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lunedì 5 settembre 2011

PARENTELE: CRISTO, LA VERGINE E LA VERGINE-CHIESA

L'incarnazione di Dio fatto uomo conferisce a Cristo una posizione cruciale e multiforme: per la sua reincarnazione Cristo stesso è fratello di coloro che seguono la fede e nel Nuovo Testamento rifiuta lo status di maestro per ammettere solo quello di fratello maggiore. Durante l'alto Medioevo le preghiere eucaristiche della liturgia romana si rivolgono solo al Padre, l'invocazione a Cristo si sviluppa a partire dall'XI secolo. In quanto uguale al Padre diviene padre dei fedeli. Il rapporto Cristo/uomini è il luogo di una tensione che associa filiazione e fratellanza. Il paradosso del Dio-uomo è anche quello del Padre-fratello. Se Cristo è Padre e fratello è anche madre: la rappresentazione di Gesù come madre appare soprattutto, nel XII secolo, nella spiritualità cistercense e poi negli ambienti mistici alla fine del Medioevo. Cristo è allora percepito come madre in ragione dell'amore e della tenerezza che manifesta verso il proprio gregge ma soprattutto perchè dà la vita e nutre i fedeli. Il Corpo di Cristo è femminile perchè è nutrimento.
La figura della Vergine e della Chiesa mostrano la voglia di fare spazio all'elemento femminile facendole integrare nella sfera divina poichè Maria è sempre associata alla sovranità delle figure divine al punto che possiamo parlare di un processo di quasi divinazione della Vergine. La storia della promozione della figura di maria segue esattamente quella dell'affermazione dell'istituzione ecclesiastica. Nel Vangelo, Maria gioca un ruolo limitato al parto di Gesù il quale una volta adulto nega i legami che lo uniscono alla madre. Dopo i dibattiti al Concilio di Efeso nel 431 Maria  è Madre di Dio essendo madre di Cristo che a sua volta è uguale al Padre. Nasce così a Roma la prima basilica per il culto Mariano (Basilica di Santa Maria Maggiore) e durante il periodo carolingio si diffondono a Roma grandi feste mariane (Annunciazione, Purificazione, Assunzione e Natività di Maria). Nei secoli XI e XII aumentano i pellegrinaggi mariani e si iniziano a raccogliere i primi miracoli mariani prima di raggiungere un pieno successo con i Miracles de Notre Dame di Gautier de Coincy. Numerose chiese sono ribattezzate per essere dedicate a Maria a scapito dei santi assumendo il ruolo di emblema delle identità locali. Si sviluppa anche l'iconografia mariana: a partire dal 1050 si moltiplicano fino all'invenzione dell'incoronamento della Vergine da parte di Cristo che prende forma a Santa Maria in Trastevere a Roma e a Notre Dame di Senlis. L'incoronazione mette in evidenza il nuovo status della Vergine, ormai sullo stesso piano di Cristo. I sostenitori dell'Immacolata Concezione affermano che Maria è stata concepita senza ricevere la macchia del peccato originale. Ma questa tesi porta a forti opposizioni: dopo il consenso degli scolastici che rifiutavano l'Immacolata Concezione la polemica riaffiora con violenza tra i francescani, favorevoli e i domenicani che si rifiutavano di esentare Maria dal peccato originale. Nè il decreto favorevole al Concilio di Basilea nel 1439 nè l'approvazione della festa della Concezione di Maria da parte del papa Sisto IV nel 1476 mettono fine al dibattito e il dogma dell'Immacolata Concezione sarà proclamato solamente nel 1854.
L'integrazione della Vergine-Chiesa manifesta l'esistenza di legami di parentela nei confronti di Dio. In virtù dell'Incarnazione, Maria è madre di Cristo di una maternità sottratta alle leggi sessuali e del peccato attraverso un concepimento operato dallo Spirito Santo. Quanto alla Chiesa, essa è madre di Cristo in quanto partorisce i cristiani che formano il Corpus Christi. Possiamo dire quindi che essa da la nascita a Cristo e la Chiesa può essere definita come Dei Genitrix alla stregua della Vergina: di contro la Vergine è figlia di Cristo il quale in quanto Dio, uguale al Padre, cpstui è suo padre. Come la Vergine, la Chiesa è figlia di Cristo. Infine una relazione matrimoniale lega Cristo alla Vergine-Chiesa. Posta da San Paolo l'unione di Cristo e della Chiesa è sviluppata nell'esegesi del Cantico dei Cantici dove la Chiesa è la sposa di Cristo attraverso nozze mistiche  il cui fine è una generazione spirituale. La relazione omologa tra Cristo e la Vergine si afferma ampiamente nell'iconografia a partire dal XIII secolo; secondo la lettura mariana del Cantico dei Cantici la coppia Sponsus/Sposa designa Cristo e la Vergine. E' del resto uno dei fondamenti dell'iconografia dell'incoronazione della Vergine che associa quest'ultima alla regalità di Cristo esaltando nel contempo il legame matrimoniale che li unisce. La Vergine-Chiesa è unita a Cristo attraverso un doppio legame di filiazione e di alleanza matrimoniale producendo un "incesto spirituale". Ma non è errato definirlo incesto? Si, in quanto il legame tra Cristo e la Vergine-Chiesa non è circondato da nessun mistero e non è visto come trasgressione.
Nel complesso la parentela divina costituisce un insieme di rappresentazioni fondate sull'abolizione dei fondamenti della riproduzione umana:
Il figlio eguaglia il Padre: filiazione non gerarchica senza rapporto ordinato di generazioni in diniego alla successione di generazioni come fatto biologico e agli usi sociali della paternità come modello di relazione di autorità e dominazione
La Vergine è Madre di suo Padre: indifferenziazione nell'ordine delle generazioni al quale perviene la Trinità
La Vergine-Chiesa è madre e sposa di Cristo: enunciato che porterebbe all'incesto ma non può essere considerato come tale dal momento che le regole che regolano l'ordine delle generazioni lì non sono valide. L'assenza stessa di una successione ordinata di generazioni autorizza la congiunzione tra alleanza e filiazione tra Cristo e la Vergine-Chiesa confermando che si tratta in questo caso di una relazione non trasgressiva ma lecita. Nel campo carnale, l'incesto perturba l'ordine delle catene genealogiche ed ostacola il funzionamento del sistema di parentela, conferendo all'individuo due posizioni invece di una.

Fonte: La Civiltà Feudale, Gerome Baschet, Newton & Compton

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