterie, come un alveare è pieno di dolce miele: fortunata la ragazza che poteva imbattersi in lui! Ad ogni sposalizio sapeva cantare e ballare; e certo amava più la taverna che il negozio. Appena c'era un corteo a Cheapside, abbandonava la bottega e faceva un salto a vederlo. Ma finché non aveva danzato ben bene e visto tutto lo spettacolo, non tornava. Riuniva sempre con sé una brigata della sua risma per saltare e cantare, e altri simili divertimenti. Fissavano appuntamenti per incontrarsi, per giocare a dadi in questa o quella strada. In tutta la città non c'era apprendista che sapesse meglio di Pietruccio gettare un paio di dadi; e poi lui, nei luoghi d'intimità, era generoso nelle spese. Se ne accorse il suo principale dagli affari, perché spesso trovava il cassetto vuoto. Si capisce che, se in bottega c'è un apprendista festaiolo che si dà ai dadi, al chiasso e alle donne, chi ne fa le spese è il padrone, che pur non prende parte alle baldorie. Furto e dissolutezza vanno d'accordo come la cetra col ribechino. Sono i vizi e l'onestà che, come si sa, fra la povera gente fanno a calci tutto il giorno.
Quest'allegro apprendista rimase col suo padrone fin quasi alla fine del suo tirocinio, sebbene venisse strapazzato mattino e sera, e qualche volta menato a suon di musica a Newgate. Ma alla fine il suo principale, mentre un giorno scorreva le sue carte, pensò a quel proverbio che dice: «È meglio togliere la mela guasta dal mucchio prima che guasti tutte le altre». Così capita con un servo scostumato: è assai minor male cacciarlo via, che lasciargli corrompere tutti i servi di casa. Perciò il suo principale gli diede il benservito, e gli ordinò d'andarsene alla malora! Così questo giulivo apprendista fu licenziato. Almeno ora poteva far baldoria tutta la notte come voleva!
E siccome non c'è ladro senza complice, che l'aiuti a sperperare e a far sparire la roba rubata o presa in prestito, egli mandò subito il suo letto e i suoi indumenti da un compare della sua risma, che amava i dadi, le feste e i divertimenti, e aveva una moglie che apparentemente teneva un negozio e per mantenersi faceva la puttana...
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