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giovedì 8 marzo 2012

IL CONCILIO DI COSTANTINOPOLI VII

l Concilio dell’869-870 poggiava su basi fragili. Aveva infatti riscosso consensi troppo ristretti nell’episcopato bizantino. Inoltre all’indomani del concilio i legati dei patriarcati orientali, scelti dall’imperatore Basilio I come arbitri nella questione bulgara, assegnarono a Costantinopoli la giurisdizione sulla Chiesa bulgara, suscitando l’ira e lo smacco per i legati papali. Ben presto il patriarca Ignazio procedette alla consacrazione di un arcivescovo e di una decina di vescovi per la Bulgaria. Papa Adriano II venne a conoscenza degli atti del concilio grazie alla traduzione latina di Anastasio Bibliotecario, poiché gli atti in greco erano andati perduti nel viaggio di ritorno. Il papa rispose all’imperatore con una lettera del novembre 871, nella quale formalmente confermava il concilio, anche se protestava per la decisione presa circa la Bulgaria.
Il concilio fu ben presto ritenuto a Roma come l’ottavo ecumenico (così anche in una lettera di papa Giovanni VIII dell’875), mentre a Costantinopoli la sua autorità cominciò a vacillare già dall’871, poiché la causa di Fozio aveva molti sostenitori. Questo preoccupò il governo di Bisanzio, che voleva invece una definitiva rappacificazione. Tale politica fu perseguita nel decennio seguente il concilio: così esponenti foziani furono inviati nella missione bulgara; lo stesso Fozio fu richiamato a corte dove divenne precettore per i figli dell’imperatore. Ci fu pure una rappacificazione fra i due antichi avversari, così che, alla morte di Ignazio nell’ottobre 877, su richiesta dell’imperatore, Fozio salì al trono patriarcale di Costantinopoli, per un suo secondo mandato. Poco prima Basilio I si era rivolto a Roma pregando papa Giovanni VIII di inviare legati per un concilio di pacificazione definitiva della Chiesa bizantina. Quando i legati papali giunsero a Costantinopoli di trovarono di fronte Fozio e non più Ignazio. Dovettero perciò chiedere nuove istruzioni a Roma, mentre Basilio I e Fozio chiedevano al Papa di riconoscere il patriarca ed accoglierlo nella sua comunione. Papa Giovanni VIII, che tra l’altro aveva bisogno dell’aiuto bizantino contro gli attacchi dei saraceni, si decise nell’agosto 879 ad accettare le richieste di Costantinopoli, ma a certe condizioni: in particolare Fozio avrebbe dovuto chiedere perdono per la sua condotta passata, e la giurisdizione sulla Bulgaria avrebbe dovuto passare a Roma. Ovviamente queste richieste non potevano essere accettate a Costantinopoli, ma nella traduzione greca delle lettere papali questi punti furono mitigati. Il concilio si svolse nella chiesa di Santa Sofia tra il 17 novembre 879 e il 13 marzo 880. All’inizio vi parteciparono 378 vescovi, per la maggior parte foziani, i legati del papa di Roma e del patriarca di Gerusalemme. Al concilio non partecipò l’imperatore, e la presidenza fu affidata a Fozio, così come al Concilio di Nicea II era spettata al patriarca Tarasio. Nei discorsi iniziali si invitava il papa a dissociarsi da quelli che ancora mantengono un atteggiamento scismatico (gli ignaziani irriducibili) col pretesto della passata condanna di Fozio e si invitavano perciò i legati papali a fare opera di convincimento presso questi. Pur non rifiutando il principio secondo cui Roma era il centro della comunione ecclesiale, si voleva soprattutto la restaurazione dell’unità all’interno della Chiesa di Costantinopoli. I legati papali a loro volta ribadirono la posizione di Roma, ossia che la riabilitazione di Fozio spettava al Papa e che sulla Bulgaria il papa avanzava giuste pretese. Su quest’ultima questione il Patriarca di Costantinopoli mostrò la sua buona volontà dichiarando di non aver intrapreso in quelle terre nessun'azione ufficiale. Comunque già al termine della prima sessione Fozio ricordò come negli ultimi tempi si era riconciliato con Ignazio e sottolineò l’insistenza con cui l’imperatore l’aveva pregato di riprendere il suo posto. In questo modo il patriarca ottenne il consenso dei legati papali alla sua reintegrazione, mentre da entrambe le parti si passava sotto silenzio il concilio di dieci anni prima. Le deliberazioni del concilio furono sottoscritte da tutti nella sessione del 26 gennaio 880, con la riabilitazione di Fozio. Irrisolta rimase la questione bulgara, anche perché ora il khan Boris, desideroso d’una Chiesa autonoma, si oppose a qualsiasi intromissione di Roma. I legati papali furono i primi ad apporre la firma alle decisioni conciliari che di fatto abrogavano quelle dell’869-870, ed approvarono anche il pronunciamento di fede conciliare che, dopo aver confermato tutte le definizioni precedenti, vietava ogni mutamento, aggiunta o sottrazione al Simbolo niceno-costantinopolitano. Era un preciso avvertimento contro il Filioque, che tra l’altro Roma in quell’epoca non aveva ancora fatto proprio. Papa Giovanni VIII ratificò le deliberazioni del concilio dell’879-880, anche se non poteva essere pienamente soddisfatto, soprattutto dell’operato dei suoi legati, su cui manifestò delle riserve. Ma per la pace della Chiesa preferì accettare il concilio; cosa che non fecero i suoi successori, che non riconobbero mai la legittimità di Fozio. Questi comunque cadde una seconda volta in disgrazia, fu deposto dal seggio patriarcale di Costantinopoli nell’886 e finì i suoi giorni nell'891.

Fonte: Wikipedia

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