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mercoledì 1 febbraio 2012

TEMPLARI: SU DI LORO FANGO ACCADEMICO, E’ ORA DI DIRE BASTA!

Parliamoci chiaro: questo è un articolo polemico. Per quanto si possa essere pacati o consci che “tanto non cambia nulla” da fruitore di informazione e materiale divulgativo sono stufo di dilettantismo e di approssimazione. Al prezzo di € 9,99 ho acquistato anch’io in edicola il volumetto “I Templari” edito da RBA Italia S.r.l,, azienda familiare facente parte di un gruppo editoriale spagnolo. Pensate che questo gruppo si pubblicizza affermando che l’obiettivo aziendale perseguito è il miglioramento della qualità della vita! Forse la loro, non certo la mia, perché al prezzo di € 9,99 a me hanno venduto un po’ di cartone, qualche vecchia illustrazione e tanta aria fritta. La foto accanto è quella di Helen Nicholson, sorridente autrice del testo. Lei si qualifica così: Helen Nicholson - lettrice di storia alla Cardiff University.
Autrice di numerosi studi sulla storia degli ordini monastico-militari, sulla Crociate in generale, e sui Templari in particolare. Tra le sue pubblicazioni più note si ricordano: The Knight Templar: A New History (Sutton Publishing, 2001) e Templars, Hospitallers and Teutonic Knights: Images of the Military Orders 1128-1291 (Leicester University Press, 1993). Non voglio polemizzare con lei ma solo farle i miei complimenti per le pubblicazioni e per la fortuna di vedere un’opera come quella che ho acquistato a ben € 9,99 pubblicizzata da La Repubblica. Però con tanti bravi ricercatori universitari a spasso, afflitti da un precariato endemico mi piacerebbe che anche chi è cos’ fortunata sappia che le cose che scrive sono superficiali, banali, senza nessun rigore storico e sarebbero giuste per i bambini che vanno alle elementari, cosa che andrebbe scritto sul frontespizio della pubblicazione che ho pagato € 9,99. Ed ora voglio giustificare ciò che dico: la Nicholson fa il Tutor alla Cardiff ma è evidente che, ad esempio, non ha letto nulla di una sua connazionale, Evelin Lord – direttrice dei corsi di Storia all’Università di Cambridge, che nel suo libro “La maledizione del Templare” si esprime così:

Al culmine della loro esistenza, i Templari furono l’Organizzazione più influente e più potente dell’intera cristianità, con l’unica eccezione del papato. Tuttavia permangono interrogativi su come ciò fosse avvenuto in quanto il loro alone di leggenda è immeritato e palesemente mistificato.


