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sabato 29 marzo 2014

IL PROCESSO AI TEMPLARI - 3

In quei mesi dell’estate 1307, papa Clemente V era angustiato per via di ripetute denunce che gli provenivano da parte di Filippo il Bello, denunce circa una strana forma di corruzione che secondo il sovrano aveva completamente infettato l’ordine del Tempio. Poiché Filippo il Bello aveva fatto diffondere queste dicerie presso le maggiori corti d’Europa, agli inizi dell’estate 1307 il Gran Maestro frate Jacques de Molay si era rivolto al papa chiedendogli di svolgere un’inchiesta sullo stato dell’ordine onde fare chiarezza una volta per tutte; del resto il pontefice romano era l’unica autorità legittima in grado di indagare sui membri del Tempio. Clemente V aveva accettato e programmato l’apertura dell’inchiesta per la fine del mese di ottobre, appena terminata la sua terapia; se non ché, appena due settimane prima, ricevette da un corriere la notizia che tutti i Templari residenti in Francia erano stati arrestati all’improvviso dietro ordine del re. Gli uomini che avrebbe dovuto esaminare in realtà erano già stati dichiarati colpevoli, torturati e interrogati dall’autorità laica con l’appoggio dell’Inquisizione di Francia. Il sovrano motivava il suo gesto affermando che i Templari durante le loro cerimonie d’ingresso usavano rinnegare Gesù Cristo e sputare sulla croce, oltre a commettere altri reati minori; il tutto era stato accostato dai giuristi reali in un coerente teorema accusatorio per dimostrare che tali gesti erano la prova di un vero e proprio credo eretico.

Articolo per gentile concessione della dott.ssa Barbara Frale.

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