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domenica 26 febbraio 2012

L’ARCHIVIO SEGRETO VATICANO


"Chiunque tu sia che scrivi qui il tuo nome, per aver preso a prestito dei libri dalla biblioteca del Papa, sappi che incorrerai nella sua indignazione ed esecrazione, se non li restituirai intatti". Questo motto minaccioso spiccava, nel XV secolo, negli scaffali di una delle più complete, ricche e misteriose biblioteche del mondo, nei cui archivi si dice siano custoditi e secretati i libri più proibiti e pericolosi della storia dell'umanità: la Biblioteca Vaticana. Il cuore di questa misteriosa biblioteca è rappresentato dalla raccolta personale dei documenti pontifici, costituita da 85 chilometri di scaffali, circa 40.000 pergamene, una cospicua documentazione dei secoli XII-XIV, una assai più consistente tra Quattrocento e Settecento, e poi dalla smisurata mole di documentazione dell’Ottocento e del Novecento.
Un totale di oltre due milioni di documenti. Tra questi documenti ci sono anche i testi posti all’”Indice” ossia vietati alla stampa ed alla lettura da parte del popolo. Nel complesso più di mille anni di storia sono custoditi in un bunker sotto il Cortile della Pigna. Si tratta del patrimonio più sterminato, un «oceano» di documenti e cultura, così vasto da far dire a monsignor Sergio Pagano, prefetto dell’Archivio, con piglio socratico: «Ci lavoro da trentadue anni, lo guido da sedici, e posso assicurare di essere perfettamente ignorante delle fonti che vi sono custodite: in questo oceano di cultura di tutto il mondo, nato quando la Chiesa era al centro del mondo, si impara ogni giorno e ogni giorno può sempre saltare fuori qualcosa di nuovo». Ecco, questo è l’Archivio Segreto Vaticano.
L’istituzione dell’archivio risale a Clemente VIII, che nel 1593 fa riu nire tutto il materiale archivistico della Santa Sede a Castel Sant'Angelo. Ippolito Aldobrandini è il nome al secolo di questo papa sotto il quale verrà stesa una nuova redazione dell’Indice, intitolata l’”Indice clementino”, nel quale verranno aggiunte opere di scrittori non italiani con una fortissima censura di testi scientifici non conformi all’interpretazione aristotelico-scolastica. Contemporaneamente a questo atto nascono i processi agli eretici con il “rigoroso esame”, termine dietro il quale si nasconde la tortura mentre la sentenza include l’obbligo di abiura da parte del condannato, il tutto in una cerimonia che si svolge nella chiesa di Santa Maria sopra Minerva. Così fu per Giordano Bruno che nel 1660 finirà arso vivo sul rogo a Campo de Fiori. Per comprendere cosa sia l’indice bisogna fare un breve passo indietro nella storia. Nel 1559 papa Paolo IV, al secolo Gian Piero Carafa nato a Sant’Angelo della Scala vicino Avellino, punta il dito accusatore sui libri, come mezzi di diffusione delle eresie, e fa pubblicare il primo Indice dei Libri proibiti detto "Indice Paolino"; vi sono segnalate tutte le opere di scrittori non cattolici, anche se non di carattere religioso, in ragione di 126 titoli di 117 scrittori e 332 opere anonime. Inoltre 45 edi zioni "clandestine" della Bibbia, nonché l'opera di 61 tipografi svizzeri e tedeschi. Una proibizione così severa è legata all'abbattimento di qual siasi scrittura che non sia all'insegna del cattolicesimo, passando al va glio di una repressione crudele. Così che alla morte del Carafa il popolo a Ro ma si scatena in un furore di distruzione di tutto quello che lo ricordas se: il palazzo dell'Inquisizione viene dato alle fiamme, la sua statua di marmo in Campidoglio è demolita, trascinata per le strade e buttata nel Tevere. E il suo cadavere viene sepolto di nascosto nei sotterranei del Vaticano per essere sottratto alle ire del popolo, finché in tempi più tran quilli non gli sarà data sepoltura in Santa Maria sopra Minerva. La commissione del Sant'Uffizio seguita però ad essere attenta alle opere letterarie e un secondo elenco è redatto dopo la conclusione del concilio di Trento sotto Pio IV, Giovan Angelo de Medici di Milano, un papa più tollerante; è l'Indice Tri dentino, che prevede la licenza di leggere libri espurgati e come tali fuo ri dell'Indice. Il problema dei libri è diventato fondamentale perché si rileva una diffusione della lettura, specialmente nei territori fuori dello Stato Pontificio. E per questo Pio, al secolo Michele Ghislieri, dopo aver inaugurato nel 1566 il nuovo palazzo dell'Inquisi zione, nel 1571 istituisce la Congregazione dell'Indice, incaricata di te nere aggiornato l'Indice e spedirlo periodicamente alle varie succursali del tribunale, con l'avvertenza di comunicarlo ai librai; viene inoltre proibita la pubblicazione di opere in volgare, che potrebbero essere lette da un maggior numero di persone diversamente da quelle in latino. Ma nasce un'altra istituzione durante il pontificato di Pio v; nella veste di generale del Sant'Uffizio sotto la