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venerdì 17 febbraio 2012

LE SOCIETA' SEGRETE: 1. LA GENESI DELLE SOCIETA' SEGRETE

Sono fermamente convinto che la più importante Società Segreta del Medio Evo sia stata l’Ordine dei Templari, anche se non sono ancora certo che, come Società Segreta e non come Ordine Monastico Cavalleresco, sia corretto chiamarla Ordine dei Templari. Seguirò pertanto un ragionamento che dovrebbe portarmi a concludere quale possa essere il vero nome di questa Società, assunto che con certezza non lo sapremo mai. Il termine “segreto” rapportato al Medioevo equivale ad “esoterico” anche se non è assolutamente facile muoversi razionalmente all’interno di questa dimensione di pensiero. Ciò nonostante vorrei provare a coniugare il concetto mistico di esoterismo con la sua manifestazione nel mondo sotto le apparenze di Società Esoterica.
Un percorso con tali pretese porta fin dai primi passi ad evidenziare sotto la luce che merita la più misteriosa delle iniziative cavalleresche, una setta scismatica che forse è il frutto più metafisico e allo stesso tempo più nobile dell’Oriente medioevale. È superfluo dire che le relazioni del Tempio con l'lslam erano prima di tutto di ordine iniziatico. “Nei paesi d'Oriente”, dice a questo proposito Armand Bédarride, “i Templari diedero l’investitura di cavalieri a cattolici, a greci e anche, cosa più straordinaria, ad alcuni Musulmani appartenenti a certe organizzazioni esoteriche provviste di un'iniziazione analoga alla loro...”. Per i caratteri di “dignità e onore sacro” dei Crociati era fondamentale essere “Cavalieri” e l’investitura era una liturgia iniziatica alla quale ci si sottoponeva senza distinguere, nell’ordinante, l’amico dal nemico. Tale fu iI caso di Saladino stesso a cui, secondo l'Ordène de Chevalerie, poema dell'inizio del XIII° secolo, l'investitura fu attribuita da Hugues de Tabarie nel 1187. Tale fu anche il caso di suo fratello Malik el-Adil, che Riccardo Cuor di Leone armò cavaliere nel 1192. Malik el-Adil era quello stesso Cavaliere che, in piena battaglia, aveva inviato due cavalli a Riccardo appiedato, “poiché non è conveniente che un re combatta a piedi”, e al quale quest'ultimo, senza l'opposizione di Roma, avrebbe dato sua sorella in matrimonio, nell'intento di realizzare un governatorato cristiano-musulmano su Gerusalemme. Solo marginalmente voglio indirizzare gli interessati ad mio racconto di fantasia sull’argomento, presente nella Sezione Teatro di questo sito sotto il titolo “Storia di un Templare”. Fatte queste premesse è indispensabile dare uno sguardo d’insieme alle pulsioni islamiche dell’epoca e tratteggiare uno scenario che, per quanto suggestivo e quasi incredibile, contribuì alla comparsa, purtroppo per breve tempo, di un fenomeno di eccezionale innocenza e candore che tra gesta epiche contribuì alla nascita di un mito poetico e fiero che indicherei come la matrice prima di tutte quelle Società Segrete che, per imitazione a volte tragica, tentarono di seguirne gli insegnamenti, con esiti ben diversi dall’originale. Il quadro generale dell’Islam dell’XI secolo non è quello di una società monolitica comparabile al cristianesimo della stessa epoca. Se la tradizione sunnita è ortodossa e religiosa, lo sciismo ismailita si orienta verso la mistica e il sistema iniziatico-alchemico: in breve verso l’ermetismo, ossia verso una sacra e segreta Tradizione che punta alla fusione dell’umano col divino. Lo sciismo ismailita era l’esoterismo dell’Islam e, tra gli ordini musulmani con i quali il Tempio contrasse particolari legami di fraternità spirituale, la storia ha soprattutto conservato il ricordo di quello degli Assassini. Di essi si conosce ben poco: erano una diramazione ismaelita dello Sciismo delle Indie, erano molto chiusi e fortemente gerarchizzati, il loro nome in Oriente era i Batiniyyah (gli “interni” o esoterici). La loro setta o confraternità appare una cinquantina di anni prima