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martedì 9 ottobre 2012

IL CONCILIO DI PISA


Il concilio di Pisa (1409) fu un concilio convocato dalla maggior parte dei Cardinali della Chiesa cattolica, in quel periodo divisa in obbedienza romana ed obbedienza avignonese (Scisma d'Occidente). Questo concilio, nato per superare tale divisione, in realtà non fu mai riconosciuto dalle due obbedienze e finì per creare una ulteriore divisione all'interno della Chiesa cattolica, la cosiddetta obbedienza pisana.

Preliminari

Lo scisma d’occidente durava ormai da più di trenta anni (fin dal 1378), e nessuno dei mezzi impiegati per ricomporlo aveva avuto successo. Non si era mai tentato seriamente di trovare un compromesso o un accordo arbitrale tra le due fazioni, a causa dell’ostinatezza dei papi rivali, tutti ugualmente convinti dei loro diritti; anche l'interferenza di principi ed eserciti era stata senza risultato. I cardinali di ambo le parti erano grandemente scontenti, gli uni della pusillanimità ed il nepotismo di Gregorio XII e gli altri dell'ostinatezza e la cattiva volontà di Benedetto XIII, assolutamente determinato ad avvalersi di un più efficace mezzo, vale a dire un concilio generale. Il re francese Carlo V era anch'egli fin dall'inizio dello scisma favorevole ad un concilio e aveva raccomandato in assemblea ad Anagni e a Fondi questo mezzo ai cardinali rivoltosi contro Urbano VI. Quest'ultimo, sul letto di morte, aveva espresso lo stesso desiderio (1380). Incoraggiati da tali prese di posizione, oltre che da quelle di Carlo VI, quattro membri del Sacro Collegio di Avignone si recarono a Livorno dove procurarono di ottenere un incontro con la fazione romana, presto appoggiati e raggiunti da altri. L'assemblea, in tal modo riunita, cercò, a dispetto di tutte le difficoltà, di ritrovare l'unione della Chiesa, cercando di mantenere un'equa distanza dalle controparti. Tra il 2 e il 5 luglio del 1408, essi indirizzarono a principi e prelati un'enciclica, convocandoli ad un concilio generale che si sarebbe dovuto tenere a Pisa il 25 marzo del 1409. Per opporsi a questo progetto, l'antipapa Benedetto XIII convocò un concilio a Perpignano, mentre Gregorio XII ne convocò un altro ad Aquilea. Queste assemblee condussero a scarsi risultati, essendo tutta l'attenzione e le speranze del mondo cattolico rivolte al concilio di Pisa.

La condanna dei due contendenti e l'elezione di Alessandro V

Alla festa dell'Annunciazione (25 marzo) del 1409, quattro patriarchi, ventidue cardinali, e ottanta vescovi si riunirono nella cattedrale di Pisa. I presenti richiesero che Gregorio e Benedetto fossero dichiarati colpevoli di contumacia. Tale cerimonia fu ripetuta senza successo nei tre giorni successivi ed in tutto il mese di maggio furono sentiti numerosi testimoni, ma la dichiarazione formale dell'accusa di ribellione non ebbe luogo che alla quarta sessione. Benedetto rifiutò di partecipare al concilio di persona e i suoi delegati arrivarono molto tardi (14 giugno), e le loro richieste suscitarono le proteste, le risa, gli insulti e persino le minacce del clero riunito. Il cancelliere d'Aragona fu ascoltato con assai poco favore, mentre l'arcivescovo di Tarragona avanzò una dichiarazione di guerra più audace che saggia. Intimiditi dalle aspre rimostranze dell'assemblea, gli ambasciatori lasciarono segretamente la città e ritornarono dai rispettivi padroni. Contrariamente a quanto si crede, l'elemento francese non risultò preponderante né nel numero né nell'influenza. Vi fu una profonda unanimità d'intenti che regnò fra i 500 membri durante il mese di giugno, in particolare durante la quindicesima sessione generale (5 giugno). La condanna dei due contendenti fu infine formalmente definita. Tutti i membri apposero le loro firme alla delibera del concilio: sembrò che lo scisma fosse giunto ad una conclusione. Il 15 giugno i cardinali si ritrovarono nel palazzo arcivescovile di Pisa per procedere all'elezione di un nuovo papa. Il conclave durò undici giorni. Furono pochi gli ostacoli provenienti dall'esterno e non produssero ritardi significativi. Si disse che nel clero riunito a Pisa si brigasse per l'elezione di un papa francese, ma il 26 giugno del 1409, con il concorso e l'influenza dell'energico Baldassarre Cossa, i voti s'indirizzarono unanimemente in favore di un cardinale, che prese il nome di papa Alessandro V. La sua elezione era attesa e desiderata, come testimoniarono le manifestazioni di simpatia che egli e le posizioni conciliari ricevettero. Poté presiedere le ultime quattro sessioni del concilio, confermò tutte le ordinanze fatte dai cardinali dopo il loro rifiuto d'obbedienza agli antipapi, riunì i due sacri collegi a lungo rimasti separati e dichiarò che avrebbe lavorato energicamente per la riforma.

Giudizio del Concilio di Pisa

I cardinali considerarono loro indisputabile diritto quello di convocare un concilio generale per porre fine allo scisma. Il principio che stava alla base di questo atteggiamento era Salus populi suprema lex est, per cui l'interesse generale del corpo della Chiesa risiede nel mantenimento della propria integrità e unità, interesse messo a rischio grave dall'esistenza di due teste in contrapposizione. L'atteggiamento stesso dei due pretendenti avversari sembrò giustificare la necessità di un concilio. Era percezione diffusa che lo scisma non sarebbe mai giunto ad un termine finché i due papi contrapposti, uomini ostinati e pervicaci, fossero stati alla testa delle due fazioni. Né, d'altra parte, v'era papa alcuno che, al di sopra della contesa, potesse monarchicamente convocare il concilio. Ma se sorgeva il dubbio dell'infallibilità dei due papi contrapposti, non poteva andare troppo diversamente per i cardinali che loro stessi avevano creato tali. Estrema preoccupazione era, poi, suscitata dalla constatazione che in futuro qualcuno si sarebbe potuto avvalere del precedente per proclamare la superiorità conciliare del Sacro Collegio nei confronti del papa. La posizione della chiesa era estremamente precaria: invece di due papi si era finito per averne tre e tutti e tre erano perseguitati ed esiliati dalle loro capitali. In ogni caso, la posizione di Alessandro V era migliore di quella di Clemente VII o di Benedetto XIII ed infatti egli ottenne il riconoscimento ufficiale della maggior parte della cristianità (la Francia, il Portogallo, la Boemia, l'Italia, il Contado Venassino, la Prussia ed altri territori germanici; a favore di Gregorio erano invece il Regno di Napoli, la Polonia e la Baviera; a favore di Benedetto erano la Spagna e la Scozia). Il concilio di Pisa è stato oggetto di severe critiche. due papi, quello romano e quello avignonese non riconobbero la validità dell’elezione e quindi non abdicarono a questo punto ci troviamo con tre papi: Benedetto XIII il papa francese, Gregorio XII il papa romano e Alessandro V nominato dal concilio di Pisa.

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