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mercoledì 6 febbraio 2013

RICCARDO III - SCHELETRO RITROVATO E MITOLOGIE AFFOSSATE

Riccardo III ritrovato, e presente di nuovo in tutta la sua importanza nella storia inglese grazie a una doppia, ardita, indagine archeologica e genealogica. Come si è appreso dalla stampa internazionale, il corpo del sovrano inglese (1452-1485), morto in età ancora giovane ma già minato da alcune malattie diffuse dell’epoca in cui visse (come una grave forma di scoliosi), è stato rinvenuto dagli studiosi dell’università di Leicester al di sotto di quello che fu il pavimento della chiesa locale dei Frati minori, poi demolita dai protestanti: uno spazio ora occupato da un posteggio ma evidentemente luogo  ancora ben riconoscibile all’occhio esperto degli archeologi, in grado di individuare antichi siti su cui si sono sovrapposte nuove strutture. Il re, secondo gli appassionati componenti della Società Riccardo III, è una tra le vittime preferite della storiografia collegata alla politica, e quindi della leggenda negativa che spesso accompagna gli sconfitti. Le notizie su di lui, infatti, possono essere ricondotte ad una fonte primaria che è costituita dalle informazioni fornite dal cardinale John Morton, già in disgrazia presso la vecchia Dinastia e nominato dal nuovo re Enrico VII Tudor Lord cancelliere ed arcivescovo di Canterbury. Fu questo dignitario della nuova famiglia reale Tudor, tra l’altro grande amministratore pubblico, a trasmettere a S.Tommaso Moro molti elementi indispensabili per la stesura della sua opera Storia del Re Riccardo III, scritta in anni in cui ancora prevalenti erano i rancori e le esagerazioni sulla figura del defunto Sovrano, ultimo esponente di un Casato nemico. A dare il colpo di grazia sarebbe poi stato William Shakespeare che nella sua famosa tragedia Riccardo III avrebbe universalmente raffigurato la figura del Re come uomo cattivo, deforme e vile (al contrario del fratello e predecessore Edoardo che era alto, bello, prestante e che si presentava in battaglia ricoperto da un’armatura dorata), condensando i suoi difetti nella celebre frase “Il mio regno per un cavallo”.
Non era così. Fin dalla più giovane età, il Monarca si era dimostrato valorosissimo soldato, tanto che per le sue imprese fu ricompensato con grandi proprietà nel Nord dell’Inghilterra. Inoltre fu indiscussa la sua devozione al fratello Eduardo IV. Piuttosto, le principali colpe che gli vengono generalmente attribuite, come la misteriosa morte del fratello Giorgio e l’esclusione dal trono dei figli di Edoardo, vanno riconsiderate. Giorgio, infatti, era stato condannato a morte e recluso in carcere da Eduardo IV perché accusato di tradimento. E i suoi figli Edoardo e Margherita, furono esclusi dalla linea di successione (nonostante l’adozione e l’influenza della zia, la regina Anna Neville) per problemi squisitamente pratici. Il principe Edoardo, infatti, secondo l’opinione storica moderna, era un ragazzo ritardato e fu più tardi fatto uccidere dai Tudor per timore che potesse divenire una pedina politica dei nemici della nuova Dinastia; e prima di sua sorella l’altro cugino Giovanni conte di Lincoln, figlio della sorella di Riccardo III, aveva diritto ad ereditare il Trono, come accadde quando Riccardo stesso lo nominò suo erede. C’è poi l’accusa di aver usurpato la Corona di suo nipote Edoardo V, averlo fatto arrestare col fratello duca di York e uccidere nella Torre. In realtà, il fosco episodio deve essere inteso nella più guerra politica che opponeva la famiglia della regina Elisabetta Woodville, madre di Edoardo V, alla grande Casa dei Warwik. I fratelli della regina avevano conseguito enorme e rapida influenza politica nel Regno e la casa di Warwik  temeva di perdere il proprio sotterraneo potere a causa delle intromissioni di questi giovani, sposati alle più importanti e ricche dame d’Inghilterra.  Lo stesso Riccardo che per volontà testamentaria del re Edoardo IV era stato nominato reggente del Trono, era diventato sicuro che i Woodville avrebbero potuto estrometterlo e tenere in pugno l’intero Stato. Il reggente  piano ideò dunque un piano che comprese l’arresto del fratello della regina Antonio Woodville e il figlio che ella aveva avuto dal primo marito, Richard Grey, ordinandone la condanna a morte. Il giovane re Edoardo venne trasferito nella Torre di Londra in attesa dell’incoronazione, ufficialmente per motivi di sicurezza; mentre Elisabetta si rifugiò con le figlie in una chiesa, protetta dal diritto di asilo ma iniziando però a complottare contro Riccardo insieme al barone di Hastings. Poco dopo il reggente con atto del Parlamento (il Titulus Regius) faceva dichiarare illegittimo il matrimonio fra la stessa Elisabetta e il defunto Edoardo e quindi illegittima la loro discendenza, in base al principio di legittimità, essenziale nelle società antiche. Riccardo aveva trovato infatti un testimone in grado di affermare che Edoardo IV, al momento del matrimonio con Elisabetta, era già impegnato da una promessa nuziale vincolante con Eleanor Talbot, appartenente a una grande famiglia del Regno. Riccardo, peraltro, una volta divenuto re, giurò pubblicamente che Elisabetta e le figlie avrebbero potuto lasciare il loro asilo senza essere arrestate e garantendo in seguito per le ragazze matrimoni importanti, come in effetti fu. Successivamente, una tra loro, Elizabeth, sposò il re Enrico VII Tudor e fu madre di Enrico VIII. Riccardo III fu travolto presto dalle congiure di palazzo che si alternavano nella storia inglese nell’ambito della guerra tra le Due Rose. Nobili e comandanti abbandonavano gli schieramenti per abbracciare la causa del maggior offerente. Così, mentre solo un anno prima l’aristocrazia aveva partecipato alla sua incoronazione, quando le truppe Lancaster guidate da Enrico Tudor si apprestarono ad attaccarlo i maggiori nobili lo abbandonarono. Fra le poche eccezioni fu il grande soldato John Howard duca di Norfolk il quale, avvertito che i dignitari del Regno stavano abbandonando il sovrano, rispose che come aveva servito il re fedelmente, ora lo avrebbe seguito sul campo virilmente. Affrontando la battaglia a Bosworth Field  nell’agosto 1485, Riccardo compì l’ultima impresa morendo coraggiosamente sul campo di combattimento. Il suo fedele duca fu privato di tutti gli onori nel 1485 per atto del Parlamento, il figlio Thomas incarcerato per tre anni e solo nel 1514 venne a quest’ultimo riconsegnato il titolo di duca di Norfolk. Lo scheletro rinvenuto a Leicester presentava le stesse ferite che la storia attribuiva al re. Ma la prova del Dna compiuta grazie al confronto col discendente di una sorella di Riccardo, Michael Ibsen, rintracciato grazie a una ricerca genealogica, ne ha consentito l’identificazione precisa. Ora la città di Leicester si appresta ad onorare un uomo incompreso dalla storia. Un esempio che andrebbe portato avanti in tante altre Nazioni dove antichi e nuovi conflitti vengono ricordati e alimentati da una mitologia “eroica” in grado solo di suscitare favole e rancori.

Articolo di Carmelo Currò Troiano. Tutti i diritti riservati

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