Il concilio di Efeso fu il terzo concilio ecumenico e si tenne nel 431 a Efeso, in Asia Minore, sotto il regno dell'imperatore d'Oriente Teodosio II (408-450); vi parteciparono approssimativamente 200 vescovi e si occupò principalmente del nestorianesimo. L'unità della Chiesa era minacciata da un aspro dibattito che riguardava la persona e la divinità di Gesù Cristo. Si confrontavano due scuole: quella antiochena, capeggiata da Nestorio (Patriarca di Costantinopoli) e quella alessandrina, che vedeva alla testa il principale oppositore delle tesi di Nestorio, Cirillo di Alessandria. Connessa alla disputa su Gesù Cristo, vi era quella legata all'appellativo Theotokos relativo alla Madonna: i nestoriani affermavano infatti che Maria era solamente Christokos, Madre di Gesù-persona e non Madre di Dio.
Furono invitati tutti i metropoliti risiedenti all'interno dei confini dell'impero romano; fra gli altri, anche papa Celestino I (422 - 432), che inviò come suoi legati due vescovi e il presbitero Filippo, e Agostino d'Ippona. Quest'ultimo però in realtà non partecipò perché morì prima dell'inizio del concilio. A causa delle difficoltà del viaggio, i legati romani arrivarono a dibattito già avviato. Ma anche il patriarca Giovanni di Antiochia e i vescovi siriani, cioè i maggiori sostenitori delle tesi di Nestorio, arrivarono in ritardo. Il Concilio si aprì dunque senza di loro. Al Concilio si confrontarono essenzialmente due posizioni: quella ortodossa (condivisa dalla maggioranza) e quella nestoriana. Gli storici hanno definito i confronti tra i sostenitori di una e dell'altra posizione "controversie cristologiche". La problematica che impegnò i partecipanti era la comprensione dell'unità di Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo. Più precisamente si trattava di scegliere tra due distinte interpretazioni di scuola: quella "unitaria" (alessandrina di Cirillo), e quella "divisiva" (antiochena di Nestorio). Nestorio (Patriarca di Costantinopoli) enfatizzava la natura umana di Gesù, a spese di quella divina. La Vergine Maria aveva dato vita ad un uomo Gesù, non a Dio, quindi non al Logos ("Il Verbo", Figlio di Dio). Il Logos risiedeva in Cristo, era custodito nella sua persona come in un tempio. Cristo quindi era solo Theophoros, termine greco che significa "portatore di Dio". Di conseguenza Maria doveva essere chiamata Christotokos, "Madre di Cristo" e non Theotokos, "Madre di Dio". Si veda anche Vangelo di Luca 1, 43. Nella prima giornata, il 22 giugno 431, a causa dell'assenza di una delle due parti, mancò il contraddittorio, per cui le tesi di Cirillo vennero approvate all'unanimità. Il Concilio fece propria la tesi contenuta nella Seconda lettera di Cirillo a Nestorio, in cui il patriarca alessandrino affermava che Maria è “genitrice di Dio”, Theotokos, perché ha dato alla luce non un uomo, ma Dio come uomo. Accogliendo la dottrina di Cirillo, il Concilio condannò gli insegnamenti del nestorianesimo e stabilì che Gesù è una persona sola, non due persone distinte, completamente Dio e completamente uomo, con un'anima e un corpo razionali. L'unione di due nature in Cristo si è compiuta in modo perfetto nel seno di Maria, con la precisazione che la divinità del Verbo non ha avuto inizio nel corpo di Maria, ma ha preso da Lei quella natura umana completa che in Lei ha unita a sé. Il concilio dichiarò inoltre come completo il testo del Credo Niceno del 325 e vietò qualsiasi ulteriore cambiamento (aggiunta o cancellazione) ad esso. Il concilio condannò inoltre il pelagianismo.
