Pagine

martedì 9 aprile 2013

INTERVISTA A FEDERICO SANAPO, STUDIOSO DI SAN GIOVANNI AL SEPOLCRO

Cosa hanno a che vedere i Cavalieri Templari e la leggenda del Santo Graal con il Tempietto di San Giovanni al Sepolcro? Forse nulla o forse tutto. Misteriosi simboli visibili sul portale di ingresso e all’interno della storica chiesa, sarebbero la chiave di lettura per svelare un mistero custodito per oltre duemila anni. A rivelarlo in un saggio dal titolo “San Giovanni al Sepolcro: il Segreto dei Templari” (pubblicato dall’Espresso - in vendita presso la libreria Camera a Sud a Brindisi e su www.ilmiolibro.it. Per saperne di più la pagina 
facebook "san giovanni al sepolcro:i segreti dei templari"), un giovane brindisino, Federico Sanapo. Ventiquattro anni e una innata passione per la storia, dopo aver dato alle stampe “Storia in sabbia del re” (Boopen Editore), interessante indagine storica sul mistero del Santo Graal, ha ripreso fogli e penna per svelare un nuovo mistero. Strani giochi di luce, richiami all’Antico Egitto e simbolismi che rimanderebbero al Sigillo di Salomone: cosa si cela tra le mura del Tempietto di San Giovanni al Sepolcro? A sentir il giovane studioso, l’interpretazione di un segreto millenario. Il perché lo rivela in una breve intervista. 

Partiamo dal principio: perché scrivere un saggio sul tempio di san giovanni al sepolcro? 

La ricerca non parte proprio dalla nostra Brindisi, ma da Otranto e precisamente dal mosaico della cattedrale, che copre tutto l’edificio idruntino. Nel mosaico, secondo quando decrittato dagli esperti, si nasconderebbe un messaggio importante per tutta l’umanità e che i Basiliani conoscevano. I Basiliani
erano un ordine monastico la cui sede principale nel Medioevo fu l’abbazia di San Nicola di Casole. Il monastero di Casole fu fondato proprio da Boemondo d’Altavilla, lo stesso personaggio che ha
costruito il Tempio di San Giovanni al Sepolcro di ritorno dalla prima crociata e tanto decantato nella Gerusalemme Liberata di Tasso. Pantaleone, un monaco idruntino, fece commissionare il grandioso mosaico della cattedrale di Otranto. Quali segreti conosceva questo monaco, ci si chiede? Perché nel mosaico sono presenti personaggi quali Re Salomone, Re Artù, la Regina di Saba e il Pardus Alatus? Quale l’obiettivo di Pantaleone? Tante domande che ancora non trovano risposte convincenti. Il mosaico idruntino parte da due elefanti che si accoppiano, dando così origine e sostenendo l’Albero della Vita, disegnato lungo tutto il mosaico. Confrontandomi con uno dei massimi esperti in esoterismo, che per anni ha studiato il mosaico,
ebbi modo di constatare, con mia grande sorpresa, che tutto quello che avevo studiato nel mio precedente saggio sul Santo Graal si rifletteva perfettamente nel mosaico di Otranto. Iniziai a far ricerche fino a quando, passeggiando per le vie brindisine, mi fermai a guardare il portale della chiesa di San Giovanni al Sepolcro.
Il disegno impresso sul portale riportava forse la medesima leggenda? Ero convinto che non ne sarebbe uscito niente, come puntualmente accade a un primo sguardo. Analizzando invece tutti i simboli presenti nel portale di ingresso del Tempietto, è emerso qualcosa di straordinario: evidenti richiami a una stirpe reale nascosta per più di 2000 anni, con chiarissimi riferimenti ai Merovingi, alla Maddalena e a Gesù. Ovviamente c’è chi è pronto a scommettere sulla falsità delle affermazioni da me riportate nella ricerca.

Quanto hai impiegato per completare il saggio e come hai proceduto nel lavoro? 

Tutto il lavoro è durato più di un anno, molte sono state le analogie da verificare e analizzare con dovizia di particolari. A me non piace dare risposte come si suol dire “campate per aria”, ma con fatti oggettivi e incontrovertibili.

