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domenica 4 settembre 2011

TEMPO DELLA CHIESA E TEMPO DEL MERCANTE

Il tempo della città era scandito in maniera diversa dalla Chiesa, dai signori e dalla terra. L'orologio meccanico fu applicato tra il 1270 e 1280 in Europa durante il XIV secolo (a Firenze nel 1325). Nonostante l'imperfezione dei primi meccanismi si ha un tempo mirusrabile, aritmetico composta da unità uguali la cui influenza si amplifica con la diffusioni di orologi da polso e fissi in ambienti privati. L'orologio meccanico, che Dante definisce "la gloriosa ruota" costituisce una importante invenzione legata al tempo del lavoro artigianale: gli artigiani infatti hanno bisogno di una indicazione precisa per segnare l'inizio e la fine delle attività. Come afferma un documento del 1325 è necessario che la maggior parte degli operai giornalieri si rechino e ritornino a lavoro ad orari fissi.
Gli esordi del lavoro salariato rendono necessaria una misura orario più o meno precisa che diviene oggetto di conflitti specialmente nel momento in cui i padroni di bottega ritardano la suoneria che annuncia la fine della giornata di lavoro. Gli orologi urbani dipendono allora dalla responsabilità delle autorità comunali di cui sottolineano il prestigio. La diffusione degli orologi meccanici rimette in discussione il monopolio della misurazione del tempo, fino ad allora detenuto dalla Chiesa le cui campane scandiscono la giornata al ritmo impreciso e mutevole delle ore canoniche.  Il primo orologio meccanico nel regno di Francia si trova nel campanile della cattedrale di Sens. Rimane il fatto che lo sviluppo degli orologi fissi meccanici segna l'emergere di un tempo unificato che ancora non è molto regolato. Carlo V tentò ordinando che tutti gli orologi del regno di Francia segnino la stessa ora di quella segnalata dal suo palazzo parigino. Questo ci dimostra che il tempo, non è solo quello dei mercanti ma è anche di quel potere regio che cerca di affermarsi. Il tempo però è fonte di discussione tra mercanti e chiesa la quale condanna il prestito ad interesse (usura) ossia un guadagno non sulla somma prestata ma sul tempo commettendo una grave offesa al Creatore l'unico "proprietario" del tempo. L'usura è assimilata al furto e peccato grave collegato all'avarizia. Nonostante la condanna è dura e totale, secondo alcuni teologi il prestito spesso è legittimo: se è utile al bene comune o se è praticato per necessità e ad un tasso moderato. Il prestito si tollera solo se avviene per carità senza aspettare nulla in cambio e per carità si restituisce aggiungendo un supplemento per esprimere gratitudine nei confronti del prestatore: il prestito, quindi, è ammesso solamente se fatto come pratica disinteressata e quindi senza interesse. L'usuraio può redimersi restituendo tutti i benefici dell'usura. Durante gli ultimi secoli del Medioevo, la Chiesa mantiene la propria pressione al fine di ottenere simili restituzioni e numerose opere d'arte. All'usuraio aspetta il purgatorio solo se si confessa. Nel complesso l'atteggiamento della chiesa è un misto tra la tolleranza e una condanna mettendo in maniera scomoda mercanti e banchieri le cui attività non beneficiano di una vera e propria legittimità ed essi rimangono sotto il timore del castigo infernale. Esiste quindi una contraddizione tra il Tempo della Chiesa e del mercante. Ma il tempo dominante della cristianità è quello liturgico: creazione della Chiesa medievale, il calendario liturgico chiamato "il cerchio dell'anno", è un modo di accettare un tempo ciclico che si sovrappone al tempo naturale e agricolo ma ne trasferisce il controllo alla Chiesa. Il tempo meccanico mette in discussione il tempo della Chiesa che riesce comunque a controllarlo in quanto si occupa solo del ritmo del giorno.

Fonte: La Civiltà Feudale, Gerome Baschet, Newton & Compton

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