Una terra nel cuore d’Italia, fra Lazio, Umbria e Toscana. Con un’offerta di prodotti speciali come olio, vino e formaggi; occasioni di relax e benessere nelle terme; itinerari che si snodano tra storia e archeologia. Sono alcuni dei buoni motivi per una minivacanza nel viterbese, che può iniziare proprio dal capoluogo, antica capitale della Tuscia romana e città di papalina memoria. Dalle mura medievali di Viterbo, che custodiscono tesori come il Palazzo dei Papi – nel XIII secolo, per 24 anni la città fu sede pontificia – o il Duomo, si può partire alla scoperta di una terra che è densa di storia. Alle Terme dei Papi (strada Bagni 12, tel. 0761 3501. Orari: 9-19; sab. 9-19, 21.30-1, chiuso mar. Prezzi: 12 euro feriali; 18 euro festivi e prefestivi) è garantita una giornata di relax fra acque termali e percorsi benessere, oppure una suggestiva e insolita serata, visto che il sabato sono aperte anche dalle 21.30 all’una. In pieno centro storico vale una sosta gourmet Tredici Gradi, l’osteria di Angelo Proietti Palombi che porta in tavola specialità del territorio come gli gnocchi conditi con una salsa speciale a base di nocciola tonda del viterbese, seguiti dal coniglio verde leprino della zona cotto in padella con pomodoro, salvia e rosmarino. Il pieno di bontà da riportare a casa si fa nei dintorni: olio biologico al frantoio Il Molino (SP Verentana km 9, loc. Commenda. Orari: su appuntamento) sulla provinciale a pochi chilometri da Viterbo. Per i formaggi di capra, creme spalmabili, latte crudo e altre prelibatezze targate Tuscia Viterbese (il marchio della Camera di Commercio di Viterbo, che garantisce qualità e tipicità dei prodotti del territorio), si va all’azienda agricola Monte Jugo (strada Martana km 2,200, tel. 0761 250610. Orari: su appuntamento) della famiglia Ciambella, che su richiesta organizza degustazioni.
Percorrendo strade silenziose, in una campagna disseminata di ulivi, si raggiungono luoghi dove vive la memoria etrusca, dalle necropoli di Tarquinia, come la Monterozzi o la Civita-Ara della Regina (info, tel. 0766.85.63.08), ai siti archelogici di Tuscania: il Museo Nazionale Archeologico e l’Area della Madonna dell’Olivo (info, tel. 0761.43.62.09). Terre di olio dop - oro verde degli Etruschi, come lo chiama ancora qualcuno - sono Canino e Blera. Al piccolo spaccio di Colli Etruschi (via degli Ulivi 2, tel. 0761 470469. Orari: 8-13, 14-19, chiuso dom.; visite al frantoio con degustazioni su appuntamento), nel centro di Blera, si acquista olio extra vergine in lattine da 5 litri a 40 euro, oppure in bottiglie da 0,75 cl a 9 euro, perfetto per le bruschette dell’inverno. A Canino c’è l’olio dop di Laura De Parri, che lo produce e lo vende nella sua azienda Cerrosughero, appena fuori dal paese (loc. Cerrosughero, SS 312 - km 22,600, tel. 0761 439029. Orari: su appuntamento); oppure quello di Archibusacci, in vendita al frantoio (via del Boschetto 3, tel. 0761 437213. Orari: 8.30-12, 15-18.30, mai chiuso). Seguendo l’alta valle del Tevere ci si inoltra verso Vitorchiano, la zona archeologica etrusca di Ferento, Montefiascone, il lago di Bolsena, la Valle dei Calanchi e Civitella d’Agliano. Con una deviazione, a Castiglione in Teverina si può visitare il Museo del Vino. Lasciandosi alle spalle Bagnaia, con la cinquecentesca Villa Lante (visitabile tutti i giorni dalle 9 al tramonto) si giunge a Vitorchiano dove, a pochi chilometri dal centro storico, sorge il Teatro Romano, nella zona archeologica etrusca dell’antica Ferentum (Apt Viterbo, tel. 0761 304795). Risalendo a nord attraverso la Teverina, ci si dirige verso la Valle dei Calanchi, famosa per l’aspetto da grand canyon. Un punto panoramico per ammirarla? La Torre Monaldesca, nella piazza di Civitella d’Agliano. Rustica e alla buona, in zona, è la trattoria tipica della Tuscia Il Vecchio Mulino (via Marconi 25, Lubriano, tel. 0761 780505. Orari: 12.30-14.30, 19.30-22, chiuso mer). Per le feste di fine anno, chiuso 24 e 25 dicembre; 31 dicembre, 12.30-14.30, e il 1° gennaio 19.30-22), a Lubriano, paesino affacciato sui calanchi e su Bagnoregio. La cuoca e patronne è Barbara Pettinelli. In un ambiente che sa di campagna - si può sbirciare il panorama dal piccolo balcone della trattoria - si mangiano fagioli alla bagnorese, ovvero con salvia, rosmarino, acciughe, aglio e pepe, che preludono a piciarelli rustici (una pasta locale a base di acqua e farina) o a una zuppa di ceci e castagne. L’enogastronomia resta uno dei punti d’interesse di questo lembo di terra, dove si gira per borghi, necropoli etrusche, ville di memoria antica legate alla vita dei pontefici, ma poi si finisce col mangiare anche in tavole stellate. Come La Parolina a Trevinano, ristorante da veri gourmet nella riserva naturale del Monte Rufeno, a pochi minuti da Acquapendente (via G. Pascoli snc, tel. 0763 717130. Orari: 12.30-14.30, 19.30-22.30, chiuso lun. e mar). Per le feste di fine anno, il 24 dicembre 12.30-14.30; dal 25 in poi sempre aperti, compresi Capodanno e 1° dell’anno). Non è facile trovarlo: dopo aver percorso tornanti e curve, si varca la porta di un piccolo casale e l’emozione è assicurata. Meglio venirci a pranzo, perché le ampie finestre affacciate sulla valle sono un quadro naturale che sarebbe un peccato non vedere. I tavoli sono pochi, appena nove, tondi e con sedie in legno decapato, tovaglie candide, piatti in ceramica decorata. Col contorno di vista sulla vallata del Paglia e sulla Val d’Orcia, si mangiano i piatti stellati di Iside De Cesare e Romano Gordini. La loro specialità è l’uovo alla carbonara; la carta di Natale prevede anche cappelletti di cinta senese con ristretto di cappone, guancia di cinghiale in buglione con una cottura tipica del viterbese, a base di vino rosso e ristretto di pomodoro. E un dessert da bis: il Ricordo di un Montblanc, dolce con castagne del territorio (di Piancastagnaio).
Fonte: http://doveviaggi.corriere.it
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