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domenica 9 dicembre 2012

ARALDICA MEDIEVALE 9: GLI ELMI

L’araldica conosce bene l’uso degli elmi che vengono posti al di sopra dello stemma e che frequentemente vengono a loro volta sormontati da una corona. Ma questo genere di riconoscimenti esteriori appartiene ad epoche lontane dal Medioevo. Nei secoli delle battaglie e dei tornei i cavalieri non sarebbero stati facilmente riconoscibili solo dall’elmo. Questa parte dell’armatura, infatti, per le sue necessità “tecniche” era poco distinguibile. I begli elmi con visiere a cancello non appartengono al mondo delle battaglie: i colpi sferrati con pesantissime mazze e con armi micidiali non potevano se non cadere su un oggetto protettivo pesante e quasi uguale per tutti. L’elmo a tazza diffuso fino al XIV secolo, aveva una sommità piatta su cui si applicavano svolazzi e cimiero. L’elmo a coppa era abbastanza simile ma il suo interno poggiava su una cuffia che veniva coperta da un cappuccio di armatura a maglie di ferro. L’elmo comunque era considerato così importante da essere considerato tale come segno di riconoscimento sociale, e quindi sempre usato anche sui sigilli, insieme a cimieri e svolazzi e senza lo stemma, come avveniva in Germania nel XIII secolo. Quando nel XIV secolo si affermò l’elmo a bigoncia, con la sommità appuntita, e che caricava il peso sulle spalle, si lasciò più libertà di movimento per la testa del guerriero. Ma la sua gran parte era completamente chiusa, tranne una stretta apertura orizzontale all’altezza degli occhi (talvolta le fessure erano due). Per garantire una migliore respirazione, venne presto ideato l’elmo a becco di passero, ossia allungato in avanti sul volto e con una fessura appuntita all’altezza degli occhi. Tutti questi generi di elmi ritroviamo ancor oggi nelle illustrazioni delle armi anche se in genere nell’araldica contemporanea non sono più adoperati per distinguere un nobile di alto rango ma una persona con un titolo che potremmo considerare minore o anche un semplice gentiluomo. Nell’ultimo caso, oggi l’elmo non viene mai accompagnato da una corona. Gli elmi che siamo abituati a vedere sulle decorazioni degli stemmi: con visiere, visiere chiuse o aperte, in maestà (posto di fronte a chi guarda), di profilo, a tre quarti di profilo, e così via, con o senza corone, sono praticamente una elegante elaborazione dell’araldica moderna. In realtà, non si usava nel passato; così come nel Medioevo non si usavano gli elmi con visiera e grate, che non avrebbero certo resistito ai colpi dei nemici in combattimento. Visiere aperte e grate erano invece usate per sfilate e cerimonie. Nel corso delle giostre tuttavia non mancavano ugualmente pesanti grate di rinforzo all’apertura, perché nella maggioranza dei casi i combattimenti erano pericolosi e in grado di provocare gravissime ferite. Basta ricordare come il re di Francia Enrico II sia morto proprio nel corso di un torneo indetto per festeggiare la pace di Cateau- Cambrésis nel 1559, a causa di un colpo di lancia inferto accidentalmente da Gabriele di Lorges, conte di Montgomery. Le visiere, le grate e i cancelli come quelli delle numerose illustrazioni esistevano. In genere però erano portati dai re quando guidavano gli eserciti prima di partecipare ai combattimenti; o dai cavalieri nel corso delle cerimonie: prima che iniziassero i tornei quando si doveva sfilare o il re d’armi (il gentiluomo addetto) presentava i partecipanti e descriveva i loro stemmi. In questo caso gli elmi erano spesso di cuoio, dipinti con colore dorato, e la grata della visiera era costruita con corda intrecciata e impregnata di collante. Ovviamente, appena si terminava il corteo o la presentazione, l’elmo veniva sfilato e si indossava quello da combattimento. Dunque, l’araldica medievale aveva elmi molto più semplici di quelli oggi conosciuti, il cui posizionamento nelle illustrazioni consente di riconoscere perfettamente (con o senza corona) il titolo della persona che ne abbia diritto. Dirò ancora, che l’araldica recente ha anche posizionato nelle armi (in particolare nell’Europa settentrionale) due o tre elmi. Due si disegnano specialmente nel caso in cui si intenda portare armi inquartate del padre e della madre. Tre quando si indicano diversi ascendenti. L’araldica napoleonica francese abolì corone, cimieri ed elmi. Al loro posto l’imperatore scelse cappelli (tocchi) neri, ornati con piume di struzzo il cui numero e posizionamento distingueva dignità e titolo della persona onorata con un suo titolo.

Articolo di Carmelo Currò Troiano. Tutti i diritti riservati

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