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sabato 3 settembre 2011

PRATICHE E FUNZIONI DELLE IMMAGINI

Le immagini medievali sono lontante dall'essere destinate solo ai laici e spesso le rappresentazioni murali si concentrano solo in alcune zone, come nel coro, in luoghi accessibili solamente ai chierici. La celebre diatriba di San Bernardo contro la decorazione dei chiostri, colpevole di distrarre i monaci dalla loro meditazione, stabilisce  una distinzione di luoghi destinati agli ecclesiastici e ai laici per i quali si ammette l'uso delle imamgini. L'uso abbondande delle iscrizioni all'interno delle immagini mostra che non si può opporre il mondo dei laici e il mondo degli ecclesiastici che accedono senza mediazione alle verità della Scrittura. Le opere medievali presentano un carattere erudito in modo che la loro piena comprensione richiede una cultura posseduta solo dagli ecclesiastici. Una delle funzioni più massicce delle immagini nasce dalla loro associazione con il culto dei santi. Statue, pale e cicli narrativi divengono ornamento del culto dei santi. A partire dall'XI secolo il culto diviene impensabile senza immagini: si stabilisce così una relazione triangolare tra santi, immagini e miracoli e sono le immagini stesse che rendono possibile il culto dei santi ed è sempre di più associata a loro una grande potenza che li porta a compiere dei miracoli.
Solo con il pellegrinaggio che l'immagine attira possiamo parlare di immagine miracolosa, attraverso le preghiere che si formulano dinanzi ad essa e per i doni che le vengono offerti. Se le immagini miracolose sono sempre associale alle reliquie si verifica uno slittamento dalle reliquie verso le immagini di modo che il soccorso della Vergine e dei santi può essere ottenuto attraverso la loro rappresentazione senza che l'efficacia di quest'ultima sia sostenuta dalla presenza delle reliquie. Le immagini permettono quindi un'estensione del culto dei santi e questo vale anche per i pannelli dipinti, per le insegne e gli oggetti riportati dal pellegrinaggio oppure per le pitture murali. Il fine ricercato più spesso è la guarigione, il regolamento delle variazioni climatiche, la perseverazione dei raccolti, la protezione contro gli assalti del diavolo o contro la la morte improvvisa e proprio su quest'ultima chierici e laici sono convinti che la vista dell'immagine di san Cristoforo protegge da un destino tanto temuto ed è per questo che alla fine del Medioevo si conferisce alla sua effige una dimensione monumentale. Le immagini si trovano integrate nel sistema della salvezza dal momento che a partire dal XIII secolo la Chiesa fa delle preghiere recitate davanti ad alcune di esse l'occasione per ottenere le indulgenze. L'importanza delle immagini non smette di crescere: scolpite o dipinte esse sono il supporto della meditazione e dello sforzo per stabilire un contatto con Dio, Vergine o con i santi. Così le immagini appaiono nelle case dei semplici fedeli e non tardano a moltiplicarsi grazie all'uso della carta, delle xilografie e della stampa. Una simile ricerca da luogo ad opere come i Cantici Rothschild che catturano il desiderio devoto rilanciandolo in continuazione. A partire del XIII secolo si moltiplicano i racconti in cui l'immagine contemplata parla, si anima si mette a sanguinare o piangere, per non parlare delle visioni come quella di San Bernardo che riceve nelle sue braccia Cristo sceso dal Crocifisso. Simili esperienze attestate alla fine del medioevo possono essere felici come quando Liutgarda, religiosa fiamminga, vede il crocifisso ammalarsi e invitarla a bere il sangue della sua piaga, o dolorose come Santa Caterina da Siena che contemplando il mosaico della Navicella dipinto da Giotto a San Pietro in Vaticano si sente schiacciata dall'imbarcazione degli apostoli rimandando paralizzata fino alla morte. Il ruolo delle imamgini raggiunge il culmine durante i sacramenti. Al momento della festa dell'Assunzione a Roma a partire dal X secolo l'immagine di Cristo conservata al Laternao è portata in processione e rende visita all'immagine della Vergine di Santa Maria Maggiore dove si dice che Cristo avanza per salutare la madre. La pasqua è l'occasione di manipolare le immagini: la deposizione di Cristo nella tomba durante il venerì santo è rappresentata da una semplice croce per messo di un grande Cristo scoplito che viene staccato dalla croce per essere adagiato nel sepolcro prima di procedere, la domenica, all'elevazione della resurrezione. La maggior parte delle immagini sono importanti in quanto costituiscono la decorazione del luogo dove si compiono riti importanti: le pale d'altare sono associate al culto dei santi ma moltiplicano anche i temi in relazione al sacrificio eucaristico a cominciare dalla Crocifissione, presenza visibile di Cristo . Nelle decorazioni che circondano l'altare si trovano rappresentazioni veterotestamentarie del sacrificio di Cristo. I temi dell'infanzia di Cristo o anche la Vergine col Bambino hanno un posto rilevante nella misura in cui l'eucarestia è concepita come una reiterazione della nascita terrestre del Salvatore. Le immagini si prestano anche ad altri iusi: sono emblemi delle istituzioni e dei poteri e la loro portata ecclesiologia è onnipresente come nel caso di Pietro simbolo dell'autorità del Papa la cui iconografia si sviluppa a patrie dal secoli XI e XII e di quella Vergine che si unisce a Cristo attraverso la sua incoronazione real. Oltre alla Chiesa universale l'immagine può esaltare anche gli ordini religiosi: presso i francescani è l nota la leggenda di Francesco che fa ufficio di manifesto mentre presso i domenicani la vita del fondatore è spesso soppiantata dalla moltitudine delle grandi figure dell'ordine. Le immagini contribuiscono a costruire la legittimità del potere temporale talvolta direttamente come testimoniano i mosaici della chiesa della Martorana di Palermo in cui si mostra il Re Ruggero II incoronato da Cristo rivendicando una dignità uguale a quella dell'imperatore di Bisanzio (in questa immagine si nota Cristo che domina il trono dove si colloca il re). Un effetto simile si produce quando si concepisce l'immagine del Giudizio Universale come esercizio della giustizia sia che si tratti di quella del papa sia se si tratta di autorità secolari. La funzione dell'immagine come simbolo di identità e garante della coesione di una collettività si diffonde nel corpo sociale: le città hanno un grande segno di coesione nelle immagini del loro santo patrono; le confraternite fanno lo stesso con i loro gonfaloni o pale d'altare, e nessuna istituzione può essere riconosciuta senza l'identificazione che le procura il suo sigillo.

