Pagine

lunedì 8 ottobre 2012

I TITOLI DEI FALSI PRINCIPI


Rimango davvero stordito dal gran numero di titoli e onorificenze che vengono riportati su alcuni siti internet e che si riferiscono a sedicenti principi, discendenti e pretendenti. La profusione di principati, intitolazioni, decorazioni lascia sorpresi più per la fervida fantasia di coloro che sono affascinati da quello che presumono essere il mondo monarchico e cavalleresco che per le cariche elencate.
E’ vero che vi sono elenchi di titoli di autentici Sovrani (come i Re di Spagna o d’Italia) che sono colmi dei nomi di Regni, Ducati o Contee; ma, a parte il fatto che di veri titoli si tratta, noi siamo in presenza di vere elencazioni di Stati o possedimenti che venivano acquisiti da quelle Corone, di cui si sa bene quando e perché entrarono a far parte del patrimonio araldico di una famiglia, e quali atti politici fossero a monte di queste intitolazioni. Si pensi alla lunga pretesa dei Savoia sui titoli di Re di Gerusalemme, Cipro e Armenia, giustificata dalla volontà e dalla necessità diplomatica di essere considerati al primo posto fra i Principi italiani. La pretesa regia, comunque, in questo caso si basava su atti giuridici autentici anche se contestati, di cui si conoscevano perfettamente i contorni. I presunti principi di oggi, invece, elencano per lo più titoli che immaginano essere stati dai propri immaginifici antenati, mescolando, confondendo e srabiliando, senza che siano spesso adoperati i veri titoli usati dagli autentici antichi sovrani degli Stati cui loro fanno riferimento. A volte, purtroppo, non si riesce neppure a capire a quali regioni del mondo si riferiscano i troni di cui si afferma essere i depositari; non sono riportati alberi genealogici o parentele; altre volte le genealogie sono spezzate e colme di vuoti che le rendono inutili. E in genere, anche quando sono apparentemente complete di padre in figlio, pochi accorgimenti sono sufficienti ad un esperto per accorgersi se si tratta di nomi falsi ed aggiunti. In linea di principio, quando mancano determinate specifiche, è del tutto inutile prendere in considerazioni genealogie e titoli.
Inoltre, a titolo di accorgimento, desidero segnalare come sia sempre indice almeno di inesistente competenza in materia fare riferimento a termini sbagliati che dimostrano l’estraneità di tanti pretendenti al mondo cui affermano di appartenere. Affermare di essere “abate laico” non vuol dire niente, per esempio. Evidentemente l’espressione riflette la cattiva conoscenza del fatto che vi furono per secoli abati commendatari minorenni e non sposati. Ma chi oggi pretende di portare questo titolo non sa, evidentemente, che allora si trattava sempre di persone che erano state ammesse agli ordini minori e che non avrebbero potuto sposarsi, e quindi ci si trovava in presenza non di laici ma di persone ecclesiastiche non ordinate al sacerdozio (naturalmente non è questo il caso del canonicato di S.Giovanni in Laterano attribuito al Capo di Stato francese, poiché il canonicato è onore e non rango eccelsiastico come quello di abate). Inoltre, parlare di “ordine diaconale” cavalleresco o di “arcicommendatore” pone chi lo esibisce sulla medesima lunghezza d’onda. Inoltre, è assurdo parlare di “casa reale in esilio”, perché nessun Governo ha emesso contro gli aspiranti principi alcuna sentenza. Ed è addirittura umoristico definirsi ambasciatore o console generale (o concedere queste “cariche”) perché simili titoli sono riservati agli Stati e non ai singoli. Neppure un vero Re non capo di Stato, come Simeone di Bulgaria, potrebbe concederli. Dare e ricevere designazioni del genere significa essere completamente a digiuno di diritto, storia, araldica. Un grave deficit per chi pretende di essere un principe in carica, e che la dice lunga sulle proprie pretese.

Articolo di Currò Carmelo Troiano

0 commenti:

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...