A tuo parere san giovanni al sepolcro sarebbe la “sintesi” della leggenda del santo graal. in che senso? 

San Giovanni al Sepolcro ci “parla” del Graal in ogni sua parte, sin dall’ingresso. Cercherò di spiegare sinteticamente e in maniera più dettagliata, dato il discorso ampio, le parti principali del disegno. L’Albero della Vita a San Giovanni si diparte da un elefante con una coppa, emblema nel Medioevo della coppa-graal. L’elefante è simbolo di fertilità e forza. Vi sono poi dei pavoni simmetrici e l’albero con i pavoni simmetrici è l’Albero della Vita orientale, si usava molto nell’attuale Iran. I pavoni nel Medioevo simboleggiavano la fertilità. Sullo stipite della porta di ingresso del Tempietto il disegno continua con l’Albero che si diparte proprio da un Vaso, rimando al Santo Graal. Tutti i simboli, dai centauri alle nereidi e alla Dea Cibele che
compaiono nella grande tessera del disegno di San Giovanni, fanno riferimento a qualcosa che dall’acqua ha avuto origine, mentre i personaggi fanno riferimento alla forza dei capelli. Nel Medioevo la leggenda della forza che risiede nei capelli e quella della stirpe nata dall’acqua, si ritrovano nei primi Re Franchi, i Merovingi.


Federico Sanapo, stando al tuo saggio, la chiesa di san giovanni al sepolcro confermerebbe alcune teorie ritenute fantasiose dagli storici moderni, quali quelle della Dinastia Reale di gesù, sposo di maria maddalena. Perché?

Come citato ampiamente, da romanzi di dubbio valore storico, come il Codice da Vinci, i Merovingi sarebbero i diretti discendenti di Cristo. Sebbene nessuna fonte storica attesti questo, in aiuto ci possono venire dei racconti dell’epoca, come la Leggenda Aurea di Jacopo da Varrazze, in cui si narra il viaggio di Maddalena in Francia, insieme a Maria Salomè, Giuseppe di Arimatea e la stessa figlia di Maddalena, Sara l’Egiziana, probabilmente avuta da una relazione con lo stesso Gesù. Ma non solo, documenti canonici 
attesterebbero questo speciale rapporto tra Gesù e Maddalena: con l’Unzione di Betania, il Matrimonio Sacro ovvero Hieros Gamos, Gesù e Maria Maddalena avrebbero consolidato la loro unione, tesi poi confermata ampiamente nell’apocrifo Vangelo di Filippo e della stessa Maria Maddalena. 

Sempre secondo le tue ricerche, emergerebbero particolari che vorrebbero i templari legati alla massoneria. in che senso?

Di particolari ce ne sono a partire dall’ingresso della chiesa, dove secondo l’iconografia le due colonne sorrette da leoni stilofori rappresentano il vestibolo (ingresso) del Tempio di Salomone di Gerusalemme, ovvero Boaz (forza) e Jachin (solidità). Tra l’altro, i leoni di San Giovanni, si guardano tra loro. Nell’iconografia cristiana i leoni dovrebbero essere posti di fronte all’osservatore mentre i “nostri leoni” sono uno di fronte all’altro, come per mandarsi un messaggio speciale, quello nascosto nel portale attuale di ingresso al Tempio appunto. All’interno del Tempio troviamo lo stesso simbolismo, con due oculi, nel mezzo di due colonne, sempre le due colonne Boaz e Jachin. I due oculi rappresentano il Sole e la Luna. Questo simbolismo si ritrova nelle moderne logge massoniche. 

Quali i simboli scoperti casualmente dai custodi del tempietto e quali quelli venuti alla luce dalle tue indagini?

I simboli di San Giovanni sono stati tutti scoperti dagli addetti alla custodia del Tempio e sono diversi: il Nodo di Salomone, la Triplice Cinta, le croci Templari all’esterno del tempio, la nave templare normanna, Falcone e tanti altri. Sul retro del tempietto, nel bellissimo giardino per ora interdetto al pubblico, sono stati 
rinvenuti simboli dall’importanza fondamentale, come numerose triplici cinte circolari. Io mi sono invece addentrato nel significato profondo dei simboli, cercandone di risalire alle origini. Tra l’altro tutti i simboli scoperti sono di derivazione templare. I Templari si “appropriavano” di simboli di altre civiltà per trasmettere messaggi in codice.