dell'Ordine templare, si crede che si fosse stabilita in Persia nel 1090 per estendersi rapidamente fino in Iraq e in Siria. Pico della Mirandola nel suo De Dignitate Hominis, illustra il motivo strutturante della nascita degli Assassini: “la custodia della Terra Santa, termine iniziatico per indicare la vigilanza sulla propria anima, e la difesa del deposito della Tradizione Primordiale e della scienza sacra, le cui chiavi riconducono l’uomo alla sua originaria condizione divina, riscattandolo dalla condizione di Angelo caduto nella materia”. In altri termini anche Pico della Mirandola giunge alla conclusione che, nei primi anni del secondo millennio, il sacro deposito di una Tradizione “ermetica” fu custodito e tramandato, in Medio Oriente e in Occidente, prima dagli Assassini e poi dai Templari, due ordini a carattere cavalleresco-guerriero, che avevano due scopi: quello essoterico a carattere militare e quello esoterico di protezione con ogni mezzo necessario di questa Tradizione. La “Tradizione ermetica” alla quale si sta facendo riferimento non è l’antico culto egizio ed ellenico di Ermete e non sviluppa soltanto le dottrine comprese nei testi alessandrini del Corpus Hermeticum. Questi temi sono purtroppo pesanti da digerire perché estranei alla cultura moderna ma, se si vuole veramente comprendere, almeno superficialmente, su cosa si fonda il concetto di “eroismo” implicito alla prima società Segreta medioevale è necessario affacciarsi su un mondo esaltante, onirico e sotto molti aspetti, allucinato. La Tradizione alla quale Pico fa riferimento è quella ermetico-alchemica il cui spirito e significato intimo è un insegnamento segreto, di natura sapienziale e simultaneamente pratica, operativa. Altro termine sinonimo è quello di “Arte Regia” mentre gli “artisti” sono detti anche “Filosofi”. Umberto Eco, credo il miglior semiologo del mondo, si è confrontato con questi temi cercando di venirne a capo ma poi, dopo molti anni di studio e dopo aver pubblicato lo straordinario “Pendolo di Fucault”, si è arreso ed ha gettato la spugna, con grande onestà intellettuale, nel suo “I limiti dell’interpretazione” saggio di semiotica del 1990. Ciò che forse è mancato ad Umberto Eco, ma è una supposizione molto ardita, è stato il rifiuto a superare l’ostacolo, insormontabile per un professore razionale, di riconoscere a questa Tradizione il carattere di scienza, una scienza reale nella quale la reintegrazione non ha un significato “morale” bensì un significato concreto e ontologico tanto da conferire poteri magici o sovra normali. I sacerdoti di questa Tradizione fanno un uso sconcertante di simboli e ripetono orgogliosamente il quod ubique, quod ab ominibus et quod semper che, per loro significa “i filosofi ermetici sono sempre d’accordo tra loro, nessuno contraddice l’altro… ciò che viene scritto oggi parla come quello vissuto tremila anni or sono.”. Quindi Assassini e Templari, fin dal loro primo apparire nella Storia, agiscono in totale sintonia dottrinale. Sono state segnalate a più riprese le straordinarie similitudini dei due ordini: tutti e due erano allo stesso tempo iniziatici e militari; tutti e due portavano il titolo di “guardiani della Terra Santa”. La parola assassini, che si è voluto far derivare da hashishiyytn, è molto più probabilmente una trascrizione del plurale dell'arabo assàs “guardiano” (lo si trova nel XIII° secolo sotto la forma assàsì), e il jihad degli Assassini aveva lo stesso significato della Guerra Santa del Tempio anche se i metodi differivano. Essi svolgevano presso i poteri costituiti il medesimo ruolo di sorveglianza e di consiglio. La loro gerarchia, duplice nei due casi (esteriore e segreta), presentava caratteristiche comuni, e i loro colori emblematici, bianco e rosso, erano gli stessi. Dalla fondazione del Tempio nel 1099, quando questo contava soltanto pochi membri, si constata la sua alleanza con gli Assassini, alleanza che non doveva essere smentita fino alla