Proprio nell’epoca in cui fu rinvenuta l'impronta di Edessa, singolarmente il pensiero religioso bizantino compie un’evoluzione notevole rivalutando e in un certo senso anche riscoprendo la figura del Cristo sofferente.Non è più solo il Risorto splendente nella sua gloria ma piuttosto l’Uomo dei dolori, morto e con tutto il corpo martoriato dai segni della Passione. Occorse che la sensibilità dei teologi e della gente comune maturasse questo cambiamento; e occorse anche fare i conti con un altro problema per niente piccolo. La tradizione antica parlava del ritratto autentico di Gesù come di un ritratto fatto mentre era vivo. Come si poteva conciliare questo racconto con la realtà di fatto, con la natura di quell’immagine appartenente a un morto e per giunta piena di sangue? Un anonimo autore vissuto alla corte di Costantino Porfirogenito scrisse il resoconto della missione militare che portò l'impronta miracolosa nella capitale bizantina; si sospetta però che dietro questo anonimo scrittore si celi in realtà lo stesso imperatore, il quale era anche un fine letterato.
Il resoconto, noto con il titolo Narratio de imagine Edessena, è interessante non solo sul piano letterario: infatti rivela allo storico un geniale compromesso, o forse sarebbe meglio dire uno strategemma, con cui si cercò di armonizzare la tradizione antica sul ritratto di Edessa con la verità da poco scoperta, che cioè l'immagine ritraeva tutto il corpo.
Articolo per gentile concessione della dott.ssa Barbara Frale
0 commenti:
Posta un commento