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sabato 6 dicembre 2014

TORTURA MEDIEVALE

Già ampiamente presente sin dall'antichità e presso tutte le culture, ebbe diffusione anche in Europa dal Medioevo all'età moderna. Nel corso dei secoli furono inventati nuovi metodi di tortura, nel tentativo di rendere quest'ultima sempre più efficace. In tempi moderni, ad esempio, si fa anche ampio ricorso all'elettricità, sia con apparecchiature complesse sia con strumenti più "semplici" come la picana. Le torture più lunghe e crudeli sono sempre state riservate agli oppositori politici od ai regicidi, essendo primario interesse dei dominanti quello di difendere il proprio potere e l'esecuzione, dopo la condanna, di varie torture sulla pubblica piazza sino alla morte del condannato era diretto a terrorizzare i sudditi dal commettere violazioni delle leggi o comunque della volontà del re. Oltre che come ricerca di mezzi di prova (e prova principe nel Medioevo sino all'età contemporanea era ritenuta la confessione dell'imputato, comunque ottenuta), varie forme di tortura furono utilizzate in età medioevale e moderna anche come mezzo di punizione, essendo il carcere o prigione solo un luogo ove trattenere gli imputati ed estorcerne le confessioni e non già un luogo di punizione come è in età contemporanea. Talvolta, lo scopo di ottenere la confessione tramite tortura derivava dalla consuetudine che i beni del condannato venissero confiscati, attribuendone una percentuale sia all'accusatore sia ai giudici del processo (quale compenso del loro lavoro). "Unicum" nella storia del diritto antico e medievale contro l'uso della tortura fu, nel 1311, la sentenza contro i Templari dell'Italia settentrionale emessa da Rinaldo da Concorezzo, vescovo di Ravenna che, assolvendo gli imputati, condannò la tortura come pratica d'indagine ed escluse l'utilizzabilità delle confessioni estorte con tali mezzi. Tuttavia questo episodio rimase un'eccezione, e si dovette aspettare il secolo dei lumi. Il primo a vietare l'uso della tortura fu infatti Federico II di Prussia nel 1740; in seguito furono molti i pensatori e gli scrittori che cominciarono a denunciarne l'uso come pratica barbara e sanguinosa (per l'Italia ricordiamo Cesare Beccaria e il suo scritto Dei delitti e delle pene del 1764). Nei primi decenni dell'Ottocento quasi tutta l'Europa aveva abolito l'utilizzo di questa pratica. (Fonte: Wikipedia)

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