Immagini per gli uni ma idoli per gli altri

La rivoluzione delle immagini conferisce loro anche una potenza efficace accresciuta. Molto importante in questo senso sono le immagini "acherotipe" ossia non fatte dalla mano dell'uomo come ad esempio ul Sudario, teso a Cristo durante la saluta sul Calvario e sul quale il suo viso si sarebbe impresso. Conservato a san Pietro dal XII secolo il suo culto si sviluppa a partire dal 1216 in seguito ad un miracolo la cui autenticità è garantita da Innocenzo III. Inizialmente considerata come reliquia essa è assimilata ad una immagine e per questa oggetto di copie. Un altro esempio è il Volto Santo di Lucca, un grande crocifisso miracoloso il cui culto si afferma a partire dal 1200 la cui leggenda vuole che un angelo abbia finito di scolpire. Anche l'immagine della Vergine di Guadalupe emana da questa tradizione medievale delle opere acheropite.
Per idolatria si indica ogni culto che invece di rivolgersi a Dio è diretto verso una falsa divinità, una creatura o un oggetto materiale: in questo senso, fuori dal culto cristiano non può esserci che idolatria. L'idolo è considerato come il segno del falso dio che esso rappresenta e che possiede una certa potenza malvagia che occorre smascherare. Ma questo è il rischio per l'immagine cristiana che gli ecclesiastici devono difendere da una potenziale accusa di idolatria: per loro infatti è fondamentale una dualità tra l'immagine e il prototipo che rappresenta. Tuttavia l'immagine materiale non è privata di ogni funzione poiché la teoria del "transitus" riconosce che le cose materiali aiutano ad elevarsi verso cose invisibili e ammette la legittimità dell'onore reso all'immagine. Ma gli ecclesiastici stessi hanno denunciato una tendenza dei fedeli ad adorare l'immagine materiale come se fosse realmente la persona santa che rappresenta; lo sviluppo stesso delle immagini conferma che la Chiesa smette di temere un risorgere dell'idolatria al suo interno. Nelle situazioni culturali la virtà dell'immagine è quella di assicurare una mediazione, di stabilire un contatto tra gli uomini e l'universo celeste. Attribuire ai santi un valore di mediazione, significa riconoscere che la loro virtù è quella di mobilitare potenze situate nei cieli. Ma allo stesso tempo, la loro importanza come oggetto è determinante, perché sono i riti, manipolazioni e preghiere di cui esse costituiscono il centro che permettono di stabilire la mediazione.

Fonte: La Civiltà Feudale, Jerome Baschet, Newton & Compton

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