Nel ciclo arturiano, Lancillotto del Lago (o semplicemente Lancillotto o Lance(l)lotto) è uno dei Cavalieri della Tavola rotonda. Nella maggior parte delle romanze francesi (e nelle opere da esse derivate) Lancillotto viene presentato come il più valoroso e fidato dei cavalieri al servizio di Re Artù. L'illecito e tragico amore tra Lancillotto e Ginevra (regina e moglie di Artù), che rompe l'equilibrio di Camelot (diventando una delle cause della sua caduta), fu uno dei simboli dell'amor cortese medioevale. È celebre, per esempio, la citazione dantesca di "Lancelotto e Ginevra" nel canto di Paolo e Francesca della Divina Commedia.
Ma s’a conoscer la prima radice
del nostro amor tu hai cotanto affetto,
dirò come colui che piange e dice. 126
Noi leggiavamo un giorno per diletto
di Lancialotto come amor lo strinse;
soli eravamo e sanza alcun sospetto. 129
Per più fïate li occhi ci sospinse
quella lettura, e scolorocci il viso;
ma solo un punto fu quel che ci vinse. 132
Quando leggemmo il disïato riso
esser basciato da cotanto amante,
questi, che mai da me non fia diviso, 135
la bocca mi basciò tutto tremante.
Galeotto fu ’l libro e chi lo scrisse:
quel giorno più non vi leggemmo avante".
(Inf.V.)
Benché Lancillotto sia uno dei personaggi più celebri del ciclo arturiano, e uno dei meglio noti al pubblico moderno, egli non appare nella leggenda originale. Vi è tuttora un certo dibattito riguardo a chi sia l'autore che ha inventato il personaggio di Lancillotto; certamente, fu Chrétien de Troyes il primo a farne il protagonista di romanzo, il celebre Lancillotto o il cavaliere della carretta. Lancillotto non viene menzionato da Goffredo di Monmouth in quella Historia Regum Britanniae da cui deriva gran parte della mitologia arturiana. Egli compare, invece, nell'opera di Chretien de Troyes (XII secolo). Il nome Lancillotto non ha radici celtiche evidenti, sebbene si sia ipotizzata una derivazione da Lance ap Lot ("Lance, figlio di Lot").
La presentazione di Lancillotto nelle opere di Chrétien de Troyes è complessa e contraddittoria. Nel suo primo poema, Erec et Enide, Lancillotto appare fra i cavalieri della corte di Artù, mentre in Cligés è un antagonista, un potente cavaliere che l'eroe della storia deve affrontare e battere. È in Lancillotto o il cavaliere della carretta che de Troyes introduce il Lancillotto destinato a entrare nella tradizione. Qui egli appare per la prima volta come miglior cavaliere della corte e amante della regina, un tema fondamentale per le successive caratterizzazioni del personaggio. La storia si sviluppa principalmente attorno al salvataggio di Ginevra dal castello di Meleagant (che, curiosamente, presenta come un compito che spetta a Lancillotto e non, come si penserebbe, ad Artù stesso). Nell'ultima opera di de Troyes, centrata sul personaggio di Parsifal, Lancillotto svolge un ruolo modesto, e così accade nelle opere che, in diversi periodi storici, si proposero di continuare il ciclo di racconti dello stesso de Troyes. Egli appare addirittura nuovamente come antagonista in alcuni racconti del ciclo di Tristano. Se alcuni elementi del personaggio Lancillotto potrebbero avere origini precedenti, come si vedrà in seguito, non ci sono motivi per ritenere che l'amore fra Lancillotto e Ginevra non sia originale dell'opera di de Troyes. Lo stesso de Troyes, comunque, non sostenne mai di aver inventato la storia; disse anzi che Il principe della carretta gli fu sostanzialmente commissionato dalla contessa Marie de Champagne, sua protettrice, figlia di Luigi VII di Francia e Eleonora d'Aquitania e in seguito moglie di Enrico II di Angiò e Inghilterra. Marie era una sostenitrice di quella visione dei rapporti fra i sessi che in seguito prese la forma dell'amore cortese (e che escludeva la possibilità di vero amore fra marito e moglie). In questo senso, l'amore fra Lancillotto e Ginevra è ancora più paradigmatico di quello, altrettanto famoso, fra