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giovedì 21 febbraio 2013

SVOLGIMENTO DEL CONCLAVE PASSO DOPO PASSO

Giunti nel coro della cappella, il cardinale decano (oppure nell'ordine seguente, il vice decano o il più anziano dei cardinali elettori secondo l'ordine cardinalizio consueto di precedenza, se uno o più dei precedenti sia assente o impedito o sia un cardinale non elettore) pronuncerà per tutti gli elettori il giuramento:

« Nos omnes et singuli in hac electione Summi Pontificis versantes Cardinales electores promittimus, vovemus et iuramus inviolate et ad unguem Nos esse fideliter et diligenter observaturos omnia quae continentur in Constitutione Apostolica Summi Pontificis Ioannis Pauli II, quae a verbis « Universi Dominici Gregis » incipit, data die XXII mensis Februarii anno MCMXCVI. Item promittimus, vovemus et iuramus, quicumque nostrum, Deo sic disponente, Romanus Pontifex erit electus, eum munus Petrinum Pastoris Ecclesiae universae fideliter exsecuturum esse atque spiritualia et temporalia iura libertatemque Sanctae Sedis integre ac strenue asserere atque tueri numquam esse destiturum. Praecipue autem promittimus et iuramus Nos religiosissime et quoad cunctos, sive clericos sive laicos, secretum esse servaturos de iis omnibus, quae ad electionem Romani Pontificis quomodolibet pertinent, et de iis, quae in loco electionis aguntur, scrutinium directe vel indirecte respicientibus; neque idem secretum quoquo modo violaturos sive perdurante novi Pontificis electione, sive etiam post, nisi expressa facultas ab eodem Pontifice tributa sit, itemque nulli consensioni, dissensioni, aliique cuilibet intercessioni, quibus auctoritates saeculares cuiuslibet ordinis et gradus, vel quivis hominum coetus vel personae singulae voluerint sese Pontificis electioni immiscere, auxilium vel favorem praestaturos. »

« Noi tutti e singoli Cardinali elettori presenti in questa elezione del Sommo Pontefice promettiamo, ci obblighiamo e giuriamo di osservare fedelmente e scrupolosamente tutte le prescrizioni contenute nella Costituzione apostolica del Sommo Pontefice Giovanni Paolo II, Universi Dominici Gregis, emanata il 22 febbraio 1996. Parimenti, promettiamo, ci obblighiamo e giuriamo che chiunque di noi, per divina disposizione, sia eletto Romano Pontefice, si impegnerà a svolgere fedelmente il munus Petrinum di Pastore della Chiesa universale e non mancherà di affermare e difendere strenuamente i diritti spirituali e temporali, nonché la libertà della Santa Sede. Soprattutto, promettiamo e giuriamo di osservare con la massima fedeltà e con tutti, sia chierici che laici, il segreto su tutto ciò che in qualsiasi modo riguarda l'elezione del Romano Pontefice e su ciò che avviene nel luogo dell'elezione, concernente direttamente o indirettamente lo scrutinio; di non violare in alcun modo questo segreto sia durante sia dopo l'elezione del nuovo Pontefice, a meno che non ne sia stata concessa esplicita autorizzazione dallo stesso Pontefice; di non prestare mai appoggio o favore a qualsiasi interferenza, opposizione o altra qualsiasi forma di intervento con cui autorità secolari di qualunque ordine e grado, o qualunque gruppo di persone o singoli volessero ingerirsi nell'elezione del Romano Pontefice. »

Poi ciascun cardinale singolarmente si reca all'Evangeliario e pronuncia l'ultima parte del giuramento:

« Et ego N. Cardinalis N. spondeo, voveo ac iuro. »
« Ed io N. Cardinale N. prometto, mi obbligo e giuro. »

posta la mano sul Vangelo, prosegue:

« Sic me Deus adiuvet et haec Sancta Dei Evangelia, quae manu mea tango. »
« Così Dio mi aiuti e questi Santi Evangeli che tocco con la mia mano. »

Quando tutti i cardinali avranno pronunciato il giuramento il maestro delle celebrazioni liturgiche pontificie pronuncia:

« Extra omnes. »
« Fuori tutti. »

