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giovedì 25 ottobre 2012

LA SIFILIDE NEL MEDIOEVO

Probabilmente la patologia era preesistente al 1495 dal momento che già nel Mondo greco e poi romano, esisteva la promiscuità. Esisteva come malattia probabilmente anche prima presso altre civiltà, specie quelle orientali e si può anche definire come una sorta di malattia sociale dovuta ad un vizio sociale. A differenza della civiltà cristiana, quelle precedenti non condannavano la promisquità come peccato condannato dagli dei. Greci e romani non erano primi ad esperienze promisque, un marito oltre alla moglie aveva sempre il suo bell'harem di concubine e sebbene le condizioni igieniche fossero ben superiori a quelle che si presentarono nel Medioevo, erano sempre tali che infezioni batteriche avevano la vita facile e si diffondevano facilmente. Nel mondo greco soprattutto, il sesso era vissuto anche sotto il profilo spirituale e rituale, ma non solo perchè si è poi visto da studi antropologici che questo fenomeno avveniva anche presso altre tribù o popolazioni tribali isolate, alcune delle quali esistono ancora nel mondo. Sempre nel mondo greco erano frequenti i rapporti omo e bisessuali, per non parlare degli eventi come orgie e baccanali vari dove il rapporto sessuale oltre ad essere di varie tipologie era anche la base dell'evento. Orgie  e rapporti sessuali erano consumati anche nelle case degli aristocratici romani, nei bordelli dove un partener valeva l'altro. I romani furono meno dediti al culto del sesso e dell'amore, impegnati com'erano nella costruzione di un impero saldo, ma poi troppo grande perchè i suoi territori non facessero gola a nemici e popoli barbarici. Fermo restando il mondo greco, oltre a produrre la sua sfilza di filosofi e geni, dall'altra parte viveva il sesso come il solo motore del piacere assoluto, se pur in modo distorto. L'avvento dell'Era cristiana fu la morte degli dei pagani, anche se fu una morte lenta e molto combattuta dalle popolazioni, e fu la morte di tantissime cattive tradizioni a partire proprio dal sesso. Rispetto alle epoche passate il Medioevo dei primi secoli vede applicare regole religiose ovunque, regole che fissano una rigida condotta sessuale quando non si tratta di totale astinenza. Si può dire tranquillamente che il Medioevo fu un capovolgimento della situazione precedente, ma sempre con le sue pecche scoperte dal momento che si sa che anche nel Medioevo esisteva una certa percentuale di promiscuità. Promiscui erano i nobili che cambiavano bordelli a seconda del prezzo, promiscue erano le prostitute, promiscuo qualunque individuo che cambiava continuamente partener nei rapporti sessuali. In apparenza non era sostanzialmente cambiato nulla, ma proprio qui è la sorpresa perchè nel Medioevo, a differenza delle epoche precedenti il concetto di peccato era vivo più che in passato e più che mai e questo perchè anche il sesso aveva subito la sua conversione e la Chiesa aveva fissato rigide regole in merito. Il sesso non poteva più essere visto solo e soltanto come il solo mezzo del puro piacere o del piacere assoluto, ma doveva diventare ed essere visto e vissuto come il mezzo esclusivo della procreazione. Il piacere del sesso era peccato poichè l'atto sessuale doveva essere vissuto come atto procreativo e non di piacere personale. Altresì ogni pratica sessuale, anche solitaria, era ed è tutt'oggi condannata come peccato. Bisogna riconoscere che rispetto al Medioevo la Chiesa ha avuto modo di allargare un po' le sue vedute, pur mantenendo sempre la propria linea di pensiero. Si deve altresì dire che come da un lato aveva fissato rigide regole sulla condotta sessuale dei cristiani, la Chiesa ebbe modo di violare in primis quelle regole, si cita per esempio il periodo della pornocrazia del X secolo, causata da Merozia. Ma è sempre vero che la Chiesa è umana e quindi fatta da persone che possono sbagliare, tant'è vero che molti cercarono di rimediare a quel periodaccio storico succitato con delle regole rigidissime. Tralasciando questo e fermo restando che le regole della Chiesa restino tali, il libero arbitrio è il diritto sacro di ogni cristiano tanto che se uno si sente cristiano e crede in quelle regole le segue senza sentirsi circoscritto, come chi altresì le sente un po' come un ostacolo è libero di non seguirle, ma non violarle a discapito di altri. Questo semplice principio vigeva anche nel Medioevo, tanto che rimase una scelta individuale quella della vita promiscua, ma non senza conseguenze. Tanto scarse e scadenti erano le condizioni igieniche che un batterio come quello della sifilide faceva quasi concorrenza a quello della peste. Le conoscenze mediche erano ancora più scarse, specie nel senso della terapia e se consideriamo che già dopo 3 settimane dal contagio avviene la prima serie di manifestazioni fisiche, un medico medievale poteva riconoscere i segnali della malattia, ma non aveva comunque rimedi e se consideriamo i tre stadi della malattia, un malato di sifilide non arrivava nelle condizioni igieniche di allora al terzo stadio perchè moriva prima. In presenza di condizioni igieniche scarse una malattia infettiva diffonde al corpo molto velocemente. L'ignoranza popolare, sovrana del mondo medievale faceva senz'altro posto alla superstizione per cui uno che aveva contratto detta malattia era già risaputo come promiscuo. La malattia era una punizione, un segnale che quella persona aveva avuto rapporti carnali con più partners, che aveva comesso il peccato della ricerca del piacere. Spesso si credeva che questa malattia permettesse di rivelare a priori un adulterio, ma è anche vero che bastava che uno dei due coniugi l'avesse contratta per trasmetterla all'altro. E' il paradosso storico del Medioevo quello della superstione e dell'ignoranza.
E' altresì da dire, infine, che malgrado la rigida morale cristiana e dall'altra parte la libera scelta per chi non credesse fino in fondo, il popolo era bigotto con sè stesso e si autocondannava poichè la gente faceva tanto di dire di altri quando faceva con sè stessa.

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