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giovedì 15 maggio 2014

DE QUINQUAGINTA CURIALITATIBUS AD MENSAM - LE 50 CORTESIE A TAVOLA

File:Bayeux Tapestry scene43 banquet.jpg

Fra Bonvesin da la Riva che sta in borgo Legnano,
delle cortesie da tavola qui vi parla senza indugio;
delle cinquanta cortesie che sono da osservarsi a tavola
fra Bonvesin da la Riva ve ne parla ora.

La prima è questa: quando vai a tavola,
pensa prima di tutto al povero bisognoso:
perché quando tu nutri un povero, tu nutri il tuo Pastore,
che ti nutrirà dopo la morte nell'eterna dolcezza.

La seconda cortesia: se tu porgi acqua alle mani
porgila elegantemente, procura di non essere maleducato.
Porgine a sufficienza, ma non troppa, quando è tempo d'estate;
d'inverno, per il freddo, diminuisci la quantità.

La terza cortesia: non affrettarti
a prendere posto a tavola senza averne il permesso;
se qualcuno t'invita a nozze, prima di sederti
non prenderti delle libertà per evitare di essere cacciato.

L'altra è: prima di assumere il cibo preparato, fa in modo
che esso venga benedetto da te o da qualcuno maggiore di te:
è troppo ingordo e maleducato e pecca contro Cristo
colui che non si cura degli altri né benedice il proprio piatto.

La quínta cortesía: siedi a tavola come si conviene,
cortese, educato, allegro e di buon umore;
quindi non devi essere né astioso né corrucciato né scomposto
e neppure tenere le gambe incrociate.

La sesta cortesia: se possibile
non ci si deve appoggiare alla tavola imbandita.
Perchè non è educato appoggiare
i gomiti o stendere le braccia.

La settima cortesia è per tutti:
non mangiare né troppo né poco, ma moderatamente.
Colui che mangia troppo o troppo poco,
non trae alcun vantaggio né per l'anima né per il corpo.

L'ottava cortesia è, che Dio ci aiuti,
a non riempire troppo la bocca e non mangiare troppo in fretta;
I'ingordo che mangia in fretta, e si riempie la bocca,
se venisse interpellato, farebbe fatica  a rispondere.

La nona cortesia è parlare poco
e badare a ciò che si sta facendo:
perchè se si parla troppo mangiando,
può accadere che escano briciole dalla bocca.
 
La decima cortesia è: quando hai sete,
prima inghiotti il cibo e pulisci la bocca e poi bevi.
L'ingordo che beve in fretta, prima di aver deglutito,
infastidisce l'altro che beve in compagnia.

E l'undicesima è questa: non porgere la coppa all'altro,
se può prenderla da solo, a meno che non te l'abbia chiesta.
Ciascuno prenda la coppa dalla tavola quando gli aggrada,
e dopo aver bevuto, la riappoggi dolcemente.

La dodicesima è questa: quando devi prendere la coppa,
usa le due mani e pulisci bene la bocca.
Con una sola mano non si può afferrarla bene:
usare sempre le due mani anche per bere per non rovesciare il vino.

La tredicesima è questa: anche se non vuoi bere,
se qualcuno ti porge la coppa, la devi sempre accettare;
una volta presa, puoi subito posarla,
o porgerla a qualcuno che è lì con te.

La successiva è questa: quando sei invitato
anche se in tavola c'è del vino buono, cerca di non ubriacarti.
Chi si ubriaca scioccamente, nuoce tre volte:
al corpo, all'anima e spreca il vino.

La quindicesima è questa: anche se arriva qualcuno,
non alzarti da tavola, se non per un motivo importante.
Finché mangi non devi muoverti
neppure per salutare quelli che sopraggiungono.

La sedicesima poi  è
non sorbire rumorosamente quando mangi col cucchiaio.
Altrimenti l'uomo e la donna che lo fanno,
si comportano veramente come la bestia che mangia il pastone.

La diciassettesima poi è: quando starnutisci
o quando ti coglie la tosse, attenzione a quello che fai.
Sii cortese, voltati dall'altra parte,
affinchè la saliva non cada sulla tavola.

La diciottesima è questa: quando l'uomo si sente bene,
non faccia, chiunque sia, pane del companatico.
Colui che è ghiotto di carne, di uova o di formaggio,
anche se ne avesse in abbondanza, non deve esagerare.

La diciannovesima cortesia è questa: non criticare i cibi
quando sei ospite ai banchetti, ma dì che sono tutti buoni.
Ho già trovato molti uomini con la brutta abitudine,
di dire: «Questo è mal cotto» o «Questo è insipido».

E la ventesima è questa: curati del  tuo piatto;
non guardare nel piatto degli altri se non per imparare.
Chi serve deve controllare che non manchi nulla,
ma se non lo facesse non sarebbe corretto.

La ventunesima è questa: non mescolare tutto insieme
carne o uova o cibo simile.
Chi rimescola cercando il meglio sul tagliere,
è ineducato e disturba il vicino di tavola.

L'altra che segue è questa: non comportarti villanamente,
se mangi il pane codividendolo con qualcuno;
taglia il pane ordinatamente, non in qualche modo,
non tagliarlo ai lati se non vuoi essere ineducato.

La ventitreesima: non mettere pane nel vino,
se nel tuo stesso bicchiere bevesse fra Bonvesino.
Se  qualcuno volesse inzuppare nel vino bevendo con me
da un unico bicchiere, io, da parte mia, potendo non berrei con lui.

L'altra è: non mettere accanto al tuo vicino
né piatto né scodella, se non per un motivo importante.
Se tu desideri scostare il piatto e la scodella,
fallo dalla tua parte.