Tristano e Isotta. Lancillotto era figlio di Re Ban di Benoic e della regina Elena. Il padre morì improvvisamente combattendo una rivolta causata dalla sua crudeltà (Lanzelet) o mentre fuggiva con la moglie per difendersi dall'aggressione del suo nemico Claudas (altre fonti); Lancillotto, ancora bambino, fu rapito dalla misteriosa Dama del Lago, che lo condusse nel suo regno. Nella romanza tedesca, questo luogo è rappresentato come un'isola abitata da sole donne, dove regna una primavera eterna; nella versione francese, il lago stesso è solo un miraggio che nasconde un vero e proprio regno con tanto di cavalieri (e dove si trovano anche i cugini di Lancillotto Lionel e Bors, figli del fratello minore di Ban). All'età di 15 (o 18) anni, Lancillotto chiede e ottiene di abbandonare il regno del lago per recarsi alla corte di Re Artù per essere nominato cavaliere. Da qui in avanti le avventure di Lancillotto differiscono nelle diverse fonti. In ogni caso, viene a sapere della sua origine regale e recupera il proprio posto nella società; nel Lancillotto in prosa, tuttavia, egli deve prima sconfiggere Claudas, il vecchio nemico di suo padre, in una guerra fra questi e i Cavalieri della Tavola Rotonda. Dopo aver riconquistato il suo rango, il Lancillotto del Lanzelet regna su una terra ereditata dalla moglie Iblis (il regno di Ban è governato da uno zio) e la storia si conclude come da tradizioni fiabesche. Le versioni in prosa riprendono invece il tema dell'amore illecito fra Lancillotto e Ginevra, in parte riproponendo fedelmente i fatti del racconto di de Troyes. Lancillotto rimane alla corte di Artù come cavaliere; fra le sue molte imprese, ha occasione di salvare Ginevra prigioniera nel castello di Meleagant. Mentre la passione fra lui e Ginevra si sviluppa, Lancillotto viene sedotto dalla figlia del Re Pescatore (che alcune fonti chiamano Elena) e con lei concepisce Galahad, destinato a vincere il Graal. La gelosia di Ginevra lo rende folle e lo convince a fuggire in esilio. Durante la lontananza dalla corte prende parte, invano, alla ricerca del Graal; riesce però a intravederlo, e perde conoscenza, rimanendo in questo stato per un numero di anni pari a quelli passati nel peccato. Alla fine, la sua relazione con Ginevra viene rivelata ad Artù dai figli. Sorpreso insieme alla regina, Lancillotto fugge, e la regina stessa viene condannata al rogo. Per impedire la morte dell'amata, Lancillotto assalta la corte con i suoi soldati, in una battaglia in cui muoiono molti cavalieri di Artù. Gli scontri fra Artù e Lancillotto, che minano in modo fatale l'equilibrio del regno, vengono interrotti dall'invasione romana prima e poi dal tradimento di Mordred; Lancillotto, che non vi prende parte, sopravvive ad Artù, Ginevra, e alla distruzione della Tavola Rotonda. Diventa eremita e trascorre la sua vecchiaia in odore di santità. Vi sono molti elementi della storia di Lancillotto, anche nella versione francese, che ricordano schemi tipici della fiaba e del folklore. Il rapimento del bambino Lancillotto da parte di una fata/maga, per esempio, ripete un tema ricorrente del folklore europeo, cosa che vale anche, evidentemente, per l'episodio del salvataggio della regina/principessa prigioniera in un castello. In molte fonti, Lancillotto si presenta alla corte di Artù distinguendosi per tre giorni consecutivi ai tornei di corte, ogni volta con un diverso travestimento; un altro episodio che ricorda da vicino l'uso della ripetizione tipica delle fiabe (si pensi alle tre case de I tre porcellini a cui il lupo bussa, la sequenza di osservazioni che Cappuccetto rosso rivolge alla "nonna", e così via). Questi elementi hanno condotto molti studiosi a ipotizzare che la storia di Lancillotto sia nata nel folklore come fiaba e solo successivamente sia stata integrata, da de Troyes o da altri autori precedenti, nel ciclo arturiano.
Fonte: Wikipedia
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