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venerdì 10 febbraio 2012

ERESIE A PUNTATE: 13. I CATARI – DOPPIA ESEGETICA E STRUTTURA GERARCHICA

L’esegetica Catara, a seconda dell’interpretazione accettata della creazione del mondo e del peccato originale, si divise in due filoni:
  • quella del dualismo assoluto
  • quella del dualismo mitigato

La corrente del dualismo assoluto sosteneva l’esistenza di due principi assoluti ed in antitesi: il Dio buono aveva creato solo esseri spirituali, invisibili e puri, mentre il Dio malvagio era il responsabile della materia e del mondo visibile e causa del male, sia fisico che morale.
Il Dio malvagio si era introdotto nel mondo celeste e aveva sedotto le anime portandole con sé sulla terra. Per trattenerle le ha imprigionate nei corpi e ingannate con la sensualità e il Dio buono aveva acconsentito che ciò avvenisse affinché le anime colpevoli fossero punite del loro errore. La terra era dunque un luogo di penitenza e le anime, in virtù della loro originale natura, potevano tornare in cielo solo dopo un periodo di purificazione. Per abbreviare questo periodo, il Dio buono inviò sulla terra suo figlio Gesù, la sua creatura più perfetta e la sua forma corporea, sotto la quale apparve agli uomini, non fu reale. La liberazione delle anime era solo possibile attraverso il rito cataro. Alla morte le anime non purificate entravano in altri corpi e continuavano questa migrazione da un corpo ad un altro fino a quando non avessero raggiunta la piena conoscenza e consapevolezza. 

La corrente del dualismo mitigato riconduceva tutti gli esseri viventi ad un solo Dio, principio assoluto e creatore unico, e la coesistenza tra il Bene e il Male sulla Terra veniva spiegata attraverso una mitologia. Originariamente Dio aveva due figli, Satana e Gesù; il primo, che era il primogenito, era stato investito del governo del cielo e del potere creatore. Ma l’orgoglio lo rovinò: aspirando a spodestare il padre coinvolse altri Spiriti nella rivolta, venendo, però, sconfitto. Dio lo cacciò dal cielo e, confinato nel mondo terreno, egli creò l’uomo e la donna. Dio, mosso dalla pietà e dall’amore creativo, dette un’anima alla creatura umana togliendo a Satana la facoltà creatrice, lasciandogli, però, il governo della Terra. Successivamente inviò il suo secondo figlio, Gesù, sotto l’apparenza d’un corpo umano per compiere e portare a termine la sua opera redentrice. Questo secondo schema ammetteva quindi un unico principio di tutte le cose create, visibili e non, e sosteneva il ritorno di tutti gli esseri spirituali, Satana compreso, nel seno di Dio, padre di tutti. 

Indipendentemente dalla corrente a cui appartenevano, i catari ritenevano, comunque, peccaminoso l’amore
verso le creature e le cose materiali, essendo la creazione opera del principe del male e del mondo visibile. Era, dunque, condannata l’inclinazione sensuale e la bramosia di beni materiali, come il possesso della ricchezza e la guerra. Era proibita l’uccisione degli animali, che potevano essere delle persone un tempo umane che non avevano finito la loro metempsicosi, ed il consumo di latte e carne (era lecito, però, nutrirsi di pesce). Anche il matrimonio era considerato peccaminoso poiché serviva solo ad aumentare il numero degli schiavi di Satana. La santità, o perfezione, catara poteva essere raggiunta solo col celibato ed era frequente vedere degli sposi separarsi di comune accordo per votarsi interamente alla purificazione delle loro anime.

ORGANIZZAZIONE E GERARCHIA CATARA

Con attenzione all’organizzazione e alla gerarchia, a capo di ogni chiesa, o comunità, catara stava il vescovo, coadiuvato nelle sue funzioni da un “figlio maggiore” e un “figlio minore” (rispettivamente il perfetto destinato a succedergli e quello destinato a prenderne il posto a sua volta). In questo modo si garantiva la successione e la continuità ai vertici della chiesa stessa: in caso di morte del vescovo, il figlio minore provvedeva alla consacrazione vescovile del figlio maggiore e questi, a sua volta, ordinava il nuovo figlio minore eletto dalla comunità. Al di sopra del vescovo, a differenza della gerarchia cattolica, non esisteva un’autorità atta a garantire il coordinamento delle varie chiese. E questo fu uno dei motivi di debolezza del Catarismo, che spesso fu lacerato in una pluralità di chiese ed interpretazioni dottrinali. Accanto al vescovo e ai due figli c’erano i diaconi, che svolgevano funzioni similari a quelle che in ambito cattolico sono proprie del sacerdote o del parroco, ed i “perfetti”. Erano questi ultimi l'anima del movimento cataro. Di solito viaggiavano in coppia e tenevano le riunioni dei fedeli di notte, nella casa di qualche seguace. Il loro proselitismo da un’esegesi letterale dei testi evangelici, alla predicazione di una nuova chiesa, diversa e antitetica a quella cattolica, introducendo i fedeli alla mitologia dualistica. Inizialmente si distinguevano dagli altri credenti per un abito particolare, di colore scuro, ben presto ridotto ad un semplice scapolare per sottrarsi alla repressione inquisitoriale. I perfetti viaggiavano di continuo, a due a due, senza mai stabilirsi definitivamente in un luogo, andando per villaggi e campagne, città e nei mercati, confondendosi tra mercanti, operai e contadini. Nei loro sermoni attaccavano i dogmi cattolici per dimostrare che la loro chiesa era quella vera, non quella di Roma. Erano puri di costumi, vivevano in umiltà ed austerità. Spesso il popolo li chiamava i “buoni uomini” (loro stessi si professavano “veri christiani docti ab ecclesia primitiva”). Sapevano suscitare venerazione ed ammirazione: pregavano e parlavano sempre di Dio, facevano opere di carità e donavano le elemosine dei fedeli ai bisognosi.  Alla gerarchia vescovo-diacono-perfetto-credente corrispondeva anche una gerarchia delle funzioni: il vescovo, ovviamente, poteva presiedere qualsiasi rito e cerimonia (consolamentum, preghiera, etc.). In caso di assenza del vescovo i suoi compiti erano ricoperti dal “figlio maggiore” e, mancando anche quest’ultimo, dal “figlio minore”. I diaconi si dedicavano in particolare alla cura delle anime dei perfetti e dei credentes.

Articolo di Aldo Ciaralli. Non può essere pubblicato nè distribuito senza il consenso dell'autore

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