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martedì 12 febbraio 2013

CELESTINO V IL SANTO INGENUO FINITO, PREDA DELLA SUA CURIA

La nostra amica e medievista Elena Percivaldi ha rilasciato una intervista per il sito internet http://www.lapoliticaitaliana.it in cui con una analisi storica estremamente precisa ha ripercorso la storia delle dimissioni papali. 
"Celestino V, al secolo Pier del Morrone - sottolinea la medievista Elena Percivaldi - prese una decisione coraggiosa che, ai tempi, suscitò notevole scalpore. Scelse di farlo, nel dicembre 1294, a soli quattro mesi dalla consacrazione come una vera e propria liberazione, perché era stato eletto contro voglia, ma anche perché vittima, probabilmente, di un raggiro politico. Era un uomo schivo e amante della solitudine. La sua storia è quella di un contadino nato in una famiglia numerosa del Molise che aveva sin da giovane abbracciato il convento, ma la sua cultura era a dir poco sommaria e aveva grosse difficoltà persino ad esprimersi in latino corretto. Inoltre, quando fu scelto, era già in là con gli anni, aveva superato da un pezzo gli ottanta. Era vecchio, senza esperienza e con scarsissima cultura giuridica. Era un uomo degno sul piano morale, ma totalmente inadatto su quello politico e gestionale. Finì facile preda di uomini molto più scaltri di lui, a cominciare dal potentissimo cardinale Benedetto Caetani, il quale alimentò il suo già scarso entusiasmo spingendolo ad abbandonare l'incarico. Benedetto era un finissimo giurista e forse c'è la sua mano dietro la bolla, che Celestino avrebbe emanato (ma l'originale non ci è giunto, quindi la sua autenticità è ancora controversa) poco prima di dimettersi, in cui si contempla la possibilità da parte del papa di lasciare l'incarico per gravi motivi. Fatto sta che il 13 dicembre 1294 Celestino convocò un concistoro in cui 'spinto da legittime ragioni, per umiltà e debolezza', lasciava il pontificato "con l'intenzione di recuperare con la consolazione della vita di prima la tranquillità perduta". Nemmeno due settimane dopo, il Caetani (guarda caso) veniva eletto col nome di Bonifacio VIII. "I contemporanei rimasero sconcertati dal gesto inedito. Va detto però con chiarezza che non è affatto certo, ad esempio, che "l'ombra di colui / che fece per viltade il gran rifiuto" riconosciuta da Dante nel terzo canto dell'Inferno sia effettivamente quella di Celestino. Il sommo poeta non lo nomina, il suo altissimo senso dell'etica difficilmente poteva portarlo a condannare un uomo della levatura spirituale di Pietro. Per molti, Petrarca in primis, anzi, Celestino fu un modello di virtù, onestà e fulgore morale. Non per nulla fu santificato nel 1313".
Prima di Celestino abdicarono Benedetto IX e forse Giovanni XVIII e anche se ancora la carica di "papa" non era stata istituzionalizzata si dimise San Ponziano. Secondo la medievista la visita di un paio di anni fa di Benedetto XVI alla tomba di Celestino V rappresentò un ideale richiamo a quelle che forse già all'epoca erano le reali intenzioni di Benedetto XVI infatti così come Celestino V anch'egli rinuncia per una umana debolezza del proprio corpo. 

Si ringrazia Elena Percivaldi che ci ha permesso ti trarre spunto dalla sua intervista per il nostro articolo

Tutti i diritti riservati

Fonte: http://www.lapoliticaitaliana.it/

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