Questo ordine invita tutti gli astanti, fuorché lo stesso maestro delle celebrazioni liturgiche pontificie, l'ecclesiastico incaricato di tenere la meditazione e i cardinali elettori, a uscire dalla Cappella Sistina. Il Maestro chiude la porta di accesso sotto chiave. L'ecclesiastico conduce la sua meditazione concernente i problemi della Chiesa e le qualità che il nuovo eletto dovrà possedere. Dopo la sua meditazione l'ecclesiastico lascia la cappella insieme al maestro delle celebrazioni liturgiche pontificie. Seguono le preghiere. Il cardinale decano chiederà se vi sono ancora dubbi relativi alle procedure. Con la chiarificazione dei dubbi, le operazioni di voto possono cominciare. I signori cardinali arrivati dopo l'inizio del conclave sono comunque ammessi. Un cardinale malato può lasciare il conclave e poi esserne riammesso, un cardinale che lasci il conclave per qualsiasi altra ragione, non può ritornarvi. Anche se nel passato i cardinali elettori potevano essere accompagnati da assistenti ("conclavisti"), ora solo un infermiere può accompagnare un cardinale che per motivi di salute necessita di assistenza, come confermato dal Collegio dei Cardinali. Per assolvere alle incombenze dell'elezione dovranno essere disponibili il segretario del collegio dei cardinali, Il maestro delle celebrazioni liturgiche pontificie, due cerimonieri, due religiosi addetti alla sacrestia pontificia e un ecclesiastico assistente del decano del collegio dei cardinali, tutti preventivamente approvati dal camerlengo di Santa Romana Chiesa e dai suoi tre cardinali assistenti pro tempore. Il camerlengo e i tre cardinali assistenti pro tempore sono obbligati a vigilare perché non venga violata la riservatezza sia prima sia durante sia dopo le operazioni di voto e di spoglio. La segretezza è imposta per tutta la durata del conclave: ai cardinali, ai conclavisti e a tutto il personale non è permesso rivelare informazioni in merito all'elezione. Ai cardinali è fatto divieto di conversare con persone fuori dal conclave o di comunicate per posta, per radio o per telefono. La violazione del segreto da parte del personale ammesso ad assolvere alle imcombenze del conclave è un reato punibile con la scomunica latae sententiae. Ai signori cardinali si fa ordine, graviter onerata ipsorum conscientia, di conservare il segreto anche dopo l'elezione del pontefice. Prima dell'inizio del conclave del 2005 furono utilizzate le più sofisticate tecnologie per identificare la presenza di dispositivi di sorveglianza o di intercettazione. La Universi Dominici Gregis vieta espressamente la presenza dei giornali, radio e televisione. Posto che la Universi Dominici Gregis abolisce le forme di elezione dette per acclamationem seu inspirationem e per compromissum, l'unica forma di elezione del Romano Pontefice ammessa è per scrutinium. Per la valida elezione sono richiesti i due terzi dei suffragi, conteggiati sul numero degli elettori presenti. Nel caso in cui il numero non sia divisibile per tre è necessario un voto in più. Agli scrutini si accede subito dopo la chiarificazione degli ultimi dubbi di voto. Nel caso in cui le elezioni inizino il pomeriggio del primo giorno di conclave, vi sarà un solo scrutinio. I giorni seguenti vi saranno due scrutini al mattino, due al pomeriggio. Ciascun scrutinio si divide in tre fasi:

Antescrutinium
Scrutinium vere proprieque
Post-scrutinium

Antescrutinium 

Questa prima fase prevede che i cerimonieri preparino e distribuiscano due o tre schede a ciascun cardinale elettore; che l'ultimo cardinale diacono estragga a sorte fra tutti i cardinali elettori, tre scrutatori, tre incaricati detti infirmarii che raccolgano i voti dei cardinali infermi presso la Domus Sanctae Marthae, e tre revisori; che i cardinali elettori, durante le votazioni, rimangano soli. Subito dopo la distribuzione delle schede, ma prima che gli elettori scrivano sulla propria scheda, il segretario del collegio dei cardinali, il maestro delle celebrazioni liturgiche pontificie ed i cerimonieri escono. L'ultimo cardinale diacono chiude e apre la porta ogni volta si renda necessario (ad esempio quando gli infirmarii escono con una cassetta per raccogliere i voti dei cardinali infermi presso la Domus Sanctae Marthae, e poi ritornano).
Ciascun cardinale elettore dispone di una scheda di forma rettangolare, con riportata la scritta

« Eligo in Summum Pontificem »

sotto la quale ognuno scriverà con grafia non riconoscibile il nome del cardinale che intende eleggere a Romano Pontefice.