presidenza di Gian Pietro Carafa e poi in quella di presidente, mette su un corpo di monsignori e laici in ve ste di agenti di controspionaggio, detti "monaci neri", che s'infiltrano tra le file degli eretici e riferiscono al Consiglio della Suprema. Questa subdola e inqualificabile attività si svolge in particolare contro gli Anglicani e i Protestanti che hanno la colpa di aver sottratto lucrose entrate di vescovadi e diocesi in Inghilterra e Germania. Il successore di Clemente VIII, Paolo V, tra il 1611 e il 1614raccoglie tutte le scritture che si riferiscono all'attività pontificia dagli inizi del secolo VIII disponendolo nel Palazzo Apostolico in tre ambienti adiacenti al Salone Sistino della Biblioteca Vaticana, dove è anco ra oggi. Vi sono custoditi bolle e registri della Dataria e Cancelleria, do cumenti della Segreteria di Stato, dei Brevi, della Sacra Rota e delle congregazioni, dei concili e delle diverse nunziature, nonché delle rela zioni dei conclavi redatte dal Cardinale Camerlengo chiuse in busta sigil lata che “non potranno essere aperte da nessuno, se il Sommo Pontefice non l'avrà permesso esplicitamente”. I depositi dell' Archivio rimasero nei corridoi del cortile del Belvedere fino al 1991, quando sono stati trasfe riti nel “bunker”, un edificio sotterraneo nel cortile della Pigna, a 20 metri di profondità, sviluppando 85 chilometri di documenti. Solamente a partire dal 1880 l'ar chivio è stato messo a disposizione degli studiosi da Leone XIII, Gioacchino Pecci, a condizione però di essere accreditati e in pratica raccomandati, adducendo a prete sto un lavoro erudito in corso. Oltretutto, una volta entrati, si rischia di perdersi in un labirinto di enigmi interpretabili solo da competenti e con doti specifiche da archivisti. La missione scientifica dell'archivio in pra tica si vanifica ai fini di un servizio pubblico, restando legata a un certo tipo di "studioso": così anche la scoperta di un segreto d'archivio è spes so fine a se stessa. Resta d'altronde la constatazione fatta da Leone XIII che l'Archivio Segreto “serve prima di tutto e principalmente al romano pontefice ed alla sua Curia, ossia alla Santa Sede”. Come a dire, i segreti restano, anche per un contorno adeguato ai sacri misteri; è appunto il "mistero della fede", dietro il quale si nascondono piccoli e grandi epi sodi della storia. Si segnala il rotolo di 80 pergamene relativo al "Pro cesso ai Templari dello Stato Pontificio e degli Abruzzi" , che va dal set tembre 1308 al 28 luglio 1310. Prezioso il "Sommario del processo contro Giordano Bruno", datato 1597, a lungo tenuto segreto e ritrovato nel fondo Pio IX nel 1940; il testo deriva dagli incartamenti del processo, un tempo conservati nell'archivio del Sant'Uffizio e successivamente spariti. Altrettanto prezioso è un "Estratto degli atti del processo di Gali leo Galilei", atti anche questi spariti: questo estratto fu fatto sequestrare da Napoleone nel 1810, finendo nelle mani del duca di Blacas, ma gra zie alla vedova del duca tornò in Vaticano nel 1843 . E servito come rife rimento per la riabilitazione di Galilei nel 1992 . Sul sito ufficiale dell’Archivio Segreto Vaticano si legge:” Secondo una prassi invalsa a partire dal 1924, il papa concede il libero accesso ai documenti «per pontificati»: attualmente il limite cronologico di consultabilità è posto alla fine del pontificato di Pio XI (febbraio 1939). Nondimeno, in deroga a questa consuetudine, Paolo VI, fin dalla chiusura dei lavori conciliari nel 1965, rese accessibile agli studiosi l’Archivio del Concilio Vaticano II (1962-1965), e, da ultimo, Giovanni Paolo II ha aperto alla consultazione il fondo Ufficio Informazioni Vaticano, Prigionieri di Guerra (1939-1947). Di fatto senza una lettera di presentazione di un Istituto di ricerca storico-scientifica accreditato o di una persona qualificata nel campo delle ricerche storiche e riconosciuta come apprezzabile dal Vaticano, nell’Archivio Segreto non si entra. A pieno diritto posso annoverare L’Archivio Vaticano tra le società Segrete in quanto svolge un ruolo centrale dietro le quinte e solitamente assai poco noto. Negli scaffali dell’archivio sono nascosti i documenti sugli intrighi di corte e sulle congiure del passato; una sequenza di conoscenze perdute e segreti iniziatici che potrebbero consentirci di riscrivere la storia conosciuta dell'umanità; di sette esoteriche e massoniche che si sfidano per l'instaurazione di un Governo parallelo del mondo e che per questo non disdegnano di orchestrare complotti atti a screditare la cristianità stessa. Forse si tratta di un museo di cimeli di quel campo di battaglia dove ancora oggi si fronteggiano le forze del bene e del male in attesa del Paraclito e del Giudizio finale su questa immensa baraonda che è la storia dell’umanità.


Articolo di Aldo Ciaralli 

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