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giovedì 8 settembre 2011

LA MILITIA CHRISTI

Il tema della Militia Christi percorre il problema della guerra santa e delle Mitiae sacrae cioè delle forme di sacralità e sacralizzazione della guerra nelle differenti culture. Il miles dei secoli X-XI era violento, privo di regole molto lontano da quell'immagine di chevalier che si sarebbe definita moralmente e spiritualmente. Se le prime espressioni dell'etica cavalleresca si possono leggere nei canoni della Chiesa dell'XI secolo ne consegue che i violatori della Pax e della Tregua Dei stabilite dalla Chiesa per radicare la riforma morale ed istituzionale della sua stessa compagine e per dar sollievo ad una Europa dilaniata dai contrasti è il modello del Raubritter il cavaliere-predone che diventerà l'anticavaliere. Alla demonizzazione del Raubritter concorse la mobilitazione di una serie di valori e di risorse comprese le leggende e riapparizioni che si diffusero nell'Europa altomedievale. La complessa figura del trasgressore proietta la sua ombra sull'intera letteratura cavalleresca medievale e rinascimentale fino a cristallizzarsi in precise dinastie.
Se l'anticavaliere è ben peggiore del leale pagano che si adegua o no alle norme della cavalleria cristiana, non si deve dimenticare che l'immaginario che andava costituendosi sulla base dei testi cavallereschi e dell'elaborazione di corrispondenti idee diffuse procedeva di pari passo con la lotta all'eresia e il definirsi del rapporto tra eretico e pagano-infedele. Non bisogna leggere il movimento della Tregua Dei e della Pax come una operazione di polizia diretta contro le guerre provate. La linfa che l' anima è quella che in tutto l'XI secolo è spinta dalla riforma ecclesiastica: si può dire anzi che la Pax dei tendeva a sottrarre al potere e alla violenza dei ceti dirigenti laici e beni aventi qualche rapporto con la Chiesa. Il sinodo di Narbona del 1056 sancì che nessun cristiano può versare il sangue di un fratello perchè equivarrebbe a versare quello di Cristo; e il sinodo romano del 1078 dove si stabilisce che i laici pentiti di aver ostacolato la riforma si assoggetteranno ad una penitenza armata. combattendo gli anniversari della nuova Chiesa. A Narbona continuò la tradizione pacifista della Chiesa, ma il sinodo cadeva nel momento cruciale della Pax Dei e delle tregue le quali avevano a disposizione un solo mezzo per impedire ai tiranni di versare il sangue cristiano, ossia appunto versare a loro volta il sangue dei tiranni. A Roma i milites erano autorizzati a intraprendere la conversio che non li disarmava ma gli consentiva di mantenere gli originari connotati professionali, ma il loro passaggio alla causa della riforma incideva sul loro comportamento in guerra secondo i dettami della Pax e Tregua Dei. Senza il sinodo romano del 1078 né la crociata come pellegrino penitenziale né il sorgere degli Ordini religiosi-militari sarebbero stati possibili. Questa linea passò con resistenze durissime da parte dei riformatori che si basavano sulla tradizione della chiesa che era sensibile al rapporto tra guerra, vita pubblica e testimonianza cristiana e restia ad abbandonare le posizioni per le quali l'uso delle armi restava qualcosa di illecito.

Fonte: La Tradizione Templare, Franco Cardini, Vallecchi

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