Vittore II, nato Gebhard dei Conti di Calw, Dollnstein e Hirschberg, talvolta erroneamente chiamato Papa Vittorio II (ca. 1018 – Arezzo, 28 luglio 1057), fu il 153º papa della Chiesa cattolica dal 1054 alla sua morte. Parente dell'imperatore Enrico III, fu uno dei papi tedeschi durante il movimento riformatore di Ildebrando Aldobrandeschi di Soana futuro papa Gregorio VII. Venne consacrato nella basilica di San Pietro a Roma il 13 aprile 1055. Suo padre era un barone della Svevia, conte Harwig von Calw. Su insistenza di un altro Gebhard, vescovo di Ratisbona e zio dell'imperatore Enrico III, venne nominato a soli 24 anni vescovo di Eichstatt. In questo ruolo di vescovo appoggiò gli interessi dell'Imperatore e divenne infine uno dei suoi più stretti consiglieri.
Alla morte di papa Leone IX, Ildebrando di Soana, la più importante figura ecclesiastica del tempo e futuro papa, si trovava in Francia; egli si portò subito in Germania a Magonza dove arrivò anche una delegazione di nobili romani contrari alla rigida riforma ildebrandina. Ildebrando propose come papa proprio il vescovo di Eichstatt il quale era più vicino alle tesi riformiste. Egli fu quindi nominato papa da Enrico III a Magonza nel settembre 1054 scegliendo il nome di Vittore II e chiedendo all'imperatore il suo appoggio per la riconquista dei territori dello Stato della Chiesa perduti. Nel giugno 1055, Vittore incontrò l'Imperatore a Firenze e vi tenne un concilio, che rafforzò la condanna già espressa da Leone IX sul matrimonio del clero, sulla simonia e sulla perdita di proprietà della Chiesa. Nell'anno seguente, venne chiamato al fianco dell'imperatore ed era con Enrico III quando questi morì a Botfeld, nell'Harz, il 5 ottobre 1056. Come tutore del figlio neonato di Enrico (Enrico IV) e consigliere dell'imperatrice Agnese, madre e reggente di Enrico IV, Vittore disponeva di un enorme potere, che usò per mantenere la pace in tutto l'impero e rafforzare il papato contro le aggressioni dei baroni. Affidò ad Ildebrando il compito di continuare la sua riforma soprattutto in Francia ostacolando l'elezione di vescovi non ritenuti degni di tale incarico. In Italia cercò appoggi potenti e li trovò in Goffredo di Lorena, l'uomo più potente in Italia che aveva sposato Beatrice di Lotaringia, vedova di Bonifacio III di Canossa. Enrico III aveva cercato di ostacolarlo in tutti i modi e aveva preso la moglie Beatrice e la figlia di lei Matilde avuta dal primo marito Bonifacio III (ucciso nel 1052), portandole in Germania. Morto l'imperatore Enrico III nell'ottobre 1056, Vittore II si ritrovò a gestire la sorte di questi potenti ostaggi. Con l'aiuto dei consigli di Ildebrando, riuscì a far fare la pace tra Agnese moglie dell'imperatore e Goffredo, al quale fu restituita la moglie e la figliastra oltre al territorio della Lorena. Risolto questo problema lasciò la Germania e la reggenza all'arcivescovo Annone di Colonia che aveva il compito di responsabilizzare con il tempo l'impertrice Agnese e il suo figliuolo Enrico di appena sei anni, e futuro Enrico IV. Le fatiche dei viaggi lunghi ed estenuanti lo fiaccarono notevolmente, tanto che morì durante il suo ritorno verso Roma di malaria nei pressi di Arezzo, il 28 luglio 1057, dove si era fermato per ricomporre una diatriba tra i vescovi di Arezzo e Siena. Attualmente è sepolto a Ravenna. Il suo successore fu Stefano IX, Federico di Lorena. La corte di Vittore desiderava portare i suoi resti nella cattedrale di Eichstätt per la sepoltura; ma prima che raggiungessero la città, i resti vennero presi da alcuni cittadini di Ravenna e quindi sepolti nella chiesa di Santa Maria Rotonda, luogo di sepoltura di Teodorico il Grande.
Alla morte di papa Leone IX, Ildebrando di Soana, la più importante figura ecclesiastica del tempo e futuro papa, si trovava in Francia; egli si portò subito in Germania a Magonza dove arrivò anche una delegazione di nobili romani contrari alla rigida riforma ildebrandina. Ildebrando propose come papa proprio il vescovo di Eichstatt il quale era più vicino alle tesi riformiste. Egli fu quindi nominato papa da Enrico III a Magonza nel settembre 1054 scegliendo il nome di Vittore II e chiedendo all'imperatore il suo appoggio per la riconquista dei territori dello Stato della Chiesa perduti. Nel giugno 1055, Vittore incontrò l'Imperatore a Firenze e vi tenne un concilio, che rafforzò la condanna già espressa da Leone IX sul matrimonio del clero, sulla simonia e sulla perdita di proprietà della Chiesa. Nell'anno seguente, venne chiamato al fianco dell'imperatore ed era con Enrico III quando questi morì a Botfeld, nell'Harz, il 5 ottobre 1056. Come tutore del figlio neonato di Enrico (Enrico IV) e consigliere dell'imperatrice Agnese, madre e reggente di Enrico IV, Vittore disponeva di un enorme potere, che usò per mantenere la pace in tutto l'impero e rafforzare il papato contro le aggressioni dei baroni. Affidò ad Ildebrando il compito di continuare la sua riforma soprattutto in Francia ostacolando l'elezione di vescovi non ritenuti degni di tale incarico. In Italia cercò appoggi potenti e li trovò in Goffredo di Lorena, l'uomo più potente in Italia che aveva sposato Beatrice di Lotaringia, vedova di Bonifacio III di Canossa. Enrico III aveva cercato di ostacolarlo in tutti i modi e aveva preso la moglie Beatrice e la figlia di lei Matilde avuta dal primo marito Bonifacio III (ucciso nel 1052), portandole in Germania. Morto l'imperatore Enrico III nell'ottobre 1056, Vittore II si ritrovò a gestire la sorte di questi potenti ostaggi. Con l'aiuto dei consigli di Ildebrando, riuscì a far fare la pace tra Agnese moglie dell'imperatore e Goffredo, al quale fu restituita la moglie e la figliastra oltre al territorio della Lorena. Risolto questo problema lasciò la Germania e la reggenza all'arcivescovo Annone di Colonia che aveva il compito di responsabilizzare con il tempo l'impertrice Agnese e il suo figliuolo Enrico di appena sei anni, e futuro Enrico IV. Le fatiche dei viaggi lunghi ed estenuanti lo fiaccarono notevolmente, tanto che morì durante il suo ritorno verso Roma di malaria nei pressi di Arezzo, il 28 luglio 1057, dove si era fermato per ricomporre una diatriba tra i vescovi di Arezzo e Siena. Attualmente è sepolto a Ravenna. Il suo successore fu Stefano IX, Federico di Lorena. La corte di Vittore desiderava portare i suoi resti nella cattedrale di Eichstätt per la sepoltura; ma prima che raggiungessero la città, i resti vennero presi da alcuni cittadini di Ravenna e quindi sepolti nella chiesa di Santa Maria Rotonda, luogo di sepoltura di Teodorico il Grande.
Fonte: Wikipedia
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