Scrutinium vere proprieque

Quindi un cardinale alla volta si reca, tenendo in mano la scheda piegata in due e ben visibile, presso l'altare dove sono i tre scrutatori e un'urna con un piatto appoggiatovi sopra. Arrivato dinanzi all'affresco Giudizio Universale di Michelangelo pronuncerà il giuramento:

« Testor Christum Dominum, qui me iudicaturus est, me eum eligere, quem secundum Deum iudico eligi debere. »
« Chiamo a testimone Cristo Signore, il quale mi giudicherà, che il mio voto è dato a colui che, secondo Dio, ritengo debba essere eletto. »

e posta la scheda sul piatto, lo alzerà per lasciarla scivolare all'interno dell'urna; quindi tornerà al proprio posto. Compiute le operazioni di voto si procede alle operazioni di spoglio. Il primo scrutatore agita le schede nell'urna per mescolarle mentre l'ultimo scrutatore le conteggia una ad una ponendole in un'altra urna vuota, più piccola. Se il numero non corrispondesse al numero dei cardinali elettori le schede andrebbero bruciate subito, senza spoglio. Il primo e il secondo scrutatore osservano e leggono il nome scritto su ciascuna scheda, mentre l'ultimo lo pronuncia a voce alta perché anche i cardinali elettori possano tenere il conto. Ciascun scrutatore riporta i voti in appositi fogli. L'ultimo scrutatore legge le schede e contemporaneamente le fora dalla parte interna, dove si trova la parola "Eligo", per farvi passare un filo. Una volta finito lo spoglio, l'ultimo scrutatore fa un nodo ai due capi del filo e lo pone in un contenitore.

Post-scrutinium

Quest'ultima fase comprende il conteggio dei voti e il bruciamento delle schede nella stufa, solo dopo il secondo scrutinio eccetto per il pomeriggio del primo giorno o in caso di avvenuta elezione già al primo scrutinio. Gli scrutatori assommano i voti che ciascuno ha riportato. Sia che il quorum sia stato raggiunto sia in caso di esito negativo i revisori devono controllare tutte le schede e le annotazioni degli scrutatori per vigilare sul loro operato. Se il quorum non è stato raggiunto si procede a un'immediata nuova votazione, eccetto che per il primo giorno di conclave. Nel secondo scrutinio i cardinali ripeteranno le stesse operazioni ma senza pronunciare di nuovo il giuramento o altre ripetizioni. Al termine della seconda votazione e prima che i cardinali abbandonino la Sistina, le schede del secondo e del primo scrutinio vengono bruciate dagli scrutatori, dal segretario del collegio e dai cerimonieri, richiamati dall'ultimo cardinale diacono. Si fa ordine a ciascun cardinale di consegnare i propri appunti al camerlengo o ai cardinali assistenti, affinché anch'essi siano bruciati. È inoltre previsto che il camerlengo e i cardinali assistenti stilino una relazione sull'esito di ciascuna sessione di voto da consegnare al nuovo pontefice in una busta sigillata.

Se per un candidato i voti raggiungono i due terzi dei votanti, l'elezione del pontefice è canonicamente valida. L'ultimo dell'ordine dei cardinali diaconi richiama il maestro delle celebrazioni liturgiche e il segretario del collegio cardinalizio. Il decano o il vice decano oppure il primo cardinale dei cardinali vescovi si rivolge all'eletto dicendo:

« Acceptasne electionem de te canonice factam in Summum Pontificem? »
« Accetti la tua elezione canonica a Sommo Pontefice? »

e a risposta affermativa, soggiunge:

« Quo nomine vis vocari? »
« Come vuoi essere chiamato? »

Il candidato risponderà con il nome pontificale. Dopo l'accettazione si bruciano le schede, facendo in modo che dalla piazza San Pietro possa vedersi la classica fumata bianca. L'Ordo rituum conclavis prevede che, se il candidato non fosse vescovo, venga subito consacrato; lo stesso Ordo regola le procedure da seguire nel caso l'eletto risieda fuori del Conclave. Al termine del conclave il papa neo-eletto si ritira nella "stanza delle lacrime", ovvero nella sacrestia della Cappella Sistina, per indossare per la prima volta i paramenti papali con i quali si presenterà in pubblico dalla Loggia delle benedizioni della basilica di San Pietro. Il nome di tale luogo deriva dal fatto che, si presume, il pontefice scoppi a piangere per la commozione e per il peso della responsabilità del ruolo che è chiamato a svolgere. Tradizionalmente, nella sacrestia sono presenti paramenti papali di tre diverse misure, che possono approssimativamente adattarsi alla taglia del nuovo eletto. Famosa in proposito è la vicenda del neo-eletto Giovanni XXIII, pontefice piuttosto robusto, per adattare al quale gli abiti della taglia più ampia fu necessario tagliarli ampiamente e poi fermarli con spille da balia. Nel caso teorico che il papa eletto non fosse un cardinale partecipante al conclave, la vestizione del nuovo papa avverrebbe sul luogo dell'annuncio.

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