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sabato 31 marzo 2012

LA MAGIA RITUALE

Con il termine magia rituale si intendono le pratiche concrete della magia; tuttavia l’insieme è molto grande e comprende i due grandi sottoinsiemi quello positivo della magia naturale (teurgia e divina) e quello negativo della magia nera o geotia. La Magia rituale evoca forze e ed energie particolari e i Grimori rappresentavano le "istruzioni" per condurre le evocazioni magiche in tutta sicurezza. A seconda del tipo di forze evocate, si può fare una distinzione tra Teurgia per evocazioni di Magia Bianca (angelica) e Goetia per evocazioni di Magia Nera (diabolica).
La magia naturale chiedeva a Dio la potenza: il mago naturale era un adoratore di Dio, grazie al quale agiva e di cui vedeva il riflesso nel creato. Essa cercava negli angeli e in Dio la potenza per realizzare opere che non fossero peccato; non voleva piegare Dio al suo volere ma essere da aiutato nell’indagine della natura. Ecco che il mago per preparare la sua veste invocava Dio:

«O Padre creatore, anima delle stelle, somma sapienza, per tutte le tue potenze e virtù, degnati di santificare questa veste, preparata in tuo onore. Ti esorcizzo, veste per amore del Dio vero, per il Dio vivo ed eterno, che tutto creò dal nulla, e che nulla sia della mia opera impuro, ma ricco di virtù».



Tutto il creato, in quanto emanazione di Dio, aveva in sé il potere di curare. In tal senso è emblematica la figura di Alberto Magno, morto nel 1280 e divenuto santo e dottore della chiesa nel 1931: era un intellettuale coltissimo eppure non aveva il minimo dubbio sulle occulte proprietà delle erbe, delle pietre e degli animali. In un libro, erroneamente a lui attribuito ma che ben rappresenta il clima dell’epoca, è contenuto uno dei primi ricettari magici. Ecco cosa suggerisce per pacificare le tempeste e passare ogni corrente del fiume:

«Piglia la pietra detta corallo ed è di due colori: rosso e bianco, ed è esperimentato portato addosso restringe il sangue e scaccia la stultizia e aumenta la sapienza e vale contro gli pericoli della tempesta e del fiume».  

Anche il mago teurgico poteva invocare demoni, ma l’evocazione avveniva in nome di Dio e l’uomo si rimetteva al volere e desiderio divino:

«Ti scongiuro, Acham, per l’immagine e la sembianza di nostro Signore che con la sua passione e morte ha riscattato il genere umano! Voglio, in nome della sua provvidenza che tu sia qui all’istante».

Tutti i libri di magia sottolineano che in un’operazione magica non si hanno prospettive di successo a meno che il mago non adori Dio e non creda nella sua bontà. evocare un demone è possibile solo se concesso da chi li creò tutti.

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