La dottoressa Evelyn Lord è considerata una esperta della storia templare in Inghilterra, avendo pubblicato un fortunato libro a proposito. Perché solleva tante perplessità? Perché è uno storico rigoroso e non si arricchisce alle spalle di sprovveduti che, come me, comprano libri solo perché sulla copertina c’è scritto “Templari”. Ma ora esploriamo i perché dell’affermazione di Evelyn Lord. I testi universitari seri (ce ne sono in ogni paese d’Europa) ci dicono che le prime notizie ritenute attendibili su di loro, sono quelle riferite da uno storico franco: Guglielmo di Tiro. Di lui è incerta la data di nascita (forse 1130, può darsi a Gerusalemme). Si sa che aveva studiato a Parigi e a Bologna, che nel 1169 fu nominato precettore del futuro Baldovino IV dal padre, Re Amalrico, che fu cancelliere del Regno e fu eletto arcivescovo di Tiro nel 1174. La prima curiosità su Guglielmo di Tiro è il suo noto conflitto politico con i Templari e con il Grande Maestro dell’ordine Oddone di Saint Amand. In ogni testo storico moderno, Guglielmo di Tiro viene considerato come uno dei pochi cronisti del suo tempo e che conosceva approfonditamente il mondo musulmano, i sunniti, le dinastie al potere. Era in stretto contatto con i regnanti di Gerusalemme e partecipò in prima persona a parecchi eventi. Alla sua morte avvenuta nel 1183, i resoconti più accreditati diventano quelli di un autore noto con il nome di Ernoul, scudiero di Baliano di Ibelin, uno dei cavalieri più in vista di Gerusalemme. L’unico altro storico che riferisce fatti ritenuti attendibili sull’origine dei Templari è Giacomo De Vitry, un teologo nato nel 1170, Vescovo di San Giovanni d’Acri, dal 1228 fu cardinale di Frascati e poi Decano del Sacro Collegio. Entrambe i cronisti fanno risalire l’origine dei Templari all’anno 1118. Le cronache però furono scritte tra il 1175 e il 1185 ossia quando la Palestina era già in mano ai Franchi da settanta anni e i Templari esistevano da più di mezzo secolo. Quindi quando nascono i Templari Guglielmo di Tiro non è ancora nato è pertanto palese che riferisce eventi a cui non aveva assistito e che aveva appreso di seconda o terza mano. Tra l’altro le sue fonti, mai dichiarate, devono essere d’autorità incerta in quanto su altri testi storici viene riportato che tra il 1127 e il 1144 non c’erano cronisti occidentali in Palestina e quindi di quegli anni importantissimi non esiste nessuna documentazione scritta. Volendo pensarla come Sherlock Holmes quando dice che non c’è nulla di più sfuggente dell’ovvio, si è autorizzato a pensare che Guglielmo di Tiro riferisce soltanto quello che i Templari possono avergli raccontato e che quindi volevano che dicesse. Dalle cronache del Vescovo di Tiro, riportate da tutti i testi che ho letto e riprese da film, documentari, romanzi e monografie varie si apprende che:

L’ordine dei poveri Cavalieri di Cristo e del Tempio di Salomone fu fondato nel 1118. Il fondatore è un cavaliere di nome Hugues de Payen, vassallo del conte di Champagne. Un giorno Hugues si presentò spontaneamente insieme ad otto compagni al palazzo di Baldovino I, Re di Gerusalemme il cui fratello maggiore, Goffredo di Buglione, aveva conquistato la città Santa diciannove anni prima. Baldovino li accolse con grande cordialità e così fece il Patriarca di Gerusalemme, primate del Regno ed emissario del Papa. Ciò che chiesero al Re era di mantenere sicure le vie e le strade per quanto lo consentivano le loro forze e quindi di proteggere i pellegrini. Tale fu l’encomia ai loro progetti che il Re mise a disposizione dei Cavalieri un’intera ala del suo palazzo. Secondo la tradizione il loro alloggio sorgeva sulle fondamenta dell’antico Tempio di Salomone e fu da questo che l’ordine prese il suo nome. Guglielmo narra ancora che : … per nove anni i cavalieri non ammisero nuovi candidati nel loro ordine.

