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mercoledì 13 febbraio 2013

LATINO: LINGUA VIVA O MORTA?

L'annuncio delle dimissioni papali è stato dato in latino, al che sorge una domanda: il latino è una lingua viva o una lingua morta? Con la caduta dell'impero romano, il latino venne ancora usato per secoli come unica lingua scritta nel mondo che era stato romano. Nelle cancellerie dei re, nella curia romana, nella liturgia della Chiesa cattolica, nella produzione dei libri l'unica lingua era il latino; ma era un latino sempre più corrotto e sempre più influenzato dal linguaggio parlato. Infatti in un periodo difficilissimo da stabilire tra il tardo impero e l'alto Medioevo il latino volgare aveva incominciato a differenziarsi dando origine prima al protoromanzo e poi alle prime fasi delle attuali Lingue romanze (fra cui anche l'italiano). Una reazione si ebbe intorno all'800 con il Rinascimento carolingio, quando Carlo Magno riunì intorno a sé i maggiori dotti dell'epoca, come il longobardo Paolo Diacono e l'angloAlcuino di York, cui diede il compito di riorganizzare la cultura e l'insegnamento nel territorio del suo impero. La cosciente operazione di recupero, restituendo la correttezza al latino, ne sancì però definitivamente la natura di lingua artificiale, e la separazione dalla lingua parlata. Non è un caso che immediatamente dopo, per la prima volta, fu scritta consapevolmente una lingua romanza, ormai individuata come entità diversa dal latino: il francese del giuramento di Strasburgo, dell'842. Dopo il Mille nacquero le università (la prima fu quella di Bologna), e l'insegnamento, per persone che giungevano da tutta l'Europa, era rigorosamente in latino: un latino certo che non poteva più dirsi la lingua di Cicerone o di Orazio. I dotti delle università elaborarono un latino particolare, detto scolastico, adatto a esprimere i concetti astratti e ricchi di sfumature elaborati dalla filosofia dell'epoca, chiamata appunto scolastica. Il latino non era dunque più la lingua di comunicazione che era stata nel mondo romano; nondimeno era una lingua viva e vitale, tutt'altro che statica. Col tempo però anche questo fu visto come una depravazione della gloriosa lingua della Roma classica. Nel XIV secolo in Italia sorse un movimento culturale che, parallelamente alla riscoperta e rivalutazione del mondo classico e pagano, favorì un rinnovato interesse per il latino antico: esso prende il nome di Umanesimo. Cominciato già col Petrarca, ebbe i suoi maggiori esponenti inPoggio Bracciolini, Lorenzo Valla, Marsilio Ficino e Coluccio Salutati. La lingua classica divenne oggetto di studi approfonditissimi che segnarono di fatto la nascita della disciplina chiamata filologia classica. In età moderna, il latino fu ancora usato come lingua della filosofia e della scienza, sia in Italia che all'estero (Thomas More, Erasmo da Rotterdam, Thomas Hobbes, Christophe de Longueil ecc.) e in latino scrissero anche i primi scienziati moderni come Copernico e Newton (Galilei invece preferì l'italiano) fino almeno al XVIII secolo, quando anche in questo ruolo il latino fu sostituito dalle varie lingue nazionali (francese, inglese, tedesco ecc.). Strano, ma vero: la maggior parte dei documenti (libri, manoscritti, epigrafi, ecc.) prodotti in lingua latina non risalgono al periodo classico, i cui testi ammontano a circa 600 unità, bensì ai periodi successivi, cioè il Medioevo e l'età moderna. Studi recenti hanno, infatti, rivelato l'esistenza di un patrimonio letterario che conta oltre 18000 testi accertati, la maggior parte dei quali resta tuttora inedita.

Articolo tratto da Virgilio Notizie

Per molti è solo una lingua morta, per altri è invece un punto di riferimento culturale insostituibile e vivissimo. Il latino è ancora un pilastro della scuola italiana. Determinante al liceo classico e allo scientifico, resta croce e delizia di milioni di studenti italiani. Inevitabile che almeno una volta nella vita qualcuno, imbattendosi in un'ingarbugliata versione di Cicerone o Seneca, si sia lasciato scappare: ma che senso ha studiare oggi questa lingua? Cosa c'entra la consecutio temporum con l'era digitale? Apre davvero la mente, come dicono, o è solo un artificioso esercizio di cultura fine a sé stessa? L'interrogativo resta sempre strisciante e divide gli studenti e i classicisti. Di sicuro il latino oggi continua ad esercitare un grandissimo fascino a livello istituzionale: non è infrequente sentire un politico sparare un aforisma in latinorum oppure qualche avvocato aggrapparsi a una citazione dotta per far colpo su giudice e pubblico. Parte del linguaggio tecnico-giuridico è ancora rimasto fermo alle diciture ereditate dal passato classico, mentre il latino resta la lingua universale utilizzata dal Vaticano. Da più parti c'è la continua richiesta di tornare addirittura alla liturgia (in tutto o in parte) in latino. A dimostrazione di quanto poco morta sia la lingua dei classici.

C’è chi dice basta latino

Di recente alcune amministrazioni locali britanniche hanno invitato il personale ad evitare alcune termini latini. Parole come “bona fide, alias, alibi” sarebbero infatti di difficile comprensione per i cittadini e per questo andrebbero abolite. Per questo comuni come Bournemouth e di Salisbury hanno adottato una “politica di linguaggio semplice”, stilando una lista di 19 vocaboli da evitare e da sostituire. Chi prima utilizzava "ad hoc", per esempio, adesso dovrà dire "apposito". 

Il latino non è morto

In una Europa in cui l'inglese è la lingua ufficiale, il latino continua curiosamente ad essere utilizzato. Esiste infatti un giornale online, chiamato "Ephemeris", che ha la particolarità di trattare temi di attualità nella lingua della Roma antica. C'è poi una stazione radio finlandese, la "Yle Radio1", che trasmette addirittura, dal 1989, un notiziario nella lingua di Cesare, fornendo così un buon esempio di latino moderno. Non manca neanche "Grex latine loquentium", un luogo d'incontro dove è possibile discutere in latino sugli argomenti più diversi con persone che si trovano in ogni parte del mondo. Stanno poi sorgendo, in diverse realtà geografiche, dei circoli che al di là di ogni barriera nazionale operano in tutto il mondo al fine comune di diffondere la cultura e la civiltà latina, e di promuovere l’uso del latino come lingua viva. Questi circoli spesso organizzano varie iniziative: seminari, incontri conviviali, cene, brevi spettacoli e conferenze su argomenti di attualità, svolte in un piano e trasparente latino. Il tutto mentre c’è chi continua a uno spreco di tempo.  E’ così, il latino o si ama o si odia. C'è chi è convinto che sia un ottimo allenamento per la mente e una vera e propria ginnastica per i “muscoli cerebrali” e chi ritiene che sia una lingua morta e totalmente inutile. Del resto de gustibus non disputandum est. 

Fonte: Wikipedia


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