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sabato 20 aprile 2013

IL PRINCIPE ELETTORE

Principe elettore (in latino: princeps elector imperii oppure elector, in tedesco: Kurfürst) è una carica del Sacro Romano Impero, definita dalla Bolla d'Oro e assegnata ad un numero limitato di principi che costituivano il collegio elettorale al quale, a partire dal XIII secolo, spettava l'elezione dell'Imperatore. Nel medioevo e nella prima età moderna il collegio era composto da sette principi, tre dei quali erano ecclesiastici:

  • l'arcivescovo di Magonza (Arcicancelliere imperiale per la Germania e Presidente delle Diete)
  • l'arcivescovo di Treviri (Arcicancelliere imperiale per le Gallie)
  • l'arcivescovo di Colonia (Arcicancelliere imperiale per l'Italia)

Quattro erano invece i principi laici:

  • il Re di Boemia
  • il Duca di Sassonia
  • il Margravio del Brandeburgo
  • il Conte palatino del Reno

I principi elettori avevano l'abitudine di riunirsi nell'Unione elettorale, che se pur non aveva uno status giuridico preciso, permetteva all'imperatore di limitarsi nella consultazione ai principi più importanti e non all'intera Dieta Imperiale, cioè a tutti gli stati e i principi dell'Impero, che erano numerosissimi e variavano nel tempo a seguito di conquiste, annessioni, divisioni ereditarie. L'Unione elettorale non comprendeva l'elettore di Boemia, poiché spesso quest'ultimo era l'imperatore stesso, nella persona dell'arciduca d'Austria, re di Boemia e d'Ungheria (cioè quasi sempre un Asburgo a partire dal XV secolo).
La funzione del collegio elettorale ebbe una complicazione con la Riforma protestante: mentre i principi ecclesiastici rimasero cattolici, i principi elettori laici diventarono tutti protestanti tranne gli Asburgo (che persero anche per un certo periodo la carica elettorale legata al Regno di Boemia durante le guerre hussite e la guerra dei Trent'anni). Il frequente mutare delle dinastie nel Regno dei Franchi dell'Est prima, e nel Sacro Romano Impero poi, dai Carolingi ai Liudolfingi, dai Salici agli Hohenstaufen, rese quasi regolarmente necessaria l'elezione di un nuovo sovrano e di una nuova dinastia. Diversamente dalla gran parte degli Stati europei, il Sacro Romano Impero rimase pertanto una monarchia elettiva, allo stesso modo degli Stati romano-germanici sorti sulle macerie dell'Impero Romano. Anche il figlio di un sovrano in carica necessitava, per veder riconosciuto il proprio diritto di successione, del consenso e dell'elezione da parte dei cosiddetti grandi del Regno, elezione che non di rado avveniva quando il padre era ancora in vita.
Inizialmente tutti i principi imperiali avevano diritto a prender parte all'elezione del nuovo sovrano. Ma da sempre era esistita una cerchia più ristretta (i cosiddetti laudatores), cui spettava una sorta di diritto di selezionare le varie candidature. Non si trattava necessariamente dei principi più potenti, ma piuttosto di quelli maggiormente prestigiosi, che più di altri si avvicinavano al rango e alla dignità del sovrano.
Di essi facevano parte i tre arcivescovi di Magonza, Colonia e Treviri, oltre al Conte Palatino del Reno, perché i loro territori facevano parte dell'antico regno franco. L'elezione del sovrano era valida solamente se condivisa anche dai laudatores. Molto probabilmente il collegio dei principi elettori nasce proprio da questo gruppo privilegiato. La morte dell'Imperatore Enrico VI (1190-1197) pose fine anche al suo progetto (l'ultimo di questo tipo) di trasformare l'Impero in una monarchia ereditaria. Nella lotta per il trono tra Guelfi e Staufen che si scatenò subito dopo, e che avrebbe portato, nel 1198, all'elezione di due candidati al trono, papa Innocenzo III si propose come arbitro. L'incoronazione a sovrano di Germania era infatti, sin dai tempi di Ottone il Grande, legata all'incoronazione a Imperatore, che avveniva a Roma, ad opera del papa. Per questo i papi avevano un grande interesse ad esercitare un'influenza sull'elezione del re tedesco.
