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venerdì 26 aprile 2013

IL ROGO

La morte sul rogo è una forma di condanna capitale, utilizzata nei secoli passati in tutto il mondo e applicata soprattutto ai condannati per stregoneria, eresia e sodomia. Il condannato veniva solitamente legato ad un palo, sotto ed intorno al quale venivano posti abbondanti fasci di legname a cui veniva dato fuoco. La morte sopraggiungeva per gravissime ustioni prodotte al corpo, se il fuoco era rapido, e per il successivo annerimento della carne fino a ridurre in cenere il martirizzato. Se il fuoco era lento, invece, prima che il medesimo potesse giungere a dilaniare le carni si poteva morire per asfissia oppure per arresto cardiocircolatorio. È verosimile che questa forma di condanna a morte fosse presente nelle culture più antiche, ma le prime testimonianze di condanne al rogo sono di epoca romana e ci vengono fornite dai Martirologi e dalle Vite dei Santi, in cui vengono descritti i supplizi dei martiri del cristianesimo.
La condanna al rogo di questi da parte del Senato e degli imperatori romani non era molto frequente e si concludeva sempre con la salvezza del Santo a cui, poiché le fiamme non riuscivano a lambirlo, veniva staccata la testa. Nei primi anni dell'impero bizantino il rogo fu utilizzato come punizione per gli zoroastriani, come pena di contrappasso alla loro adorazione del fuoco sacro. Nei territori conquistati dai Vandali nell'Africa settentrionale, durante il Regno di Unerico la morte sul rogo fu dispensata a molti vescovi cattolici che si erano rifiutati di convertirsi all'arianesimo. Nella Bibbia la punizione del fuoco (Serefa) non era invece riferita al rogo come oggi lo intendiamo: ai condannati veniva fatto ingerire piombo fuso provocando la morte istantanea del reo dovuta alla distruzione delle vene e delle arterie del collo. La Serifa fu una delle quattro pene di morte prescritte dal libro sacro e, come le rimanenti (lapidazione, decapitazione e impiccagione) raramente fu praticata dagli ebrei. Al di fuori dell'area mediterranea il rogo è stato praticato da alcune civiltà precolombiane per cerimonie sacrificali e in India, dove nel passato, ma in alcune regioni la tradizione persiste ancor oggi, le donne sposate venivano sacrificate sulla pira ove ardevano i corpi dei mariti morti. Il rogo era usato anche da alcune tribù di Indiani d'America, in alternativa alla trafittura con frecce, per uccidere i nemici catturati. Nella cristianità il primo rogo per eresia, anche se vi sono testimonianze non comprovate di roghi di manichei nei primi secoli, venne disposto dal re Roberto II di Francia, un'autorità laica, nel 1022 per punire i vescovi di Orléans che avevano aderito ad un'eresia nella quale, secondo gli atti dell'accusa, gli adepti avrebbero sostenuto di avere visioni angeliche che comunicavano loro il vero significato delle Scritture, quali diretti discendenti degli apostoli. Tuttavia solo nel 1184 il Sinodo di Verona decise che il rogo fosse la condanna a morte ufficiale per l'eresia: prima di allora le autorità religiose, che dai tempi dell'impero carolingio non avevano a che fare con le eresie, si erano rivelate "morbide" nella lotta agli eretici, solitamente membri dello stesso clero, preferendo altre alternative alla condanna a morte, quali l'abiura sotto tortura. Fu soltanto con l'affermarsi del catarismo in Linguadoca e nel nord Italia che si decise di stroncare l'eresia attraverso punizioni esemplari. Tale decisione fu confermata sia dal Quarto Concilio Laterano (1215) che dal Sinodo di Tolosa (1229) e da tutti gli altri convegni ecumenici che si susseguiranno fino al diciassettesimo secolo. Scopo del rogo era quello di rimuovere ogni traccia dei colpevoli e dei loro peccati, purificando contemporaneamente i luoghi dove questi erano vissuti. Questi infatti, secondo l'ottica medioevale, rischiavano di essere soggetti di altri mali portati da eresia e stregoneria, quali carestie e pestilenze. Oltre a ciò, la riduzione in cenere del corpo impediva, secondo l'ideologia cristiana, la resurrezione[senza fonte]nel giorno del giudizio universale: era quindi un'esecuzione sia corporale che spirituale[senza fonte]. Le sentenze di condanna a morte per rogo medioevali avvenivano dopo un processo sommario, di stampo fortemente inquisitorio e associato a torture. I beni della persona condannata per eresia venivano confiscati dagli inquisitori ed entravano a far parte del patrimonio dell'ordine che aveva disposto la condanna. Gran parte della storiografia ritiene che sia stato proprio il desiderio di appropriarsi dell'oro dell'Ordine dei Templari a decretare la fine di quest'ultimo e il rogo dei suoi capi. Tra le personalità di spicco giustiziate tramite questo supplizio possiamo ricordare Jacques de Molay (1314), Jan Hus (1415), Giovanna D'Arco (1431) e Giordano Bruno (1600). Dopo l'affermarsi della riforma luterana e di quella calvinista la condanna a morte per rogo venne applicata da tutte le correnti religiose provocando un ingente numero di decessi. Al numero di esecuzioni di eretici vanno aggiunti i numerosi roghi comminati dall'autorità secolare, dopo sentenze dell'autorità ecclesiastica, a omosessuali e streghe. La persecuzione contro le donne accusate di stregoneria in particolare ebbe tra la fine del XV e l'inizio del XVII secolo una particolare recrudescenza, facendo numerose vittime in Europa e nel Nord America. Gli ultimi roghi per stregoneria in Europa avvennero tra il 1782 e il 1793 in Svizzera e in Polonia. Fin dal Medioevo, in Gran Bretagna, il rogo fu la pena capitale decretata per le donne condannate per tradimento (treason): questo poteva essere high treason quando si trattava di crimini commessi contro i sovrani o petty treason per l'uccisione di coloro che erano superiori per legge a chi commetteva il reato, come nel caso della moglie che uccideva il marito. Nel 1790, Sir Benjamin Hammett, riuscì a far approvare una legge al Parlamento inglese che pose fine sull'isola all'esecuzione capitale sul rogo. Le opinioni sul numero di esecuzioni effettivamente eseguite sono comunque molto divergenti: si va da un minimo pur sempre rilevante di cinquantamila (meno di cento in Italia) fino ad un massimo di cinque milioni, in un arco che comprende grossomodo l'inizio del XII secolo e la fine del XVII secolo.

Fonte: Wikipedia

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