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mercoledì 18 giugno 2014

UN'ARMA CONTRO L'ERESIA




Nell’anno 943, per celebrare la festa che aveva sancito il trionfo delle immagini sacre, l’imperatore Romano I Lecapeno decise di portare a Costantinopoli la più famosa e venerata delle immagini di Cristo, quella custodita a Edessa. Venne organizzata un’imponente operazione di recupero all’interno di più vaste azioni militari, perché la città di Edessa era ancora in mano agli arabi; del resto l’imperatore non voleva nella sua capitale quella famosissima reliquia per scopi puramente religiosi. Romano I aveva dovuto lottare a lungo contro i pauliciani ed altri gruppi eretici che ogni tanto emergevano nel territorio dell’impero e creavano problemi di dissidenza perché l’ideale religioso era associato a quello del conflitto politico. I pauliciani, come altri, derivavano il loro credo dall’antico alveo dello gnosticismo dei secoli I-III, e ritenevano il Cristo un puro essere spirituale privo di corpo umano. Uno spirito superiore e divino che non si era mai incarnato, non aveva mai sofferto la Passione, non era mai morto e dunque non era nemmeno risorto. Poiché non era possibile combattere una guerra religiosa con la sola forza delle armi, Romano I comprese che il famoso ritratto del quale parlava la tradizione, l’autentica impronta del volto di Cristo, poteva essere utile a smentire gli eretici i quali asserivano che un volto umano il Cristo non ce l’aveva mai avuto. Insomma, la prodigiosa reliquia di Edessa era una potente arma contro la diffusione dell’eresia.

Articolo per gentile concessione della dott.ssa Barbara Frale

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