sparizione di questi ultimi all'inizio del XIV° secolo. I Templari, dietro riscossione di un tributo simbolico, avevano autorizzato gli Assassini a fortificarsi nel Libano, ciò che è abbastanza significativo se ci si tiene conto del principio medievale della justitia terrae concernente l'immunità di ogni terra cristiana. La storia e la dottrina degli Assassini, ha al suo centro l'escatologia ismaelita dell'Imam invisibile, sostanzialmente identica a quella dell'Impero universale nell'esoterismo medievale della tradizione templare, L'esegesi spirituale del senso esoterico (ta'wll-e hatin) della Preghiera degli Assassini è adorare Dio con la propria anima pensante, orientandosi, per la ricerca della gnosi del Libro e della Religione positiva, verso il Tempio di Dio, il Tempio in cui è racchiusa la gnosi divina, ossia l'Imam della Verità. Henry Corbin nei suoi testi sulla Cavalleria musulmana conclude: “lo credo che si possa dire che la cerca dell'Imam rappresentava per un Ismaelita ciò che la cerca del Graal rappresentava per i nostri cavalieri mistici e i nostri menestrelli”. Il Graal, è per i cantori di gesta cavalleresche, il vaso meraviglioso affidato alla custodia dei Templari, al quale i cavalieri cristiani non hanno mancato di attribuire un senso gnostico, identico a quello messo a punto in campo sciita. Maurice Bouisson, nel suo Magic, Its Rites and History, dedica un capitolo al Grande Maestro degli Assassini, da lui considerato un mago: Hasan Ibn Sabbah, “la cui vita non ha bisogno di essere romanticizzata”. Nel 1164, Hasan Ibn Sabbah proclamò la Grande Resurrezione (Qiyamat al Qyiyamat) davanti a tutti gli adepti riuniti sulla terrazza più alta della sede degli Assassini, Al Alamut. In qualità di Imam, fece una proclamazione che implicava l’avvento di un puro Islam spirituale, libero da ogni spirito legalitario, da ogni schiavitù rispetto alla Legge religiosa (la shari’at o dogma), l’avvento di una religione personale della Resurrezione che è rinascita spirituale, poiché permette di scoprire e vivere il senso interno delle Rivelazioni profetiche. La rivoluzione di Alamut era una dichiarazione di guerra al sistema-mondo, gestito da potenti forze demoniche, attraverso un’insurrezione dello spirito contro ogni servitù, materiale o astrale che fosse. Si voleva con essa affermare che per gli esseri umani l’unico modo per sfuggire alla schiavitù delle Potenze astrali era la scienza iniziatica tesa all’unione dell’elemento umano con quello divino, e non la sterile adesione al dogma. Questa doveva essere la grande Rivoluzione proclamata da Hasan Ibn Sabbah. Non è difficile immaginare che fosse anche questo uno degli obiettivi segreti e basilari dell’attività dell’Ordine del Tempio nell’occidente cattolico, oppresso dal dogma, e ciò spiega l’intima fratellanza fra i due Ordini, aggrediti poi dalle autorità religiose e politiche, più o meno nello stesso momento storico. Hasan Ibn Sabbah per 35 anni diresse la fratellanza dalla sua fortezza di Alamut, sul massiccio dell’Elbruz a ridosso del Mar Caspio, ove gli Assassini vivevano in uno stato di ascetismo e austerità. Mai si allontanò dalla fortezza in cui organizzò un’imponente biblioteca esoterica. Hassan era chiamato “Sayddna (Signore)” e “Shayk al Jebel” (Signore della Montagna) poiché era il Re-Sacerdote-Maestro della Comunità. La fortezza di Al Alamut, come le altre commende ismailite in Iran, venne distrutta dai Mongoli nel 1256. L’ultimo Gran Maestro, Hasan II, morì pugnalato da congiurati fedeli all’ortodossia islamica. Gli Assassini furono perseguitati e dispersi definitivamente all’inizio del ‘300, proprio mentre i fratelli templari venivano spazzati via in Europa. Ma questo non segnò affatto la fine dell’Ismailismo riformato di Al Alamut, il quale non fece che rientrare nella clandestinità assumendo la veste del sufismo. “Dopo la distruzione dell'Ordine del Tempio” dice René Guénon, “gli iniziati all'esoterismo cristiano si riorganizzarono, d'accordo