Probabilmente l’equivoco sulla bruttezza di Gesù prese piede perchè si interpretava in modo non preciso un passo del Vecchio Testamento che si riferiva al Messia venturo. Il passo apparteneva all’opera di un profeta anonimo vissuto quando ormai il popolo di Israele era alla fine del suo esilio in Babilonia; poiché i suoi scritti si innestano dentro la tradizione dei testi di Isaia, gli esperti lo chiamano Isaia Secondo. Questo profeta descrive la figura di un uomo speciale, perseguitato senza colpa, che si offre volontariamente ai suoi nemici e così facendo opera il riscatto del suo popolo davanti a Dio. Dava insomma del Messia d’Israele, l’Inviato di Dio mandato per salvare gli uomini, un ritratto profondamente doloroso mentre la tradizione più antica lo ritraeva in modo trionfante, come un gran Re vittorioso sopra i suoi nemici; oppure un profeta eccezionale simile a Mosè, il quale secondo la Scrittura “parlava con Dio faccia a faccia”. La tradizione degli studi chiama questa figura il Servo sofferente, e bisogna ammettere che le tribolazioni descritte dal profeta sono incredibilmente vicine a quelle che subì Gesù di Nazareth durante la Passione, compresi i molti oltraggi della folla: niente di strano se i discepoli, avendo assistito alla sua morte in croce, pensarono subito che la profezia di Isaia Secondo fosse rivolta proprio a Gesù, che dunque era il Cristo. Dentro la profezia sul Servo sofferente c’erano dettagli impressionanti dell’agonia sofferta da Gesù come la flagellazione, gli sputi della gente lungo la via al Golgota, anche il fatto di essere crocifisso insieme a due ladri:
Disprezzato, maltrattato dagli uomini,
uomo dei dolori, conoscitore della sofferenza,
simile a uno davanti al quale ci si copre la faccia,
disprezzato, sì che non ne facemmo alcun caso.
In alcuni passaggi Isaia Secondo aveva dato di questo Servo di Dio una descrizione particolare:
Come molti si stupirono di lui,
talmente sfigurato era il suo aspetto,
al di là di quello di un uomo,
[..]
Non aveva figura né splendore
Per attirare i nostri sguardi,
né prestanza, si da poterlo apprezzare.
Cosa voleva dire, il profeta, dietro questa immagine?
Articolo per gentile concessione della dott.ssa Brabara Frale
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