Furono invitati tutti i metropoliti risiedenti all'interno dei confini dell'impero romano; fra gli altri, anche papa Celestino I (422 - 432), che inviò come suoi legati due vescovi e il presbitero Filippo, e Agostino d'Ippona. Quest'ultimo però in realtà non partecipò perché morì prima dell'inizio del concilio. A causa delle difficoltà del viaggio, i legati romani arrivarono a dibattito già avviato. Ma anche il patriarca Giovanni di Antiochia e i vescovi siriani, cioè i maggiori sostenitori delle tesi di Nestorio, arrivarono in ritardo. Il Concilio si aprì dunque senza di loro. Al Concilio si confrontarono essenzialmente due posizioni: quella ortodossa (condivisa dalla maggioranza) e quella nestoriana. Gli storici hanno definito i confronti tra i sostenitori di una e dell'altra posizione "controversie cristologiche". La problematica che impegnò i partecipanti era la comprensione dell'unità di Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo. Più precisamente si trattava di scegliere tra due distinte interpretazioni di scuola: quella "unitaria" (alessandrina di Cirillo), e quella "divisiva" (antiochena di Nestorio). Nestorio (Patriarca di Costantinopoli) enfatizzava la natura umana di Gesù, a spese di quella divina. La Vergine Maria aveva dato vita ad un uomo Gesù, non a Dio, quindi non al Logos ("Il Verbo", Figlio di Dio). Il Logos risiedeva in Cristo, era custodito nella sua persona come in un tempio. Cristo quindi era solo Theophoros, termine greco che significa "portatore di Dio". Di conseguenza Maria doveva essere chiamata Christotokos, "Madre di Cristo" e non Theotokos, "Madre di Dio". Si veda anche Vangelo di Luca 1, 43. Nella prima giornata, il 22 giugno 431, a causa dell'assenza di una delle due parti, mancò il contraddittorio, per cui le tesi di Cirillo vennero approvate all'unanimità. Il Concilio fece propria la tesi contenuta nella Seconda lettera di Cirillo a Nestorio, in cui il patriarca alessandrino affermava che Maria è “genitrice di Dio”, Theotokos, perché ha dato alla luce non un uomo, ma Dio come uomo. Accogliendo la dottrina di Cirillo, il Concilio condannò gli insegnamenti del nestorianesimo e stabilì che Gesù è una persona sola, non due persone distinte, completamente Dio e completamente uomo, con un'anima e un corpo razionali. L'unione di due nature in Cristo si è compiuta in modo perfetto nel seno di Maria, con la precisazione che la divinità del Verbo non ha avuto inizio nel corpo di Maria, ma ha preso da Lei quella natura umana completa che in Lei ha unita a sé. Il concilio dichiarò inoltre come completo il testo del Credo Niceno del 325 e vietò qualsiasi ulteriore cambiamento (aggiunta o cancellazione) ad esso. Il concilio condannò inoltre il pelagianismo.
Vennero approvati otto canoni:
- Il canone 1 decretava l'anatema su un eretico di nome Celestio.
- I canoni da 2 a 5 decretavano l'anatema sul nestorianesimo.
- Il canone 6 decretava che chi non si atteneva ai canoni di Efeso era scomunicato.
- Il canone 7 decretava che chi non si atteneva ai dettami del Primo Concilio di Nicea riceveva l'anatema.
- Il canone 8: "Lasciate che i diritti di ogni provincia siano preservati puri e inviolati. Nessun tentativo di introdurre qualsiasi forma contraria a queste deve essere di alcuna utilità". Viene fatta menzione dei Canoni degli apostoli.
La reazione dei nestoriani fu immediata. Quattro giorni dopo il patriarca di Antiochia, Giovanni, convocò una riunione di vescovi siriani per affermare l'irregolarità delle decisioni del concilio deponendo Cirillo e il suo alleato Memnone vescovo di Efeso, i quali risposero scomunicando Giovanni di Antiochia e gli altri vescovi suoi seguaci. Tutto ciò generò confusione e sommosse popolari con la partecipazione di gruppi di monaci e l'intervento di funzionari imperiali spesso corrotti dai contendenti. Solo nel mese di ottobre la questione venne chiarita quando Teodosio chiuse il concilio approvando la deposizione di Nestorio, Cirillo e Memnone. Ma mentre Nestorio era già stato sostituito, Cirillo fu accolto ad Alessandria come un trionfatore mentre Memnone continuò ugualmente a guidare la sua diocesi fino alla morte. La disputa dottrinale tra le parti fu invece superata solo nel 433 quando, grazie all'intervento del vescovo Acacio di Berea e dell'eremita Simeone lo Stilita, Giovanni di Antiochia e Cirillo di Alessandria raggiunsero un accordo detto della Formula di unione. Giovanni accettò l'attribuzione alla Vergine del titolo di theotòkos, Cirillo riunciò agli anatemi contro Nestorio.
Fonte: Wikipedia
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