con gli iniziati all'esoterismo islamico, per mantenere, nella misura del possibile, il legame che era stato apparentemente rotto da quella distruzione”. Sul dove si siano “ritirati” gli Assassini e i Templari evoca la dimensione del “reame del Prete Gianni”, quest'ultimo non essendo altro che una rappresentazione del Centro spirituale supremo, dove dovrebbero essere conservate allo stato latente, fino alla fine del ciclo attuale, tutte le forme tradizionali che, per una ragione o per un'altra, hanno cessato di manifestarsi all'esterno. Questa nozione di Centro supremo, è stato sempre la vera Terra Santa dell'esoterismo medievale, cristiano, giudaico o islamico. Le indicazioni che ho riportato sono adatte, credo, a collocare nella sua autentica prospettiva il ruolo che l’Islam assume riguardo al Cristianesimo. Se ci fosse bisogno di altre prove relative a questo ruolo, devo ricordare i viaggi in terra islamica (Siria, Arabia, Marocco) attribuiti a Christian Rosenkreutz, il leggendario fondatore dei Rosacroce, eredi spirituali del Templarismo, viaggi in cui René Guénon, in un passo già citato, vedeva appunto la conferma di un accordo dei due esoterismi islamico e cristiano in vista di un ristabilimento delle organizzazioni iniziatiche d'Occidente dopo la distruzione dell'Ordine del Tempio, e il tentativo di “mantenere nella misura del possibile il legame apparentemente infranto da questa distruzione”. René Guénon aggiungeva: “Questa collaborazione dovette continuarsi in seguito... Noi andremo anche più lontano: gli stessi personaggi, che siano venuti dal Cristianesimo o dall'lslam, hanno potuto, se hanno vissuto in Oriente e in Occidente (e le allusioni costanti ai loro viaggi, a parte ogni simbolismo, fanno pensare che questo dovette essere il caso di molti fra loro), essere nello stesso tempo Rosacroce e Sufi (o mutaçawwifun dei gradi superiori), implicando che essi erano al di là delle differenze esistenti fra le forme esteriori, le quali non compromettono per nulla l'unità essenziale e fondamentale della dottrina tradizionale.”. A questo punto va tirata una riga: da queste affermazioni, da questa storia, partono tutte le pretese di continuità e tutte le illazioni su una continuazione del Templarismo all’interno di movimenti che avrebbero ereditato la loro conoscenza iniziatica. E’ talmente ovvio che queste sono mistificazioni che risulta facile, ad un ricercatore attento, interpretare la degenerazione e lo stravolgimento totale che è stato fatto di tutto quanto ho tentato di esporre, da parte delle Società Segrete dei secoli successivi. Restava per me l’obbligo a comporre questo testo indispensabile ad ogni tipo di studio e interpretazione di un fenomeno che, da possibile fonte di salvezza per l’umanità, si è trasformato per manipolazione diabolica in una minaccia. A René Guénon verrà dedicato un capitolo esplicativo sul personaggio e sulla portata degli innumerevoli testi da lui lasciati ad una particolare cerchia di ricercatori. E’ però necessario approfondire il significato e la dimensione esegetica di alcune sue citazioni, anche in virtù del dichiarato confluire degli Assassini all’interno del movimento çufico. Quando viene richiamata un etimologia greca, si rapporta il termine Çufi a sofòs e taçawwuf a theosofia. Questa etimologia possiede, su un piano simbolico, una indubbia validità, la quale viene posta in maggiore evidenza qualora si applichi alla parola çufi un procedimento fondato sul valore numerico delle lettere dell'alfabeto arabo: la somma dei numeri simboleggiati dalle lettere di çufi, è uguale alla somma che si ottiene da un’espressione che significa “sapienza divina" - in greco theosofia, appunto. Il çufi è dunque colui che è giunto a identificarsi con tale Sapienza; è colui che conosce “in” Allah. La società Teosofica è una società Segreta moderna di cui dovremo parlare affrontandone mistificazioni e suggestioni positive. Per l’altro termine, in Occidente, è invalso