L'altra è: chi stesse mangiando da un tagliere con donne,
deve tagliare la carne per sé e per loro.
L'uomo deve essere più premuroso, più sollecito e servizievole
della donna che per riservatezza non è in grado di esserlo.

La ventiseiesima: sii molto cortese
quando il tuo buon amico mangia alla tua tavola.
Tagliando carne pesce o altre buone pietanze,
scegli per lui la parte migliore.

L'altra che segue è questa: non devi essere insistente
con l'amico a casa tua perchè beva o mangi;
devi accoglierlo bene e fargli bella cera
e metterlo a suo agio in ogni senso..

La ventottesima: mangiando accanto un uomo importante,
astieniti dal mangiare mentre lui sta bevendo.
Mangiandi accanto a un vescovo, che sta bevendo dalla coppa,
fa in modo di non masticare con la bocca.

L'altra che viene è questa: se foste vicino a un uomo importante,
non dovete bere contemporaneamente a lui.
Chi fosse vicino ad un vescovo, fintanto che lui beve
non deve alzare il proprio bicchiere, per educazione.

E la trentesima è questa: chi serve, sia pulito,
e in presenza altrui non sputi nè insudici.
Perchè a un uomo mentre mangia, causerebbe fastidio:
non può essere troppo pulito chi serve ad un banchetto.

La trentunesima è questa: ogni giovane educato
che voglia soffiarsi il naso a tavola, si pulisca con i fazzoletti.
Chi mangia o chi serve, non deve pulirsi il naso con le dita;
si pulisca con teli e usi cortesia.

L'altra che víene è questa: le tue mani siano pulite,
non devi mettere né le dita nelle orecchie né le mani sulla testa.
L'uomo che mangia non deve
frugare con le dita in parti sporche.

La trentatreesima: non accarezzare con le mani
finché sei a tavola, né gatti né cani:
L'uomo educato non deve accarezzare gli animali
con le mani con le quali tocca i cibi.

L'altra è: mentre mangi con persone estranee,
non mettere le dita in bocca per pulire i denti.
Chi si mette le dita in bocca prima di aver finito di mangiare,
per quanto mi riguarda non mangerà con me sul tagliere.

La trentacínquesima: non devi leccarti le dita;
chi le mette in bocca le pulisce male.
L'uomo che si mette in bocca le dita impiastricciate
non le pulisce, anzi le sporca maggiormente.

La trentaseiesima cortesia:
se devi parlare, non parlare a bocca piena.
Chi parla e chi risponde prima d'aver vuotato la bocca,
difficilmente potrebbe articolare qualcosa.
 
Dopo questa viene quest'altra: finché il vicino di tavola
avrà il bicchiere alla bocca, non fargli domande;
se proprio lo vuoi interpellare, ti chiedo di farlo
solo dopo che avrà finito di bere.

La trentottesima è questa: non raccontare storie tristi
perchè coloro che sono con te possano mangiare serenamente.
Fin che gli altri mangiano non dire cose angoscianti,
ma taci oppure di' parole confortevoli.

L'altra che segue è questa: se mangi con persone,
non fare nè rumore nè litigi, pur se hai ragione.
Se qualcuno dei tuoi eccedesse, lascia correre fino ad un momento opportuno, in modo che coloro che sono con te non siano turbati.

L'altra è: se accusi dolore per qualche infermità,
nascondi più che puoi il tuo malessere.
Se ti senti male a tavola, non mostrare sofferenza,
e non procurare dispiacere a coloro che mangiano con te.

Dopo quella viene quest'altra: se vedessi nel cibo
qualcosa di sgradevole, non dirlo agli altri.
Vedendo nel cibo una mosca o altra porcheria,
taci, per non creare disgusto in coloro che stanno mangiando a tavola.

L'altra è: se porti scodelle a tavola per servire,
devi tenere il pollice sul bordo della scodella.
Se prendi la scodella con il pollice sul bordo,
potrai metterla poi al suo posto senza altro aiuto.

La quarantatreesima è: se porgi la coppa,
non toccare mai la sommità del bicchiere con il pollice.
Reggi il bicchiere da sotto e porgilo con una mano:
chi lo tiene diversamente può essere considerato villano.

La quarantaquattresima per chi vuol sentire è:
non devi riempire troppo piatti, scodelle e bicchieri.
In ogni cosa occorre misura e modo;
chi eccedesse non sarebbe cortese.

L'altra  che segue è questa: trattieni il cucchiaio,
se ti vien tolta la scodella per aggiungervi del cibo.
Se c'è il cucchiaio nella scodella, ciò intralcia chi serve;
In tutte le cortesie fa bene chi riflette.

L'altra che segue è questa: se mangi con il cucchiaio,
non mettere troppo pane nel cibo.
Chi farà "zuppetta" nella pietanza,
potrebbe dar fastidio a coloro che gli mangiano accanto.

L'altra che segue è questa: se hai vicino l'amico,
finché egli è a tavola, serviti contemporaneamente a lui.
Se tu dovessi smettere di mangiare e non fossi ancora sazio,
forse anch'egli smetterebbe per ritegno.

L'altra è: mangiando insieme ad altri invitati,
non mettere anzi tempo il tuo coltello nel fodero.
Non usare il coltello prima dei tuoi vicini di tavola:
può darsi che venga portata in tavola una vivanda diversa da quella pensata.

La cortesia seguente è: quando mangiato,
glorifica Gesù Cristo.
Colui che riceve un servizio da chi gli vuol bene,
se non lo ringrazia, è irriconoscente.

La cinquantesima poi (l'ultima) è:
lavare le mani, poi bere del buon vino di botte.
Le mani dopo il banchetto possono essere anche solo sciacquate;
dal grasso e dalla sporcizia possono essere pulite successivamente.

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