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sabato 31 marzo 2012

ALCUNI PROCESSI CELEBRI: GIOVANNA D’ARCO, Ruen, 30 maggio 1431

Giovanna d'Arco è un mistero. In un epoca in cui le donne venivano considerate esseri con poco senno e per lo più in balia di passioni e del demonio, lei si mette alla testa di un esercito, conquista la fiducia del re di Francia, libera città assediate, fa sì che un uomo inetto diventi, solo grazie a lei, Carlo VII. È una donna diversa, non inquadrabile nel modello di donna proposta dalla Chiesa e dalla società: il suo essere “altra” è una delle cause, assieme a quelle politiche, della sua fine drammatica. A tredici anni dice ai genitori Jacques e Isabelle: «Sento spesso voci di santi: Michele Arcangelo, Caterina di Alessandria, Margherita di Antiochia...». Ma ne riceve, afferma, solo pie esortazioni. Invece a diciassette anni confida: «Le “voci” mi comandano di liberare la Francia!». Il padre s’infuria, lei scappa e passa per matta.
Ma quando predice esattamente una sconfitta francese, i nobili della zona l’accompagnano dal re, che si trova a Chinon. Nel 1428 abbandona il suo villaggio a Domrémy, per iniziare la missione affidatale dalle voci: riunire la Francia. La sconfitta di Azincourt (1415) aveva segnato il definitivo declino del regno francese: re CarloVI aveva perso la Normandia e Parigi, mentre la Borgogna si era alleata con gli inglesi, solo Orleans sembrava resistere. Giovanna si rivela in questa situazione e si dedica a compiere la missione assegnatale dalle voci di santa Caterina, santa Margherita e dall’arcangelo Michele che dicono:

«Figlia di Dio, tu condurrai il delfino a Reims affinché vi sia degnamente consacrato, vai noi ti aiuteremo!».





Colma di fiducia in Dio, si mette in cammino verso Carlo VII. Nel villaggio di Sainte Catherine de Fierbois, fa una sosta e indica il punto in cui si diceva che Carlo Martello avesse sepolto la sua spada bel 732. Viene alla luce l’arma da cui Giovanna non si separerà mai, pur non usandola in combattimento. È con questa fiducia che si rivolge a  Carlo VII, 26 anni, debole, incerto, tormentato dal sospetto di essere figlio illegittimo: questa contadina analfabeta parla al re di vittoria, indovina i suoi pensieri presenti e passati, gli annuncia castighi celesti se non avesse salvato la Francia. Carlo teme che le voci di Giovanna vengano da Satana quindi la manda a Poitiers per essere esaminata da teologi e dai vescovi di Poitiers e Maguelonne, i dottori trovano in Giovanna solo bene, umiltà, vergogna e devozione. Giovanna d’Arco ha in mente un limpido progetto, che comincia dal risanamento dell’esercito: domina e persuade i comandanti, si impone alla truppa, riporta la disciplina, parla, rimprovera, stimola. Sa che alla Francia in ginocchio occorre subito una vittoria, e si mette alla testa delle truppe che liberano Orléans dall’assedio. Ora i soldati ritrovano una dignità, contenti di obbedire a Giovanna, anche se è assai dura con chi bestemmia.  Al termine di una guerra lampo durata meno di un mese la Pulzella realizza i due scopi della sua missione: liberare Orleans e portare Carlo a Reims, dove verrà unto re di Francia il 17 luglio 1429. Così la Francia ha un vero e indiscusso re, davanti al quale numerose città ostili ora aprono le porte. È la svolta politica e militare verso la rivincita: nel 1437 Carlo VII entrerà trionfalmente a Parigi. Mentre il re prepara accordi pacifici con gli inglesi, Giovanna viene catturata a Compiègne dai borgognoni ed è venduta agli inglesi  per 10000 lire tornesi, senza che né il re né i francesi facessero nulla. Giovanna passa da una prigione all’altra e viene sottoposta a processo come strega a Rouen, davanti a un tribunale presieduto da Pierre Cauchon, vescovo di Beauvais, e formato da quaranta tra inglesi e francesi anglofili. Durante la reclusione cinque soldati la sorvegliano giorno e notte e la chiamano puttana degli armagnacchi, ha catene ai polsi e alle caviglie che la trattengono alla parete e di notte la legano al letto per paura che possa fuggire con l’aiuto del demonio. Per verificare la sua pretesa di santità, gli inglesi impongono a Giovanna la prova della verginità da parte della duchessa di Bedford e di lady Anna Bavon. Giovanna viene interrogata la prima volta il 21 febbraio 1431: tiene testa ai giudici, ribadisce che le “voci” non l’hanno mai ingannata. Le domande degli inquisitori tentano di saggiare la sua forza teologica, cercano di scoprire in lei fantasie morbose indegne dello strumento di Dio che dice di essere:

«San Michele vi apparve nudo?».

Così risponde, sagacemente, Giovanna:

«Credete che Dio non abbia di che vestirlo?».

Ma prostrata da giorni di interrogatori e torture, dà risposte che saranno la sua rovina:

«Vi rifiutate di sottomettervi alla Chiesa? Rifiutate di rinnegare le vostre visioni diaboliche?».

«Mi rivolgo a Dio solo. Per ciò che riguarda le mie visioni, non accetto il giudizio di nessuno».

«Ecco una frase ben grave. Tra voi e Dio c’è la Chiesa. Volete o no sottomettervi ad essa?».

Convinta dalle promesse dei giudici, firmò una ritrattazione nella quale si riconosceva strega ed eretica, ma, pentita, aveva salva la vita. Il 28 maggio, la ragazza ritrattò la confessione, spinta dalle voci e venne condannata al rogo come relapsa. Il 30 maggio 1431, sulla piazza principale di Ruen, presieduta da 800 soldati per allontanare la folla, Giovanna d’Arco muore a solo diciannove anni, fissando il crocifisso che il suo confessore teneva alzato davanti a lei. Nel 1455 papa Callisto III ordinò la revisione del processo, con la sua piena riabilitazione. Giovanna è stata poi beatificata da Pio X nel 1909, e canonizzata da Benedetto XV nel 1920.

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