Le fonti storiche dell’epoca ci dicono che dal 1095 al 1127 a Gerusalemme c’era un cronista incaricato che redigeva la storia ufficiale di ciò che avveniva in quegli anni, in Palestina, al seguito della I Crociata e poi alla corte dei Re di Gerusalemme. Questo personaggio era Fulcherio di Chartres, un religioso che nel 1118 aveva il ruolo di cronista storico ufficiale del Regno dopo aver rivestito la carica di cappellano di Baldovino I fino al 1115. Lui è ricordato per la sua Historia Hierosolymitana (detta anche Gesta Francorum). Divisa in tre libri, l’opera narra le vicende della conquista di Gerusalemme a partire dal 1095 e fu completata nel 1121 da Guilberto di Nogent, un monaco benedettino, storico e teologo nato a Clermont nel 1055. Questo monaco, come, Fulcherio di Chartres era presente a Gerusalemme nel 1118 e a nessuno dei due è sembrato importante registrare la presenza nel Palazzo del Re di cavalieri di un Ordine monastico cavalleresco in pectore che proteggevano i pellegrini. Quindi al di fuori di poche righe di Guglielmo di Tyro non esiste nessun riscontro alla presenza di Hugues de Payen e dei suoi compagni a Gerusalemme, nel palazzo di Baldovino I per difendere i pellegrini sulle strade della terra Santa. Dal 1128, un anno prima del concilio di Troyes, riprendono le cronache dei fatti avvenuti in Terra Santa e le fonti all’improvviso si moltiplicano. Ciò che viene riferito è l’entusiasmo e la fama dei Templari diffusa in tutta Europa. Gli ecclesiastici parlano di loro in termini estatici e lodano il loro spirito cristiano. San Bernardo scrisse un trattato che elogiava le loro virtù e i loro meriti: In lode della Nuova Cavalleria. A dieci anni dalla loro misteriosa fondazione i nove cavalieri tornano in Europa tra accoglienze trionfali orchestrate sempre da San Bernardo. A gennaio del 1129 di quell’anno si riunisce a Troyes il Concilio convocato da Papa Onorio II, nato Lamberto Scannabecchi, e ispirato ancora da San Bernardo. Nel Concilio l’Ordine militare-religioso dei Templari venne ufficialmente riconosciuto. Il Papa però non ci andò ma fu rappresentato dal vescovo di Albano. Le altre cariche religiose presenti sono poche e per lo più locali: gli arcivescovi di Reims e di Sens, otto abati cistercensi di Citeaux e Vezelay, alcuni laici, il Conte di Champagne, il siniscalco di Champagne e il Conte di Nevres. Sia le cronache sul Concilio, sia celebri dipinti esaltano il carisma dei personaggi e l’importanza assoluta dell’evento descrivendo folle osannanti, in preghiera o armate pronte a partire per le Crociate. A nessun cronista, storico, ecclesiastico o cavaliere o nobile o laico viene in mente di riportare le gesta che hanno generato tanta gloria. Rispetto a questa dimensione esegetica sull’origine dell’Ordine monastico-cavalleresco, assunta come “verità” da chiunque abbia scritto o scrive sui Templari, si opporrebbero alcune versioni sconcertanti. Molti siti in Internet sono dedicati ad un personaggio che ha recentemente pubblicato sull’inserto locale del “sole 24 Ore Sud” un articolo dal titolo “ Il fondatore dei Templari era un lucano”. L’articolo a firma di tale Mario Moiraghi, che si definisce architetto di professione, docente universitario e “storico” riferisce della scoperta della lettera che Hugo de Paganis nel 1103 scrive a suo zio appartenente alla famiglia degli Amarelli, patrizi lucani del medio evo. La lettera parla della morte del cugino Alessandro, cavaliere Templare, per mano dei saraceni. L’articolo prosegue dicendo che il vero fondatore dell’ordine è quindi Hugo de Paganis o Ugone dei Pagani nato a Nocera dei Pagani in Basilicata e sepolto a Ferrara. “L’imbroglio riguardante la loro origine”, dice ancora il professor Moiraghi “venne costruito ad arte proprio dai francesi. Gli antichi traduttori francesi, per dare il merito alla loro patria di aver creato quel movimento, falsificarono addirittura i testi latini di Guglielmo da Tiro, considerato il maggior cronista medioevale e storico dei primi templari. Guglielmo scrisse apertamente nei suoi libri che fu Hugo de Paganis il fondatore dei Templari, ma i traduttori francesi cambiarono quel nome in Hugues de Payns, nobile cavaliere di Champagne, regione della Francia.In quel periodo il movimento non aveva una organizzazione giuridica ben definita. Era un movimento spontaneo e fu facile perciò pilotarlo e renderlo parte delle Crociate. Una lode fatta a loro da Bernardo di Chiaravalle e l’affidamento dei locali del Tempio di Salomone li mise in una situazione di prestigio ma li gettò anche nel gorgo della guerra. La