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giovedì 11 ottobre 2012

LEGAMI TRA LA SPADA DI SAN GALGANO E RE ARTU'


«La spada nella roccia di Chiusdino? È strettamente legata alla leggenda di re Artù». Lo sostiene Luigi Garlaschelli, ricercatore del Dipartimento di chimica organica presso l'università di Pavia, che nel 2001 ha partecipato agli studi sull'arma scoperta in provincia di Siena. «Purtroppo, però - spiega Garlaschelli a Tgcom -, al momento è impossibile stabilire quale delle due leggende abbia influenzato l'altra».

Che legame esiste tra le due spade?
«Intanto, bisogna dire che San Galgano arriva quando le leggende su re Artù si stavano già diffondendo. Anche se bisogna aggiungere che l'episodio specifico della spada estratta dalla roccia entra nella saga arturiana nel 1200, quindi circa 20 anni dopo la morte di San Galgano. Non si sa quanto la figura storica di Galgano abbia influenzato i racconti arturiani. Ma si potrebbe ipotizzare che l'abbia fatto. Anche se potrebbe essere vera anche l'altra ipotesi».

Quale?
«Che la spada nella roccia di San Galgano sia stata messa lì proprio sotto l'influenza dei racconti arturiani. In questo caso non l'avrebbe messa San Galgano, ma si potrebbe ipotizzare che sia stata piazzata dai monaci cistercensi che avevano preso possesso della Rotonda nel 1218. Questa ipotesi sarebbe suffragata da fatti specifici. Per esempio, nei pressi di Chiusdino, a Malavalle, esiste una chiesa in cui sono conservati i resti di un altro eremita che viveva in quella zona nella stessa epoca di San Galgano: Guglielmo di Malavalle. Ebbene, esistono molte biografie secondo le quali quest'ultimo altri non era che Guglielmo X d'Aquitania, che nel 1137 sparì durante un pellegrinaggio».

E che legame esiste tra Guglielmo d'aquitania e la spada?
«È presto detto. Intanto bisogna sapere che le leggende arturiane furono diffuse in Europa dai Trovatori, che trovavano mecenatismo soprattutto presso la Corte di Aquitania. Lo stesso Guglielmo X, che era padre di Eleonora d'Aquitania, prima sposa di re Luigi VII di Francia e poi, dopo essere stata ripudiata, di Enrico d'Inghilterra, era un trovatore. Secondo queste biografie, la sua scomparsa coinciderebbe con la decisione di fare l'eremita in Toscana. Potrebbe quindi essere stato proprio lui a portare il simbolo della spada nella roccia in quel luogo e in quegli anni».

Lei ha partecipato al gruppo di studio che ha esaminato i resti di Guglielmo di Malavalle...
«Sì. E devo dire che dall'esame paleontologico sullo scheletro è emerso che il suo cranio potrebbe essere compatibile con quelli tipici della popolazione francese del periodo. Ma questa è solo una delle coincidenze».

Ce ne sono altre?
«È normale. Se le si cerca, le coincidenze vengono sempre fuori. Per esempio tra i cavalieri della Tavola Rotonda ce n'era uno che si chiamava Galvano, nome molto simile a quello di San Galgano. Oppure, ne esiste una legata al luogo in cui si trova la spada. A Rocamadur, in Francia, esiste un santuario con una spada che è stata sostuita due volte dal '700 in poi. All'inizio si pensava che fosse un falso, invece sembra che risalga anche quella al 1200. Ebbene: Eleonora d'Aquitania si recò in pellegrinaggio a Rocamadur. La cosa più strana? L'unico luogo in cui si trova una chiesa dedicata a Santa Maria di Rocamadore è proprio in Italia, a circa 30 km da Chiusdino».

Ipotesi affascinanti. Ma cosa si potrebbe fare per fare chiarezza su tutte queste domande che circondano la spada di San Galgano?
«Intanto, si potrebbero fare nuovi accertamenti sulla spada, il cui stile a un primo esame è proprio quello dell'epoca. Ma tramite analisi metallografiche si potrebbe stabilire se è stata forgiata in Toscana oppure importata dalla Francia. Oppure si potrebbe fare una radiografia, per scoprire se sulla lama ci sono iscrizioni, tipiche per l'epoca, che potrebbero aiutarci a saperne di più su questo manufatto. Poi ci sono tanti studiosi che ancora aspettano di poter esaminare gli atti della canonizzazione di San Galgano, dai quali sicuramente potrebbe venir fuori qualcosa di interessante. Infine si potrebbe fare uno scavo archeologico, per accertare se nel sottosuolo della Rotonda sono conservati i resti del corpo di San Galgano. Insomma, di cose da fare ce ne sarebbero tante. Bisognerebbe solo iniziare».

Tamara Ferrari per il sito interne Mondi Medievali

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