Una tomba nella necropoli etrusca di Tarquinia, graffiti medioevali che rimandano ad atti sessuali di natura rituale, croci, simboli e un’iscrizione O.T.E.M che si lascia tradurre con facilità: Ordine Templare.
Non è l’ultimo thriller tra storia e miti di Dan Brown. Non è letteratura romanzesca né testimonianza di quel filone documentaristico dallo scarso rigore scientifico. E’ il frutto del lunghissimo lavoro di appassionata analisi e minuziosa ricerca di cui Carlo Tedeschi, professore di Paleografia Latina presso l’Università di Chieti-Pescara, martedì 19 febbraio anticiperà i risultati presentando presso il Museo Etrusco di Villa Giulia il volume “Graffiti templari. Strutture e simboli medievali in una tomba etrusca a Tarquinia” (casa editrice Viella). “La prima volta che sono entrato all’interno della Tomba Bartoccini era il 2000 – racconta Carlo Tedeschi - Avevo visto delle fotografie del suo interno sul Catalogo della Pittura Etrusca di Tarquinia di Stefan Steingraber. E vi avevo immediatamente riconosciuto alcuni graffiti riconducibili al Medioevo. Ma quando misi piede per la prima volta dentro alla tomba le idee non si chiarirono per niente”. Scoperta nel luglio del 1959, infatti, la tomba Bartoccini fu integralmente restaurata solo nel 2004. “Quando vi rientrai nel 2009 le cose cominciarono a chiarirsi: si trattava sicuramente di graffiti in volgare, ed era la prima volta che se ne rinvenivano nell’Alto Lazio. Ma c’era un verbo che alludeva inequivocabilmente ad atti sessuali e si ripeteva quasi in ognuna delle iscrizioni. Ne conclusi che la tomba doveva essersi trasformata, in epoca medievale, in un luogo di incontri di piacere”. Ma non tutto era chiaro. Anzi. “Parecchie cose non mi quadravano affatto. Era evidente che le iscrizioni erano tutte della stessa mano. E, dall’esame delle decorazioni che affollano le pareti, era chiaro che affianco ad un gran numero di scritte profane vi erano anche numerosi segni di esplicita valenza simbolico-religiosa: croci presenti ovunque, numerose stelle a cinque punte, la cornucopia”. Eppure, proprio come in un romanzo, Tedesco aveva la sensazione che il mistero non fosse completamente svelato: “c’erano due parole: frater e magister che apparivano in più graffiti. I frequentatori quindi facevano parte di un ordine religioso che tra i suoi gradi gerarchici prevedeva anche la figura del magister. Ripensai alle decorazioni, alla grande croce latina sopra l’ingresso della sala più interna, alla decorazione murale della tomba a scacchiera bianca e rossa che rimanda inequivocabilmente ai colori simbolo dei cavalieri Templari, alla simbologia e ai riti che dai testi antichi si collegano alla vita dell’ordine. Avevo bisogno solo di un sigillo che certificasse la veridicità della mia ipotesi”.
Il sigillo arrivò dal graffito n°13. Recitava: “SI FOTEO QUESTA GROTA F. RAINERI RANIERUS OTEM”. Tradussi quindi che un certo Ranieri aveva svolto pratiche sessuali in quella che chiamava la “grotta”. Ma Ranieri è seguito da un’abbreviazione OTEM che poteva essere tradotta in un solo modo: O(rdinis) Tem(pli) e cioè Ordine Templare”. Carlo Tedesco a quel punto riunisce tutti i tasselli del puzzle e arriva alla sua conclusione: in una tomba etrusca di Tarquinia un corpus di graffiti, rinviano ad atti di natura sessuale da riferire a personaggi dell’area templare.
“Per convincermi che si trattasse della prima testimonianza della frequentazione per usi rituali a sfondo sessuale da parte di Cavalieri dell’Ordine dei Templari – ammette Tedesco – ho dovuto quasi far violenza a me stesso. Un argomento spinoso, controverso, che scivola con facilità dalla storia al mito, destinato a sollevare un vespaio. Mi sono confrontato con molti studiosi e devo ringraziare Maria Cataldi e Gabriella Scapaticci della Soprintendenza Archeologica per l’Etruria Meridionale che mi hanno facilitato nelle ricerche. Certamente ci sarà chi non sarà d’accordo, come sempre quando si tratta di Templari. Ma io faccio il paleografo. Ho raccolto dei dati e quei dati portavano inequivocabilmente in una direzione”. “Che le tombe etrusche possano darci ancora molte soddisfazioni, continuando a fornirci nuovi spunti di studio non è una sorpresa per nessuno – commenta la soprintendente per i Beni Archeologici dell’Etruria Meridionale Alfonsina Russo che ha messo a disposizione il museo di Villa Giulia per la presentazione del volume - certo è che questi studi sono particolarmente importanti perché proverebbero per la prima volta una frequentazione rituale di una tomba tarquinese da parte di cavalieri templari. E aprire nuovi percorsi di interpretazione, anche inediti, è fondamentale per continuare a tenere viva l’attenzione su un patrimonio prezioso e unico al mondo come quello etrusco. Un patrimonio che non va solo conservato, ma valorizzato anche attraverso nuovi studi”.
Fonte: IlMessaggero.it
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