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martedì 28 febbraio 2012

LA BOLLA UNAM SANCTAM ECCLESIAM

Unam Sanctam Ecclesiam è una bolla pontificia di papa Bonifacio VIII promulgata il 18 novembre 1302. La bolla papale di Bonifacio VIII costituisce l'ultimo episodio del conflitto medievale tra potere spirituale e potere temporale, e riprende e riafferma gli ideali teocratici espressi in precedenza soprattutto da papa Gregorio VII nel 1075 con il Dictatus Papae. Si tratta in realtà di un conflitto antico, che si può far risalire alla fine del V secolo, a papa Gelasio I e alla sua dottrina delle "due spade", quella spirituale e quella temporale, con l'affermazione della loro distinzione ma in ultima istanza del primato della prima sulla seconda, e di conseguenza del papa sull'imperatore. Nel 1301 Filippo IV arrestò il vescovo di Pamiers, con l'accusa di alto tradimento, scavalcando il privilegio del foro secondo il quale i presbiteri potevano venire giudicati solo da tribunali ecclesiastici. Il Pontefice pretese la sua immediata scarcerazione e convocò un sinodo a Roma, con la bolla Ausculta Fili carissime citò il re a giudizio davanti al sinodo accusato di oppressione del clero e di governo tirannico. In Francia la bolla fu sostituita da un falso contenente ingiurie conto il re, la falsa bolla fu bruciata in pubblico e utilizzata per sobillare il clero e il popolo francese contro il Papa. Ciò nonostante trentanove vescovi francesi si presentarono al sinodo romano che produsse la Unam Sanctam Ecclesiam testo classico della ierocrazia pontificia.
Filippo il Bello reagì in modo radicale. Inviò, un corpo armato guidato da Guglielmo di Nogaret (1260 – 1314) nuovo consigliere del re francese, ad Anagni dove risiedeva il Papa, per arrestarlo e portarlo a giudizio in Francia. L'irruzione dei francesi nel palazzo trovò il Papa vestito con i paramenti sacri e la tiara che disse "Qui c'è la mia nuca, qui c'è la mia testa". Il pontefice fu liberato dal popolo di Anagni. La vicenda spaventò ed umiliò molto Bonifacio per la dignità calpestata, che non sopravvisse molto allo spavento morì un mese dopo e fu sepolto in San Pietro. Il re francese appresa la lezione, dopo il breve papato di Benedetto XI nel 1305 fece eleggere un Papa francese Clemente V che fu incoronato in Francia e diede inizio alla cattività avignonese.
Papa Bonifacio con questa bolla riprende l'ideale teocratico di Gregorio VII e Innocenzo III; la novità di questa fase del conflitto consiste nel fatto che la figura dell'imperatore come rappresentante del potere temporale è sostituita da quella del re di Francia. La giustificazione scritturale dell'interpretazione teocratica della dottrina delle due spade è data da un passo del Vangelo di Luca che narra come Gesù prima di recarsi nell'orto dei Getsemani accettasse due spade per la difesa della propria persona. Bonifacio VIII con questa bolla sottolinea inoltre l'unicità della Chiesa cattolica attraverso una particolare allegoria.

«Al tempo del diluvio invero una sola fu l'arca di Noè, raffigurante l'unica Chiesa; era stata costruita da un solo braccio, aveva un solo timoniere e un solo comandante, ossia Noè, e noi leggiamo che fuori di essa ogni cosa sulla terra era distrutta»
(Bonifacio VIII, Unam Sanctam Ecclesiam)

Osservando la citazione della bolla papale notiamo il ripetuto utilizzo da parte di Bonifacio delle parole "un solo" o "una sola", al fine di dare l'idea di unicità della chiesa dal punto di vista spirituale (Dio si riconosceva un'unica Chiesa), e con le parole "e noi leggiamo che fuori di essa ogni cosa sulla terra era distrutta" fa certamente riferimento alla importanza e alla necessità della Chiesa, anche per il buon ordinamento temporale dell'umanità. Pochi anni dopo (1312-13) Dante nel De Monarchia si opporrà in nome dell'ideale della concordia universale al progetto teocratico di Bonifacio (morto frattanto nel 1303) sostenendo l'autonomia delle due spade e condannando l'ingerenza reciproca tra potere spirituale e potere temporale.
Riassumendo il contenuto della bolla, essa afferma che:
  • esiste una sola Chiesa e fuori da questa unica Chiesa non c`e salvezza;
  • Cristo è il suo capo, e opera per mezzo del suo vicario Pietro e dei suoi successori;
  • le due spade, spirituale e temporale, appartengono alla Chiesa, che maneggia solo quella spirituale, mentre quella temporale è impugnata dal re secondo le istruzioni dei sacerdoti;
  • il potere spirituale supera in autorità tutti i poteri temporali, che possono da essa essere investiti e giudicati in caso di errore;
  • la suprema potestà spirituale può essere giudicata solo da Dio;
  • chi le resiste, resiste a Dio;
  • da qui la necessità per tutti gli uomini che vogliano salvarsi di sottomettersi al vescovo di Roma.
Fonte: Wikipedia

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