Quale la scoperta più interessante o che ti ha emozionato di più? 

Sembrerà strano, ma non è stato il Graal a stupirmi e il suo segreto in questa ricerca. In sostanza mi ha stupito tutto il tempio, costruito con canoni di Geometria Sacra, utilizzando la Quadratura del Cerchio. è da recisare che nessun altro ordine nel Medioevo conosceva la geometria sacra come i Templari, autori anche delle grandi cattedrali medievali. E proprio a Brindisi ho avuto modo, (al ricordo ancora oggi rabbrividisco), di scoprire all’interno del tempio di San Giovanni al Sepolcro il simbolismo del Labirinto, che si forma nella stessa forma circolare del tempio. In pratica il pellegrino entrando da quella che è oggi la porta di ingresso, eseguiva una sorta di pellegrinaggio verso il centro della costruzione spostato rispetto all’asse originario. Non è un caso che il Nodo di Salomone, tra i cui significati c’è anche quello del Labirinto, si trovi disegnato 
proprio verso l’ipotetico centro del Labirinto. Non solo. Tantissimi sono i riferimenti all’antico Egitto, alla Rosa, simbolo del Graal, richiamata nella forma stessa e nella disposizione delle colonne, il codice alfa-numerico, 1631 A – M – F, che rimanderebbe alla perfezione della costruzione, costruito con il codice aureo 1,618, simbolo questo, inciso su una delle colonne del tempio. 

In sintesi, cosa è emerso dalle tue ricerche sul tempietto che non si sapeva?

Diciamo tutta la storia segreta che questo gioiello custodiva. Si è detto negli anni passati, che questo tempio non ha nulla a che fare con i Templari. Nulla di più sbagliato, il tempio probabilmente fu costruito dai Canonici Regolari del Santo Sepolcro, ordine fondato sul finire della prima crociata da Goffredo di Buglione, ed è storicamente accertato che questo ordine e i Templari erano in contatto e possedevano lo stesso corpus di dottrine. Tra l’altro il simbolismo all’interno della chiesa è prettamente templare. Alcuni dicono che furono gli stessi Cavalieri di San Giovanni, oggi di Malta, a tracciare i simboli templari. Ipotesi alquanto improbabile, a meno che, come vuole la tradizione, alcuni Templari, anche questo accertato storicamente, confluirono, dopo il processo farsa, proprio nelle file degli Ospedalieri o Cavalieri di Malta. Siamo di fronte alla prosecuzione dell’ordine templare. Difatti non tutti i Templari furono sterminati, al contrario molti riuscirono a fuggire fondando comunità segrete e prendendo parte anche alla famosa battaglia di Bannockburn in Scozia del 1314. 

Al momento non è stata avviato alcuna procedura volta ad accertare la genuinità dei reperti da te studiati. se potessi fare un appello a chi di competenza, cosa diresti?

La genuinità dei reperti è stata accertata dagli stessi addetti del Tempio e dagli amici del Gruppo Archeologico Brindisino, che prima di me si sono occupati dei simboli di San Giovanni. Le prime scoperte risalgono a circa due anni fa, ma di simboli ne stanno emergendo altri, più complessi e identici presso la chiesa di Santa Maria del Casale, nella parte che si apre sul chiostro. Si notano croci templari, compassi, e scacchiere templari. Insomma, un’altra Chinon, che va custodita, scoperta e valorizzata. Se potessi fare un 
appello mi rivolgerei a tutta la città di Brindisi, alla Sovrintendenza ai Beni Culturali, affinchè questi tesori vengano custoditi negli anni a venire e valorizzati a dovere. Con la dovuta valorizzazione di questi tesori di cultura e storia, si potrebbero anche creare delle opportunità di lavoro, anche piccole, per i nostri giovani. 
Vorrei infine ringraziare gli addetti del Tempio di San Giovanni, grazie alla cui disponibilità ho potuto, per lungo tempo, analizzare questo straordinario monumento.

Intervista tratta dalla rivista Freebrindisi

0 commenti:

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...