In quell'occasione Innocenzo III riuscì a far prevalere l'opinione che il consenso dei tre arcivescovi e del Conte Palatino del Reno fosse vincolante per una legittima elezione del Re. Attraverso il consenso dei principi ecclesiastici, il papato si assicurava così un influsso indiretto sulla scelta del sovrano tedesco - e di conseguenza, dell'imperatore. Agli inizi del XIII secolo questo nucleo iniziale venne ampliato includendo il Duca di Sassonia e il Margravio del Brandeburgo. Nello Sachsenspiegel di Eike von Repkow (1230) si può leggere: «Nella scelta dell'Imperatore il primo deve essere il vescovo di Magonza, il secondo quello di Treviri, il terzo quello di Colonia» seguono quindi i tre principi laici, mentre al Re di Boemia non viene riconosciuto esplicitamente il diritto di partecipare all'elezione «perché non è tedesco».
Fu dopo la morte di Guglielmo II d'Olanda (1256) che il collegio dei principi elettori divenne un'istituzione chiusa, che escludeva tutti i principi imperiali che non ne facevano parte dalla scelta del sovrano. In generale l'interregno rafforzò la posizione dei principi elettori, anche se questo rafforzamento si sarebbe mostrato in tutta la sua interezza solamente nel secolo successivo. Anche il Re di Boemia prese parte alle elezioni successive, anche se solo nel 1289 riuscì ad affermare la sua appartenenza permanente al collegio. Più tardi, durante le guerre hussite, venne sospesa la qualità di elettore del Re di Boemia. Il Codex Balduineus contiene la prima descrizione nota del Collegio dei Principi Elettori. L'elezione di Enrico di Lussemburgo (1308) diede anche dimostrazione di una nuova concezione del proprio ruolo da parte dei principi elettori, tutti e sei presenti in quell'occasione, i quali, insieme al neoeletto re, non chiesero l'approvazione papale, ma si limitarono a comunicare a papa Clemente V l'elezione di un nuovo Re (e futuro Imperatore), rendendo in questo modo manifesto che era sufficiente che il collegio eleggesse il re, e che non necessitava di alcuna approvazione esterna. Soprattutto, dopo l'esperienza dell'epoca di Adolfo di Nassau e Alberto I, i quali entrambi avevano praticato una politica dinastica rivolta in parte contro i Principi Elettori, quest'elezione rese altresì evidente che i Principi Elettori intendevano salvaguardare integralmente i loro privilegi, e che pretendevano che il Re eletto facesse altrettanto. Lo spazio di manovra del re veniva in questo modo limitato notevolmente, anche se Enrico VII cercò di rafforzare la propria posizione assicurandosi una base dinastica territoriale in Boemia e cercando in Italia un rinnovamento dell'istituzione imperiale. Nel 1338, con l'unione elettorale di Rhens, i principi elettori decisero di collaborare più strettamente, per decidere in maniera congiunta le future elezioni del sovrano. Da questa unione nacque più tardi il Collegio dei Principi elettori nel Reichstag. In quell'occasione stabilirono inoltre che al papa non spettava alcun diritto d'approvazione sulla nomina del sovrano da loro eletto. Il documento che sancisce queste decisioni, del 16 luglio 1338, recita:
« Secondo il diritto e secondo la tradizione, colui il quale è nominato Re dei Romani dai Principi Elettori dell'Impero, o, in caso di disaccordo, dalla maggioranza di essi, non necessita di alcuna nomina, approvazione, conferma, assenso o autorizzazione da parte della Santa Sede per l'amministrazione dei beni e dei diritti dell'Impero, né per assumere il titolo di re. » 
Quest'evoluzione ebbe termine nel 1508, quando l'imperatore Massimiliano I, si autonominò imperatore eletto dei romani, avendo sì l'approvazione del pontefice, ma senza essere da lui materialmente incoronato. Da quel momento, con l'eccezione di Carlo V, nessun imperatore venne più incoronato dal papa. Dal 1562 in poi la cerimonia di incoronazione ebbe luogo di solito a Francoforte, città nella quale avveniva l'elezione. Il titolo di Re dei Romani, che dal 1125 era appannaggio del Sovrano dell'impero dalla sua elezione sino all'incoronazione ad imperatore, da quel momento in poi fu riservato al successore designato di un imperatore ancora in vita.

Fonte: Wikipedia

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