l'uso di tradurre taçawwuf con “Çufismo", brutta parola tipicamente moderna, la cui terminazione in ismo, come fa notare Guénon, evoca quasi inevitabilmente l'idea di una dottrina propria ad una scuola particolare, ossia di una tendenza marginale, di una corrente o di un complesso di correnti distinte dalla tradizione islamica. E il Çufismo, quando non è fatto passare addirittura per una "filosofia", viene comunemente definito "la mistica islamica". Ora, a prescindere dall'etimologia delle parole "mistica" e "misticismo", le quali contengono la medesima radice che è presente in "mistero" e designavano perciò originariamente una realtà iniziatica, l'uso attuale di tali termini si riferisce a un fenomeno esclusivamente occidentale e di data relativamente recente, il quale non ha nessun riscontro in un Oriente tradizionale. Esso presenta caratteristiche e limiti particolari che non sarebbero possibili in una civiltà tradizionale completa e che trovano invece un loro posto in una forma tradizionale anomala come quella del cristianesimo occidentale degli ultimi secoli. Dire che il taçawwuf è una mistica equivale a dire che esso è un fenomeno meramente religioso, caratterizzato dall'assenza di una dottrina metafisica pura, circoscritto entro il dominio individuale ed ignaro delle possibilità di un superamento dei limiti tipici della natura umana. Né è possibile ridurre il taçawwuf ad una "ascesi", poiché l'ascesi è un "esercizio" preparatorio al quale deve sottoporsi chi vuole incamminarsi sulla via del perfezionamento spirituale; l'ascesi può essere, se mai, un preludio al taçawwuf e può anche essere assimilata a qualche fase di esso, ma non può certamente coincidere col taçawwuf. Veder danzare un derviscio è si cosa incantevole ma è solo folklore. L'unico termine che possa rendere il senso esatto di taçawwuf è "iniziazione" e questa definizione è congrua con l'esoterismo islamico (attaçawwufu'l-islàmi) della setta degli Assassini, dove la via iniziatica si fonda sulla dottrina coranica e sulla Sunna del Profeta. Contro le teorie degli orientalisti e dei missionari cristiani (ma anche di molti musulmani ignoranti e degli exoteristi assoluti), i quali vedono nel "Çufismo" un complesso di dottrine e di pratiche prese a prestito dal neoplatonismo, dal cristianesimo, dal mazdeismo, dall'induismo o dallo sciamanesimo, devo rammentare il carattere autenticamente islamico dei metodi iniziatici seguiti dall'élite musulmana, dai mutaçawwufin. Non credo fermamente di essere stato esaustivo nell’affrontare un argomento nel quale rimarrò ancora intrappolato per continui ravvedimenti e approfondimenti. Allo stato attuale delle mie ricerche posso solo affermare che una unica confraternita esoterica, quindi segreta, è apparsa all’inizio del secondo millennio e che il suo nome pertinente potrebbe essere SOCIETA’ SEGRETA DEI FILOSOFI. Questa società si è proposta al mondo con finalità che realizzavano di fatto un sincretismo religioso tra ebrei, musulmani e cristiani. In questo capitolo ho volutamente tralasciato ogni riferimento all’esoterismo ebraico perché è talmente importante e fondamentale per le analisi in corso che non meritava citazioni occasionali. Il sincretismo religioso è l’unica strada che si può percorrere per ottenere una pace duratura sul nostro pianeta e quindi la Società Segreta da me evocata aveva centrato un obiettivo fondamentale per l’umanità. Quando affronteremo i prossimi capitoli vedremo che nessun altro, dopo Templari e Assassini ha mai più raggiunto un livello di potere e di influenza sui popoli e sulle nazioni, paragonabile a quello realizzato in poco più di due secoli dai citati Cavalieri del Medioevo. Questo li pone al vertice dell’importanza di iniziative più o meno analoghe ma non rende ancora giustizia all’opera quasi angelica e comunque di profonda devozione al divino di quei lontani eroi guerrieri.

Articolo di Aldo Ciaralli

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