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domenica 4 settembre 2011

IL TEMPO DURANTE IL MEDIOEVO


Come dice Le Goff "chi controlla lo spazio ed il tempo, aumenta il potere sulla società". Da questo punto di vista la Chiesa ha il primato. Tuttavia rimangono a lungo sistemi di datazioni prese dell'antichità pagana che fanno riferimento a re, consoli, imperatori, oppure alla fondazione di Roma e alla presupposta Creazione dell'Universo. E' nel 525 che Dionigi il Piccolo compilò le Tavole Pasquali ritenendo che l'uso allora in vigore rendesse onore ad un tiranno come Diocleziano e decise di numerare gli anni a partire dall'Incarnazione di Cristo. Ma è solo durante i secoli XI e XII che il suo uso si generalizza in Occidente nei documenti pontifici, negli atti e nelle cancellerie reali, comitati o episcopali. Quanto al "secolo" esso si diffuse grazie alla proclamazione del primo giubileo cristiano da Bonifacio VIII nel 1300: quindi solo a partire dall'XI secolo il sistema di contare gli anni "ab incarnatione Domini" diventa uno dei segni più manifesti dell'unità cristiana stabilendo una chiara differenza con il calendario musulmano il cui anno di riferimento è l'egira. Il problema nasceva con il primo giorno dell'anno che era privo di ogni valenza cristiana ed utilizzato nell'antichità come giorno delle strenne.
Il Medioevo vive con il calendario di Giulio Cesare su 365 giorni più un giorno in più ogni 4 anni. Ma ciò creava uno sfasamento rispetto al ritmo del sole come dimostrato da Alfonso X il Saggio. Per rimediare, Gregorio XIII sopprime 10 giorni nell'anno 1583 (5-14 ottobre) al fine di recuperare il ritardo in rapporto col sole. Questa misura è accettata in Occidente e Filippo II ne ordina l'introduzione nelle Indie Occidentali. Se l'anno si divide in dodici mesi secondo il sistema antico, importante è l'innovazione della "settimana" sulla base del modello biblico della Creazione del mondo. Il giorno del Signore diviene un elemento importante del ritmo di vita. il Medioevo vive anche una dualità tra i sei giorni di attività, che corrispondono ai sei giorni della Creazione, e il settimo giorno di riposo per gli uomini come per Dio. Questo giorno deve essere dedicato al culto divino, alla socializzazione e il divieto delle attività di guerra e del lavoro domenicale è ricordato dalla Chiesa sebbene tolleri alcuni eccezioni in caso di necessità come in caso di raccolto. Alla fine del Medioevo, le immagini del Cristo della Domenica rappresentano Gesù ferito dagli attrezzi che contadini ed artigiani utilizzavano illecitamente la domenica. Se le 24 ore si affiancavano a quelle canoniche scandite a tutti dalle campane in quanto corrispondono alle preghiere che ritmano la giornata dei chierici. Ma le campane scandiscono anche il lavoro dei contadini così come tutte le attività della popolazione del villaggio. La notte è il momento delle paure materiali e spirituali ma, anche se oggetto di inquietudine, permette un incontro privilegiato con Dio.

Il controllo clericale del tempo

Il Medioevo ignora un "tempo universale" che si vuole imporre a tutti. Bisogna attribuire il ruolo principale al tempo clericale è che quello della liturgia e che i impone i suoi riferimenti a tutti. La struttura del ciclo liturgico annuale si forma a partire dal VII secolo con la definizione delle liste di pericopi cioè di letture bibliche adatte ad ogni giorno dell'anno che formano quindi il temporale al quale si aggiunge il santorale, indicazioni relative alle celebrazioni dei santi. Il calendario liturgico è strutturato in base alle grandi feste di Cristo: il ciclo di Natale che inizia con l'Avvento si prolunga per i 12 giorni che si concludono con l'Epifania; l'Annunciazione; il ciclo della Pasqua preceduto dalla Quaresima e che culmina nel momento della settimana santa, dalle Palme alla Resurrezione, e si prolunga fino all'Ascensione e la Pentecose. Durante il IV secolo la Natività è fissata al 25 dicembre e l'Annunciazione di conseguenza, al 25 marzo. Mobile è la data della Pasqua calcolata, secondo Dionigi il Piccolo, in base alla prima domenica dopo il primo plenilunio successivo all'equinozio di primavera (dal 25 marzo al 25 aprile). La data della Redenzione si caratterizza per la congiunzione dei cicli solari e lunare con l'effetto di imporre il ricorso al sapere clericale in materia di computo e di rafforzare l'importanza dei centri di autorità dotati di solide competenze astronomiche. Il ciclo di Cristo appare concentrato tra novembre e maggio mentre il periodo delle principali attività agricole appare meno denso nelle feste religiose. Ma il ciclo annuale risulta equilibrato se aggiungiamo le feste della Vergine e e dei santi che contribuiscono a cristianizzare il tempo. La volontà di riequilibrare le due parti dell'anno è confermata dal trasferimento della festa di Ognissanti dal 13 maggio al 1 novembre; Si sono aggiunte feste come il Corpus Domini. In generale il calendario liturgico è una creazione della Chiesa realizzata senza sostegno scritturale. Il tempo liturgico si impone in numerosi aspetti della vita: determina i ritmi del lavoro, riposo , alimentazione ed attività sessuale. Il calendario liturgico, però, si lega a quello astrologico: La Natività è stabilita in modo da corrispondere al solstizio di inverno e da sostituirsi all'antica celebrazione della rinascita del sole; il caso della Pasqua è diverso sebbene abbia come data l'equinozio di primavera. Allo stesso modo i festeggiamenti e le maschere di gennaio sono associate al giorno della circoncisione di Gesù che va accompagnato con un giorno di digiuno. Infine le fese dei santi importanti corrispondono ad alcuni momenti cruciali del ciclo annuale, ad esempio san Giovanni al solstizio d'estate e san Martino, festeggiato l'11 novembre. La Chiesa si impegna a denaturalizzare il calendario, per ricollegarlo alla vita di Cristo e dei santi con l'eccezione della liturgia dei Quattro Tempi e le processioni delle Rogazioni. Quanto al carnevale questo è integrato nel calendario cristiano ma inquadrato e destinato a cedere il passo alle esigenze della Quaresima. Il Ciclo liturgico lascia intravedere una relazione ambigua con i ritmi naturali ed agrari. La sostituzione dei riti pagani e soprattutto del ciclo naturale con le feste cristiane è un efficace strumento di evangelizzazione e di imposizione dello strumento ecclesiastico. Il tempo agricolo riguarda la maggioranza della popolazione medievale: per i villani i ritmi sono legati alla natura e in particolare ai cicli solari: sebbene sia turbato dalle variazioni climatiche, si tratta di un tempo ciclico in parte compatibile con il tempo liturgico della Chiesa che si sforza di ampliare la corrispondenza tra questo tempo agricolo e quello liturgico col fine di farsene carico ed integrarlo con il tempo liturgico che controlla. La Chiesa concede uno spazio modesto e dominato al tempo delle attività agricole e laiche per includerlo meglio nel tempo dominante della società cristiana che è quello della liturgia. Il tempo signorile si insinua nei quadri del tempo clericale: le feste aristocratiche e reali sono organizzate il giorno della Pentecoste.

Fonte: La Civiltà Feudale, Gerome Baschet, Newton & Compton

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