Crociata era dominata dai Francesi e i Francesi si impossessarono di loro. Poi, con il tempo e l’aiuto degli intellettuali, dei mistici, dei traduttori e degli storici vennero alterate le vicende, le origini, gli obiettivi dei Templari. Venne costruita una nuova verità. Come ho già detto, si falsificò quello che il cronista Guglielmo di Tiro riportava nei suoi scritti. Il nome di Hugo de Paganis, italiano e campano, in Hugues de Payns, cavaliere francese della Champagne.” A corollario di tale affermazione Moiraghi rivela “ho avuto anche segnalazione da parte di una professoressa inglese dell’esistenza di un monaco del 1100 chiamato Simone di Saint Bertin che aveva scritto di Hugo de Paganis, fondatore di un ordine cavalleresco per la difesa della Terra Santa.” Per quanto si possa ritenere anche “grottesca” una ricostruzione di questo genere, essa non smentisce l’ingresso dei Cavalieri nel palazzo di Baldovino I ma sposta la data di tale ingresso e quindi della accoglienza da parte del Re al 1099 ove il Re è Goffredo di Buglione. La domanda sul perché Fulcherio di Chartes, cronista ufficiale di corte dal 1095, non riferisca di questo evento è valida anche per la storia di Ugone dei Pagani. Su quali gesta abbiano compiuto i cavalieri di Ugone dei Pagani per meritarsi tale onore, concesso solo a loro tra una moltitudine di altri cavalieri presenti alla corte del Buglione, è stesa la stessa cortina di mistero che abbiamo citato per Hugues de Payens. Poiché il mio scopo non è di promuovere altre teorie alternative ma solo quello di evidenziare quanto la storia dei templari sia evidentemente mistificata e bugiarda, riprendo l’affermazione di Guglielmo di Tiro in merito alla composizione dell’ordine in nove cavalieri per nove anni. E’ una affermazione falsa in quanto è documentato in modo incontrovertibile che nel 1120 il Conte d’Angiò, fratello del Re di Francia e padre di Goffredo Plantageneto, entrò nell’ordine. Nel 1124 vi entrò poi anche il Conte di Champagne. Quindi qual è la verità: sbaglia Guglielmo di Tiro quando dice che per nove anni l’ordine non accolse altri membri o sbaglia nell’indicare la data della fondazione dell’ordine che invece avvenne nel 1111 o nel 1112? Secondo la mia opinione Guglielmo di Tiro sbaglia comunque e con lui tutti gli storici e commentatori successivi che si ostinano a considerare il vescovo di Tiro irreprensibilmente autorevole. Queste mancanze di serietà di studio e di analisi determinano poi le falle al cui interno si insinuano coloro che alimentano il sospetto di attività clandestine dell’ordine che necessitavano di una “copertura” dimostrata dall’evidente falso storico. E qui vengo al cuore della mia irritazione e al perché rimprovero ad Helen Nicholson come a tanti altri autori senza scrupoli, di scrivere cose non rigorose e non attendibili tanto per fare qualche soldo alla faccia della verità. Una delle attività “misteriose” che si sta accreditando da qualche anno a questa parte racconta che i Templari erano stati messi in qual braccio del palazzo da Baldovino I per scavare nelle fondamenta del Tempio di Salomone alla ricerca del tesoro degli ebrei prima della distruzione del Tempio per opera dei romani nel 70 dopo Cristo. Dan Brown con il “Codice da Vinci”, ma prima di lui, Baigent, Leigh e Lincoln nella loro inchiesta da cui scaturì il libro intitolato al “Santo Graal” ipotizzano che l’oggetto della ricerca erano i documenti segreti che provavano che Gesù Cristo era sopravissuto alla crocifissione, si era sposato con Maria Maddalena ed aveva dato vita alla linea di sangue, ossia ad una discendenza, protetta fino ad oggi dall’Ordine di Sion, una specie di società segreta potente e determinata, avversario della Chiesa. Chiesa e Papi che, sempre secondo gli stessi autori, sono sotto loro ricatto da 1000 anni. Tralascio i riferimenti a Rennes les Chateau perché troppo pubblicizzati e quindi credo già noti a chi è interessato a questi argomenti. Questa idea di accreditare i Cavalieri come ladri che svaligiano il più santo dei siti ebraici è aberrante e offende l’Occidente, il cristianesimo, e coloro che hanno perso la vita nelle Crociate per un ideale, anche se spinti dal fanatismo religioso. Comunque offende me e la mia pur marginale e stanca intelligenza. Nell’analizzare razionalmente questa accusa eclatante e del tutto incredibile, Antonio Lombatti, membro della deputazione di Storia Patria e della Society of Biblical Literature, noto sindonologo nel suo libro “I Templari e le reliquie” a pag. 82 affronta il tema del Tempio di Salomone in questi termini:

“Chi era Salomone e cosa rappresentava il suo Tempio? Ciò che sappiamo su questo personaggio lo dobbiamo esclusivamente all’Antico Testamento. Non esistono citazioni di Salomone da parte di fonti extrabibliche, non esistono nemmeno prove archeologiche del suo regno… Della Gerusalemme fortificata e del suo maestoso tempio a Yahweh non è mai stata trovata alcuna traccia. Visto che questo Tempio sarebbe rimasto intatto come centro culturale preminente per il Regno di Giuda per oltre quattro secoli fino alla distruzione da parte dei Babilonesi nel 586 a.C. è impensabile che non siano mai stati trovati reperti ad esso collegati. 

Quindi conclude:

Cosa avrebbero mai potuto scoprire i Templari sotto l’ala del palazzo di Baldovino I? Nulla di rilevante per il cristianesimo, né per l’ebraismo visto che tale costruzione, come ha scritto anche Mario Liverani, docente di Storia del Vicino Oriente Antico all’Università La Sapienza di Roma, è un invenzione letteraria. 

Il Mario Liverani citato è anche accademico dei Lincei e membro onorario dell'American Oriental Society. Attualmente è direttore del Centro Interuniversitario di Ricerca sul Sahara Antico e siede nel Senato Accademico dell'Università La Sapienza come membro elettivo. Il prezioso testo di Antonio Lombatti ipotizza molto chiaramente che l’idea che i Cavalieri Templari abbiano rubato i segreti del Tempio di Salomone nasce con la Massoneria, qualche secolo dopo la soppressione dell’Ordine. I massoni costruirono la simbologia del Grande Architetto dell’Universo – il compasso e l’occhio nel triangolo – millantando la conoscenza iniziatica avuta dai Templari per la costruzione del Tempio di Gerusalemme. I Templari quindi sono i padri della Massoneria in quanto ladri e profanatori di luoghi sacri per carpire i segreti della muratoria e della gnosi religiosa. Tutto ciò ha alimentato una notevole quantità di pubblicistica popolare pseudo storica, che ha fantasticato e speculato sulla relazione tra il leggendario Tempio di Salomone e i Templari. Io ne sono sinceramente stufo! Nel suo testo Helen Nicholson cita anche il Concilio di Nablus e in proposito anche Wikipedia, che non è un testo obbligato al rigore universitario, solleva qualche dubbio affermando che: l consiglio non è menzionato nella cronaca di Fulcherio di Chartres che, poiché faceva parte del seguito di Baldovino II, doveva essere tra i presenti. Questo è probabilmente dovuto alla natura dei canoni che, trattando dei crimini e dei peccati della popolazione latina, contraddicevano la rappresentazione di utopia cristiana che Fulcherio fece del Regno. Guglielmo di Tiro, scrivendo circa sessanta anni dopo, incluse una descrizione dettagliata della procedura, ma omise di registrare i canoni stessi, che egli sapeva ben conosciuti e che potevano essere travati in qualsiasi chiesa locale; ma probabilmente anche lui voleva evitare di sottintendere che gli inizi del Regno non erano stati così eroici come era stato insegnato alla sua generazione.
Controllare per credere alla voce “Concilio di Nablus”. E concludo: se fossi un professore universitario ed esaminassi Helen Nicholson, la boccerei. Se fossi un editore che vuole pubblicare testi sui Templari cercherei di essere più serio e onesto di quanto lo sia RBA o qualsiasi casa editrice che fa soldi alla faccia dell’onore dei Templari.

Articolo scritto da Aldo Ciaralli. Non può essere copiato nè distribuito senza il consenso dell'autore.

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